Rapporto con ex (prosegue)
Buon giorno, trascorso qualche mese torno a scrivere della mia relazione di coppia, gravata dalla presenza, a mio avviso eccessiva, dell’ex della mia compagna.
Avevo ricevuto preziosi consigli dalle dott.sse Massaro e Potenza, inoltre ho iniziato un percorso con una psicologa, la quale mi ha “rassicurato” sul mio timore di essere eccessivamente geloso e che sia normale provare questo disagio, lentamente affronteremo anche la mia infanzia. Premesso che a quasi 40 anni, dovrei saper ben distinguere tra mie fantasie eccessive o altro, la relazione con questa donna ha messo in crisi la mia bussola. Nelle lunghe ed estenuanti discussioni riguardo la presenza terza di questa persona è come se non si riuscisse mai ad arrivare ad avere una visione nitida. La “trattativa” non porta a nulla, perché lei non vuole mettere in discussione la frequenza dei loro incontri (sulla qualità non posso pronunciarmi, perché non mi dà modo di conoscerlo, ovviamente mi baso su ciò che mi riporta). In ogni caso è come sei io fossi troppo focalizzato su di lei, cerco di essere attendo e disponibile. Come se per me un rapporto di coppia non potesse prescindere da questo, soprattutto se si ha il desiderio di diventare genitore. Come viva il rapporto lei non sono ancora riuscito pienamente a comprenderlo, a volte le mie attenzioni le fanno piacere, altre volte no(ad esempio quando deve vedere l’ex) e sento di vivere un rapporto nella non pienezza, mentre per lei la pienezza è altro (pensieri, idee, momenti..cosa che condivido anche io, ma non credo basti). Non riesco a comprendere perché si sia innamorata di me, se l’ex è “migliore” in tutto, se lo stima così tanto e se infondo vive i rapporti essendoci e non, come fa lei.
E non riesco a capire, se è innamorata di me, come possa sentire il bisogno di una presenza così costante e invadente. Purtroppo con lei non riesco a parlarne serenamente, altrimenti si degenera, per cui resta tutto in una sorta di calma apparente. Quando siamo soli o con amici stiamo bene, c’è intesa, rispecchiamo vicendevolmente ciò che cerchiamo in un partner (o almeno, così dice lei), poi però in altri momenti vede anche lui, quasi parallelamente.
A volte penso di vivere una sorta di menage a trois, come mi fu detto dalla dottoressa, altre volte mi sento paranoico e non in grado di concentrarmi totalmente sulla mia vita. Lei dal canto suo sembra non patire mai nulla.
Non riesco ancora a capire cosa sia “giusto” per me, se chiudere perché non c’è futuro (non so come si potrebbe gestire questa situazione in presenza di figli) o se continuare, guardando il bello, il positivo e pensando che tanto, quasi tutte le coppie zoppicano e hanno le loro rogne.
So che la risposta posso trovarla soltanto io, eppure in questa alternanza di alti e bassi non riesco a trovare soluzione, come se osservassi il tutto troppo da vicino. Perché è così difficile fare chiarezza? Capire cosa si può tollerare e cosa no?
Avevo ricevuto preziosi consigli dalle dott.sse Massaro e Potenza, inoltre ho iniziato un percorso con una psicologa, la quale mi ha “rassicurato” sul mio timore di essere eccessivamente geloso e che sia normale provare questo disagio, lentamente affronteremo anche la mia infanzia. Premesso che a quasi 40 anni, dovrei saper ben distinguere tra mie fantasie eccessive o altro, la relazione con questa donna ha messo in crisi la mia bussola. Nelle lunghe ed estenuanti discussioni riguardo la presenza terza di questa persona è come se non si riuscisse mai ad arrivare ad avere una visione nitida. La “trattativa” non porta a nulla, perché lei non vuole mettere in discussione la frequenza dei loro incontri (sulla qualità non posso pronunciarmi, perché non mi dà modo di conoscerlo, ovviamente mi baso su ciò che mi riporta). In ogni caso è come sei io fossi troppo focalizzato su di lei, cerco di essere attendo e disponibile. Come se per me un rapporto di coppia non potesse prescindere da questo, soprattutto se si ha il desiderio di diventare genitore. Come viva il rapporto lei non sono ancora riuscito pienamente a comprenderlo, a volte le mie attenzioni le fanno piacere, altre volte no(ad esempio quando deve vedere l’ex) e sento di vivere un rapporto nella non pienezza, mentre per lei la pienezza è altro (pensieri, idee, momenti..cosa che condivido anche io, ma non credo basti). Non riesco a comprendere perché si sia innamorata di me, se l’ex è “migliore” in tutto, se lo stima così tanto e se infondo vive i rapporti essendoci e non, come fa lei.
E non riesco a capire, se è innamorata di me, come possa sentire il bisogno di una presenza così costante e invadente. Purtroppo con lei non riesco a parlarne serenamente, altrimenti si degenera, per cui resta tutto in una sorta di calma apparente. Quando siamo soli o con amici stiamo bene, c’è intesa, rispecchiamo vicendevolmente ciò che cerchiamo in un partner (o almeno, così dice lei), poi però in altri momenti vede anche lui, quasi parallelamente.
A volte penso di vivere una sorta di menage a trois, come mi fu detto dalla dottoressa, altre volte mi sento paranoico e non in grado di concentrarmi totalmente sulla mia vita. Lei dal canto suo sembra non patire mai nulla.
Non riesco ancora a capire cosa sia “giusto” per me, se chiudere perché non c’è futuro (non so come si potrebbe gestire questa situazione in presenza di figli) o se continuare, guardando il bello, il positivo e pensando che tanto, quasi tutte le coppie zoppicano e hanno le loro rogne.
So che la risposta posso trovarla soltanto io, eppure in questa alternanza di alti e bassi non riesco a trovare soluzione, come se osservassi il tutto troppo da vicino. Perché è così difficile fare chiarezza? Capire cosa si può tollerare e cosa no?
[#1]
Gentile utente, intanto non è vero che tutte le relazioni hanno delle pecche, e meno che mai di questa portata. Ma le domande focali sono proprio: "Perché è così difficile fare chiarezza? Capire cosa si può tollerare e cosa no?". Il problema è che questa valutazione non è difficile in generale, ma proprio per lei, e soprattutto c'è una sola persona che può dire cosa intende tollerare e cosa no: lei stesso. Le piacciono il ménage a trois, le liti continue, l'indecisione, il sospetto di essere tradito e la certezza di essere svalutato rispetto ad un altro? Si tenga tutto questo. Non le piacciono? Faccia tesoro della terapista a cui si è finalmente rivolto, come scrive, e sia sincero, prima di tutto con sé stesso. Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buon giorno Dott.ssa Potenza, la ringrazio per l'attenzione.
La risposta alle sue domande è "facile": no. Non mi piacciono i menage a trois, i sospetti, ecc, ma per quanto mi riguarda la difficoltà non sta nel rispondere, quanto piuttosto nell'essere convinto che a me non spetti vivere una relazione come desidererei. Non ne ho vissute molte, quella più "bella" intorno ai 20 anni, terminata per mia immaturità. Ed è l'unica che mi causa vero rimpianto. Le altre più significative sono state:
una in cui la ragazza mi lasciò adducendo la scusa dell'impossibilità di vivere un rapporto, causa comparsa improvvisa di un tumore a sua madre. Dopo 3 mesi eri fidanzata con un suo collega di lavoro.
Relazione quinquennale, di cui belli e passionali solo i primi 5/6 mesi, la restante fase un trascinamento basato sull'affetto. Terminata di mia iniziativa causa sfinimento.
Relazione di poco più di un anno, con donna di qualche anno più grande, con un figlio 20enne e un rapporto tra loro "morboso" (spesso dormivano insieme nel letto matrimoniale), terminata di mia iniziativa causa ingestibilità.
Infine questa, che credevo fosse quella "buona", con lei attraente, intelligente, sulla mia falsariga, che mi diceva di voler andare avanti e che invece si porta appresso questo ex.
Inoltre la costante è che queste donne, hanno o hanno avuto amori più grandi. Ognuna mi ha raccontato di un grande amore e sembra che la relazione con me rappresenti per loro un amore più razionale e tranquillo.
In ultimo luogo, quella che sto vivendo, non è la classica relazione della coppia stanca e insoddisfatta, che ha bisogno dell'amante. Noi stiamo bene, scherziamo, c'è feeling, mi dice cose importanti. Proprio l'altro giorno siamo stati ad un pranzo dalla sua famiglia e mi ha detto quanto è contenta che sia il suo compagno. Poi però non basto, deve coltivare quell'amicizia in modo costante, nascosto ed esclusivo.
A volte credo semplicemente che per qualche motivo questo sia il mio "destino", non trovare mai una donna "normale", in grado di mettermi al primo posto per poter costruire un rapporto. So che esiste il libro "donne che amano troppo", io mi chiedo, ma dove sono queste donne? Esistono davvero? Perché non le ho mai incontrate? Nel mio caso il titolo dovrebbe variare in "donne che amano troppo...poco", o "donne che amano troppo..qualcun altro".
Capisce quanto è grande il mio scoramento?
Inoltre è dalle superiori che mi capita una cosa piuttosto singolare, mio malgrado ho un grande ascendente su altri uomini, nel senso che oltre a vedermi pacifico e quindi a prendersi confidenze che non do, mi ritrovo sistematicamente oggetto di attenzioni da parte di colleghi che iniziano a cercare il contatto fisico con me. Da quello che tentava di grattarmi la schiena infilando la mano sotto la maglia, ad un altro che cercava di "appoggiarsi", all'ultimo che cerca spesso di abbracciarmi. So che esistono molti omosessuali nascosti o latenti, ma cosa vogliono da me? Ho quasi il rigetto nei confronti del maschile, perché ho questo effetto "afrodisiaco" sugli uomini e non sulle donne?
Sono anni che mi porto dietro questo binomio: donne che mi apprezzano per la mia disponibilità e presenza e uomini che in qualche modo mi si appiccicano. Fortunatamente la prendo in modo ironico, ma è come se non riuscissi a sfuggire a questo destino.
In ultimo, ogni tanto leggo le lettere su questo spazio di psicologia e mi sembra di essere ancora fortunato rispetto a ciò che c'è in giro.
La risposta alle sue domande è "facile": no. Non mi piacciono i menage a trois, i sospetti, ecc, ma per quanto mi riguarda la difficoltà non sta nel rispondere, quanto piuttosto nell'essere convinto che a me non spetti vivere una relazione come desidererei. Non ne ho vissute molte, quella più "bella" intorno ai 20 anni, terminata per mia immaturità. Ed è l'unica che mi causa vero rimpianto. Le altre più significative sono state:
una in cui la ragazza mi lasciò adducendo la scusa dell'impossibilità di vivere un rapporto, causa comparsa improvvisa di un tumore a sua madre. Dopo 3 mesi eri fidanzata con un suo collega di lavoro.
Relazione quinquennale, di cui belli e passionali solo i primi 5/6 mesi, la restante fase un trascinamento basato sull'affetto. Terminata di mia iniziativa causa sfinimento.
Relazione di poco più di un anno, con donna di qualche anno più grande, con un figlio 20enne e un rapporto tra loro "morboso" (spesso dormivano insieme nel letto matrimoniale), terminata di mia iniziativa causa ingestibilità.
Infine questa, che credevo fosse quella "buona", con lei attraente, intelligente, sulla mia falsariga, che mi diceva di voler andare avanti e che invece si porta appresso questo ex.
Inoltre la costante è che queste donne, hanno o hanno avuto amori più grandi. Ognuna mi ha raccontato di un grande amore e sembra che la relazione con me rappresenti per loro un amore più razionale e tranquillo.
In ultimo luogo, quella che sto vivendo, non è la classica relazione della coppia stanca e insoddisfatta, che ha bisogno dell'amante. Noi stiamo bene, scherziamo, c'è feeling, mi dice cose importanti. Proprio l'altro giorno siamo stati ad un pranzo dalla sua famiglia e mi ha detto quanto è contenta che sia il suo compagno. Poi però non basto, deve coltivare quell'amicizia in modo costante, nascosto ed esclusivo.
A volte credo semplicemente che per qualche motivo questo sia il mio "destino", non trovare mai una donna "normale", in grado di mettermi al primo posto per poter costruire un rapporto. So che esiste il libro "donne che amano troppo", io mi chiedo, ma dove sono queste donne? Esistono davvero? Perché non le ho mai incontrate? Nel mio caso il titolo dovrebbe variare in "donne che amano troppo...poco", o "donne che amano troppo..qualcun altro".
Capisce quanto è grande il mio scoramento?
Inoltre è dalle superiori che mi capita una cosa piuttosto singolare, mio malgrado ho un grande ascendente su altri uomini, nel senso che oltre a vedermi pacifico e quindi a prendersi confidenze che non do, mi ritrovo sistematicamente oggetto di attenzioni da parte di colleghi che iniziano a cercare il contatto fisico con me. Da quello che tentava di grattarmi la schiena infilando la mano sotto la maglia, ad un altro che cercava di "appoggiarsi", all'ultimo che cerca spesso di abbracciarmi. So che esistono molti omosessuali nascosti o latenti, ma cosa vogliono da me? Ho quasi il rigetto nei confronti del maschile, perché ho questo effetto "afrodisiaco" sugli uomini e non sulle donne?
Sono anni che mi porto dietro questo binomio: donne che mi apprezzano per la mia disponibilità e presenza e uomini che in qualche modo mi si appiccicano. Fortunatamente la prendo in modo ironico, ma è come se non riuscissi a sfuggire a questo destino.
In ultimo, ogni tanto leggo le lettere su questo spazio di psicologia e mi sembra di essere ancora fortunato rispetto a ciò che c'è in giro.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.1k visite dal 03/05/2018.
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