Disturbi di personalità.

Gentili dottori, soffro da molto tempo.
Vorrei spiegarvi tutto quello che provo ma per alcune cose non trovo parole
Soffro di disturbi di personalità quale disturbo istrionico, narcisista e borderline con tratti psicotici ossessivi, pensieri intrusivi e forte paura di restare solo, come se la paura di restare solo mi facesse sentire la pressione atmosferica 100 volte più potente, sono depresso per questa mia condizione e soffro di ansia cronica. Mi guardo sempre allo specchio per paura di cambiare, perché ho paura di non piacere se divento brutto, ho prestato parte della mia vita a farmi problemi sulla mia estetica che ho dimenticato chi sono, non so più cosa voglio dalla vita, studio a una facoltà che non mi piace perché la cosa che vorrei di più é essere amato, e quando inizio una relazione sono felice poi dopo alcuni mesi inizio ad avere ansia e angoscia che sfocia in depressione e poi apatia/anaffettività per paura di essere lasciato, perché è già successo dopo una relazione di 3 mesi e sono sfociato in una depressione bruttissima, in cui piangevo ogni giorno, non avevo più cura di me. Penso sempre a me stesso, non riesco a provare sentimenti per le persone, le vedo tutte cattive pronte a soddisfare solo se stesse, sono estremamente perfezionatore, se non indosso abiti firmati non sto bene, se indosso abiti firmati devo farlo solo della stessa firma altrimenti mi sento incompleto. Ho fatto soffrire molto la persona con cui sto perché non mi dava rispetto e attenzioni che volevo.
Ho una testa piena ma allo stesso tempo vuota, ho paura di diventare schizofrenico e di avere le allucinazioni. Ho paura ad affrontare la realtà perché questa può spostarmi da una posizione in cui posso vedere tutto e tutti.
Non ricordo traumi nella mia infanzia anche se sono da piccolo per ottenere quello che volevo o per essere ascoltato davo le testate nel muro o mi deturpavo il viso, fino ai 16 anni facevo pipì al letto.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

I disturbi di personalità connotati da accessi psicotici, l’ansia con componenti perfezionistiche e la depressione le sono stati diagnosticati da uno psicologo clinico o uno psichiatra? (Le è stato chiaramente detto di avere tratti psicotici ossessivi?)

Attualmente segue terapie? Se si, che tipo? Farmacoterapia? Psicoterapia?

Infine: cosa vorrebbe chiederci? A parte il timore di diventare schizofrenico che fa parte della sua ansia.

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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Utente
Utente
Mi sono stati diagnosticati da una psicologa durante Delle sedute di psicologia cognitivo comportamentale e attraverso dei test. Per quanto riguarda le psicosi in particolare la mia dottoressa parlava di deliri non bizzarri che possono avere un riscontro nella società ma che non riguardano il mio caso, ma io proprio non riesco a non pensare che possa essere tradito, che tutti quanti mi odiano e sono diffidenti, che solo persone di un certo rango sociale possono essere alla mia altezza. Per quanto riguarda i tratti ossessivi, ho potuto capire che questi sono la modalità con cui il pensiero si presenta, in questi ultimi periodi mi stanno capitando cose alquanto anormali, ad esempio mentre parlo con qualcuno nella mia testa immagino le risposte da dare e come potrei dirle, come se avessi perso l'istinto.
Per quanto riguarda il disturbo narcisistico e istrionico mi pare di aver afferrato il concetto:
Sin da piccolo il bambino vorrebbe stare con i suoi genitori ma ciò non avviene e ciò genera una grande ferita quindi diventa narcisista
Poi il bambino vorrebbe la loro presenza, ma li vorrebbe chiamare e loro non vengono
Quindi diventa istrionico, ovvero fa i capricci per farsi notare
Ovviamente durante l'infanzia il fatto che i genitori non ci siano proprio porta il bambino a ricercare solo affetto e quindi non si concentra su se stesso, non imparando mai l'amore per se stesso, ecco perché noi narcisisti/istrionici abbiamo paura dell'abbandono, perché nella nostra mente siamo rimasti alla nostra prima ferita, abbiamo convertito il dolore sentimentale in dolore dell'ego, ma i sentimenti li possono provare tutti.
Attualmente non sono in trattamento farmacologico, non sono interessato a prendere gli antipsicotici definiti anche lobotomizzatori chimici, ossessivamente, ho ricercato tutto e di più sul web da fonti accreditate e sono giunto a queste conclusioni. Ma nonostante io sappia da cosa é causato il mio disturbo di personalità, non capisco perché io non riesca a cambiare, perché il cambiamento fa paura. Non so più cosa mi piace, so solo che sono felice quando sto con le persone che dicono di amarmi, ma se loro non mi amano come dico io sono guai, e anche se so che é la normalità farsi amare in maniera diversa, molte volte sbaglio con queste persone ma sto cercando di tenere a bada questi istinti distorti. Se abbiamo paura di essere lasciati é perché non abbiamo mai imparato quanto sia importante amare se stessi, e volgiamo le nostre forze ad agganciarci alle persone che possano amarci, ma quando una relazione finisce per noi è un duro colpo all'ego e il non amore personale ci porta alla depressione proprio come quando venivamo lasciati da piccoli, per una persona normale, l'amore per se stesso gli da la forza di soffrire, ma poi di riprendersi.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Nel suo scritto ci sono 2 frasi che hanno attirato la mia attenzione:

- “Ma nonostante io sappia da cosa é causato il mio disturbo di personalità, non capisco perché io non riesca a cambiare, perché il cambiamento fa paura.“
Le dico ciò che penso (consapevoli entrambi che siamo online e non possiamo avere un dialogo vis a vis):
Lei si è indubbiamente impegnato a cercare l’eziologia del suo narcisismo/istrionismo ma quando dice “io so da cosa è causato il mio problema”, dovrebbe valutare la possibilità che le teorie causali l’insorgenza di un problema non possono essere categorizzate. Soprattutto in psicopatologia. Ecco, sarebbe come dire, durante il periodo di picco influenzale, che mi sono beccato tosse, febbre e raffreddore perché sono stato al cinema 2 giorni fa e, magari, ci si è dimenticati che 24h prima abbiamo parlato con un amico che incubava il virus che ci siamo beccati. Questo per suggerirle innanzitutto di non soffermarsi esclusivamente su quello che reputa sia l’eziologia del suo disagio personologico. Cosa, questa, abbastanza difficile se consideriamo che lei ha delle convinzioni/credenze narcisistiche che le impediscono di ascoltare e mentalizzare un parere altrui/una versione differente. (Può darsi anche che in questo momento io stesso mi stia sbagliando).
Lei alla fine del primo consulto racconta di dolorose violenze subite da bambino. Ecco, se avessimo la possibilità di ragionare insieme, potremmo vagliare anche altre ipotesi. Esempi? una trascuratezza genitoriale può indurre ad ipercompensare il proprio dolore con pensieri e agiti narcisistici, tanto quanto una ipervalutazione genitoriale può condurre ad avvertire un senso di superiorità rispetto agli altri e la tendenza a: contornarsi di persone che si reputano dello stesso rango, pretendere di essere visti e amati come dico io: “ so solo che sono felice quando sto con le persone che dicono di amarmi, ma se loro non mi amano come dico io sono guai”, mancata empatia ( deficit nella capacità metacognitiva di decentramento).
Poi lei dice: come mai pur conoscendo da dove viene il mio problema, non riesco ad uscirne? Verosimilmente per 2 motivi:
- perché non è detto (come abbiamo visto sopra) che ciò che reputa, possa essere la reale eziopatogenesi del suo disturbo;
- perché non basta capire per cambiare. I Perché devono essere si ricostruiti, ma occorrono soprattuto i come fare a venir fuori dal momento di malessere nel momento in cui esso si sperimenta. E questo è un lavoro di pertinenza psicologica psicoterapica. In questi casi, la terapia metacognitiva interpersonale di origine cognitivista può dare al paziente risorse importanti in funzione del suo benessere.

Seconda frase che mi ha colpito moltissimo è questa: “Per quanto riguarda il disturbo narcisistico e istrionico mi pare di aver afferrato il concetto“. Ecco, lei qui scrive “mi pare”. Non c’è evidentemente una convinzione narcisisitica radicata del tipo: è così e basta. È il tutto lascia pensare che lei voglia mettersi in discussione per iniziare a vedere e stare nel mondo in modo meno doloroso e più funzionale.
È vero che si ha paura del cambiamento. Si teme di cambiare o di poter cambiare quando:
• non sappiamo come farlo
• non sappiamo cosa ci riserverà cambiare (e tutto ciò che è sconosciuto, induce ansia)
• non abbiamo un aiuto specialistico che ci consenta, nel momento in cui sgretoliamo in psicoterapia il nostro palazzo fatto di credenze e convinzioni, la possibilità di avvalerci dello stesso aiuto specialistico che ci consenta di distruggere ciò che adesso ci provoca dolore e nel contempo ricostruire armoniosamente un nuovo percorso e stile di vita.

Il timore dell’abbandono e di perdere qualcuno per noi fondamentale, è un filo conduttore che unisce il Borderline al narcisista.

Gli accessi psicotici sono comuni tanto in disturbo ossessivo, tanto in un disturbo di personalità ma generalmente, non sono sintomi che meritano un trattamento farmacologico antipsicotico perché ad esempio, sia nell’ansia ossessiva quanto nel disagio personologico, può capitare di non essere costantemente ancorati alla realtà. La psicosi è un mancata aderenza prolungata e costante alla realtà. Questa è la differenza tra accessi psicotici è psicosi reale. Verosimilmente [ricordiamoci di essere online eh ;) ] lei non ha bisogno di antipsicotici.

Lei in questo momento avrebbe bisogno di un collega psicologo psicoterapeuta (le ho già detto della terapia metacognitiva interpersonale) che la aiuti innanzitutto a venir fuori dal caos diagnostico e doloroso che lei vive e poi di prevedere un percorso che miri ad una più funzionale gestione cognitiva di pensieri, emozioni e comportamenti. Verosimilmente agendo anche sui deficit metacognitivi di autoriflessività e decentramento che generalmente, in questi casi, si presentano. Es: cosa sto provando in questo momento? Quali strategie (che apprendo in terapia) posso mettere in atto per venir fuori da questo momento doloroso e gestire meglio le mie emozioni?

Cordiali saluti

Stia bene
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Utente
Utente
Dottore in realtà riconosco che non posso sapere cosa ha causato i miei disturbi altrimenti direi di essere onnisapiente, cosa che mi piacerebbe ma che non posseggo, mi limito a dirle cosa penso, daro che ultimamente penso sempre. La verità é che io non mi sento anormale, io non mi odio, mi amo mi sento io, odio alcune mie caratteristiche estetiche perché so che queste non mi concedono di essere apprezzato dagli altri, questa é la cosa che mi fa soffrire di più, sto smettendo di curare la mia persona, non ho voglia di mangiare né di andare in palestra, non ho voglia di studiare perché non mi piace, vorrei solo avere persone attorno che mi amino a cui io possa ricambiare affetto, perché amo dare affetto, e non so se per fare stare bene l'altro, lo sento come bisogno, ma non riesco a capire gli stati emotivi delle persone se non raramente. So di essere una bestia ma non mi sento una bestia. Dottore io vorrei morire e sparire dalla faccia della terra, perché sono fidanzato con una persona che realmente mi ama e mi vuole bene, è sempre presente nei miei giorni, gli ho parlato senza una specifica volontà, forse contro me stesso, del fatto che le persone come me causano danni agli altri, ma che non possiamo farci nulla, perché sono stato cresciuto in una maniera diversa. Vorrei tanto amare ed essere amato, non essere invidioso di quello che non ho anzi, considerando che l'invidia é un sentimento comune, vorrei che quest'ultima non mi conducesse all'odio nei confronti di chi mi vuole bene, perché noi narcisisti se da un lato capiamo che una persona ci vuole bene, dall'altro istintivamente sappiamo che possiamo arrecarle del male perché é istintivo. Lei sa che ho ricordato tramite una lettura di me piccolo, di circa 6-7 baciare smodatamente la mia immagine allo specchio, proprio un Narciso. Dottore io non voglio esserlo, voglio provare l'ebbrezza del batticuore, non voglio sentirmi unico, voglio sentirmi tutt'uno con l'altra parte, vorrei non scegliere le persone con cui stare solo ed esclusivamente perché sono belle, e io credo di meritare a volte solo persone belle, anche se sono sempre disposto ad accettare molti difetti. Ma quello che mi manca é proprio l'empatia. Dottore, siamo franchi, questo disturbo porta ad amarci le persone che ci rinnegano e quando scopriamo che costoro non voglio avere nulla a che fare con loro soffriamo le pene dell'inferno, perché come i bambini viziati non sappiamo accettare. Siamo anche molto sensibili all'abbandono, all'esclusione, al non essere al centro degli altri, e se cercassimo di costruire una vita con l'enfasi che il narcisista ha potrà anche avere una vita di soddisfazioni, ma volta al proprio compiacimento in relazione al vanto che dimostriamo agli altri. Non abbiamo nemmeno la capacità di capire cosa ci piace e cosa no, agiamo come dei computer.
Vorrei chiederle una cosa, forse l'ultima, esiste la possibilità di guarire da questo disturbo? A me non interessa diventare ricco, mi sento ricco quando sono con le persone che amo e che mi amano, ma ho una tremenda paura della solitudine, quindi potrò un domani essere normale?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Esiste la possibilità eccome che lei possa guarire da questo disturbo!

Esiste quindi la possibilità:
Che i sintomi depressivi che presenta, decrementino;
Che la percezione di se stesso e degli altri cambi;
Esiste la reale possibilità che lei smetta di autocriticarsi e giudicarsi come una bestia (auto-giudizio comprensibile dato il quadro clinico).

In ultimo
“quindi potrò un domani essere normale?” Lei è anormale? No! Ha verosimilmente dei tratti personologici disfunzionali che dovrà imparare a gestire. Non esiste la dicotomia normale vs Anormale.
Soffrire di un disturbo psicologico non vuol dire essere matti! È un concetto arcaico che non ha fondamenti scientifici!

La sua domanda non dovrà essere questa: potrò essere normale?
Ma questa: potrò stare bene?
La vede la differenza?
I dolori psichici sono normali! Nello stesso modo in cui è normale rompersi una gamba giocando a calcetto con amici! Hanno un inizio, un picco e, affidandosi ad un buon professionista, una fine.

Certo che potrà stare bene! Ma non ci riuscirà da solo. Le occorre un aiuto specialistico di tipo psicoterapeutico!

Le auguro il meglio!
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Utente
Utente
Dottore grazie per il suo supporto, in ultimo vorrei sapere, guarire vuol dire che potrò instaurare empatia? L'empatia vuol dire capire cosa gli altri provano? Vuol dire che potrò amare qualcuno su questa base? In moltri altri consulti molti medici affermano che da certi disturbi non si può uscire, perché sono radicati in un percorso di sviluppo già concluso e che quindi si può imparare a 'tenerli a bada' con lo scopo di rendere una vita funzionale, é da intendere che gli psicologi hanno lo scopo di rendere vivibile la vita della persona che si rivolge a loro, ma il passo della persona verso gli altri deve farlo la persona stessa, o mi sbaglio?
Lei sa in che pensiero mi sono radicato? Ovvero che ognuno pensa alla propria sopravvivenza, che molte volte per un tornaconto personale anteponiamo i nostri bisogni a discapito degli altri, di ferite ne ho avute davvero tante, soprattutto negli ultimi anni da parte della mia famiglia e delle persone che credevo mi amassero, potrei essere diventato narcisista in un secondo momento? Quanto può aiutare ristabilire un rapporto d'amore con i propri genitori? Perché io amo entrambi, e ci sono momenti di crollo nel vederli soffrire così tanto. Forse lo dico per vanto. Vorrei tanto che mi dicessero di non essere narcisista. Sà il paradosso della mia vita? Amo follemente mia madre, colei che in realtà non ha saputo darci un giusto affetto, perché costantemente frustrata dall'assenza di mio padre e molte volte sfogava su di noi la rabbia. Pensavo anche al fatto che bagnavo il letto fino all'età di 16 anni, poi puff e man mano sparita questa cosa, forse proprio in concomitanza di una presa di coscienza distorta come lo è la mia personalità, a volte non sapere fa paura, ma senza nessuno che ti faccia da guida può essere ancora più pericoloso, perché radichiamo convinzioni a non morire, difficili da distruggere finché non ci distaccheremo dal nostro dolore infantile. Io in questi anni ho imparato a non giudicare, non é un vanto, a volte giudico come una ragazza si veste con le mie amiche, ma giusto per trovare da parlare, non per accusarle, non mi piacerebbe ferire una persona per come si veste o se lo fa male, perché penso che in questa società tutti un po' soffriamo per queste cose che purtroppo sono alla base dell'accettazione.
D'altro canto penso che la vita sia molto crudele e non mi vengano a parlare di Dio Gesù e gli altri Dei se esiste una tale sofferenza, se nascono bamnini malformati, se i brutti non piacciono ai belli (questo non è narcisismo?), Che non esiste peccato né peccatore, non esistono leggi, quelle le creiamo noi, e stesso noi ci accoltelliamo a vicenda, perché siamo tutti corrotti dall'invidia e dall'odio, per amore e possessione c'é chi uccide. Diciamo che abbiamo una propensione ad uno smodato egoismo, tutti. Tutti tirano acqua al proprio mulino e tra vicini del mulino ci si ama, un po' come se fosse un affare di interessi: io amo così perché sono cresciuto così e tu che sei cresciuto come me puoi amare me perché mi capisci, chimica dell'amore a parte.
Che dire, non so, spero di non fare questi discorsi per mettermi in mostra, altrimenti sarebbe narcisismo o megalomania? Oppure istrionico?
Dottore potrò amare un giorno?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Da quello che scrive e da come lo scrive, lei ha grandi risorse che le consentiranno con un buon percorso terapeutico di stare meglio!

Vede, nessuno di noi può aspirare ad essere perfetto. Nessuno di noi (inclusi noi terapeuti) abbiamo una “perfetta” empatia. Ognuno di noi, in base al proprio stato emotivo, alle circostanze etc, può avere più o meno empatia.

Guardi, il fatto che lei vuole bene a sua madre e che soffre quando vede i suoi genitori soffrire, È GIÀ EMPATIA! sente il loro dolore. Questa è una grandissima risorsa potenziale che la aiuterà moltissimo se sceglie di intraprendere una terapia.

“In moltri altri consulti molti medici affermano che da certi disturbi non si può uscire, perché sono radicati in un percorso di sviluppo già concluso e che quindi si può imparare a 'tenerli a bada' con lo scopo di rendere una vita funzionale, é da intendere che gli psicologi hanno lo scopo di rendere vivibile la vita della persona che si rivolge a loro, ma il passo della persona verso gli altri deve farlo la persona stessa, o mi sbaglio?.
Allora, innanzitutto partiamo da un presupposto: ogni dolore dell’anima lascia una cicatrice. Nello stesso modo in cui lo fa un intervento chirurgico. Quella cicatrice continua ad esserci/a vedersi, nello stesso modo in cui i dolori passati scolpiti nell’anima rimangono ma questo non vuol dire che non si può stare meglio. Nessuno di noi è perfetto. Non siamo dei robot (per fortuna).Ognuno di noi porta con se cicatrici dolorose del passato ma questo:
• non ci vieta di iniziare a vedere la sofferenza del passato in modo meno doloroso e non ci impedisce di acquisire il diritto di avere una qualità migliore della nostra vita emotiva e cognitiva nel futuro•
La psicoterapia è una “proposta”. Funziona esattamente come una gara di rally. Il terapeuta (psicologo senior) è il pilota perché sa guidare, il paziente diventa lo psicologo junior che fa da co-pilota e chiede, propone allo psicoterapeuta dove andare. Ed è all’interno dell’abitacolo della macchina che si instaura l’alleanza terapeutica che permette di prendere accordi pensando a strategie e scopi che consentano al paziente di stare meglio, di soffrire di meno.

Non fa questi discorsi per mettersi in mostra. Se li fa, ha bisogno di farli. Ma aimè non in sede online. Serve un rapporto terapeutico de visu e ben cadenzato nel tempo.

“Dottore potrò amare un giorno?”
Lei già ama! Ama sua madre!

Vede quante risorse possiede?
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Utente
Utente
Salve dottore, ho preso una maggiore consapevolezza dei miei atteggiamenti e di quanto questi feriscano gli altri senza provare il benché minimo risentimento. Sto scavando nel mio passato e pian piano sto scoprendo sempre più cose, mio padre é narcisista, così come sua madre ovvero mia nonna. Ho anche ricordato che picchiavo gli animali da piccolo in maniera sadica, sono vittima di un mio stesso perfezionismo, manipolo le persone, credo di essere estremamente intelligente, anzi ne sono sicuro anche perché ho una mente che se si applica riesce a raggiungere quello che vuole, ad esempio il meccanismo con cui si instaura il narcisismo facendo qualche piccolo studio su internet: allora la ferita avviene nell'età infantile o nei primi anni di vita, l'es che é la parte impulsiva del bambino che chiede amore e attenzione e non sa riconoscere altro viene disturbato da eventi traumatici inferti dai nostri genitori che poi saranno gli stessi a non risanarlo. Questo trauma comporta una ferita nell'ego che é un'altra struttura prettamente infantile, ovvero quella che vuole avere e non riconosce il dare, la differenza con l'es é che questa non é impulsiva ma nell'infanzia funziona come un prototipo di IO (che nel narcisista é completamente corrotto). L'EGO danneggerà l'ES portandolo ad una richiesta che non sarà suffragata dai genitori. L'IO quando inizierà a formarsi dovrà rispondere alle richieste dell'ES precedentemente danneggiato dall'EGO ferito (perché é qui che noi siamo feriti quando le persone si allontanano da noi, difficilmente per altro). E quindi questa ferita nell'EGO comporta la soppressione del ES (per questo non sappiamo cosa ci piace, e nella vita molti di noi sono sempre infelici), perché é l'ES stesso a rimanera intrappolato nella fase della ferita. Non risanandosi mai quesra ferita il bambino crescerà con la convinzione che non esista altro al di fuori della ferita ricevuta, cercando nel mondo attorno di sfogare la rabbia che meritiamo dare, manipolando perché diventiamo Manipolatori, perché non capiamo che la felicità degli altri si costruisce in modo diverso, creandosi così un mondo proprio al narcisista volto al soddisfacimento del'ES marcio, che potrà solo comportare la soddisfazione di una personalità EGOista.
Dottore non sto leggendo altro perché non voglio farlo, non voglio leggere il tipo di terapia che dovrò fare, non voglio sapere quali metodi la psicologa userà anche se sono molto tentato dal farlo e lei potrà immaginare perché io voglia farlo.
Vorrei chiederle, la mia psicologa mi disse che la terapia sarebbe servita a rendere al vita funzionale, la medicina così come la psicologia sono volte troppo spesso al mantenimento della 'funzione umana' in termini di resa e sopravvivenza, dimenticando la necessità di una persona di legarsi intimamente ad una persona. Io le dico che il mio narcisismo non mi pesa minimamente, ho imparato a conviverci senza sapere di esserlo dagli sbagli che ho fatto, mi interessa sapere cos'é l'amore, forse é il mio stesso perfezionismo narcisistico che non mi consente di stare bene finché non sarò completo anche di questo. La cosa che meno voglio é essere allontanato da tutti, perché il dolore che provo é molto grande tanto portarmi ad essere depresso per 1 anno e mezzo dopo una relazione di solo 3 mesi. Capirà lei che non é funzionale ciò, allora mi interesserebbe sapere se questa psicoterapia possa rendermi la vita funzionale o può consentirmi di affacciarmi al mondo dell'amore. In particolare farò delle sedute di psicoterapia cognitivo-comportamentale della durata da meglio definire. Quale tipo di psicoterapia sarebbe maggiormente indicata? Psicodinamica? Schema therapy?
Mi sento un po' un fesso lo sa? Da quando ho scoperto di essere narcisista e che il male che faccio non é di mia volontà mi sento leggittimato a non stare male per quello che sono, un po' come se avessi uno scettro del potere.
Mi faccia sapere gentilmente quale delle terapie mi consiglia e cosa pensa delle mie conclusioni.
Grazie per il servizio, buona serata
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
1) dal mio punto di vista, la terapia più indicata sarebbe la psicoterapia metacognitiva interpersonale. Essa rappresenta una forma di terapia facente parte degli ultimi sviluppi della terapia cognitivo comportamentale.

2) cosa penso delle sue conclusioni?
Penso esattamente quello che le ho detto nel consulto precedente: lei ha bisogno innanzitutto di fare chiarezza in questo mare magnum di idee e credenze su di se. Questo lo potrà fare solo grazie alla terapia senza presupporre di riuscirci da solo. Uno specialistico inquadramento del suo funzionamento cognitivo emotivo e comportamentale e la terapia suddetta le daranno la possibilità di avere maggiore consapevolezza emotiva e comportamentale di se stesso, e questa consapevolezza la aiuterà a “funzionare” in modo meno disfunzionale nei rapporti interpersonali. L’efficacia interpersonale (in essa ci inseriamo le capacità empatiche di innamoramento che lei desidera), non può prescindere dalla consapevolezza emotiva.

Cordiali saluti e buon weekend
[#10]
Utente
Utente
Salve dottore, nella mia zona purtroppo non ci sono specialisti che adoperano questo tipo di terapia metacognitiva interpersonale. Posso ugualmente intraprendere una terapia cognitivo comportamentale o questo influirà sul risultato?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Può tranquillamente intraprendere una terapia cognitivo comportamentale

Le auguro di stare meglio!

Saluti
[#12]
Utente
Utente
Grazie mille!
Disturbi di personalità

I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.

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