Quanti incontri settimanali con lo psicanalista?

Salve, ho fatto un primo colloquio con uno psicanalista e la mia intenzione sarebbe quella di continuare. Tuttavia, mi ha comunicato che non possiamo fissare un giorno e un orario stabile prima di due mesi e che dunque ci organizzeremo volta per volta vedendoci ogni 7/10 giorni o più. Se invece desidero andare più velocemente al punto, mi consiglierà un collega. Il mio problema è che io non so come funzionano generalmente queste cose e temo di fare una scelta sbagliata: c'è chi trova scandaloso un solo incontro a settimana e sostiene che il minimo sia quattro e chi invece lavora vedendo i pazienti una volta ogni due settimane o addirittura quattro. Scrivo perché mi sento poco autonoma: ieri ho avuto un lutto e il mio umore e i miei pensieri mi inducono a credere che forse io ho bisogno di incontri più frequenti... o almeno è quello che ho desiderato oggi, di parlare con qualcuno. Ma se la terapia prevede una organizzazione diversa io seguo quella, senza problemi.
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Dr.ssa Laura Sciuto Psicologo, Psicoterapeuta 35
Buonasera,
dipende dall'orientamento del professionista al quale si è rivolta. Non conosco l'indirizzo che abbraccia il suo analista (o psicoterapeuta?). Posso risponderle dunque in linea generale, ovvero la maggior parte delle psicoterapie ha cadenza settimanale. La psicoanalisi invece prevede 3/4 incontri a settimana.
Spero di averle chiarito le idee.

Dr.ssa Laura Sciuto
Psicologo, Psicoterapeuta - Specialista in Medicina Psicosomatica
328 5951005 - sciuto.laura@doctor.com
Via F. Querini 1, Mo

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

è comprensibile che si ponga alcune domande circa il tipo di terapia da svolgere. Se si è avvicinata all'idea di fare una psicoanalisi, essendo un lavoro che prevede un cambiamento profondo della personalità, normalmente si preferisce una frequenza settimanale intensiva di sedute. È un lavoro emotivo e riflessivo, che prevede uno scambio relazionale tra paziente e psicoanalista, e richiede un certo tempo per l'avvio di un processo trasformativo.

Altre terapie invece, come lei dice, possono avere una frequenza molto più ridotta, perché la forma di intervento si basa su principi differenti. Mi astengo tuttavia da argomentare in modo più approfondito, lasciando ai colleghi di diverso orientamento teorico, la parola più competente in merito.

Se si è trovata bene con questo psicoanalista può provare a proseguire. Mi sembra che abbia anche potuto parlare apertamente dei suoi dubbi e delle sue necessità, e questo è positivo.
Se sente una maggiore urgenza e ci fosse un collega disponibile fin da subito, e questo psicoanalista può suggerirglielo, può essere anche una sua scelta rivolgersi a un altro specialista.

Come consiglio, accanto alla frequenza delle sedute, rifletterei sul tipo di lavoro che sente più vicino a sé e sul professionista con il quale sente di poter fare un percorso.
Se si è trovata bene con lui, ad esempio, consideri con attenzione questo aspetto. A mio avviso, un senso di fiducia e una sintonia sono elementi importanti. E inoltre, comunque, se si rivolgesse al nuovo eventuale specialista, dovrà conoscerlo e, quindi, un po' di tempo deve metterlo in conto purtroppo, portando anche in questo caso un po' di pazienza. So che non è semplice, e vorrebbe comprensibilmente ricevere un conforto e un sollievo subito. Mi sono chiesto se forse è anche per questo che oggi ci ha scritto, e ha fatto bene. Anche se non la conosco, immagino che il suo stato d'animo a seguito del lutto che sta vivendo possa essere doloroso.

Eventualmente, dato questo momento significativo legato al lutto, provare a ritelefonare allo psicoanalista per chiedergli di anticipare la seduta, è una possibilità che valuterebbe?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Utente
Utente
Gentile dott.ssa Sciuto, grazie della risposta. Si tratta di uno psicoanalista freudiano come da descrizione in Internet e come discusso in seduta. Tuttavia, mi ha pure comunicato che gli incontri sono settimanali ma diventano di più solo successivamente quando ad un certo punto si comincia ad usare il lettino.

Gentile dott. De Sanctis, grazie molte per la sua risposta. L'approccio mi sembra interessante, per cui direi che mi sta bene. Quanto alla fiducia sono d'accordo ed è per questo che lì per lì non ho pensato di rivolgermi all'altro collega. Non conosco entrambi, tuttavia sul primo ho potuto farmi l'idea (in Internet) che sia una persona aperta e senza pregiudizi. E questo mi fa sentire più rilassata. Tuttavia, credo che non riuscirei a richiamare perché è stato veramente chiaro. Essendo tra i pochi della zona ha un'agenda molto fitta. Il mio disagio per questo lutto in realtà mi sta facendo riflettere su altre questioni della mia vita e mi frulla nella testa questa idea di dover lasciare il mio fidanzato, nonostante il profondo sentimento di amore che ci lega, perché la sua assenza mi fa soffrire. Questi pensieri, ed altri, mi rendono confusa perché mi rendo conto che in virtù di questo malessere che provo potrei ritrovarmi a mettere in discussione tutto. In una situazione già precaria sotto ogni punto di vista, sia affettivo che materiale. Mi domandavo, dunque, se vi fosse urgenza o meno in questi casi...
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio,

mi sembra che ci sia un buon punto di partenza: sente di avere scelto di fare un lavoro adatto a lei, cioè una psicoanalisi, e sente di avere anche scelto il professionista al quale rivolgersi. Non è cosa da poco.
Mi sembra di capire che, anche se è difficile, cercherà di pazientare e di misurarsi ancora con lui.

È vero che inizialmente si fanno alcuni colloqui settimanali per valutare se intraprendere il lavoro analitico. Se si sceglie di intraprenderlo, l'analisi inizia con la frequenza delle sedute preliminarmente concordata e l'uso del lettino, come lei sa.

Comprendo che lui possa essere stato chiaro nel fissare l'appuntamento successivo. Così come lei ci tiene a rispettare gli accordi. Possono però capitare alcuni avvenimenti che modificano gli accordi presi. E allora diventa suggestivo accorgersi anche delle nostre reazioni, nel suo caso magari da una parte c'è un desiderio di esprimere se stessa e di trovare uno spazio di ascolto, dall'altra una fatica ad autorizzarsi in tal senso. A volte questo succede quando il peso della voce dell'altro diventa tanto grande rispetto a noi, tanto presente rispetto alla nostra voce alla quale non diamo il giusto valore.

Ad ogni modo se ora preferisce evitare di contattarlo, d'accordo. Penso che in futuro possa essere comunque molto utile parlargli del suo bisogno di chiamarlo e del veto che ha posto a se stessa. Quando le dicevo che la psicoanalisi è una relazione tra paziente e analista, intendevo questo. Attraverso la relazione si manifestano i propri vissuti e le proprie modalità comportamentali.

Mi sembra di capire che oltre il dolore per il suo lutto, sente anche il dolore per l'assenza del suo fidanzato, che immagino viva altrove. Avrebbe voluto sentire conforto e vicinanza da lui, condividendo questo momento critico.
Capisco anche il senso di smarrimento che può vivere all'idea di mettere in discussione tutto e di cambiare la sua vita. Facendo un'analisi, avrà modo di vedere quante cose cambieranno della sua vita, anche se al momento non possiamo dire ancora quali strade sceglierà di prendere.

Non molli, leggendo il suo racconto mi sembra sulla strada giusta.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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Utente
Utente
Grazie mille, dott. De Sanctis. Mi ha dato una buona intuizione su ciò che è la relazione tra paziente e analista. Comunicherò senz'altro il bisogno che ho avvertito e il veto che ho posto a me stessa.

Grazie dei consigli e dell'incoraggiamento.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Grazie a lei per avere condiviso con noi il suo racconto.

Un caro augurio,
Enrico de Sanctis