Depressione/traumi

Salve,

premetto che vi scrivo per avere un consiglio e non un consulto on-line che comprendo sarebbe difficile.
Ho 38 anni e godo di buona salute, sono un buon sportivo, ma dentro mi sento spento.
Circa quattro anni fa nel mio ufficio è arrivata una nuova impiegata, con la quale leghiamo subito, all'epoca ero fidanzato con una ragazza di sei anni più giovane, con un legame un po' burrascoso, fatto di incomprensioni e cose non dette.
Con questa nuova collega leghiamo subito, tanto che lei di dice svariate volte che con me stava bene, fino ad arrivare a dichiararsi nei suoi sentimenti.
Non la allontano ma metto dei freni, cercando di ristabilire gli equilibri con il suo fidanzato.
Dopo sei mesi la mia ragazza Vola in Svezia per un master, ed io stupidamente, inizio a uscire con la mia collega in amicizia, mettendo in chiaro che non volevo nessun coinvolgimento, ma purtroppo mi sentivo solo, e non avevo molti amici.
Dopo 4 mesi io e la mia ragazza siamo entrati in crisi, lei mi ha lasciato, anche se nel mentre avevo quasi perso la mia resistenza con la mia collega.
Ad ora sono 2 anni che ho una Relazione con la mia collega, fatta di una convivenza a giorni alterni, e lei oggi mi ha dettato un ultimatum, devo decidere se andare a vivere in pianta stabile da lei, oppure lasciarla.
Io non me la sento, perché non mi sento pronto, ho paura che mai lo sarò, e vi posso assicurare che lo dico con una grande vergogna di me.
Ho quasi 40 anni e nessuna intenzione di avere una famiglia, ma ciò che mi spaventa è che credo ci siano delle cose che mi porto dentro e che mi allontanano dalle decisioni giuste.
In particolar modo torno a ripensare spesso al mio passato, alla mia ex ragazza, ho dei rimorsi e certe volte vorrei dimostrargli tutta la mia rabbia per come si è comportata in quei anni, nelle sue cose che non ha mai detto e che mi hanno fatto credere che tutto fosse diverso.
ma ho anche paura della mia difficoltà a buttare le cose, fin da bambino non l'ho mai fatto, ed spesso nei rapporti forse sono stato condizionato da ciò...dalla paura di perdere la persona, anche se fra noi non c'erano punti in comune.
Spesso penso al futuro ,a cosa ho perso, a quello che è cambiato in confronto al passato, e alla morte che un giorno arriverà.
Vi chiedo di aiutarmi in che direzione muovermi, per non pensare più la mattina a tante cose come la mia ex...a ciò che non ho fatto...e a quello che sarò.
Ringrazio in anticipo
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

leggendo il suo racconto ci sono due aspetti che mi sembra importante sottolineare.
Il primo è la sua descrizione di una costellazione di emozioni per la sua ex. Parla di un legame burrascoso, di difficoltà di comunicazione, di rabbia, di delusione e di rimorsi.
A un certo punto, poi, lei è stato lasciato. Immagino che avendo subito questa decisione da parte della sua ex, mi corregga se mi sbaglio, abbia sofferto per questo. E mi domando se ci sia una parte di lei che avrebbe voluto gestire la vostra relazione diversamente.
Bisognerebbe inoltre approfondire la storia con la sua attuale ragazza, per capire cosa prova per lei e, quindi, circoscrivere meglio le sue paure e i suoi dubbi circa la convivenza. Anche per capire se il suo cuore sta battendo ancora per la sua ex.

Il secondo aspetto riguarda una sua affermazione quando dice di non sentirsi pronto a convivere, di portare dentro di sé cose che l'allontanano dalle decisioni giuste.
Penso che sia importante che lei possa approfondire questi suoi vissuti, guardandosi interiormente per capire che cosa porta dentro di sé. Desideri e freni, ferite, solitudine ad esempio. Vissuti che meritano la massima attenzione e cura.
Inoltre penso sia altrettanto importante capire che cosa intende per decisioni giuste. In proposito ci tengo a ricordare una distinzione tra decisioni giuste in assoluto e decisioni giuste per sé. Le decisioni giuste in assoluto non sempre sono autentiche e liberamente scelte da noi come soggetti. Potremmo quindi dire che non sempre sono giuste come sembrano.

Il suo racconto è molto ricco e complesso, e questo è un aspetto positivo. È necessario snodare i pensieri e gli interrogativi che ci stiamo ponendo, aprendo nel tempo i capitoli della sua storia affinché lei possa capire in quale direzione muoversi. Non le dò un consiglio in particolare, ma le lascio queste mie iniziali riflessioni a seguito della lettura delle sue parole.
Se deciderà di proseguire a guardarsi dentro e approfondire la sua storia, anche con l'aiuto di uno specialista, penso possa darsi in questo modo l'occasione per non sentirsi più spento dentro, per non vivere tra rimpianti e un senso di mancanza. Con l'obiettivo di esprimersi e di realizzare se stesso, facendo progetti per il suo futuro, con più fiducia.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Caro utente, le storie d'amore finite, specie se sono state intense e sofferte, hanno il doppio cruccio di continuare a ferirci sotto il profilo emotivo (sentiment di perdita, rabbia, rimpianto) e sotto il profilo cognitivo: cosa realmente pensava lui (o lei)? Mi ha preso in giro? Perché? E io perché ci sono cascato? Mi capiterà ancora? Da queste due sfere, entrambi dolorose, si esce con una complessa elaborazione del lutto. Dobbiamo farcene una ragione; trovare una spiegazione che ci appaghi. Altrimenti, ecco sopravvenire una situazione come quella in cui si sta trovando lei: il legame iniziato quando l'altro non si era concluso ci appare carente, un'altra imposizione, una violenza che non vogliamo. Salvo poi rimpiangere anche questo legame, nel momento in cui dovessimo perderlo. La strada maestra per uscirne è uno psicologo, specialista dei problemi di coppia. Con molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#3]
Utente
Utente
Salve,

vi ringrazio per le risposte e mi scuso per il ritardo nella risposta.
Entrambi voi dottori avete centrato una parte del problema.
A risposta del Dott. De Sanctis dico che effettivamente il pensiero di cosa era il mio rapporto con l'ex e di quello che poteva essere nel futuro dopo il percorso fatto dalla mia persona negli ultimi tre anni, mi porta a pensare che certi amori restano dentro, e non parlo solo di ricordi, ma il fatto che spesso ripenso a lei nel mentre faccio molte cose della quotidiana vita, e spesso mi sento come un ladro quando sono con la mia attuale fidanzata, mi fanno riflettere sul discorso di sentimenti riesplosi dopo un periodo di "pausa di allontanamento".
Per la Dottr.ssa Potenza, le rispondo che quello che lei ipotizza è già successo lo scorso Febbraio, e dopo aver cercato invano di ricucire lo strappo con la mia ex....ho cominciato a sentire la mancanza della mia attuale ragazza,dalla quale mi ero allontanato, fino a quando l'ho cercata e abbiamo deciso di ricominciare, ma questo è paradossalmente qualcosa che non riesco a spiegare, perchè visto da fuori potrebbe essere un ripiego...ma non è cosi....mi sono guardato dentro molte volte, ma non riesco a capire come possa succedere questo..
Grazie in anticipo per le vostre risposte.

Saluti
[#4]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Sono suggestive le sue parole, sono una testimonianza per tutti. Fanno riflettere sull'amore, sul fatto che forse è più raro di quanto non si pensi. In linea generale, questo può spiegare il motivo per cui "certi amori restano dentro".

Quando parla di ripiego, in effetti verrebbe da pensarlo, come lei dice. Se sente che non è così, trovo comunque importante che lei possa proseguire la sua ricerca, se sente che qualcosa comunque non le torna.

Come già le dicevo, sarebbe anche utile capire la qualità affettiva del legame con la sua attuale ragazza. Nel suo consulto mi sembra ci abbia comunicato di più il coinvolgimento della ragazza verso di lei, magari questo è un elemento rilevante nella vostra relazione, che dev'essere circoscritto in modo adeguato.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#5]
Utente
Utente
Salve,

la ringrazio Dottor De Sanctis, o se posso permettermi Dr. Enrico.
quello che sto facendo da circa un anno è proprio quello da lei ipotizzato.
Credo che il rapporto con la mia precedente ragazza, essendo stato il primo e quindi la prima esperienza in tutto, si sia radicato in me, come una sorta di effetto memoria in molti ambiti della vita quotidiana e nella sfera del sentimentalismo,ma purtroppo la scarsa comunicazione in ambito della coppia e dei suoi problemi, ignorandoli e peggio parlandone con gli amici,creando stress e risentimento da parte del partner, oltre che una sorta di effetto boomerang.
Orgoglio e procastinazione sono nemici che alla lunga minano le basi del rapporto più forte e granitico, e non si può costruire una relazione stabile se si ha paura di parlare di alcune problematiche serie della coppia.
Credo che la nostra crisi si era radicata in noi, e fino a che siamo stati insieme la routine ci abbia tenuto legati, dal momento che lei è partita per lavoro ed io sono restato solo, ognuno di noi si è trovato a gestire delle difficoltà molto grandi, che ci hanno portato nel suo caso a non vivere più una relazione a distanza che faceva soffrire...e nel mio caso a frequentare una "amica" per sanare quel vuoto e solitudine che sentivo.
Con ciò non voglio giustificarmi, ed anche se a distanza di due anni da quel momento e nel successivo anno nel quale la mia ex ragazza ed io ci sentivamo per mail(so che non andrebbe fatto nei confronti della mia attuale ragazza, ma lasciarsi a distanza non permette di discutere e chiarirsi),discutendo ed analizzando i dieci anni della nostra storia,e con il suo successivo rifiuto ad Febbraio scorso di provare a ricominciare definendo tale opportunità "sarebbe una storia malata"....mi ha lasciato un dolore dentro che mi trascino da diverso tempo.
Lei si affaccia nei miei pensieri in quelle piccole cose di ogni giorno,come quando al mattino guardo verso le punte delle montagne e mi domando cosa starà facendo, oppure la sera osservando le stelle mi domando se forse pure lei lo sta facendo...guardando la stessa che guardo io.
credo che certi amori ti restano dentro, si legano alla tua anima, come le divevo l'altra volta, non credo di essere stato un buon compagno, avrei dovuto capire meglio il suo malessere e esserle più vicino, non fermarmi e irrigidirmi sulle varie nostre difficoltà,ma superarle...cercare almeno di farlo, cosa che ci ho provato nell'anno delle nostre mail...e che fino ad un certo punto sembrava appianato le nostre divergenze, restituendoci la bellezza dei primi tempi, con il nostro cercarci, il sapere di esserci....
Quindi Dottore non posso avere la presunzione di dire che sia stato un amore autentico,...sicuramente dopo il nostro lasciarci il tempo ha spazzato via le cose che si erano accumulate su di esso...i vari fraintendimenti...difficoltà...le cose non dette...e tanto ancora...e mi ha restituito (anche se da parte sua ci sono state confessioni analoghe...) quel sentimento che ti porti dentro...quel qualcosa di bello ma che non hai più...come se avessi perso qualcosa di importante...ma senza saperne bene il motivo, come se la vita ad un certo punto ti avesse trascitato via e tu non ti fossi opposto...pensando che forse era meglio cosi...
Vorrei trovare la serenità...ricominciare, forse guardando con occhi diversi il futuro,come avrà dedotto non le ho parlato della mia attuale ragazza, in quanto mi sento vicino ad essa, ma non completamente, so che sia difficile e contradditorio da parte mia dire questo,ma non so bene come possa succedere, ma effettivamente il mio stato d'animo è questo, e sicuramente non posso mentire a me stesso.
Non so bene perchè scappo da ogni relazione quando si entrà in un campo di convivenda...figli...famiglia... forse perchè vengo da una infanzia turbolenta?con genitori quasi separati in casa?...che hanno passato oltre la metà della loro esistenza insieme senza rivolgersi la parola?..possibile che sia questo che mi porti ad essere questa persona?'..o forse dovrebbe scattare in me il contrario??il cercare di non ripetere gli errori dei miei genitori???
E se invece fossi in un limbo di persone che hanno solo paura??o che non sono proprio tagliate per una vita di coppia...o meglio, alle quali stanno bene in una sorta di pseudo coppia, dove si prende la parte buone del rapporto, quindi lo stare in compagnia..evitare la solitudine, ma si tralasciano le parti meno belle....o meglio, si lasciano le parti più impegnative prediliggendo l'egoismo personale ed le proprie necessità.
Mi scuso per la lunghezza di tale risposta, cercherò di chiarire tali aspetti della mia vità,facendo chiarezza e cercando di capire se in me alberga una sorta di depressione che condiziona le mie relazioni, o che ha distrutto già la prima, e ci aveva provato in questa attuale.

grazie di nuovo e buon lavoro
[#6]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio a lei,

è vero che mentre leggevo le sue parole, pensavo che stesse parlando della sua ex e non della sua ragazza. Lei stesso se n'è accorto, immagino sentendo dentro di sé la presenza della sua ex in modo consistente.
D'altro canto lei lo dice, accanto ai problemi e alle incomprensioni che ci sono state, sente anche la sua mancanza, credo di poter dire in modo profondo. Dieci anni di storia d'altronde sono una parte importante della sua vita. E mi sono chiesto se forse, considerati i recenti tentativi di riavvicinamento, avrebbe voluto o vorrebbe ancora ricucire con la sua ex.
Il fatto di sentirla "legata alla sua anima" e di comunicarci i suoi sentimenti così intensi, mi porta a chiedermi se è un suo profondo e intimo ricordo oppure se è lei che ancora desidera, e per questo per ora non ci sarebbe ancora lo spazio necessario per un'altra persona.

Una parte di lei si dispiace verso la sua ragazza, da come capisco. Forse potremmo dire che si sente in colpa e non vorrebbe trovarsi in questa situazione né farla vivere a lei. Mostra con questo di sapersi mettere nei panni della sua ragazza, eppure sente l'importanza di affrontare la situazione che sta vivendo. Non si sta nascondendo né sta mentendo a se stesso, ma sta cercando di capire cosa sta succedendo in questa situazione delicata e complessa. Una situazione che presenta tante sfumature affettive che mostrano il loro carico emotivo e per ora alcune contraddizioni.

Interrogando se stesso, mostra un desiderio di trovare un senso ai suoi vissuti e di aprire anche il racconto della sua storia. Parla dei suoi genitori, di se stesso e dei suoi stati d'animo. Si chiede se aspetti "depressivi" condizionino la sua vita affettiva ad esempio.
Come se si chiedesse alla fine: sono ancora innamorato della mia ex, non sono abbastanza interessato alla mia ragazza che "sento vicina ma non completamente", oppure sono io che non riesco a legarmi o a essere me stesso in una relazione?

Ci sono tanti aspetti di cui tenere conto, e lei mostra una capacità riflessiva che potrà esserle utile per questa sua ricerca esistenziale. Non deve scusarsi della lunghezza del suo racconto. Il nostro dialogo porta alla luce tanti pensieri e stati d'animo, di cui potrà proseguire a occuparsi. E questo è il mio augurio per lei. Quindi grazie anche a lei per il nostro scambio e per avere condiviso con noi questo brano delicato della sua vita.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#7]
Utente
Utente
Buonasera,

la ringrazio Dottore,
le sue parole colpiscono perfettamente il punto,e sinceramente mi alleviano un pò questo macigno.
Ho provato in passato un percorso psicologico, ma dopo un anno non sentivo benefici,ed ho desistito dal continuare.
Vorrei ora ricominciare e lancio una domanda che potrebbe essere una provocazione.
Cosa o come posso prendere come metro di misura nello scegliere il metodo di analisi psicologica, per orientarmi nella scelta di un professionista?
Non che stia facendo delle classifiche, oppure penalizzando qualcuno,ma credo che ci sia o meno una branca più adatta di un'altra per i "sintomi" che mostro...
Ringrazio in anticipo.

Buona serata.
[#8]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
In linea generale si effettua inizialmente una consultazione proprio per rispondere alla sua domanda.
Il professionista non dovrà tirare l'acqua al suo mulino, ma valutare con la persona il percorso ritenuto più valido. Dal vertice del mio metodo, che è psicoanalitico, ci sono alcune volte in cui posso anche scoraggiare una persona a fare un lavoro con me. Questo per diverse ragioni nonché per il fatto che è impegnativo e richiede costanza e tempo. Ritengo necessario che la persona ne sia informata.
Mi rendo senz'altro conto che orientarsi possa essere difficile. Provo a lasciarle qui tre idee.

La prima riguarda il fatto che, dal mio punto di vista, lei è sopra ogni cosa una persona e non un insieme di sintomi. A questo, personalmente, ci tengo molto.

La seconda idea riguarda la possibilità di parlarle del mio orientamento psicoanalitico, che è quello che conosco approfonditamente e rappresenta il modo di lavorare. Non è ovviamente possibile sintetizzarlo, ma posso dire che un trattamento di tipo analitico rappresenta uno spazio di ascolto e di dialogo. Rappresenta anche uno spazio di condivisione emotiva attraverso la relazione tra il paziente e il terapeuta.
Il paziente è libero di parlare e di dire ciò che sente, senza ricevere istruzioni o consegne precise. Questo è un punto di particolare valore per me.

La persona deve avere una motivazione a intraprendere una relazione terapeutica di questo tipo, che ha come obiettivo un cambiamento profondo della personalità, attraverso l'avvio di un complesso processo trasformativo di sé.
Non vi è un'azione che modifica i sintomi primariamente, ma essi cambiano come conseguenza secondaria a seguito di una trasformazione profonda e stabile di sé. Per questo il lavoro tende a essere lungo e la frequenza delle sedute consistente.

Non sono in grado di fare una valutazione online, bisognerebbe ad esempio anche indagare il suo percorso psicologico precedente e i motivi per cui lo ha interrotto.
Posso comunque dirle che lei sembra mostrare interesse, sembra avere capacità di aprirsi emotivamente, sembra avere un desiderio di raccontare il suo presente e la sua storia passata. E mostra anche una capacità riflessiva nel porsi domande e tentare di dare senso alla sua esperienza. Tutti elementi validi per un trattamento analitico da tenere in massimo conto, su cui bisognerebbe poi confrontarsi dal vivo.

Inoltre, contano anche le sue aspettative. Anche questo è importante per la valutazione di altri approcci, che utilizzano metodi e tecniche differenti. I tempi per esempio possono essere più brevi e le sedute meno frequenti. Mi fermo qui però, lasciando la parola ai colleghi più esperti degli altri orientamenti.

La terza e ultima idea che voglio proporle riguarda un fattore importante a mio avviso, cioè che lei possa intuire se quel professionista è colui con il quale desidera effettuare un percorso attraverso cui condividere le sue esperienze di vita e le sue emozioni. È un parametro più emotivo, che può riguardare un senso di fiducia, un sentirsi a proprio agio, un'intuizione favorevole che può fare la differenza.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#9]
Utente
Utente
Buongiorno,

la ringrazio per la sua gentilezza e tempestiva disponibilità.
E' un piacere potersi confrontare con lei.
In merito alla sua ultima risposta posso dirle alcune particolarità.
Ho sospeso il mio percorso nel momento che sono stato lasciato dalla mia ex, e i motivi vanno ricercati nel fatto che cercavo una risposta nelle nostre difficoltà, personali e sessuali.
La nostra è stata una storia lunga dieci anni, nei quali non abbiamo quasi mai fatto l'amore, in quanto nei primi tempi ci sono stati problemi fra noi, dovuti all'inesperienza di entrambi, e che ci hanno portato a lentamente non voler toccare quella sfera se non con i preliminari(orale e petting).
poco prima che partisse per questo master, le dissi che avevo il bisogno di intraprendere tale percorso, e di riuscire a risolvere cosa non andasse fra noi, lei era d'accordo, ma ovviamente non volevo che tale situazione fosse un ostacolo alla possibilità che gli si proponeva, quindi ero sicuro che da solo e con il suo supporto a distanza avrei fatto questo percorso.
La realtà è che, passate le prime settimane in cui ho riprovato l'ebbrezza di essere di nuovo "libero" di frequentare amici che non vedevo da una vita,questo rapporto a distanza mi faceva star male, tanto da non riuscire nemmeno a parlarle, per paura di confessarle il mio disagio, oppure forse, come le ho già detto in qualche mail precedente, questo periodo di lontanaza mi stava incosciamente aiutando a smaltire scorie di un rapporto logorato dalle "parole che non ti ho mai detto", riportandomi in una situazione di reset.
Non ho mai creduto che le "pause di riflessione" potessero aiutare una coppia in crisi, dopo questa mia esperienza, credo invece che siano uno strumento che usato nelle giuste maniere,possa aiutare a liberare la mente e togliere quei macigni che li legano a pensieri negativi.
Ora il mio trascorso degli ultimi anni mi porta ad avere dei pensieri di rimorso e dolore, spesso penso a come potrebbe potuto essere diverso, se invece di essere combattuto fra due fuochi, avessi aspettato, fermandomi e cercando di riflettere.
Mi sono lasciato andare alla corte della mia collega per solitudine?..o forse perchè non mi sentivo più amato?..ma se sono stato io con il mio pessimo atteggiamento a rovinare l'amore con la mia ex?..se sono stato io ad essere insensibile??e crudele??....come ho potuto lasciare sola la mia ex??...domande e domande che spesso la mattina al risveglio o la sera prima di dormire mi avvolgono come nebbia...provocando quel macigno...e con al seguito sentimenti di dolore....e cosi a cuor mio mi nascondo,cerco di evitare posti dove mi conoscono, sperando forse che nascondendo parte di quello che sono,un giorno forse avrò la possibilità...
Ho seguito il percorso cognitivo-comportamentale,basato sull'elaborazione dei sogni, ma il problema era che io sognavo molto poco, oserei dire quasi zero,quindi ho deciso dopo 4 mesi di interrompere,visto anche il fatto di essere stato lasciato, e di non trovare giovamento.
Credo che i miei problemi nascono da molto lontano, forse individuerei nel periodo della adolescenza....credo che li si sia rotto qualcosa,ricordpo che a scuola evitavo le ore di lingua straniera,inventando malori ed altre stupide motivazioni,avevo crisi di pianto,e non riuscivo nei compiti a casa.
Ricordo poco e male di quel periodo delle scuole medie,mi sentivo solo e frustrato, avevo l'ansia, vivevo in perenne paura.
Poi nelle scuole superiori qualcosa è scattato, sono riuscito fino in terza superiore ad essere forte e motivato ,senza crolli o altri sentimenti che le dicevo prima.
Ma poi lentamente, ho riprovato in maniera simile ma controllata tali sentimenti,una sorta di sofferenza interna non ben definita,un qualcosa nell'ombra, che ti accompagna senza pesare troppo,ma facendo comunque sentire la sua presenza.
I fallimenti lavorativi(avevo una predisposizione per un lavoro che non ho seguito pen non lasciare la mia famiglia,pentendomi amaramente,molto amaramente) uniti a questa sorta di malessere interiore, mi hanno portato ad essere ciò....questa persona incapace di amare, o quanto meno, di farlo pienamente, restando un sorta di pendolo statico....
Seguirò il suo consiglio e inizierò da un gruppo di sostegno, per poi una volta individuata la strada,rivolgermi presso un professionista specifico.
Credo che debba prima togliere le tonnellate di detriti che ho depositato sul mio essere interiore,per poi ricominciare.

la ringrazio mille

Buona giornata
[#10]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il suo racconto si arricchisce ulteriormente di esperienze caratterizzate da una ricca coloritura emotiva. Parla delle sue relazioni, della terapia, del lavoro. Si apre alla sua storia più antica con nuove riflessioni e domande, su cui è importante soffermarsi. Purtroppo non possiamo proseguire online, perché non abbiamo qui la possibilità di un uno spazio di dialogo e di condivisione emotiva idonei, che troverà invece dal vivo. Mi dispiace che dobbiamo fermarci, ma allo stesso tempo ci tengo a ringraziarla per avere avuto l'occasione di questo nostro scambio.

Con sincerità,
Enrico de Sanctis
[#11]
Utente
Utente
Buongiorno,

la ringrazio Dottore, e mi scuso per il mio dilungarmi.
Seguirò il suo consiglio,e proverò a dare seguito a questo inizio.
la tengo informato.

Grazie