Forte instabilità periodica
Buonasera, scrivo qui perchè ho bisogno di un consulto.
Ho 25 anni, laureanda, lavoro, sono una persona molto socievole, dinamica e allegra. Da un anno sono impegnata con un ragazzo di 28 molto diverso da me. Ombroso, diffidente, sospettoso, freddo. In quest'anno è molto cambiato, riuscendo a far emergere un lato giocoso, divertente, romantico e pieno di risorse e idee. Abbiamo condiviso tantissime belle esperienze, viaggi, escursioni, momenti romantici e il nostro legame è diventato sempre più forte. Ma c'è un problema: lui è fortemente instabile emotivamente. Periodicamente affronta periodi di "crisi esistenziale" come le definisce, e mette in discussione ogni cosa: le amicizie, i suoi progetti e me. (es. si chiede "non mi piacciono i miei amici?" mi piace quello che faccio?" "che sentimenti provo?".) Diventa freddo, sofferente e ipercritico su ogni cosa: si offende se saluto sorridendo i miei conoscenti, mette in dubbio i suoi sentimenti per me sulla base di sciocchezze, come ad esempio "sei troppo sbadata, mi piaci davvero?" "abbiamo votato diversamente alle elezioni" "stai leggendo un libro, perchè non pensi alla tesi?". Per lui sono tutte motivazioni serissime e valide. Giorni fa non gli ho risposto ad un messaggio per un'ora e non mi ha parlato per due giorni. Esterna pensieri/considerazioni su di me che mi lasciano sbigottita, che non fanno assolutamente parte della mia personalità. Ha un passato difficilissimo: figlio non desiderato, genitori che si odiano e l'hanno sempre criticato in ogni cosa, ha sempre sofferto di sensi di inferiorità e si vede bruttissimo (nonostante sia l'esatto opposto), ha pensato la suicidio in passato, è stato fidanzato per tanti anni con una ragazza e ha sofferto molto per lei: ieri ho scoperto che è stato lasciato da quest'altra persona proprio perchè le sue crisi esistenziali erano periodiche, fanno parte di lui. Lui ammette il problema, ammette la bassa autostima, le crisi, dice di sentirsi "bipolare". Quando infatti è sereno è dolcissimo e pieno di attenzioni. Adesso è di nuovo in crisi, dice di "volermi molto bene", ma questo non mi basta. Ho paura a legarmi con una persona così suscettibile, sento di non poter contare su di lui. L'altro giorno mi ha vista piangere a dirotto per questa situazione, lui ha risposto che "le persone se vogliono andarsene non bisogna trattenerle". Poi però gli manco, mi cerca, dice di tenerci, sta molto male per me e tutto torna meraviglioso. Io sto malissimo, penso che debba risolvere prima di tutto i suoi problemi irrisolti prima di riniziare ogni cosa. Ho un conflitto mentale tra ciò che voglio ora (stare con lui) e ciò che voglio per il mio futuro (serenità, una vita appagante e felice). C'è qualche modo in cui una persona con queste problematiche riesca a superarle? Come può un partner pieno di attenzioni, dolce e romantico trasformarsi in un'altra persona completamente diversa? E perchè questo processo è così ciclico?
Ringrazio chiunque voglia aiutarmi.
Ho 25 anni, laureanda, lavoro, sono una persona molto socievole, dinamica e allegra. Da un anno sono impegnata con un ragazzo di 28 molto diverso da me. Ombroso, diffidente, sospettoso, freddo. In quest'anno è molto cambiato, riuscendo a far emergere un lato giocoso, divertente, romantico e pieno di risorse e idee. Abbiamo condiviso tantissime belle esperienze, viaggi, escursioni, momenti romantici e il nostro legame è diventato sempre più forte. Ma c'è un problema: lui è fortemente instabile emotivamente. Periodicamente affronta periodi di "crisi esistenziale" come le definisce, e mette in discussione ogni cosa: le amicizie, i suoi progetti e me. (es. si chiede "non mi piacciono i miei amici?" mi piace quello che faccio?" "che sentimenti provo?".) Diventa freddo, sofferente e ipercritico su ogni cosa: si offende se saluto sorridendo i miei conoscenti, mette in dubbio i suoi sentimenti per me sulla base di sciocchezze, come ad esempio "sei troppo sbadata, mi piaci davvero?" "abbiamo votato diversamente alle elezioni" "stai leggendo un libro, perchè non pensi alla tesi?". Per lui sono tutte motivazioni serissime e valide. Giorni fa non gli ho risposto ad un messaggio per un'ora e non mi ha parlato per due giorni. Esterna pensieri/considerazioni su di me che mi lasciano sbigottita, che non fanno assolutamente parte della mia personalità. Ha un passato difficilissimo: figlio non desiderato, genitori che si odiano e l'hanno sempre criticato in ogni cosa, ha sempre sofferto di sensi di inferiorità e si vede bruttissimo (nonostante sia l'esatto opposto), ha pensato la suicidio in passato, è stato fidanzato per tanti anni con una ragazza e ha sofferto molto per lei: ieri ho scoperto che è stato lasciato da quest'altra persona proprio perchè le sue crisi esistenziali erano periodiche, fanno parte di lui. Lui ammette il problema, ammette la bassa autostima, le crisi, dice di sentirsi "bipolare". Quando infatti è sereno è dolcissimo e pieno di attenzioni. Adesso è di nuovo in crisi, dice di "volermi molto bene", ma questo non mi basta. Ho paura a legarmi con una persona così suscettibile, sento di non poter contare su di lui. L'altro giorno mi ha vista piangere a dirotto per questa situazione, lui ha risposto che "le persone se vogliono andarsene non bisogna trattenerle". Poi però gli manco, mi cerca, dice di tenerci, sta molto male per me e tutto torna meraviglioso. Io sto malissimo, penso che debba risolvere prima di tutto i suoi problemi irrisolti prima di riniziare ogni cosa. Ho un conflitto mentale tra ciò che voglio ora (stare con lui) e ciò che voglio per il mio futuro (serenità, una vita appagante e felice). C'è qualche modo in cui una persona con queste problematiche riesca a superarle? Come può un partner pieno di attenzioni, dolce e romantico trasformarsi in un'altra persona completamente diversa? E perchè questo processo è così ciclico?
Ringrazio chiunque voglia aiutarmi.
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Gentile ragazza,
comprendo bene la sua sofferenza. Vivere accanto ad una persona con verosimile instabilità emotiva, affettiva e relazionale induce sé stessi a sperimentare sentimenti di instabilità e malessere. Avviene una sorta di “trasmissione” emotiva dolorosa all’interno della coppia.
In questi casi sarebbe il caso che lei gli accennasse della possibilità di affidarsi ad uno specialista della salute mentale (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta). Ciò potrebbe essere avvantaggiato dal fatto che lui stesso comprende le sue difficoltà. Bisognerà vedere quanto e se la consapevolezza lo potrà indurre a chiedere aiuto.
Occorre innanzitutto una diagnosi specialistica sia nosografica (quindi basata sui criteri del DSM V) che funzionale che consenta di comprendere il funzionamento cognitivo, emotivo e comportamentale del suo ragazzo. Questo può farlo uno psichiatra e/o uno psicologo clinico con competenze psicodiagnostiche.
Poi occorrerà valutare la possibilità concreta di intraprendere un percorso psicoterapico che:
1) gli restituisca minore vulnerabilità emotiva di rispondere ad eventi vissuti come stressogeni;
2)agisca sulla costruzione cognitiva e comportamentale di maggiore e funzionale coerenza interna.
Cordiali saluti
comprendo bene la sua sofferenza. Vivere accanto ad una persona con verosimile instabilità emotiva, affettiva e relazionale induce sé stessi a sperimentare sentimenti di instabilità e malessere. Avviene una sorta di “trasmissione” emotiva dolorosa all’interno della coppia.
In questi casi sarebbe il caso che lei gli accennasse della possibilità di affidarsi ad uno specialista della salute mentale (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta). Ciò potrebbe essere avvantaggiato dal fatto che lui stesso comprende le sue difficoltà. Bisognerà vedere quanto e se la consapevolezza lo potrà indurre a chiedere aiuto.
Occorre innanzitutto una diagnosi specialistica sia nosografica (quindi basata sui criteri del DSM V) che funzionale che consenta di comprendere il funzionamento cognitivo, emotivo e comportamentale del suo ragazzo. Questo può farlo uno psichiatra e/o uno psicologo clinico con competenze psicodiagnostiche.
Poi occorrerà valutare la possibilità concreta di intraprendere un percorso psicoterapico che:
1) gli restituisca minore vulnerabilità emotiva di rispondere ad eventi vissuti come stressogeni;
2)agisca sulla costruzione cognitiva e comportamentale di maggiore e funzionale coerenza interna.
Cordiali saluti
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 993 visite dal 14/04/2018.
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