Depresso, 23 anni senza lavoro

Salve a tutti. Come potete leggere dalla parola chiave, ho 23 anni e sono senza lavoro. Vi spiego un po' la mia situazione. Finita la scuola, sono andato a lavorare nella fabbrica del marito di mia sorella, dal lunedì al venerdì, con una paga di 40 euro a settimana, 160 euro al mese, mi disse che era una cosa temporanea. Col passare del tempo, arrivai a 4 mesi che prendevo ancora la stessa paga, e me ne andai , a fare un call center, dove mi dissero che la paga sarebbe stata di 400 euro al mese. Dopo 2 settimane, la team leader abbandona il call center, e il capo decide di mandarci via tutti, quindi, ritorno senza lavoro. Nel frattempo, porto curriculum di qua e di la. Dopo 2 anni, trovo lavoro in un negozio di detersivi, ci sto per 1 mese, poi il proprietario mi dice che, dato che aveva troppe persone a nero, non poteva più tenermi dato che ero l'ultimo arrivato, e ritorno nuovamente senza lavoro. Il mio migliore amico, lavora in una fabbrica di scarpe. Un giorno il suo capo dice che servirebbe un altro ragazzo, allora lui lo chiede a me, dato che il proprietario della fabbrica già mi conosceva, aveva rapporti con il marito di mia sorella, erano molti amici ma poi litigarono. Dato che ero il cognato del suo ex amico, con la quale non voleva più saperne nulla, decide di non assumermi. Vengo contattato tramite "garanzia giovani" per un tirocini odi 6 mesi in una scuola, dove si viene pagati per 500 euro al mese. Anche alcuni dei miei amici vengono chiamati, loro iniziano il tirocinio, mentre nella scuola dove sarei dovuto andare io, la preside decide di non attivarlo... Mi sento perseguitato dalla sfiga, so che ho solo 23 anni e che la vita è lunga, ma questi anni me li sto vivendo male male male. Sono gli anni più belli e io me li sto vivendo davvero male. Non posso nemmeno comprarmi una macchina usata tutta mia, mentre vedo gli altri che, chi fa il tirocinio chi lavora ecc...Non nego di aver pensato al suicidio, ma poi accadde una cosa che mi fece tornare sui miei passi, ovvero, il mio compagno di classe si suicidò...a soli 21 anni, per motivi ancora sconosciuti....capii che non potevo dare un dispiacere cosi enorme ai miei, ma, allo stesso tempo, non voglio che mi vedano che la mattina non ho nulla da fare perchè non trovo lavoro e giro per casa....Aiutatemi!
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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta 83 6
Gentile utente,

il momento che stanno i vivendo i giovani non è favorevole; le difficoltà legate al mondo del lavoro, purtroppo, sono tangibili e condivise da molti altri ragazzi che, proprio come lei, faticano nell’inserirsi in mercato che stenta ad accogliere le diverse richieste. Ciononostante, per riuscire a trovare un impiego la strada è esattamente quella che con fatica sta già percorrendo. La semina, dopotutto, precede sempre il raccolto. L’unico aiuto che quindi avrebbe senso offrirle sarebbe quello di supportarla a proseguire in questa difficile ricerca, evitando che lo scoraggiamento e la demoralizzazione prevalgano in questo delicato momento della sua vita, ad esempio, portandola a pensare al suo presente e al suo futuro in termini più negativi di quello che servirebbe per proseguire nella ricerca del lavoro. Dar seguito a simili pensieri spiacevoli, infatti, ci mantiene in una condizione di disagio e riduce il nostro impegno e la nostra motivazione.

Da quello che sto constatando, l'aspetto più complesso sembra proprio il riuscire a mantenersi motivati durante il periodo di ricerca del lavoro, evitando di scoraggiarsi nel constatare le difficoltà che di volta in volta potrebbero presentarsi. Al di là del modo personale con cui potremmo far fronte alle difficoltà, questi vissuti di demoralizzazione, riducendo la nostra motivazione e l'autostima, potrebbero infatti portare a ridurre al contempo anche i nostri sforzi di ricerca attiva del lavoro.

Capita così che, impegnandosi di meno, si riduca parallelamente la possibilità di entrare nel mondo del lavoro, alimentando un circolo vizioso che si autoperpetua mantenendo il giovane disoccupato e demoralizzato. Nel constatare come la difficoltà sia condivisa con gli altri giovani, si giustifica quindi questa demoralizzazione e si rinforzano negativamente i comportamenti di rassegnazione ed inerzia nella ricerca di un impiego. In sostanza, ci demotiviamo e finiamo con il lamentarci delle difficoltà senza fare più nulla per modificare la situazione, polarizzando i nostri pensieri sulle difficoltà oggettive che staremmo vivendo, e non riuscendo più a vedere il nostro ruolo attivo nel mantenerci in questo stato di sconforto, che finiremmo con il vivere passivamente e con alti livelli di frustrazione.

Di certo, la strada che ha finora ha provato a percorrere non solo sembra quella giusta, ma anche quella più coraggiosa, in quanto presuppone che, pur esponendosi di volta in volta a possibili delusioni, quali ad esempio quelle che ci ha indicato nel commento, si decida giorno dopo giorno di non scoraggiarsi e di affrontarle a testa alta . Il coraggio, infondo, è proprio questo.

Nelle occasioni in cui le capiterà comprensibilmente di essere in balia di pensieri negativi (es., “Mi sento perseguitato dalla sfiga”, “Sono gli anni più belli e io me li sto vivendo davvero bene”), pertanto, la inviterei ad accorgersi di stare entrando in una spirale negativa, distanziandosi da queste esperienze e rimpiazzandole con pensieri più utili per gli obiettivi di ricerca del lavoro che vorrebbe invece raggiungere.


ESEMPI DI PENSIERI ALTERNATIVI

<< Pensare in questo modo non mi aiuterà di certo a stare meglio, né tanto meno a trovare lavoro >>.

<< E’ normale che sia scoraggiato e deluso, le difficoltà sono reali e condivise dalla maggior parte dei giovani; ma devo per forza rimanere deluso e affranto? >>.

<< Cercare un lavoro è di per sé un lavoro a tempo pieno; affronterò questa ricerca proprio come se fosse un’attività lavorativa, dedicando lo stesso tempo e le stesse energie che dedicherei a qualunque altro lavoro >>.

<< Di fronte a me si presenteranno ancora tante delusioni sul lavoro, perché questa è la realtà di oggi; non devo scoraggiarmi, ma proseguire su questa strada con costanza e pazienza >>

<< Ho tutto il diritto di essere demoralizzato e arrabbiato per questa condizione. Certe cose dopo tutto non dipendono da me, ma di certo posso gestire queste emozioni in un modo che mi risulterebbe più utile per i miei obiettivi; per esempio, continuando a ricercare lavoro, cercando di compiere attività che non mi facciano pensare continuamente alle difficoltà che sto incontrando, ricercando il supporto di un amico o un parente, etc. >>

Dr. Alessio Congiu
Psicologo-Psicoterapeuta
T. +39 345 465 8419
alessio.congiu@hotmail.it
alessiocongiupsicologo.it

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 14
Gentile utente, ciò che lei descrive è una situazione purtroppo comune tra molti giovani e anche meno giovani, alla ricerca di un lavoro.
Non ha parlato della sua formazione, che può dirci in proposito, quanto tempo e risorse ha investito nel formare una professionalità spendibile nel mondo del lavoro? Alla sua età è ancora in tempo per fare ciò.

Detto questo, seppur sia comprensibile lo sconforto, i motivi per cui si reagisce in un dato modo, anziché in un altro, agli eventi negativi o difficili della vita (che accadono per la maggioranza delle persone nel mondo) non sono sempre direttamente collegabili in modo "oggettivo" alla situazione stessa.
A modo suo, è ciò che in qualche modo le ha suggerito anche il collega Congiu, invitandola a formulare pensieri più positivi circa se stesso e la sua relazione con gli eventi.

Mi spiego meglio: lei dice di aver pensato al suicidio, evento al quale molte persone in alcuni momenti della vita può accadere che pensino, ma per fortuna non tutti coloro che ci pensano poi passano all'azione. I motivi di un gesto così radicale non sono mai direttamente collegabili agli eventi negativi della vita, per quanto essa possa metterci alla prova, nessuno mai si suicida realmente solo per un motivo spiegabile da cause esterne (lavoro, dolore, lutto, etc.).

Con questo, voglio anche suggerirle di farsi aiutare da uno specialista, magari rivolgendosi a un servizio pubblico di consultorio o di counseling psicologico della sua città. In modo che possa affrontare meglio questo momento difficile, in cui le problematiche lavorative stanno lasciando probabilmente spazio a vissuti psicologici che lei sinora non aveva pienamente considerato.
Cordiali saluti
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