Continuo stato di angoscia
Buongiorno dottori,
Vi scrivo per chiedervi un parere in base al momento della mia vita che sto vivendo.
Tra qualche giorno mi laureerò in Economia, laurea triennale, all'ultimo appello prima di essere classificato come fuori corso, percorso a cui mi sono iscritto con due anni di ritardo, uno derivante ad una bocciatura durante le superiori e un anno perso in cui ho deciso di fare un anno sabbatico lavorando in una compagnia assicurativa prima di iscrivermi all'università. Ora, a pochi giorni dalla mia discussione sono in preda a uno stato di angoscia che mi porto dietro da più di un anno, ho quasi 25 anni e ho solo concluso una laurea triennale, senza aver più fatto esperienze lavorative.
Dovrò aspettare settembre per decidere cosa fare, mi piacerebbe continuare a studiare, perchè dopotutto ho una buona media e mi piace studiare, ma ho una paura tremenda che a 27 anni, quando finirò la mia laurea magistrale, io sia troppo vecchio per il mondo del lavoro, troppo vecchio e senza esperienza per affrontare la concorrenza di 24enni con il mio stesso titolo di studio. È un anno che soffro, ho attacchi di panico durante la notte e crisi di pianto.
Mi sento tremendamente in colpa per le mie scelte sbagliate, ho una costante paura di non riuscire a costruire un futuro indipendentemente dai miei sforzi, faccio corsi per ottenere certificazioni aggiuntive per colmare questo mio problema nel curriculum, ho migliorato la conoscenza della lingua inglese ottenendo un livello avanzato, ma quando mi ritrovo a pensare a cosa potrei fare o cosa potrei essere bravo a fare mi pervade un senso di inutilità e mi sento perso.
Non ho nessuno con cui parlare di questo mio problema perchè gli amici che conoscono si limitano a dirmi di non preoccuparmi, che mi faccio troppi problemi e mi sento sempre più solo.
Mi sento in colpa perchè a 25 anni gravo ancora sui miei genitori, che non navigano nell'oro e si spaccano la schiena ogni giorno a lavoro, non hanno mai voluto farmi mancare nulla e mi hanno sempre appoggiato, e pur con il loro appoggio credo di aver sbagliato tutto e mi sento tremendamente in debito con loro. Non so più che fare, vorrei studiare ma penso sia ormai finire a 27 anni una laurea specialistica in economia, attualmente sto cercando lavoro ma non trovo nulla.
E' possibile secondo voi, con l'aiuto di un professionista, superare questo mio complesso di inferiorità verso tutti e riuscire a gestire le mie ansie e preoccupazioni
Vi scrivo per chiedervi un parere in base al momento della mia vita che sto vivendo.
Tra qualche giorno mi laureerò in Economia, laurea triennale, all'ultimo appello prima di essere classificato come fuori corso, percorso a cui mi sono iscritto con due anni di ritardo, uno derivante ad una bocciatura durante le superiori e un anno perso in cui ho deciso di fare un anno sabbatico lavorando in una compagnia assicurativa prima di iscrivermi all'università. Ora, a pochi giorni dalla mia discussione sono in preda a uno stato di angoscia che mi porto dietro da più di un anno, ho quasi 25 anni e ho solo concluso una laurea triennale, senza aver più fatto esperienze lavorative.
Dovrò aspettare settembre per decidere cosa fare, mi piacerebbe continuare a studiare, perchè dopotutto ho una buona media e mi piace studiare, ma ho una paura tremenda che a 27 anni, quando finirò la mia laurea magistrale, io sia troppo vecchio per il mondo del lavoro, troppo vecchio e senza esperienza per affrontare la concorrenza di 24enni con il mio stesso titolo di studio. È un anno che soffro, ho attacchi di panico durante la notte e crisi di pianto.
Mi sento tremendamente in colpa per le mie scelte sbagliate, ho una costante paura di non riuscire a costruire un futuro indipendentemente dai miei sforzi, faccio corsi per ottenere certificazioni aggiuntive per colmare questo mio problema nel curriculum, ho migliorato la conoscenza della lingua inglese ottenendo un livello avanzato, ma quando mi ritrovo a pensare a cosa potrei fare o cosa potrei essere bravo a fare mi pervade un senso di inutilità e mi sento perso.
Non ho nessuno con cui parlare di questo mio problema perchè gli amici che conoscono si limitano a dirmi di non preoccuparmi, che mi faccio troppi problemi e mi sento sempre più solo.
Mi sento in colpa perchè a 25 anni gravo ancora sui miei genitori, che non navigano nell'oro e si spaccano la schiena ogni giorno a lavoro, non hanno mai voluto farmi mancare nulla e mi hanno sempre appoggiato, e pur con il loro appoggio credo di aver sbagliato tutto e mi sento tremendamente in debito con loro. Non so più che fare, vorrei studiare ma penso sia ormai finire a 27 anni una laurea specialistica in economia, attualmente sto cercando lavoro ma non trovo nulla.
E' possibile secondo voi, con l'aiuto di un professionista, superare questo mio complesso di inferiorità verso tutti e riuscire a gestire le mie ansie e preoccupazioni
[#1]
Salve,
se da una parte ci parla di alcune difficoltà che sente e delle sue preoccupazioni per il futuro, dall'altra sembra suggerire di vivere un senso di inferiorità e di ansia che non sente di riuscire a gestire.
È come se lei stesso fornisse una strada preziosa da percorrere e dobbiamo tenere questo nel massimo conto. Se è vero che il mondo del lavoro è difficile e il futuro è incerto, se vuole anche solo per definizione, è pur vero che forse sta caricando queste difficoltà emotivamente, sentendosi inferiore agli altri e non pensando di poter affrontare quegli ostacoli che la vita ci presenta.
Ad esempio capita che bisogna cercare a lungo prima di ricevere una risposta positiva in ambito lavorativo, ma non per questo bisogna scoraggiarsi. Così come ognuno di noi fa un proprio percorso di studi, ad esempio, che non necessariamente è uguale a quello degli altri.
Forse oggi la laurea imminente è un momento emblematico. È una tappa che si conclude e questo può portare a fare dei bilanci, aumentando in lei un senso di smarrimento e la preoccupazione per il futuro.
Se aggiungiamo anche il debito che sente verso i suoi genitori, questo potrebbe aumentare i vissuti angosciosi di cui parla. E questa sensazione di debito merita senz'altro ascolto.
Leggendo il suo racconto, come le accennavo già, mi sembra di rintracciare in lei una capacità di dare senso ai suoi vissuti, e questo non è mai scontato. E mi sembra di rintracciare un desiderio di affrontarli con l'aiuto di un professionista, in grado di valutare insieme a lei se sia opportuno fare un lavoro psicoterapeutico. Per non sentirsi più inferiore, per non sentirsi più solo, per capire qual è la sua strada, per essere se stesso.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
se da una parte ci parla di alcune difficoltà che sente e delle sue preoccupazioni per il futuro, dall'altra sembra suggerire di vivere un senso di inferiorità e di ansia che non sente di riuscire a gestire.
È come se lei stesso fornisse una strada preziosa da percorrere e dobbiamo tenere questo nel massimo conto. Se è vero che il mondo del lavoro è difficile e il futuro è incerto, se vuole anche solo per definizione, è pur vero che forse sta caricando queste difficoltà emotivamente, sentendosi inferiore agli altri e non pensando di poter affrontare quegli ostacoli che la vita ci presenta.
Ad esempio capita che bisogna cercare a lungo prima di ricevere una risposta positiva in ambito lavorativo, ma non per questo bisogna scoraggiarsi. Così come ognuno di noi fa un proprio percorso di studi, ad esempio, che non necessariamente è uguale a quello degli altri.
Forse oggi la laurea imminente è un momento emblematico. È una tappa che si conclude e questo può portare a fare dei bilanci, aumentando in lei un senso di smarrimento e la preoccupazione per il futuro.
Se aggiungiamo anche il debito che sente verso i suoi genitori, questo potrebbe aumentare i vissuti angosciosi di cui parla. E questa sensazione di debito merita senz'altro ascolto.
Leggendo il suo racconto, come le accennavo già, mi sembra di rintracciare in lei una capacità di dare senso ai suoi vissuti, e questo non è mai scontato. E mi sembra di rintracciare un desiderio di affrontarli con l'aiuto di un professionista, in grado di valutare insieme a lei se sia opportuno fare un lavoro psicoterapeutico. Per non sentirsi più inferiore, per non sentirsi più solo, per capire qual è la sua strada, per essere se stesso.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
La ringrazio dottore per la pronta risposta,
A dir la verità io so quello che vorrei fare ma mi spaventa il dopo, ho paura di percorrere un percorso di laurea magistrale che poi mi intrappoli in sensi di colpa e possibilità nulle di trovare lavoro. Se tornassi indietro non farei l’anno lavorativo e mi iscriverei subito all’università, ma non si può cambiare quello che è successo.
Penso di soffrire in minima parte della paura del fallimento, cosa che ho sempre visto come parte integrante della vita di tutti, senza giudicarlo per quello che è ma come un’opportunita per migliorarsi. Il fatto è che fallire a 27 anni non è fallire a 24, e l’idea di non riuscire a costruirmi una vita mi pesa ogni giorno. Sia chiaro, non pretendo stipendi d’oro o riconoscimenti elevati da subito, sono stato nel mondo del lavoro e so che tutti devono fare la gavetta e sporcarsi le mani, ma l’angoscia dell’eta e dell’aver combinato un pasticcio con la mia vita non mi lascia dormire la notte
A dir la verità io so quello che vorrei fare ma mi spaventa il dopo, ho paura di percorrere un percorso di laurea magistrale che poi mi intrappoli in sensi di colpa e possibilità nulle di trovare lavoro. Se tornassi indietro non farei l’anno lavorativo e mi iscriverei subito all’università, ma non si può cambiare quello che è successo.
Penso di soffrire in minima parte della paura del fallimento, cosa che ho sempre visto come parte integrante della vita di tutti, senza giudicarlo per quello che è ma come un’opportunita per migliorarsi. Il fatto è che fallire a 27 anni non è fallire a 24, e l’idea di non riuscire a costruirmi una vita mi pesa ogni giorno. Sia chiaro, non pretendo stipendi d’oro o riconoscimenti elevati da subito, sono stato nel mondo del lavoro e so che tutti devono fare la gavetta e sporcarsi le mani, ma l’angoscia dell’eta e dell’aver combinato un pasticcio con la mia vita non mi lascia dormire la notte
[#3]
Ha ragione, non possiamo cambiare il passato, ma possiamo utilizzarlo come bagaglio per il nostro presente. A volte invece il passato è talmente presente, che non ci lascia possibilità né alternative nella nostra attualità e per i nostri progetti futuri.
Dal mio punto di vista, che è psicoanalitico, per cambiare le cose è importante occuparci del passato, in modo tale che non condizioni la nostra vita.
Il discorso che fa sul fallimento è suggestivo e importante. Questo riguarda il percorso universitario, ma forse è anche un vissuto trasversale alle sue esperienze, come se ci fosse una caratteristica di fondo che poi si manifesta ogni volta che lei si trova fuori norma diciamo.
Questo, a mio avviso, ci porterebbe a riflettere sui nuclei più profondi della sua personalità, aprendo appunto discorsi sul suo passato e sulle sue esperienze esistenziali. Mi sembra una buona idea poter approfondire dal vivo la sua storia, come desidera lei stesso fare. Anche per valutare un'eventuale psicoterapia.
Leggendo i consulti precedenti mi era parso di rintracciare in lei un perfezionismo con cui si trova a fare i conti, e un conseguente senso di fallimento quando non vi corrisponde.
E sembra che da una parte sente il vissuto del fallimento, l'angoscia e la paura, che non la fanno dormire la notte. Dall'altra però sembra accorgersi che forse è un ideale riuscire ad essere sempre e del tutto conformi.
La vita è accidentata, ha i suoi limiti, e oltretutto possiamo anche ridimensionare i due anni che la differenziano dai suoi colleghi. In fondo sa cosa desidera, questo non è poco. Deve continuare a crederci e proseguire per la sua strada.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dal mio punto di vista, che è psicoanalitico, per cambiare le cose è importante occuparci del passato, in modo tale che non condizioni la nostra vita.
Il discorso che fa sul fallimento è suggestivo e importante. Questo riguarda il percorso universitario, ma forse è anche un vissuto trasversale alle sue esperienze, come se ci fosse una caratteristica di fondo che poi si manifesta ogni volta che lei si trova fuori norma diciamo.
Questo, a mio avviso, ci porterebbe a riflettere sui nuclei più profondi della sua personalità, aprendo appunto discorsi sul suo passato e sulle sue esperienze esistenziali. Mi sembra una buona idea poter approfondire dal vivo la sua storia, come desidera lei stesso fare. Anche per valutare un'eventuale psicoterapia.
Leggendo i consulti precedenti mi era parso di rintracciare in lei un perfezionismo con cui si trova a fare i conti, e un conseguente senso di fallimento quando non vi corrisponde.
E sembra che da una parte sente il vissuto del fallimento, l'angoscia e la paura, che non la fanno dormire la notte. Dall'altra però sembra accorgersi che forse è un ideale riuscire ad essere sempre e del tutto conformi.
La vita è accidentata, ha i suoi limiti, e oltretutto possiamo anche ridimensionare i due anni che la differenziano dai suoi colleghi. In fondo sa cosa desidera, questo non è poco. Deve continuare a crederci e proseguire per la sua strada.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.3k visite dal 12/04/2018.
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