Fobia di guidare la macchina

Salve,sono una ragazza di 25 anni che ha preso la patente appena ne ha compiuti 18,la prima volta che ho sostenuto l'esame teorico sono stata bocciata e l'ho presa molto male,tanto che non volevo neanche più ripeterlo,alla fine mi sono convinta,l'ho rifatto e l'ho superato;per quanto riguarda l'esame pratico sono riuscita a superarlo senza problemi,anche se già durante le guide con l'istruttore avvertivo una certa tensione che credevo dipendesse dall'inesperienza e che con il tempo sarebbe passata.Purtroppo una volta presa la patente non ho avuto modo di guidare più di tanto,i miei genitori sono separati,quindi in casa abbiamo una sola macchina che viene utilizzata da mia madre per andare al lavoro o per spostarsi per altri bisogni.Per un certo periodo ho avuto una mia macchina,ma la utilizzavo pochissimo non avendone estrema necessità,ma anche per paura.Delle volte in cui ho guidato ricordo che provavo una forte ansia, tachicardia, sudorazione, muscoli tesi etc., e a volte sentivo anche una forte ansia anticipatoria. Inoltre ho sempre preferito guidare con qualcuno accanto, anche se mi è capitato di farlo anche da sola, ma per brevi tratti.
Vado,da circa un anno,da uno psicologo,non per questa paura,ma per altre motivazioni: sono una persona fortemente insicura,non credo nelle mie capacità,ho paura di sbagliare,di essere giudicata dagli altri come incapace e questo mi porta al non fare.Oltretutto attualmente sto finendo di studiare per conseguire la seconda laurea e mi spaventa pensare che a breve dovrò per forza scontrarmi con la necessità di guidare visto che il lavoro potrebbe richiedermi l'uso della macchina per gli spostamenti (ah, anche lavorare in parte mi spaventa, sempre perché non mi sento capace di fare niente e vedo gli altri sempre come migliori, più bravi, più attenti etc. di me).Lo psicologo mi dice sempre che ho un atteggiamento molto critico e giudicante verso me stessa, che ho la tendenza a voler controllare tutto senza lasciarmi la possibilità di vivere con calma le cose,mi ha anche detto che la mia paura di guidare è una sorta di metafora e rappresenta la mia paura di allontanarmi dal porto sicuro, di "guidare" la mia vita,e ha riferito che alla base c'è l'ansia da separazione che lui vede presente anche nelle altre mie relazioni.Ho avuto un rapporto simbiotico con mia madre da dopo la separazione dei miei genitori,lei è stata sempre molto protettiva con me mentre mio padre è stato "intermittente", non sempre presente, ma neanche assente. Ad ora con lo psicologo sto lavorando sulla mia individuazione, ma per quanto riguarda la macchina non ho avuto nessun miglioramento se non, a volte, il desiderio fortissimo di riprendere a guidare sempre vinto dalla mia paura. Comincio a temere che non supererò mai questa cosa e questo mi rende triste ed anche arrabbiata con me stessa.Cosa posso fare per superare questa paura?Ormai non guido praticamente più e mi sento sempre un peso per gli altri.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

Lei sta facendo una psicoterapia con questo psicologo? Il Collega è anche specializzato in psicoterapia?

Se sta facendo una psicoterapia, quali sono gli obiettivi specifici che avete messo a fuoco? Quali di questi sono stati raggiunti? Quali ancora no?

Quanto alle insicurezze e paure, e in particolar modo alla paura di guidare, c'è una condizione ben precisa che Lei ha intercettato e che alimenta il problema e cioè:

"... una certa tensione che credevo dipendesse dall'inesperienza e che con il tempo sarebbe passata.Purtroppo una volta presa la patente non ho avuto modo di guidare più di tanto..."

Il problema non è aver paura, anzi è perfettamente ovvio che qualcosa di nuovo o mai sperimentato possa fare anche paura (ma non è l'unica emozione che si prova davanti ad esperienze nuove).

Il vero problema è l'idea che col tempo un problema possa essere superato da solo e soprattutto NON guidare spesso.

L'allenamento alla guida, infatti, è l'unico modo per vincere tale paura, ma anche per diventare più disinvolta alla guida, capace di affrontare manovre che altrimenti non avrebbe modo di imparare.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Innanzitutto Dott.ssa la ringrazio per la risposta.
Sì, lo psicologo da cui vado è specializzato in psicoterapia, il nostro obiettivo per ora è la riuscita di questa mia individuazione. Quando gli parlo del problema della macchina, mi risponde sempre che quando mi sentirò pronta lo affronterò, però non mi sembra di stare facendo nulla al riguardo. Miglioramenti li ho notati nel mio rapporto con mia madre, in quanto comincio a mettere dei confini sani, prima era come se fossimo una sola persona, e nell’esprimere le mie emozioni e sentimenti nelle relazioni, di solito se sono arrabbiata con qualcuno tendo a non farlo presente, lo tengo per me e covo la rabbia.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
La cosa migliore è fare il punto della situazione con il Collega, chiedendo direttamente spiegazioni se qualcosa non è chiaro ed esplicitando i propri bisogni.

Ricordo che la psicoterapia deve essere usata bene dal paziente, in quanto tutto ciò che crea difficoltà deve essere trattato in terapia e non fuori da essa.

Infatti, questo servizio on line è utile anche per un secondo parere, ma in casi del genere è opportuno che sia uno solo il professionista che si pronuncia su una certa problematica, anche perchè ha la conoscenza diretta della situazione e dopo un anno di lavoro terapeutico.

In bocca al lupo!
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Dr.ssa Chiara Illiano Psicologo 31
Gentile utente, comprendo il suo disagio ed il suo bisogno di superare questo stato ansioso che sembra limitarla in molti aspetti della sua vita (anche professionale/lavorativa). Ho letto che è già seguita da un collega, quindi la invito a parlare con lui e a esprimere i suoi bisogni e gli obiettivi preminenti da raggiungere. Come potrà immaginare, esistono molti approcci di psicoterapia, alcuni che si focalizzano subito sul problema da risolvere e poi, in caso, affrontano altri temi (come il mio) ed altri che partono prima da altro per poi, con il tempo, affrontare il problema in questione. Non so di quale approccio sia il collega, ma sicuramente parlarne con lui potrà essere d'aiuto sia a lei che alla terapia che state facendo.
Resto a sua disposizione e le auguro una buona giornata,

Dr.ssa Chiara Illiano
Psicoterapeuta breve ad approccio strategico
www.chiarailliano.com

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