Opportunità non colta, lei se ne è andata e mi sento in colpa
Entrambi poco più che trentenni ci siamo frequentati per un paio di mesi.
Lei bella e piacente anche se all'apparenza poco esuberante. Mi piace, ma non riesco a fidarmi da subito, ha sempre qualcuno che le gira intorno. Io ostento sicurezza, ma la trovo sfugente.
Le prime uscite sono tranquille e pian piano lei si avvicina, anche se io continuo ad essere diffidente. I primi approcci intimi non vanno benissimo, ma non mi spavento. L'intesa aumenterà pian piano, mi dico. In realtà non accadrà.
Lei comincia a dirmi di preferire un "rapporo leggero" (qualche giorno prima mi aveva detto "Mi piaci tanto, io con te voglio crederci") e io non capisco. Era come se i miei dubbi si fossero concretizzati. Lei non voleva legami e voleva sentirsi libera. Mi allontano, ma torno perché in fondo mi piace.
Lei è contenta del mio ritorno, ma non mi dà nessuna certezza, mentre io in qualche maniera la vorrei, mi tranquillizzerebbe. Capisco che è "libera" davvero, ma io voglio conquistarla. In realtà non ci riesco. Ogni volta che provo a far l'amore con lei mi blocco ai preliminari. Non riesco a rilassarmi, mi sento sempre in competizione con qualcuno che forse non esiste. Forse, perché in realtà questo qualcuno esiste eccome. Dopo qualche giorno le faccio la domanda diretta e lei mi risponde "Sì, non hai l'esclusiva. Ho fatto un casino, vedo altre 2 persone che mi piacciono". Mi ha devastato. Vado via, anche se lei mi dice di restare.
Il problema è che torno di nuovo. Mi dice di vederci e io penso che voglia chiarire, dirmi che ha sbagliato e che vuole stare con me. In realtà fa come se niente fosse, non mi dice niente e non capisce perché io non sia rilassato. Ci vediamo un altro paio di volte. Io non cerco sesso, sono coivolto e non mi va di doverla "condividere". Non c'è verso, non riesco a farci l'amore e lei se la prende.
Passa qualche giorno e mi dice (lei!) che è meglio interrompere la conoscenza. Le ricontatto, sembra starci, ma la sua musica non cambia. Pare abbia scelto (immagino) uno degli altri due. Mi sento svuotato e scartato.
Al momento ho due pensieri fissi che non riesco a togliermi dalla mente:
- lei. Ero comunque coinvolto emotivamente e mi manca;
- ho avuto l'opportunità di avvicinarla facendoci l'amore, ma non ci sono riuscito. Non ho problemi fisiologici, ma il mio cervello in quei momenti bloccava tutto. E mi sento in colpa.
Come posso "filtrare" questa esperienza, in modo che mi faccia meno male di come accade ora? Ogni volta che ci penso mi fa star male e sono botte all'autostima e alla mia visione dei rapporti.
Lei bella e piacente anche se all'apparenza poco esuberante. Mi piace, ma non riesco a fidarmi da subito, ha sempre qualcuno che le gira intorno. Io ostento sicurezza, ma la trovo sfugente.
Le prime uscite sono tranquille e pian piano lei si avvicina, anche se io continuo ad essere diffidente. I primi approcci intimi non vanno benissimo, ma non mi spavento. L'intesa aumenterà pian piano, mi dico. In realtà non accadrà.
Lei comincia a dirmi di preferire un "rapporo leggero" (qualche giorno prima mi aveva detto "Mi piaci tanto, io con te voglio crederci") e io non capisco. Era come se i miei dubbi si fossero concretizzati. Lei non voleva legami e voleva sentirsi libera. Mi allontano, ma torno perché in fondo mi piace.
Lei è contenta del mio ritorno, ma non mi dà nessuna certezza, mentre io in qualche maniera la vorrei, mi tranquillizzerebbe. Capisco che è "libera" davvero, ma io voglio conquistarla. In realtà non ci riesco. Ogni volta che provo a far l'amore con lei mi blocco ai preliminari. Non riesco a rilassarmi, mi sento sempre in competizione con qualcuno che forse non esiste. Forse, perché in realtà questo qualcuno esiste eccome. Dopo qualche giorno le faccio la domanda diretta e lei mi risponde "Sì, non hai l'esclusiva. Ho fatto un casino, vedo altre 2 persone che mi piacciono". Mi ha devastato. Vado via, anche se lei mi dice di restare.
Il problema è che torno di nuovo. Mi dice di vederci e io penso che voglia chiarire, dirmi che ha sbagliato e che vuole stare con me. In realtà fa come se niente fosse, non mi dice niente e non capisce perché io non sia rilassato. Ci vediamo un altro paio di volte. Io non cerco sesso, sono coivolto e non mi va di doverla "condividere". Non c'è verso, non riesco a farci l'amore e lei se la prende.
Passa qualche giorno e mi dice (lei!) che è meglio interrompere la conoscenza. Le ricontatto, sembra starci, ma la sua musica non cambia. Pare abbia scelto (immagino) uno degli altri due. Mi sento svuotato e scartato.
Al momento ho due pensieri fissi che non riesco a togliermi dalla mente:
- lei. Ero comunque coinvolto emotivamente e mi manca;
- ho avuto l'opportunità di avvicinarla facendoci l'amore, ma non ci sono riuscito. Non ho problemi fisiologici, ma il mio cervello in quei momenti bloccava tutto. E mi sento in colpa.
Come posso "filtrare" questa esperienza, in modo che mi faccia meno male di come accade ora? Ogni volta che ci penso mi fa star male e sono botte all'autostima e alla mia visione dei rapporti.
[#1]
Psicologo
Gentile Utente
la relazione di cui parla sembra averla vissuta con forte ambivalenza, a volte si allontanava forse in preda alla delusione di non vedere soddisfatto il proprio bisogno affettivo, altre volte tornava come se non riuscisse a resistere alla speranza che le cose potessero cambiare.
In questo tira e molla interiore, mi permetto di farle notare come il suo corpo parlasse nei momenti in cui si sentiva in tensione e non riusciva a rilassarsi, quasi come se, ad un livello non consapevole, il suo corpo dimostrasse con i fatti il disagio nello stare in una relazione che mi appare indefinita.
Nel concludere il mio intervento le propongo due sue affermazioni legate, a mio parere, al modo in cui vive se stesso la sua sessualità:
"mi sento sempre in competizione con qualcuno che forse non esiste"
"non ho problemi fisiologici, ma il mio cervello in quei momenti bloccava tutto. E mi sento in colpa".
Mi sembra quasi come se lei, in certe situazioni, debba sempre essere all'altezza della situazione.
la relazione di cui parla sembra averla vissuta con forte ambivalenza, a volte si allontanava forse in preda alla delusione di non vedere soddisfatto il proprio bisogno affettivo, altre volte tornava come se non riuscisse a resistere alla speranza che le cose potessero cambiare.
In questo tira e molla interiore, mi permetto di farle notare come il suo corpo parlasse nei momenti in cui si sentiva in tensione e non riusciva a rilassarsi, quasi come se, ad un livello non consapevole, il suo corpo dimostrasse con i fatti il disagio nello stare in una relazione che mi appare indefinita.
Nel concludere il mio intervento le propongo due sue affermazioni legate, a mio parere, al modo in cui vive se stesso la sua sessualità:
"mi sento sempre in competizione con qualcuno che forse non esiste"
"non ho problemi fisiologici, ma il mio cervello in quei momenti bloccava tutto. E mi sento in colpa".
Mi sembra quasi come se lei, in certe situazioni, debba sempre essere all'altezza della situazione.
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
Purtroppo è vero. Ho vissuto la storia in modo ambivalente perché cercavo conferme emotive che invece si affievolivano giorno per giorno. Credevo di poterla avvicinare a me, invece lei continuava a non darmi certezze.
La sessualità è stata “amplificata” perché ogni volta sentivo di non avere per me una donna coinvolta e soprattutto non “in esclusiva”, Quasi come a doverla convincere così...
Purtroppo però al momento mi porto dietro i miei due pensieri fissi e non so come superarli.
Purtroppo è vero. Ho vissuto la storia in modo ambivalente perché cercavo conferme emotive che invece si affievolivano giorno per giorno. Credevo di poterla avvicinare a me, invece lei continuava a non darmi certezze.
La sessualità è stata “amplificata” perché ogni volta sentivo di non avere per me una donna coinvolta e soprattutto non “in esclusiva”, Quasi come a doverla convincere così...
Purtroppo però al momento mi porto dietro i miei due pensieri fissi e non so come superarli.
[#3]
Psicologo
Carissimo
i due "pensieri fissi" di cui parla sono legati, sotto sfumature diverse, all'elaborazione della fine di una relazione che sembra non essere mai cominciata per come lei avrebbe voluto.
Non avendo modo, per ovvi motivi, di poter approfondire meglio la portata della sua sofferenza le consiglierei di prendere in considerazione un consulto presso un collega Psicologo/Psicoterapeuta qualora ritenga che la sofferenza legata ai vissuti sopra esposti sia eccessivamente gravosa.
i due "pensieri fissi" di cui parla sono legati, sotto sfumature diverse, all'elaborazione della fine di una relazione che sembra non essere mai cominciata per come lei avrebbe voluto.
Non avendo modo, per ovvi motivi, di poter approfondire meglio la portata della sua sofferenza le consiglierei di prendere in considerazione un consulto presso un collega Psicologo/Psicoterapeuta qualora ritenga che la sofferenza legata ai vissuti sopra esposti sia eccessivamente gravosa.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.1k visite dal 28/03/2018.
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