Dubbio sessuale
Buongiorno cari dottori, vorrei esporre il mio problema. Fin dalla prima adolescenza, convivo con la paura di essere omosessuale, quindi quasi 20 anni. Paura che dal punta di vista pratico non ha riscontro, non ho mai avuto rapporti omo, non ne ho mai avuto desiderio di averlo, non ho mai fantasticato su un uomo. Pratico molta masturbazione sempre con soggetti femminili perché mentalmente è quello che mi eccita. Da pochi mesi sono in cura con uno psicologo, ma ho veramente scarsa fiducia, non noto miglioramenti e ho sempre paura che scavando a fondo capisca di esserlo, visto che ho sempre il dubbio di saperlo ma non ammetterlo a me stesso. Fondamentalmente avrei due domande da porre:
1. Avere questa paura indica certamente una verità di fondo o è possibile che sia totalmente infondata? Io trovo impossibile che una paura irreale possa durare così tanti anni.
2. Come dicevo più su, da quando ho cominciato ad avere questa paura ho cominciato a guardare le ragazze in modo diverso. Da allora, è raro che guardando una ragazza io provi eccitazione o piacere. È capitato, nel corso di questi anni, più o meno frequentemente ma, esempio, se io vedo foto di donne nude non mi fa ne caldo né freddo, quando invece leggo sempre sui social commenti di uomini che impazziscono solo a guardare. Per quanto riguarda l'approccio, spesso ho avuto molto desiderio di avere rapporti con donne, ma nella pratica non ho mai provato piacere nel farlo. O meglio, mai quel piacere che tutti descrivono come splendido. Anche le mie voglie sono fragili: non potrei mai avere una ragazza costante perché non ho continuità sessuale. Mi spiego meglio: se una donna mi eccita, una volta avuto un approccio con lei ed eiaculato, non provo più nulla. Non mi piace più, non ho più voglia di far nulla. Per questo non posso avere una storia perché non posso garantire continuità. L'unica storia che ho avuto, durata 4 anni, è stata un disastro. Non avevo mai voglia, non volevo mai far nulla. È come se per me occorresse soltanto la novità, la ragazza nuova, e una volta "ottenuta" non mi interessa più. Mi chiedo, ma è possibile che tutto questo sia scatenato dalla mia mente o è perché fondamentalmente sono gay? Può una convinzione alterare così tanto il desiderio sessuale tanto da non sentirne il bisogno, tranne casi particolari ma con persone diverse perché la stessa non mi attrae più e devo cambiare per forza?
1. Avere questa paura indica certamente una verità di fondo o è possibile che sia totalmente infondata? Io trovo impossibile che una paura irreale possa durare così tanti anni.
2. Come dicevo più su, da quando ho cominciato ad avere questa paura ho cominciato a guardare le ragazze in modo diverso. Da allora, è raro che guardando una ragazza io provi eccitazione o piacere. È capitato, nel corso di questi anni, più o meno frequentemente ma, esempio, se io vedo foto di donne nude non mi fa ne caldo né freddo, quando invece leggo sempre sui social commenti di uomini che impazziscono solo a guardare. Per quanto riguarda l'approccio, spesso ho avuto molto desiderio di avere rapporti con donne, ma nella pratica non ho mai provato piacere nel farlo. O meglio, mai quel piacere che tutti descrivono come splendido. Anche le mie voglie sono fragili: non potrei mai avere una ragazza costante perché non ho continuità sessuale. Mi spiego meglio: se una donna mi eccita, una volta avuto un approccio con lei ed eiaculato, non provo più nulla. Non mi piace più, non ho più voglia di far nulla. Per questo non posso avere una storia perché non posso garantire continuità. L'unica storia che ho avuto, durata 4 anni, è stata un disastro. Non avevo mai voglia, non volevo mai far nulla. È come se per me occorresse soltanto la novità, la ragazza nuova, e una volta "ottenuta" non mi interessa più. Mi chiedo, ma è possibile che tutto questo sia scatenato dalla mia mente o è perché fondamentalmente sono gay? Può una convinzione alterare così tanto il desiderio sessuale tanto da non sentirne il bisogno, tranne casi particolari ma con persone diverse perché la stessa non mi attrae più e devo cambiare per forza?
[#1]
Gentile utente,
Già alcuni mesi fa Le rispondevo così:
"la Sua ansia si manifesta nella paura di essere omosessuale,
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
nutrita dalla scarsa esperienza
e dal fastidio della eiaculazione precoce.
Peccato abbia atteso tanto tempo ad affrontare il problema.
Almeno ora, con noi, c'è stato un punto di partenza.
Il prossimo passo è una visita urologica
e poi un consulto sessuologico di persona,
dato che i Suoi problemi sono curabili!"
In questo consulto ci dice che da poco ha iniziato con uno Psicologo. Ma - importante - è anche Psicoterapeuta?
Però non ha fiducia in lui: "Da pochi mesi sono in cura con uno psicologo, ma ho veramente scarsa fiducia, non noto miglioramenti e ho sempre paura che scavando a fondo capisca di esserlo, visto che ho sempre il dubbio di saperlo ma non ammetterlo a me stesso."
Se non ci si immerge nella esperienza della psicoterapia
facendo tutto il possibile per superare le proprie riserve mentali (difese, resistenze),
lavorando per costruire l' "alleanza terapeutica",
in questo caso non succederà nulla, nulla verrà chiarito.
E dunque La invitiamo a modificare il suo atteggiamento interiore
e a porre le domande al Suo terapeuta che La conosce di persona.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Il problema del mio approccio alla psicoterapia è che i primi due anni circa della mia paura, la vivevo come una convinzione che io reprimevo costantemente, cosa che penso tutt'ora. Quando ne parlavo con la prima psicologa all'età di 16 anni, io sentivo sempre una voce dentro di me che, mentre parlavo con lei, mi confermava la mia paura. Quindi avevo sempre la paura che più scavavo a fondo più potevo scoprire quello che non volevo e quindi preferivo reprimere. Anni dopo, i miei approcci alla psicoterapia sono sempre stati così: non scavare troppo per non svegliare quella voce e quindi non affrontavo mai quel problema. Quando decisi di andare dalla dottoressa di ora (sì, anche psicoterapeuta), pensavo di essere pronto, ma ieri ho capito che non lo sono. Perché ho sempre la sensazione che se scaviamo a fondo possa capire quello che non vorrei mai. E ieri è successo questo, ho cominciato a sentire la voce mi parlava. Quello che mi chiedo è: devo sempre ascoltare e fidarmi ciecamente delle mie sensazioni o sono troppo coinvolto emotivamente per poter essere distaccato e la mia mente, la mia ossessione, può distorcere la realtà che percepisco?
[#3]
E' opportuno che Lei parli alla Sua Psy della "voce"
nel momento stesso in cui inizia a sentirla:
"..E ieri è successo questo, ho cominciato a sentire la voce mi parlava..."
Sarà la sua Psicologa (Psicoterapeuta?) a dirLe cosa fare,
lei - la Psy - non ha paura della "voce".
Questo è l'unico consiglio fondato che noi
- on line -
possiamo darLe.
Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 28/03/2018.
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