Alessitimia ed empatia
Salve dottori,
ho un pensiero fisso che mi affligge molto, ovvero il mio compagno soffre di alessitimia.
Abbiamo indagato insieme su quali potessero essere le cause scatenanti di ciò, Lui ad oggi è pienamente consapevole di tutto questo.
Siamo arrivati ad un suo punto di sfogo, lui da bambino ricorda di non essere così, come è adesso e riesce a "memoria" a tornare indietro e a provare quelle emozioni che lo rendevano felice, ma che adesso per qualche assurdo motivo non riesce a provare più, ne ad esprimerle a parole. Gli sono state tolte, con la violenza.
Dice di non riuscire a capire gli stati d'animo altrui, che non riesce a mettersi "nei loro panni" e quando capita di discutere, ci ritroviamo a dover spiegare il problema come se fosse una lezione di matematica, strutturalmente a a furia di ripetere, capisce, e poi comunque non va a risolversi. Capta il discorso e lo devia in qualsiasi modo, dando sempre la colpa a me, che invece di troncare il litigio continuo nella speranza che la discussione diventi costruttiva e non che resti fine a se stessa. Per lui sono polemiche, ammette di aver capito il mio punto di vista ma non riesce a risolvere nulla.
Mi sto impegnando al massimo per aiutarlo, qualche risultato lo ha dimostrato anche se minimo. Prima non aveva assolutamente espressione, in nessun caso e in nessuna circostanza, vive di meccanica. Se vede ridere, ammicca un sorriso striminzito, se ci sono dei funerali piange perchè funziona così. SEMPLICEMENTE VIVE PERCHE' HA IMPARATO CHE CERTE COSE SI FANNO COSI!!
è stato sottoposto al test TAS-20. test dell'albero, della casa e della figura umana. Tutti dimostrano la sua incapacità nel provare qualsiasi tipo di emozione possibile. o meglio, proverà anche qualcosa ma non sa come possa essere identificata ne tantomeno la dimostra.
tutto ciò potrebbe essere dovuto al fatto che da bambino, la madre ordinava al padre di picchiarlo? lo picchiava forte e anche se batteva la testa o si sentiva male, veniva lasciato lì, da solo, e la cosa terrificante è che veniva picchiato senza motivo, non gli veniva mai spiegato il perchè, viveva nel terrore che se il padre si fosse urtato, perchè a fare i compiti ci metteva troppo tempo ad esempio, sarebbe stato massacrato fino al punto di farsi la pipì addosso realmente. e poi lasciato a "capire" qualcosa che non avrebbe mai capito. Ad oggi, il rapporto con il padre è apparentemente normale, a vederlo da fuori, ma dentro di lui, cova ancora la "speranza" che questo padre possa scusarsi degli "abusi di potere fatti su di lui" che lo descrive come una persona che lo picchiava solo per farsi GRANDE con i parenti e gli amici, perchè tutti lo sapevano ma nessuno è mai intervenuto. Adesso per cercare di entrare in contatto con se stesso, sta svolgendo tante attività di disegno, sta cercando di tornare bambino e io lo appoggio e gli sto vicino, anche se poco ma sembra che stia dando risultati buoni. non so cosa potrei fare, per farlo sentire meglio e per portare fuori di lui quelle emozioni che porta represse in se stesso, per paura di essere PROBABILMENTE... PICCHIATO DALLA SOCIETA'?
La ringrazio davvero di cuore se potrà aiutarmi in qualche modo, e comunque per avermi dedicato il suo tempo nella lettura di questo messaggio.
Le porgo distinti saluti e le auguro una buona giornata.
ho un pensiero fisso che mi affligge molto, ovvero il mio compagno soffre di alessitimia.
Abbiamo indagato insieme su quali potessero essere le cause scatenanti di ciò, Lui ad oggi è pienamente consapevole di tutto questo.
Siamo arrivati ad un suo punto di sfogo, lui da bambino ricorda di non essere così, come è adesso e riesce a "memoria" a tornare indietro e a provare quelle emozioni che lo rendevano felice, ma che adesso per qualche assurdo motivo non riesce a provare più, ne ad esprimerle a parole. Gli sono state tolte, con la violenza.
Dice di non riuscire a capire gli stati d'animo altrui, che non riesce a mettersi "nei loro panni" e quando capita di discutere, ci ritroviamo a dover spiegare il problema come se fosse una lezione di matematica, strutturalmente a a furia di ripetere, capisce, e poi comunque non va a risolversi. Capta il discorso e lo devia in qualsiasi modo, dando sempre la colpa a me, che invece di troncare il litigio continuo nella speranza che la discussione diventi costruttiva e non che resti fine a se stessa. Per lui sono polemiche, ammette di aver capito il mio punto di vista ma non riesce a risolvere nulla.
Mi sto impegnando al massimo per aiutarlo, qualche risultato lo ha dimostrato anche se minimo. Prima non aveva assolutamente espressione, in nessun caso e in nessuna circostanza, vive di meccanica. Se vede ridere, ammicca un sorriso striminzito, se ci sono dei funerali piange perchè funziona così. SEMPLICEMENTE VIVE PERCHE' HA IMPARATO CHE CERTE COSE SI FANNO COSI!!
è stato sottoposto al test TAS-20. test dell'albero, della casa e della figura umana. Tutti dimostrano la sua incapacità nel provare qualsiasi tipo di emozione possibile. o meglio, proverà anche qualcosa ma non sa come possa essere identificata ne tantomeno la dimostra.
tutto ciò potrebbe essere dovuto al fatto che da bambino, la madre ordinava al padre di picchiarlo? lo picchiava forte e anche se batteva la testa o si sentiva male, veniva lasciato lì, da solo, e la cosa terrificante è che veniva picchiato senza motivo, non gli veniva mai spiegato il perchè, viveva nel terrore che se il padre si fosse urtato, perchè a fare i compiti ci metteva troppo tempo ad esempio, sarebbe stato massacrato fino al punto di farsi la pipì addosso realmente. e poi lasciato a "capire" qualcosa che non avrebbe mai capito. Ad oggi, il rapporto con il padre è apparentemente normale, a vederlo da fuori, ma dentro di lui, cova ancora la "speranza" che questo padre possa scusarsi degli "abusi di potere fatti su di lui" che lo descrive come una persona che lo picchiava solo per farsi GRANDE con i parenti e gli amici, perchè tutti lo sapevano ma nessuno è mai intervenuto. Adesso per cercare di entrare in contatto con se stesso, sta svolgendo tante attività di disegno, sta cercando di tornare bambino e io lo appoggio e gli sto vicino, anche se poco ma sembra che stia dando risultati buoni. non so cosa potrei fare, per farlo sentire meglio e per portare fuori di lui quelle emozioni che porta represse in se stesso, per paura di essere PROBABILMENTE... PICCHIATO DALLA SOCIETA'?
La ringrazio davvero di cuore se potrà aiutarmi in qualche modo, e comunque per avermi dedicato il suo tempo nella lettura di questo messaggio.
Le porgo distinti saluti e le auguro una buona giornata.
[#1]
Cara Utente,
mi spiace molto per quello che ha passato il suo fidanzato da bambino ed è più che comprensibile che, crescendo in quel clima violento e abusante, oggi abbia seri problemi nell'identificare in sé e negli altri le diverse emozioni.
La capacità di empatia nasce e si sviluppa all'interno della relazione con un adulto che agevoli la comprensione delle emozioni e immagino che nessun adulto abbia fatto questo lavoro psicologico, fondamentale e fisiologico, assieme a lui.
Ne consegue l'incapacità di capire cosa prova: non tanto la scomparsa delle emozioni, quanto la mancata possibilità di andare oltre l'identificazione dello stato emotivo come genericamente "positivo" o "negativo" - e quindi l'incapacità di dare un nome preciso agli stati d'animo.
Chi l'ha sottoposto a test grafici e psicometrici?
Ha iniziato un percorso psicologico?
mi spiace molto per quello che ha passato il suo fidanzato da bambino ed è più che comprensibile che, crescendo in quel clima violento e abusante, oggi abbia seri problemi nell'identificare in sé e negli altri le diverse emozioni.
La capacità di empatia nasce e si sviluppa all'interno della relazione con un adulto che agevoli la comprensione delle emozioni e immagino che nessun adulto abbia fatto questo lavoro psicologico, fondamentale e fisiologico, assieme a lui.
Ne consegue l'incapacità di capire cosa prova: non tanto la scomparsa delle emozioni, quanto la mancata possibilità di andare oltre l'identificazione dello stato emotivo come genericamente "positivo" o "negativo" - e quindi l'incapacità di dare un nome preciso agli stati d'animo.
Chi l'ha sottoposto a test grafici e psicometrici?
Ha iniziato un percorso psicologico?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Salve dottoressa,
Grazie mille per la risposta così immediata.
Si ha iniziato un percorso psicologico,
Ma tutto ciò viene annullato dalla madre.
Lui da lei si è sempre sentito TRADITO, poichè prima lo faceva massacrare di botte e poi dopo, lei faceva la parte della buona.
ancora oggi lei gioca un ruolo "SPORCO" nella vita del figlio,
di fatto lei deve ottenere da lui tutte le attenzioni e i suoi bisogni devono essere soddisfatti in maniera di pretesa, se così non dovesse essere lei lo minaccia dicendo "LO DICO A TUO PADRE, SAI CHE SUCCEDE SE NON LO FAI"
ad oggi il padre non lo picchia più, ha 27 anni, se ne è andato di casa e convive con me da quasi 3 anni, ma lei, nonostante tutti i problemi che avesse dimostrato di avere il figlio, sia psicologici sia economici non ha mai fatto nulla per lui se non peggiorare il suo stato economico e psicologico, umiliandolo e sminuendolo, offendendolo e rendendolo un burattino da muovere a suo piacimento. e lui ogni volta si infuria, ma deve fare ciò che dice lei, altrimenti, inizia una polemica infinita fatta di rinfacci e ricatti.
Lui non la vive bene, ma non credo che avrà mai la forza di allontanarsi da loro, non so cosa devo fare, sto cercando di fare di tutto ma come c'è qualche miglioramento, lei con la sua pretenzione e manipolazione lo distrugge e lo fa stare male senza nessun motivo.
Sono davvero disperata, non so più dove sbattere la testa.
Questa situazione per me sta degenerando e sta diventando davvero un incubo reale.
Cordialmente
Grazie mille per la risposta così immediata.
Si ha iniziato un percorso psicologico,
Ma tutto ciò viene annullato dalla madre.
Lui da lei si è sempre sentito TRADITO, poichè prima lo faceva massacrare di botte e poi dopo, lei faceva la parte della buona.
ancora oggi lei gioca un ruolo "SPORCO" nella vita del figlio,
di fatto lei deve ottenere da lui tutte le attenzioni e i suoi bisogni devono essere soddisfatti in maniera di pretesa, se così non dovesse essere lei lo minaccia dicendo "LO DICO A TUO PADRE, SAI CHE SUCCEDE SE NON LO FAI"
ad oggi il padre non lo picchia più, ha 27 anni, se ne è andato di casa e convive con me da quasi 3 anni, ma lei, nonostante tutti i problemi che avesse dimostrato di avere il figlio, sia psicologici sia economici non ha mai fatto nulla per lui se non peggiorare il suo stato economico e psicologico, umiliandolo e sminuendolo, offendendolo e rendendolo un burattino da muovere a suo piacimento. e lui ogni volta si infuria, ma deve fare ciò che dice lei, altrimenti, inizia una polemica infinita fatta di rinfacci e ricatti.
Lui non la vive bene, ma non credo che avrà mai la forza di allontanarsi da loro, non so cosa devo fare, sto cercando di fare di tutto ma come c'è qualche miglioramento, lei con la sua pretenzione e manipolazione lo distrugge e lo fa stare male senza nessun motivo.
Sono davvero disperata, non so più dove sbattere la testa.
Questa situazione per me sta degenerando e sta diventando davvero un incubo reale.
Cordialmente
[#3]
Immagino che la gestione dell'allontanamento dalla madre sarà affrontata in terapia in modo tale che il suo compagno arrivi ad avere un rapporto più distaccato e sano con lei o a tagliare i ponti, se il primo obiettivo non fosse raggiungibile.
Gli suggerisca di parlarne di più in seduta, facendogli presente che questa situazione alimenta le sue tensioni e non gli consente di concentrarsi sulla terapia.
Gli parli per il suo bene, non dandogli l'impressione di avercela con i suoi genitori, perché non contano i suoi sentimenti ma quello che è meglio per lui.
Al limite cerchi un sostegno anche per sé stessa (ad es. presso il consultorio familiare), se si sente esasperata, perché questa situazione non sarebbe facile per nessuno.
Gli suggerisca di parlarne di più in seduta, facendogli presente che questa situazione alimenta le sue tensioni e non gli consente di concentrarsi sulla terapia.
Gli parli per il suo bene, non dandogli l'impressione di avercela con i suoi genitori, perché non contano i suoi sentimenti ma quello che è meglio per lui.
Al limite cerchi un sostegno anche per sé stessa (ad es. presso il consultorio familiare), se si sente esasperata, perché questa situazione non sarebbe facile per nessuno.
[#4]
Utente
Grazie mille di nuovo dottoressa,
Per adesso, sto cercando di essere emotivamente e psicologicamente stabile, lo sto facendo per lui, per il suo bene e per poter assicurare al mio compagno un futuro migliore.
Di fatto io non ce l'ho affatto con i suoi genitori, ho riferito così come mi è stato raccontato, con me loro sono molto tranquilli, forse mascherati.
Ho un altro dilemma,
Sempre al mio compagno è stata diagnosticata un alopecia inspiegata,
Fa cure adeguate ma sembra non avere successo.
Crediamo entrambi che ciò sia dovuto e scatenato da fattori di forte stress e di pressione psicologica.
Secondo lei è possibile una cosa del genere?
Con chi dovrei approfondire questo argomento?
Purtroppo siamo in difficoltà economica e fare tutto insieme risulterebbe davvero impossibile.
C'è qualche centro nei pressi di Roma (Siamo della provincia) a cui potremmo rivolgerci?
Lui comunque in questo periodo vedo che cerca di interrompere le sedute.
è giusto che faccia tutto ciò che le dice la madre?
è possibile trovare un modo per poter iniziare a stare meglio e affrontare la terapia in modo sereno?
c'è un modo, per poter fare in modo di farli capire che la madre influisce negativamente e costantemente nel suo percorso psicologico?
Grazie!
Per adesso, sto cercando di essere emotivamente e psicologicamente stabile, lo sto facendo per lui, per il suo bene e per poter assicurare al mio compagno un futuro migliore.
Di fatto io non ce l'ho affatto con i suoi genitori, ho riferito così come mi è stato raccontato, con me loro sono molto tranquilli, forse mascherati.
Ho un altro dilemma,
Sempre al mio compagno è stata diagnosticata un alopecia inspiegata,
Fa cure adeguate ma sembra non avere successo.
Crediamo entrambi che ciò sia dovuto e scatenato da fattori di forte stress e di pressione psicologica.
Secondo lei è possibile una cosa del genere?
Con chi dovrei approfondire questo argomento?
Purtroppo siamo in difficoltà economica e fare tutto insieme risulterebbe davvero impossibile.
C'è qualche centro nei pressi di Roma (Siamo della provincia) a cui potremmo rivolgerci?
Lui comunque in questo periodo vedo che cerca di interrompere le sedute.
è giusto che faccia tutto ciò che le dice la madre?
è possibile trovare un modo per poter iniziare a stare meglio e affrontare la terapia in modo sereno?
c'è un modo, per poter fare in modo di farli capire che la madre influisce negativamente e costantemente nel suo percorso psicologico?
Grazie!
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Mi fa domande alle quali non è possibile rispondere con un consulto online e rinnovo l'invito a rivolgersi anche lei ad uno psicologo che possa parlarle di persona e sostenerla.
Se si rivolgerà ad una struttura pubblica (consultorio, centro di salute mentale) non si sobbarcherà costi che non può affrontare.
Non escluda di avercela con i suoi suoceri, anche se le sembra qualcosa di non accettabile: alla luce di quanto racconta mi sembra più che comprensibile che sia arrabbiata con loro per quello che hanno fatto e che stanno ancora facendo al suo fidanzato.
Se le sembra che lui stia cercando di svicolare dalla terapia può chiedergli come mai ha questa impressione e se è corretta: può anche darsi che non si trovi bene con chi lo sta seguendo, cosa che può succedere a tutti, e in tal caso potrebbe essere opportuno che cambiasse.
Per quanto riguarda l'alopecia è possibile che dipenda dallo stress e vale la pena che ne parli in seduta.
Se è seguito anche da un medico psichiatra - cosa che consiglierei, se già non avvenisse - potrebbe parlarne con lui.
Se si rivolgerà ad una struttura pubblica (consultorio, centro di salute mentale) non si sobbarcherà costi che non può affrontare.
Non escluda di avercela con i suoi suoceri, anche se le sembra qualcosa di non accettabile: alla luce di quanto racconta mi sembra più che comprensibile che sia arrabbiata con loro per quello che hanno fatto e che stanno ancora facendo al suo fidanzato.
Se le sembra che lui stia cercando di svicolare dalla terapia può chiedergli come mai ha questa impressione e se è corretta: può anche darsi che non si trovi bene con chi lo sta seguendo, cosa che può succedere a tutti, e in tal caso potrebbe essere opportuno che cambiasse.
Per quanto riguarda l'alopecia è possibile che dipenda dallo stress e vale la pena che ne parli in seduta.
Se è seguito anche da un medico psichiatra - cosa che consiglierei, se già non avvenisse - potrebbe parlarne con lui.
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Gentile utente, ho letto la sua storia e posso solo immaginare quello che sta provando il suo compagno ma soprattutto lei, che sta vivendo in una situazione molto difficile cercando di fare tutto il possibile per aiutare la persona che ama.
Concordo pienamente con la collega, inutile dirlo, con tutto ciò che le ha scritto. Anche sull'impossibilità di rispondere a certe domande senza un consulto o comunque in un luogo come questo.
Quello che mi preme, però, è che lei pensi anche alla sua di vita, a ciò che sta provando ed alle difficoltà che sta incontrando. Dedichi del tempo a se stessa, cerchi di trovare la sua strada in primis, affrontare una situazione del genere non è per nulla facile ed io non vorrei che donando così tanto al suo compagno lei perda di vista se stessa...è un equilibrio fragile e a volte difficile da mantenere.
sicuramente un sopporto psicologico potrà aiutarla in questo, e nelle emozioni che, sicuramente, starà vivendo e che devono trovare uno spazio dedicato. Oltre a ciò, sicuramente, con l'aiuto di un esperto potrà trovare anche delle strategie utili al rapporto con questa persona che sta vivendo tale problematica.
resto a sua disposizione per eventuali dubbi e domande e le faccio i complimenti per la forza che sta dimostrando nei confronti del suo compagno
Concordo pienamente con la collega, inutile dirlo, con tutto ciò che le ha scritto. Anche sull'impossibilità di rispondere a certe domande senza un consulto o comunque in un luogo come questo.
Quello che mi preme, però, è che lei pensi anche alla sua di vita, a ciò che sta provando ed alle difficoltà che sta incontrando. Dedichi del tempo a se stessa, cerchi di trovare la sua strada in primis, affrontare una situazione del genere non è per nulla facile ed io non vorrei che donando così tanto al suo compagno lei perda di vista se stessa...è un equilibrio fragile e a volte difficile da mantenere.
sicuramente un sopporto psicologico potrà aiutarla in questo, e nelle emozioni che, sicuramente, starà vivendo e che devono trovare uno spazio dedicato. Oltre a ciò, sicuramente, con l'aiuto di un esperto potrà trovare anche delle strategie utili al rapporto con questa persona che sta vivendo tale problematica.
resto a sua disposizione per eventuali dubbi e domande e le faccio i complimenti per la forza che sta dimostrando nei confronti del suo compagno
Dr.ssa Chiara Illiano
Psicoterapeuta breve ad approccio strategico
www.chiarailliano.com
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 5.4k visite dal 14/03/2018.
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