Philofobia - Come comportarsi con chi ne è affetto

Gentile Staff di Medicitalia.it, la situazione che vorrei sottoporvi è abbastanza "semplice".
Da pochi mesi frequento un uomo di 30 anni che pare presentare tutti i sintomi di quella che chiamano "philofobia". La persona in questione ne ha parlato apertamente. Non ha usato il termine clinico (probabilmente non sa neanche che esiste), ma un paio di volte mi ha detto chiaramente che non riesce a lasciarsi andare alle emozioni, che anzi è in grado di "controllarle", riuscendo così (a suo dire) a non innamorarsi. Mi ha detto anche che tutte le sue passate relazioni, escluse quelle prettamente sessuali, si sono concluse nel giro di poco tempo perché le sue partner, a un certo punto, si allontanavano, proprio perché lui non ha mai voluto fare quello step (così lo definisce), quel passaggio da una relazione leggera e saltuaria a una più stabile, fatta anche di frequentazioni più assidue e uno slancio emotivo maggiore. Mi ha detto che evita tutto ciò perché non vuole soffrire, né sentirsi costretto. Di contro c'è stato male, nel senso che qualche volta s'è reso conto di essersi pentito di aver lasciato andare una donna. Nonostante ciò, continua a soffocare le sue emozioni, per cui alterna periodi di slancio, dolcezza, avvicinamento e ricerca di attenzioni, a periodi di freddezza in cui si chiude letteralmente a riccio. La cosa che mi ha fatto preoccupare sono i sintomi fisici che ho notato in lui quando trascorriamo la notte insieme. Non capita sempre, ma ogni tanto presenta ansia, respiro corto, mal di testa... come fossero piccoli attacchi di panico. Durante la notte sembra molto vulnerabile: a volte ha questi disagi fisici e si allontana (fisicamente) da me, altre volte invece cerca il contatto fisico costante e non appena mi alzo, anche solo per andare a bere un bicchiere d'acqua, lui si sveglia di soprassalto e mi cerca. Da parte mia non ho mai forzato la mano, se lo sento distaccato non insisto e non lo cerco. Se lo vedo propositivo lo accolgo con serenità. Una volta gli ho proposto di interrompere la storia, ma ha voluto continuare, anche se ha già "previsto" come andrà a finire: e cioè che io inizierò ad avanzare richieste, magari con atteggiamento coercitivo e non trovando riscontro in lui, me ne andrò via. Come comportarsi? Soggetti del genere hanno bisogno di acquisire pian piano la fiducia, con i loro tempi, magari lasciandoli perdere un po' quando non ne vogliono sapere ma facendogli capire che comunque dall'altra parte ci siamo, oppure sarebbe più utile allontanarsi del tutto e in maniera definitiva? Io, ovviamente, gli voglio bene e vorrei stargli accanto, ma non capisco se anche lui lo voglia. Il tira e molla è sempre ambiguo.
Scusate la lunghezza.
Ringrazio molto chiunque vorrà rispondere!
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598

Gentile utente,

la diagnosi deve essere fatta da un clinico e non dalla propria donna.

Questo lo esplicito
perchè nel momento in cui il/la partner - nutrito/a da Dr. Google - "si medicalizza" trasformandosi in specialista senza averne le competenze,
medicalizza anche il rapporto rendendolo asimmetrico e non più unicamente amoroso.

Ci chiede:
"..Come comportarsi? Soggetti del genere hanno bisogno di acquisire pian piano la fiducia.."

Essi hanno bisogno di:
avere una diagnosi specialistica,
seguire un percorso psicologico personale, per poi potersi "affidare all'amore".

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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