La psicoterapia è continuata
Buongiorno,
circa due anni fa mi sono rivolto ad una psicoterapeuta.
Volevo capire come mai il mio rapporto con le donne fosse un pò conflittuale.
Ho sempre cercato una relazione tranquilla, invece mi sono sempre ritrovato in condizioni altamente esplosive.
Ho scelto una donna che dalla foto mi apparisse materna, che mi suscitasse un certo comfort.
Una donna con cui aprirmi e parlare dei miei problemi (e risolverli).
E quindi ho scelto lei.
Già dalla prima volta che l'ho vista però mi è apparsa fredda, anzi...un blocco di ghiaccio.
Con i pazienti che uscivano dal suo studio era invece l'opposto, sempre molto gentile.
Quando ho iniziato a parlare dei miei problemi con le donne si è irrigidita ancora di più.
Mi sono sentito parecchio giudicato, non solo da alcune parole che esprimeva ma anche dal linguaggio del suo corpo.
Ad un certo punto ho dovuto smettere la terapia e sono letteralmente scappato, salvo poi ritornare da lei.
E la psicoterapia è continuata.
Mi aveva consigliato di scrivere un racconto sulle donne, ciò che mi passava per la mente, nelle sedute ero troppo razionale (sue parole) e...come dire...assorbivo tutte le sue frecciate (anche dolorose) rimanendo sempre composto e neutrale.
Visto che mi aveva dato la possibilità di scrivere, ho scritto un racconto molto simbolico.
Mi ero anche divertito un pò nello scrivere, mi ero inventato una fantomatica donna che mi amava e voleva proteggermi (l'avevo chiamata Anima).
Questa donna non aveva peli sulla lingua e quindi ha iniziato a insultare nel racconto pesantemente la psicoterapeuta.
La psicoterapeuta, nonostante cercasse di rimanere calma, ha iniziato a voler a tutti i costi parlare con questa donna del mio racconto.
Ma io ero troppo inibito per farla parlare. Finché scrivevo la mia fantasia andava dove voleva, ma nel suo studio continuavo ad essere il tipo calmo e razionale.
La terapeuta ad un certo punto mi comunica via e-mail che si trasferirà in un'altra città e mi da il nome di un collega.
Così inizio le sedute dal collega. Salta fuori che la psicoterapeuta si era innamorata di me.
Lascia il marito e se ne va a 600 km di distanza.
Trovo la cosa assurda, anzi...ho iniziato a pensare che lo psicoterapeuta avesse qualche rotella fuori posto.
Gli comunico che voglio terminare le sedute.
Sono passati due anni, incontro in questi giorni ad una conferenza uno psicoanalista, ho poco tempo ma mi viene voglia di raccontare cosa è successo con la psicoterapeuta due anni prima, cercando una diversa opinione.
Sorride e mi fa: "è chiaro, era innamorata di te, voleva che la corteggiassi".
Quello che mi ha effettivamente sconvolto è che trovo tutta questa cosa decisamente assurda e surreale.
Ritornare da uno psicoterapeuta mi fa un pò paura, perché mi sembra di andare in situazioni totalmente irrazionali e paradossali.
circa due anni fa mi sono rivolto ad una psicoterapeuta.
Volevo capire come mai il mio rapporto con le donne fosse un pò conflittuale.
Ho sempre cercato una relazione tranquilla, invece mi sono sempre ritrovato in condizioni altamente esplosive.
Ho scelto una donna che dalla foto mi apparisse materna, che mi suscitasse un certo comfort.
Una donna con cui aprirmi e parlare dei miei problemi (e risolverli).
E quindi ho scelto lei.
Già dalla prima volta che l'ho vista però mi è apparsa fredda, anzi...un blocco di ghiaccio.
Con i pazienti che uscivano dal suo studio era invece l'opposto, sempre molto gentile.
Quando ho iniziato a parlare dei miei problemi con le donne si è irrigidita ancora di più.
Mi sono sentito parecchio giudicato, non solo da alcune parole che esprimeva ma anche dal linguaggio del suo corpo.
Ad un certo punto ho dovuto smettere la terapia e sono letteralmente scappato, salvo poi ritornare da lei.
E la psicoterapia è continuata.
Mi aveva consigliato di scrivere un racconto sulle donne, ciò che mi passava per la mente, nelle sedute ero troppo razionale (sue parole) e...come dire...assorbivo tutte le sue frecciate (anche dolorose) rimanendo sempre composto e neutrale.
Visto che mi aveva dato la possibilità di scrivere, ho scritto un racconto molto simbolico.
Mi ero anche divertito un pò nello scrivere, mi ero inventato una fantomatica donna che mi amava e voleva proteggermi (l'avevo chiamata Anima).
Questa donna non aveva peli sulla lingua e quindi ha iniziato a insultare nel racconto pesantemente la psicoterapeuta.
La psicoterapeuta, nonostante cercasse di rimanere calma, ha iniziato a voler a tutti i costi parlare con questa donna del mio racconto.
Ma io ero troppo inibito per farla parlare. Finché scrivevo la mia fantasia andava dove voleva, ma nel suo studio continuavo ad essere il tipo calmo e razionale.
La terapeuta ad un certo punto mi comunica via e-mail che si trasferirà in un'altra città e mi da il nome di un collega.
Così inizio le sedute dal collega. Salta fuori che la psicoterapeuta si era innamorata di me.
Lascia il marito e se ne va a 600 km di distanza.
Trovo la cosa assurda, anzi...ho iniziato a pensare che lo psicoterapeuta avesse qualche rotella fuori posto.
Gli comunico che voglio terminare le sedute.
Sono passati due anni, incontro in questi giorni ad una conferenza uno psicoanalista, ho poco tempo ma mi viene voglia di raccontare cosa è successo con la psicoterapeuta due anni prima, cercando una diversa opinione.
Sorride e mi fa: "è chiaro, era innamorata di te, voleva che la corteggiassi".
Quello che mi ha effettivamente sconvolto è che trovo tutta questa cosa decisamente assurda e surreale.
Ritornare da uno psicoterapeuta mi fa un pò paura, perché mi sembra di andare in situazioni totalmente irrazionali e paradossali.
[#1]
Gentile Utente,
prima di affrontare la problematica che si è creata con la terapeuta, vorrei sapere di più sulla Sua terapia.
Lei scrive: "circa due anni fa mi sono rivolto ad una psicoterapeuta.
Volevo capire come mai il mio rapporto con le donne fosse un pò conflittuale.
Ho sempre cercato una relazione tranquilla, invece mi sono sempre ritrovato in condizioni altamente esplosive."
Quali dinamiche sono state intercettate nel corso della psicoterapia e quali cambiate?
Quali obiettivi terapeutici?
Che tipo di psicoterapia ha seguito?
prima di affrontare la problematica che si è creata con la terapeuta, vorrei sapere di più sulla Sua terapia.
Lei scrive: "circa due anni fa mi sono rivolto ad una psicoterapeuta.
Volevo capire come mai il mio rapporto con le donne fosse un pò conflittuale.
Ho sempre cercato una relazione tranquilla, invece mi sono sempre ritrovato in condizioni altamente esplosive."
Quali dinamiche sono state intercettate nel corso della psicoterapia e quali cambiate?
Quali obiettivi terapeutici?
Che tipo di psicoterapia ha seguito?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Era una costruttivista (non so se si dice così).
Non ricordo di avere sentito parlare di obiettivi terapeutici (o forse l’ho dimenticato).
Ciò che ricordo era che utilizzava parte del materiale (quello che scrivevo) per riformularlo (cioè dare un altro significato).
Inizialmente mi aveva detto che le relazioni possono nascere per diversi motivi, non solo per l’aspetto fisico.
Cosa che inizialmente ho rifiutato, forse perché per me l’attrazione per una donna è molto incentrata sull’aspetto fisico.
Adesso le mie convinzioni si sono leggermente modificate, nel senso che posso anche considerare che l’attrazione per una persona derivi da diversi fattori.
Mi ha chiesto inoltre se soffro di dismorfismo.
In effetti ho dato sempre colpa agli insuccessi sentimentali al mio aspetto.
Non ho mai capito però se ho ragione o torto in questo.
Ad un certo punto della psicoterapia ho iniziato a provare attrazione fisica per lei.
Se ne è accorta.
Questo mi ha distolto dalle reali motivazioni per cui ero andato in psicoterapia.
Quando mi ha detto che si sarebbe trasferita mi è dispiaciuto ma ho accettato la cosa.
Mi ci è voluto un po’ di tempo per razionalizzare il tutto.
Adesso vedo l’innamoramento come un meccanismo psicologico e quando conosco una donna che potenzialmente mi può piacere disinnesco quel meccanismo sul nascere per non rimanere coinvolto.
Perché una volta innamorati, se non si viene corrisposti, si soffre.
Non ricordo di avere sentito parlare di obiettivi terapeutici (o forse l’ho dimenticato).
Ciò che ricordo era che utilizzava parte del materiale (quello che scrivevo) per riformularlo (cioè dare un altro significato).
Inizialmente mi aveva detto che le relazioni possono nascere per diversi motivi, non solo per l’aspetto fisico.
Cosa che inizialmente ho rifiutato, forse perché per me l’attrazione per una donna è molto incentrata sull’aspetto fisico.
Adesso le mie convinzioni si sono leggermente modificate, nel senso che posso anche considerare che l’attrazione per una persona derivi da diversi fattori.
Mi ha chiesto inoltre se soffro di dismorfismo.
In effetti ho dato sempre colpa agli insuccessi sentimentali al mio aspetto.
Non ho mai capito però se ho ragione o torto in questo.
Ad un certo punto della psicoterapia ho iniziato a provare attrazione fisica per lei.
Se ne è accorta.
Questo mi ha distolto dalle reali motivazioni per cui ero andato in psicoterapia.
Quando mi ha detto che si sarebbe trasferita mi è dispiaciuto ma ho accettato la cosa.
Mi ci è voluto un po’ di tempo per razionalizzare il tutto.
Adesso vedo l’innamoramento come un meccanismo psicologico e quando conosco una donna che potenzialmente mi può piacere disinnesco quel meccanismo sul nascere per non rimanere coinvolto.
Perché una volta innamorati, se non si viene corrisposti, si soffre.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 927 visite dal 05/03/2018.
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