L'ombra eterna delle mie ex
Gentili dottori, mi trovo a vivere da molti anni una situazione difficile.
Ho parlato del problema, ai suoi albori,qui:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/538376-amore-senza-attrazione-dipendenze.html
Faccio ora una sintesi,aggiornandola al periodo attuale
Ho vissuto due storie importanti.
Nel primo caso (quello descritto nel link), dopo essermi lasciato tra tanti tormenti con la mia prima ex (che chiamo S),ho vissuto un periodo lunghissimo di tira e molla in cui mi sentivo ancora dipendente da lei,più che altro per il mio senso di accudimento nei suoi confronti. Ho di seguito intrapreso una nuova storia,con G. All'inizio ero molto preso, ma dopo un anno e mezzo ho iniziato a sentire che l'allontanamento che, per forza di cose,questa storia mi aveva causato con S., mi stava pian piano distruggendo. Iniziavo a provare una nostalgia di S. in maniera viscerale. La sognavo di notte,mi risvegliavo con crisi di pianto,sempre più spesso,ed era il senso di colpa per aver chiuso quella storia misto al senso di accudimento che mi provocavano i malumori peggiori.
Non ho retto la situazione,ho lasciato G.,anche qui tra tante sofferenze.Ho provato poi a ricucire con S.,che era ben disposta nei miei confronti, ma per alcune ragioni che non sto qui a dire la cosa non ha funzionato.
Ho passato mesi d'inferno, in cui sia S. sia G. mi mancavano da morire. Mi erano entrate nel cuore,sentivo di amarle ancora entrambe.
Da poco ho iniziato una nuova storia, con F., nata sull'onta dell'attrazione fisica.
Ho paura di mettere in moto anche con lei lo stesso "schema", cioè portare avanti la storia, affezionarmi,per poi troncare,per poi non riuscire a dimenticarla. Lo so, è grottesco tutto questo.
Il terapeuta che mi sta seguendo mi ha detto che io, le donne che ho amato,le ho tenute in una specie di "anticamera",non le ho fatte veramente entrare dentro di me,e da quell'anticamera non riesco neanche a farle uscire.
Il mio"schema”sembra essere così caratterizzato:da un lato mi allontano per una forte tendenza all'indipendenza o per nostalgia di una vecchia storia,dall'altro vorrei riavvicinarmi per questo senso fortissimo di protezione e accudimento,misto al senso di colpa lacerante per il fatto di aver abbandonato.
C'è sicuramente anche un forte senso di "attaccamento" e di impossibilità di elaborare questi lutti. Mi sembro il bambino che è combattuto tra l'attaccamento alla madre e la pulsione all'esplorazione autonoma.
Ho una nostalgia feroce, sia di S, sia di G.,dei momenti insieme a loro,vorrei risentirle,rivederle,dir loro che ho sbagliato,che saranno sempre nel mio cuore,che io per loro ci sarò sempre.Le sogno, sempre, a volte una, a volte l'altra,sogno la loro presenza in un’assenza muta e disperata.
E nel frattempo frequento F…è tutto così assurdo.
Il mio terapeuta per ora sta lavorando sul lenire un po' il mio senso di colpa,sull'accettazione di questa mia dimensione affettiva,ma io mi sento intrappolato in un labirinto fatto di dolore.Non ne esco...
Ho parlato del problema, ai suoi albori,qui:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/538376-amore-senza-attrazione-dipendenze.html
Faccio ora una sintesi,aggiornandola al periodo attuale
Ho vissuto due storie importanti.
Nel primo caso (quello descritto nel link), dopo essermi lasciato tra tanti tormenti con la mia prima ex (che chiamo S),ho vissuto un periodo lunghissimo di tira e molla in cui mi sentivo ancora dipendente da lei,più che altro per il mio senso di accudimento nei suoi confronti. Ho di seguito intrapreso una nuova storia,con G. All'inizio ero molto preso, ma dopo un anno e mezzo ho iniziato a sentire che l'allontanamento che, per forza di cose,questa storia mi aveva causato con S., mi stava pian piano distruggendo. Iniziavo a provare una nostalgia di S. in maniera viscerale. La sognavo di notte,mi risvegliavo con crisi di pianto,sempre più spesso,ed era il senso di colpa per aver chiuso quella storia misto al senso di accudimento che mi provocavano i malumori peggiori.
Non ho retto la situazione,ho lasciato G.,anche qui tra tante sofferenze.Ho provato poi a ricucire con S.,che era ben disposta nei miei confronti, ma per alcune ragioni che non sto qui a dire la cosa non ha funzionato.
Ho passato mesi d'inferno, in cui sia S. sia G. mi mancavano da morire. Mi erano entrate nel cuore,sentivo di amarle ancora entrambe.
Da poco ho iniziato una nuova storia, con F., nata sull'onta dell'attrazione fisica.
Ho paura di mettere in moto anche con lei lo stesso "schema", cioè portare avanti la storia, affezionarmi,per poi troncare,per poi non riuscire a dimenticarla. Lo so, è grottesco tutto questo.
Il terapeuta che mi sta seguendo mi ha detto che io, le donne che ho amato,le ho tenute in una specie di "anticamera",non le ho fatte veramente entrare dentro di me,e da quell'anticamera non riesco neanche a farle uscire.
Il mio"schema”sembra essere così caratterizzato:da un lato mi allontano per una forte tendenza all'indipendenza o per nostalgia di una vecchia storia,dall'altro vorrei riavvicinarmi per questo senso fortissimo di protezione e accudimento,misto al senso di colpa lacerante per il fatto di aver abbandonato.
C'è sicuramente anche un forte senso di "attaccamento" e di impossibilità di elaborare questi lutti. Mi sembro il bambino che è combattuto tra l'attaccamento alla madre e la pulsione all'esplorazione autonoma.
Ho una nostalgia feroce, sia di S, sia di G.,dei momenti insieme a loro,vorrei risentirle,rivederle,dir loro che ho sbagliato,che saranno sempre nel mio cuore,che io per loro ci sarò sempre.Le sogno, sempre, a volte una, a volte l'altra,sogno la loro presenza in un’assenza muta e disperata.
E nel frattempo frequento F…è tutto così assurdo.
Il mio terapeuta per ora sta lavorando sul lenire un po' il mio senso di colpa,sull'accettazione di questa mia dimensione affettiva,ma io mi sento intrappolato in un labirinto fatto di dolore.Non ne esco...
[#1]
Caro Utente,
come mai si sta rivolgendo a noi se è già seguito da un nostro collega?
Ovvimente è lui che, incontrandola dal vivo e conoscendola di persona, può fare qualcosa per lei, mentre noi possiamo ben poco.
Da quanto è seguito? Con che frequenza vi vedete?
Che tipo di percorso sta effettuando? Il collega segue cioè un orientamento in particolare?
come mai si sta rivolgendo a noi se è già seguito da un nostro collega?
Ovvimente è lui che, incontrandola dal vivo e conoscendola di persona, può fare qualcosa per lei, mentre noi possiamo ben poco.
Da quanto è seguito? Con che frequenza vi vedete?
Che tipo di percorso sta effettuando? Il collega segue cioè un orientamento in particolare?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa, in effetti avevo qualche remora anch'io nello scrivere, proprio per questo motivo. Il mio terapeuta è molto serio, scrupoloso...mi sta seguendo anche per altre problematiche, ad esempio quelle legate all'ansia sociale, gli ho messo davanti un bel po' di "carne sul fuoco", in effetti, è normale che io non possa pretendere soluzioni dall'oggi al domani.
E' che su questo problema specifico che ho riportato, sento ancora pochi benefici, per non dire il buio più totale, è come se lui stesse cercando di curarmi nei sintomi, quando avverto nel profondo un cumulo di malessere che in un modo o nell'altro esce sempre fuori (non a caso mi turba molto la cosa quando mi si presenta in sogno). Forse dovrei andare di più in profondità, risalire alle radici...
Per rispondere alle Sue domande: sono in cura da 7 mesi, un incontro a settimana, il mio terapeuta è specializzato in un approccio di tipo cognitivo-comportamentale.
A Suo parere, ovviamente nei limiti di quello che ho scritto, esisterebbe una tipologia di approccio ancora più funzionale? O devo solo avere un po' di pazienza in più? :)
Grazie mille Dottoressa, gentilissima.
E' che su questo problema specifico che ho riportato, sento ancora pochi benefici, per non dire il buio più totale, è come se lui stesse cercando di curarmi nei sintomi, quando avverto nel profondo un cumulo di malessere che in un modo o nell'altro esce sempre fuori (non a caso mi turba molto la cosa quando mi si presenta in sogno). Forse dovrei andare di più in profondità, risalire alle radici...
Per rispondere alle Sue domande: sono in cura da 7 mesi, un incontro a settimana, il mio terapeuta è specializzato in un approccio di tipo cognitivo-comportamentale.
A Suo parere, ovviamente nei limiti di quello che ho scritto, esisterebbe una tipologia di approccio ancora più funzionale? O devo solo avere un po' di pazienza in più? :)
Grazie mille Dottoressa, gentilissima.
[#3]
"È come se lui stesse cercando di curarmi nei sintomi, quando avverto nel profondo un cumulo di malessere che in un modo o nell'altro esce sempre fuori"
Se dopo 7 mesi di Terapia Cognitivo - Comportamentale non sente alcun beneficio e l'approccio le appare oltretutto eccessivamente focalizzato sul sintomo, ma non sulle cause del suo malessere, può cambiare e rivolgersi ad uno psicologo orientamento psicodinamico o psicoanalitico, che potrà corrispondere maggiormente alle sue aspettative e approfondire la trattazione dell'origine dei suoi problemi.
Se dopo 7 mesi di Terapia Cognitivo - Comportamentale non sente alcun beneficio e l'approccio le appare oltretutto eccessivamente focalizzato sul sintomo, ma non sulle cause del suo malessere, può cambiare e rivolgersi ad uno psicologo orientamento psicodinamico o psicoanalitico, che potrà corrispondere maggiormente alle sue aspettative e approfondire la trattazione dell'origine dei suoi problemi.
[#4]
Utente
Grazie Dottoressa. La ringrazio per il suggerimento. Le confesso che sono un po' demotivato, 3 anni fa, quando il malessere era già molto presente, ho fatto circa 6 mesi di terapia, con orientamento completamente diverso da quella attuale, che mi ha deluso molto, anche per l'atteggiamento del terapeuta. Sto capendo in questi giorni che, forse, da questa situazione devo iniziare a pensare di provare uscirne da solo...in qualche modo. La ringrazio per la Sua attenzione.
[#5]
Che tipo di psicoterapia ha effettuato in precedenza?
Al di là degli orientamenti, comunque, quello che conta è il rapporto fra psicologo e paziente, che è sempre un incontro unico e irripetibile e può non funzionare per vari motivi.
In tal caso la scelta più saggia è quella di cambiare, non di rinunciare a risolvere i problemi che non sono risolvibili autonomamente.
Al di là degli orientamenti, comunque, quello che conta è il rapporto fra psicologo e paziente, che è sempre un incontro unico e irripetibile e può non funzionare per vari motivi.
In tal caso la scelta più saggia è quella di cambiare, non di rinunciare a risolvere i problemi che non sono risolvibili autonomamente.
[#6]
Utente
Lo psicoterapeuta precedente era specializzato in psicanalisi archetipica. Davvero, non pretendo da loro la risoluzione magica dei miei problemi, e forse proprio perché il mio non è un problema semmai un groviglio di malesseri di diversa natura e di sedimentari conflitti interni, credo si faccia difficoltà anche soltanto ad inquadrare la cosa. Almeno il mio terapeuta attuale ci sta provando ed io ce la sto mettendo tutta. Il vecchio terapeuta a malapena ricordava il mio nome...
Lei giustamente mi chiede perché mai scriva qui...il fatto è che, da quello che ho raccontato, magari mi potreste dire se a vostro avviso altri approcci terapeutici potrebbero sviscerare meglio la cosa, magari dando anche qualche parere in merito (nella vecchia discussione che ho linkato ho avuto degli ottimi "input"). A tal proposito, La ringrazio di nuovo perché mi ha dato indicazioni molto utili.
Lei giustamente mi chiede perché mai scriva qui...il fatto è che, da quello che ho raccontato, magari mi potreste dire se a vostro avviso altri approcci terapeutici potrebbero sviscerare meglio la cosa, magari dando anche qualche parere in merito (nella vecchia discussione che ho linkato ho avuto degli ottimi "input"). A tal proposito, La ringrazio di nuovo perché mi ha dato indicazioni molto utili.
[#7]
Se chi la seguiva non ricordava nemmeno il suo nome...ha fatto decisamente bene a cambiare.
Dal mio punto di vista però le sarebbe in ogni caso utile una terapia più "approfondita" e cioè non centrata sul sintomo com'è la TCC, dalla quale infatti dice di non avere beneficio.
In riferimento alla precedente terapia è probabile che quello che non andava bene per lei fosse il terapeuta e non l'approccio, che è invece particolarmente utile a sbrogliare quel "groviglio di malesseri di diversa natura e di sedimentari conflitti interni" che riferisce.
Dal mio punto di vista però le sarebbe in ogni caso utile una terapia più "approfondita" e cioè non centrata sul sintomo com'è la TCC, dalla quale infatti dice di non avere beneficio.
In riferimento alla precedente terapia è probabile che quello che non andava bene per lei fosse il terapeuta e non l'approccio, che è invece particolarmente utile a sbrogliare quel "groviglio di malesseri di diversa natura e di sedimentari conflitti interni" che riferisce.
[#8]
Utente
Gentilissima dottoressa, torno a scriverle perché mi trovo un po' in difficoltà in merito al discorso sul cambio di terapeuta. Nel senso: col mio attuale terapeuta non credo di poter "troncare", almeno nell'immediato, perché sto facendo progressi circa alcuni disturbi che mi hanno portato da lui (ansia da palcoscenico, ansia sociale) ma progressi assolutamente nulli sulle problematiche che ho esposto qui. Quello che le chiedo è, a grandi linee, un approccio come quello da Lei indicatomi, in quale direzione muoverebbe? Sicuramente sulla consapevolezza, sul conoscersi più in profondità... però il mio interrogativo è: anche una volta acquisita consapevolezza interiore e magari accettazione della cosa...come poter uscire, fattivamente, da questo labirinto che mi si è comunque creato dentro? Le faccio un esempio...Oggi è il compleanno di G...ho avuto l'esigenza, impellente, di scriverle, e di dirle che la penso spesso, ieri sera mi ha chiamato S e abbiamo parlato più di un'ora, lei è in un momento di crisi e ha ricordato in lacrime di quando stavamo insieme...e la cosa mi ha devastato. Contemporaneamente continuo a frequentare F alla quale mi lega una grande attrazione, ma la cosa mi crea non pochi grattacapi perché sento che non sono preso fino in fondo... quando dicevo che volevo risolvere "da solo" la questione è perché, da questa situazione, ho paura di poterne uscire solo con un cambio di direzione brusco...come allontanarmi da tutte e tre (però so che, mentalmente, non cambierebbe nulla) o dir loro la verità su tutto quello che sento, ovviamente col rischio, anzi la certezza,di non essere per nulla compreso...
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 2.5k visite dal 03/03/2018.
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