Situazione sociale pessima per errori perpetrati nel tempo ma cessati totalmente due anni fa, aspett

La situazione è travagliata: se tre anni fa ero una larva che usciva dalla sua camera solamente per nutrirsi o andare a mangiare fuori con il suo unico amico, adesso la situazione è quasi l'opposto: sono cambiato sia esteticamente (c'è ancora un sacco di lavoro da fare, ma sono migliorato), sia caratterialmente (se prima ero orgoglioso, timido, introverso e impacciato, adesso sono sin troppo estroverso e allegro), sia socialmente (odio stare a casa)... tutto lavoro che ho fatto da solo senza l'aiuto di nessuno. Da un amico sono passato a quattro(per un periodo ho addirittura avuto un gruppetto di amici). Con uno di loro inizierò l'università.
Il problema è che non sono soddisfatto. Per nulla. Tre di questi amici sono come me: vita sociale che si limita ad uscite singole con i loro quattro-cinque amici: a loro va bene così, a me no. E la cosa mi sta deprimendo assai.
È pur vero che lamentarsi non serve a nulla; difatti, dopo un veloce saluto in autobus, ho ricontattato un mio vecchissimo amico e adesso ci siamo "riacchiappiati", al punto che gli ultimi cinque sabati li ho passati con lui in un pub (ed è comunque un passo in avanti). Gli ho spiegato la situazione; è cambiato tantissimo anche lui e sta in una situazione simile alla mia. Ma lui sorride. Come fa?
Insomma, per farla breve: quest'anno inizierò l'uni anche per trovarmi altri amici.
Peccato che sembri un'aspettativa a dir poco irrealistica, perché un mio ex-amico, ora declassato a conoscente, pur andando all'università continua ad uscire con i vecchi amici. Okay, probabilmente non era del tutto interessato, avendo già, appunto, un gruppo (e con cui non sono mai uscito perché non i tre che conosco non si sono mai degnati di chiamare), ma mi ha abbastanza sorpreso come l'università per lui sia una sorta di continus del liceo. Impressione confermata da un mio quasi-amico, con cui guardo le partite, che si è trasferito qui quattro anni fa, e alla domanda "ma sei venuto da poco, gli amici te li sei fatti all'università?" mi ha risposto di no... quindi ho un po' di timore che tutte le mie aspettative possano venire spazzate via, visti i riscontri negativi.
Ho poi una ragazza, che si è però trasferita. Ergo ci stiamo vedendo poco. La situazione potrebbe parzialmente cambiare se parlassi di lei ai miei, ma è complicato. Quando mamma parla dei nipotini sicuro si aspetta dei marmocchi bianchi, non di certo mulatti metà italiani metà ivoriani... insomma, è complicato dirle "guarda, è africana". Voglio solo aspettare che diventi un punto di riferimento, quindi diciamo tra tre-quattro mesi, quando faremo due anni.
Ovviamente dovrò portarla a casa e potendo dormire qua ci vedremo certo più spesso; il fatto è che farla dormire qua, giocoforza, comporterebbe anche farci l'amore. Non mi sento pronto non per una questione ormonale o per inappetenza quando più perché sono sicuro che non riuscirei a soddisfarla e ciò mi condurrebbe in un vortice fortissimo di negatività.
Buongiorno e grazie in anticipo. :)
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

intanto mi focalizzerei sui passi in avanti che hai fatto, sui progetti relativi all'università e su ciò che puoi fare e che può anche andare bene! :-)

Tu, infatti, ti focalizzi esclusivamente su ciò che potrebbe andare male in virtù del fatto che altre persone hanno impostato la propria vita sociale in un certo modo (es amico che esce solo con amici del liceo).

Ma tu sei libero di fare come meglio ti senti, magari di continuare anche ad uscire con i vecchi amici e di farne altri.
Infondo, all'università si conoscono davvero tantissime persone e sarai tu a scegliere quelle con le quali preferirai stare.

Anche la relazione con la tua ragazza non la vedrei così negativa, non credi che alcuni timori siano infondati?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Gentile dottoressa, buongiorno e grazie della risposta e del lavoro che fa e che fate.
Avevo scritto un testo che sforava di oltre duemila caratteri il tetto dei tremila e il riassumere non è esattamente il mio forte.

Ha ragione quando dice che mi focalizzo troppo sulle esperienze altrui, ma non avendo ancora vissuto l'ambiente universitario non posso esprimermi in merito. Da una parte ho le testimonianze vicine e dirette di miei conoscenti, amici ed ex-compagni di classe (ho perso un anno ed è stata una delle cose che mi ha aiutato a crescere e a trasformarmi da larva a ragazzo normale), dall'altra quella di gente ben più grande di me, con cui magari chiacchiero a scuola durante l'intervallo, che mi dicono che l'università è uno dei più grandi centri di aggregazione che esistano, cosa che spero ardentemente; perché, effettivamente, farmi amici o anche un gruppetto all'uni cancellerebbe il 50% dei miei problemi. Ma non è facile.. o sbaglio?

Proprio questa è un'altra delle cose che mi fa stare un po' male. Io frequento una scuola serale. In virtù di ciò, grazie a Dio, dalle 17 alle 23 dal lunedì al venerdì posso tenermi impegnato, e okay che se un giorno salto scuola esco con x, se due giorni dopo ne salto un altro esco con y, ma gli altri tre giorni devo farmeli, giocoforza, a casa, proprio per la mancanza di un gruppo di amici stabile (che ho avuto ma che evidentemente non era destinato a durare più di quei sette-otto mesi). L'unica cosa che a casa mi intrattiene parzialmente è giocare per massimo due ore alla playstation, con altri due amici (che all'inizio non ho nominato) che, per quanto senta quasi tutti i giorni, non sono intenzionati ad uscire o perché hanno il loro circolo chiuso di amici o semplicemente perché non gli va.
La paura è ritrovarmi come quelle persone che vedo da sole a mangiare nei ristoranti.

Ha anche ragione quando mi dice che dovrei essere contento per i miei passi in avanti; in effetti sono contento, ma non mi ci soffermo perché crogiolarsi su un bel passo in avanti è sbagliato. È vero, si tratta di un passo in avanti che ho anche definito "bel", ma è solo il primo di una serie di passi in avanti che devo fare e che spero arriveranno.

Per quanto riguarda la ragazza è un discorso più complicato. Probabilmente ho sbagliato a fondere nella stessa richiesta due turbe mentali e psichiche scollegate e me ne rendo conto solo ora.
Provo a farla breve perché non è giusto che debba stare ad ascoltare tutta questa "roba".

Come ho detto, lei è africana. Sono contentissimo di stare con lei, ma nel 2016 non avremmo mai pensato che saremmo durati due anni, e per questo non abbiamo pensato che se la relazione fosse diventata importante avremmo dovuto presentare l'altro ai genitori dell'altro, e lei in primis ha paura di come possano prenderla i miei, ma anche i suoi. E capisco che non è facilissimo, perché per quanto i miei siano tutt'altro che razzisti, specificare prima di farla entrare a casa "comunque è di colore" sta a significare che comunque la coppia ordinaria è vista come bianca/bianco, mentre tutto il resto vada perlomeno specificato prima, con il rischio di insoddisfazione da parte dei genitori.
A tutto ciò si aggiunge la certezza che non sarò in grado di soddisfarla in ambito sessuale; lei non vede l'ora di fare l'amore, io no-- non perché non ne abbia voglia anch'io, ma il problema dimensioni, finché non perderò quei trenta chili e recuperare quei forse (e massimo) 2-3 centimetri, penso sussista.

Mi scusi per il lungo papelo, buongiorno e buona domenica.