Interruzione degli studi
Gentili dottori,
ho un dubbio persistente che ormai si può dire sta "avvelenando" la mia vita. Il fatto è che non so se interrompere gli studi ormai da troppo tempo. I dubbi sono cominciati a venire il secondo anno della triennale, in cui ho iniziato a chiedermi se mi riconoscevo in quello che stavo studiando, mi davo risposte positive, forse un po' autoimposte, anche se dentro di me mi sentivo soffocare. Pensando fosse un periodo passeggero sono andata avanti con tanta disciplina e costrizione e alla fine mi sono lasciata dietro solo due esami. I mesi in cui mi sono obbligata sono stata molto male fisicamente, ho preso antibiotici senza sosta per tutto l'anno, ho avuto una paresi facciale per cui sono anche andata in pronto soccorso, eruzioni cutanee, mi sono isolata da tutto e tutti. Ma nessuno diceva niente.. dovevo continuare. L'anno scorso poi sono andata in erasmus e lì è iniziato a cambiare qualcosa, ma non come speravo. Infatti ho iniziato non vedere più il senso di quello che stavo facendo, addirittura ci sono stati periodi in cui l'intera esistenza non ne aveva più. Continuavo a sforzarmi ma mi sentivo spenta e i laboratori delle materie che pensavo mi potessero piacere di più si sono rivelati un vero incubo. Non vivendo lo stesso entusiasmo degli altri studenti sono inconsapevolmente uscita da quel contesto e ho fatto amicizia con persone che mi hanno fatto capire che magari stavo male perché mi stavo costringendo troppo. All'inizio sentirmi dire questa frase mi ha dato tanto fastidio, non poteva capitare a me una cosa del genere e soprattutto come avrei potuto spiegarlo ai miei genitori? Non mi avrebbero mai potuta capire, in casa mia non esisteva la frase "stai male perché stai facendo la cosa sbagliata". Perciò ho continuato a sforzarmi e a studiare. Dall'anno scorso ad oggi sono riuscita a dare solo un esame e la mia frustrazione è a livelli altissimi. Non riesco più a fare niente, il mio studio non è efficace, sono svogliata e superficiale, dovrei fare il tirocinio ma anche li non riesco a decidere e agire. Non faccio nulla nemmeno per trovare un lavoretto che potrebbe aiutarmi a svagare. In più da quanto sono tornata sono sempre sola non avendo più amici e ho il costante pensiero di volere tornare nella città in cui ho fatto l'erasmus. Con il piano di studi sono indietro di 10 esami e tirocinio, mi dico sempre vai avanti e poi rimetto sempre in discussione questa scelta, mi sento dentro un tunnel senza via di uscita. Insomma sto male... e ho paura di quello che potrebbe succedere se interrompessi gli studi. Tornare a casa con i miei genitori non la vedo una vera soluzione perché so che mi manipolerebbero per fare che non voglio fare ma non voglio nemmeno continuare a stare in questa situazione che mi fa stare male e in cui non concludo nulla di buono.
Scusate per la lunghezza del mio scritto, è stato più uno sfogo scrivere tutto questo e ringrazio tutti coloro che avranno la pazienza di leggere tutto e rispondere.
ho un dubbio persistente che ormai si può dire sta "avvelenando" la mia vita. Il fatto è che non so se interrompere gli studi ormai da troppo tempo. I dubbi sono cominciati a venire il secondo anno della triennale, in cui ho iniziato a chiedermi se mi riconoscevo in quello che stavo studiando, mi davo risposte positive, forse un po' autoimposte, anche se dentro di me mi sentivo soffocare. Pensando fosse un periodo passeggero sono andata avanti con tanta disciplina e costrizione e alla fine mi sono lasciata dietro solo due esami. I mesi in cui mi sono obbligata sono stata molto male fisicamente, ho preso antibiotici senza sosta per tutto l'anno, ho avuto una paresi facciale per cui sono anche andata in pronto soccorso, eruzioni cutanee, mi sono isolata da tutto e tutti. Ma nessuno diceva niente.. dovevo continuare. L'anno scorso poi sono andata in erasmus e lì è iniziato a cambiare qualcosa, ma non come speravo. Infatti ho iniziato non vedere più il senso di quello che stavo facendo, addirittura ci sono stati periodi in cui l'intera esistenza non ne aveva più. Continuavo a sforzarmi ma mi sentivo spenta e i laboratori delle materie che pensavo mi potessero piacere di più si sono rivelati un vero incubo. Non vivendo lo stesso entusiasmo degli altri studenti sono inconsapevolmente uscita da quel contesto e ho fatto amicizia con persone che mi hanno fatto capire che magari stavo male perché mi stavo costringendo troppo. All'inizio sentirmi dire questa frase mi ha dato tanto fastidio, non poteva capitare a me una cosa del genere e soprattutto come avrei potuto spiegarlo ai miei genitori? Non mi avrebbero mai potuta capire, in casa mia non esisteva la frase "stai male perché stai facendo la cosa sbagliata". Perciò ho continuato a sforzarmi e a studiare. Dall'anno scorso ad oggi sono riuscita a dare solo un esame e la mia frustrazione è a livelli altissimi. Non riesco più a fare niente, il mio studio non è efficace, sono svogliata e superficiale, dovrei fare il tirocinio ma anche li non riesco a decidere e agire. Non faccio nulla nemmeno per trovare un lavoretto che potrebbe aiutarmi a svagare. In più da quanto sono tornata sono sempre sola non avendo più amici e ho il costante pensiero di volere tornare nella città in cui ho fatto l'erasmus. Con il piano di studi sono indietro di 10 esami e tirocinio, mi dico sempre vai avanti e poi rimetto sempre in discussione questa scelta, mi sento dentro un tunnel senza via di uscita. Insomma sto male... e ho paura di quello che potrebbe succedere se interrompessi gli studi. Tornare a casa con i miei genitori non la vedo una vera soluzione perché so che mi manipolerebbero per fare che non voglio fare ma non voglio nemmeno continuare a stare in questa situazione che mi fa stare male e in cui non concludo nulla di buono.
Scusate per la lunghezza del mio scritto, è stato più uno sfogo scrivere tutto questo e ringrazio tutti coloro che avranno la pazienza di leggere tutto e rispondere.
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Gentile Ragazza,
se da un lato le è chiaro cosa NON vuole fare, mi pare che manchi invece la consapevolezza di un'alternativa, oltre che la volontà di prendere una decisione in contrasto con quella che Lei ritiene essere la posizione dei suoi genitori (...ha verificato questa sua convinzione?) .
Tutto ciò la trattiene in ogni caso in una fase di stallo, frustrante e deprimente.
In molti atenei è presente uno sportello di consulenza psicologica e pedagogico-didattica dedicato agli studenti che attraversano periodi di difficoltà come il suo: si è già informata in proposito? Non pensa potrebbe essere un'occasione per provare ad alzare lo sguardo e guardare in direzione del futuro?
Saluti.
se da un lato le è chiaro cosa NON vuole fare, mi pare che manchi invece la consapevolezza di un'alternativa, oltre che la volontà di prendere una decisione in contrasto con quella che Lei ritiene essere la posizione dei suoi genitori (...ha verificato questa sua convinzione?) .
Tutto ciò la trattiene in ogni caso in una fase di stallo, frustrante e deprimente.
In molti atenei è presente uno sportello di consulenza psicologica e pedagogico-didattica dedicato agli studenti che attraversano periodi di difficoltà come il suo: si è già informata in proposito? Non pensa potrebbe essere un'occasione per provare ad alzare lo sguardo e guardare in direzione del futuro?
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la risposta. In effetti é proprio così come dice, quello che mi fa paura é l'alternativa che al momento non ho. Ho provato a parlarne con i miei genitori e come previsto non l'hanno presa bene e dicono ormai di finire visti i sacrifici di tutti quanti e poi di fare quello che voglio, proponendomi però loro stessi le soluzioni (isciviti nell'esercito, fai questo concorso o quell'altro ecc..) e tempestandomi di domande. Il fatto è che non voglio fare nessuna di queste cose che mi propongono, sono cose che vogliono loro e non ho gli strumenti adatti forse per capire cosa voglio io visto che ho passato tutta la vita a fare quello che volevano gli altri, privandomi delle cose che più amavo. La mia paura é di buttarmi di nuovo in qualcosa che non mi corrisponde solo per far qualcosa e ricominciare il ciclo. Dunque preferisco non parlarne molto con la mia famiglia ma piuttosto presentarmi con la decisione già presa, in modo che non possano manipolarmi mentre rifletto.
Ho già chiesto un consulto con la psicologa dell'ateneo ma manca ancora molto tempo prima dell'incontro e nel frattempo continuo a vivere questa situazione...
Grazie per l'attenzione,
Cordiali saluti
La ringrazio per la risposta. In effetti é proprio così come dice, quello che mi fa paura é l'alternativa che al momento non ho. Ho provato a parlarne con i miei genitori e come previsto non l'hanno presa bene e dicono ormai di finire visti i sacrifici di tutti quanti e poi di fare quello che voglio, proponendomi però loro stessi le soluzioni (isciviti nell'esercito, fai questo concorso o quell'altro ecc..) e tempestandomi di domande. Il fatto è che non voglio fare nessuna di queste cose che mi propongono, sono cose che vogliono loro e non ho gli strumenti adatti forse per capire cosa voglio io visto che ho passato tutta la vita a fare quello che volevano gli altri, privandomi delle cose che più amavo. La mia paura é di buttarmi di nuovo in qualcosa che non mi corrisponde solo per far qualcosa e ricominciare il ciclo. Dunque preferisco non parlarne molto con la mia famiglia ma piuttosto presentarmi con la decisione già presa, in modo che non possano manipolarmi mentre rifletto.
Ho già chiesto un consulto con la psicologa dell'ateneo ma manca ancora molto tempo prima dell'incontro e nel frattempo continuo a vivere questa situazione...
Grazie per l'attenzione,
Cordiali saluti
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Per tentare di abbreviare un po' i tempi, potrebbe provare anche a rivolgersi allo sportello Informagiovani del Comune:
https://www.informagiovani-italia.com/
o vedere se al Centro per l'Impiego della Provincia è disponibile uno psicologo per effettuare un bilancio di competenze e/o un colloquio attitudinale.
Insomma, si guardi intorno (oltre che dentro di sé!): magari può scoprire strade fino ad ora non prese in considerazione, o non conosciute.
L'importante è evitare l'immobilismo e il vittimismo, che non possono condurre troppo lontano...
Auguri!
Se le può far piacere, ci aggiorni tra un po' su come stanno andando le cose.
https://www.informagiovani-italia.com/
o vedere se al Centro per l'Impiego della Provincia è disponibile uno psicologo per effettuare un bilancio di competenze e/o un colloquio attitudinale.
Insomma, si guardi intorno (oltre che dentro di sé!): magari può scoprire strade fino ad ora non prese in considerazione, o non conosciute.
L'importante è evitare l'immobilismo e il vittimismo, che non possono condurre troppo lontano...
Auguri!
Se le può far piacere, ci aggiorni tra un po' su come stanno andando le cose.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 875 visite dal 27/02/2018.
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