Pigrizia, narcisismo, traumi, depressione?

Salve,
ho chiesto diversi consulti in psichiatria senza trovare risposte soddisfacenti, così provo a chiedere qui. In breve, ho 31 anni e sono disoccupato da un anno, vivo a carico dei miei genitori, di recente sono stato costretto a fare ritorno al mio paese di origine, dopo più di 10 anni vissuti in un'altra città dove ero andato inizialmente per l'università, ma soprattutto per scappare dalla mia famiglia e dalla provincia e vivere finalmente libero la mia omosessualità, che tutt'ora resta un segreto per i miei. La scelta universitaria l'ho fatta superficialmente, tanto che dopo poco ho iniziato a perdere la motivazione, fino ad abbandonare del tutto, anche a causa di forti difficoltà a socializzare con i compagni al punto da isolarmi completamente, in un circolo vizioso per cui mi sentivo diverso e inferiore sotto vari aspetti, anche se compensavo queste sensazioni con un senso di superiorità, ma in realtà non volevo che nessuno si avvicinasse e mi conoscesse, un rifiuto rigido e automatico, paralizzante, con sintomi di ansia e fobia. Parallelamente ho intensificato l'uso di cannabis, e piano piano ho iniziato a scivolare nella depressione, continuando ad evitare sempre più cose. C'è da premettere che sono stato vittima di bullismo persistente e generalizzato durante l'infanzia, sia per il mio aspetto fisico che per le mie tendenze "cross-gender" si direbbe oggi, poi con il tempo sfumate e represse. Inoltre non ho mai ricevuto un adeguato supporto emotivo dalla mia famiglia, anzi, ho subito abusi psicologici da parte mia madre, che credo abbia un disturbo dell'umore o di personalità. Chiuso il capitolo università ho tentato con grande fatica e sfiducia di lavorare, ma con il bagaglio di vergogna e rabbia che mi portavo dietro e l'uso concomitante di sostanze non sono mai durato a lungo, sia per le crescenti difficoltà a relazionarmi con colleghi e datori di lavoro, sia per l'instabilità e il caos umorale e cognitivo (diffidenza generalizzata, mancanza di speranza, scetticismo, convinzioni errate e disfunzionali, sfiducia nella società e nell'autorità e quindi conflitto). In questo modo la mia autostima ha subito un deterioramento tale da tenermi chiuso in casa per mesi e mesi, senza nel frattempo riuscire mai a chiedere aiuto a nessuno, a spiegare ai miei le reali motivazioni dei miei fallimenti, e maturando persistenti pensieri di morte e idee suicidarie. Non ho mai trovato la forza e il coraggio di andare da uno psicologo o psichiatra o psicoterapeuta. Chiedo aiuto qui, un parere. Come da titolo documentandomi ampiamente negli anni sono arrivato alla conclusione di avere forse dei tratti narcisistici e borderline, alla base un disturbo bipolare minore. O è un disturbo d'ansia, forse ossessivo, evoluto in depressione. Sarei grato a chiunque volesse darmi un parere che vada al di là del mero rinvio a una visita diretta. Se chiedo qui è perché non riesco a farlo dal vivo, perché provo una paura e una vergogna e un senso di colpa soverchianti. Grazie
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(...)e chiedo qui è perché non riesco a farlo dal vivo,(..)
gentile utente, diciamo che sta partendo con l'approccio sbagliato, ossia l'idea illusoria che tramite web possa ricevere una diagnosi e avere risposte terapeutiche. Da qui si possono dare indicazioni di massima e soprattutto avere una idea su cosa di dovrebbe fare.
lei scrive: (...)Non ho mai trovato la forza e il coraggio di andare da uno psicologo o psichiatra o psicoterapeuta.(...)
questo è il primo blocco da superare poichè la sua problematica ha la necessità di un confronto, non solo di sviscerare ciò che ha dentro ma di ricevere strategie adeguate su come affrontare le sue dinamiche mentali disfunzionali. Nessuno sul web entrerebbe mai nel merito di questo suo: (...) maturando persistenti pensieri di morte e idee suicidarie (...) chiunque le direbbe di rivolgersi a uno specialista. ed è quello che deve fare. NON occorre nessun coraggio particolare, solo la forza di fare una telefonata per l'appuntamento. Non troverà nessuna condizione strana tranne cominciare l'approccio come una semplice chiacchierata con un esperto.
Lasci perdere le diagnosi "fai da te" che se pur , per assurdo, confermate sul web, non le porterebbe nessun aiuto operativo.
Si faccia forza e chiami un collega.

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,

Lei ci chiede:
"..sarei grato a chiunque volesse darmi un parere che vada al di là del mero rinvio a una visita diretta. Se chiedo qui è perché non riesco a farlo dal vivo, perché provo una paura e una vergogna e un senso di colpa soverchianti. .."

Lei ha dimostrato coraggio nell'andare via alla Sua famiglia d'origine quando ne ha avuto le possibilità.
Ma contemporaneamente ha accentuato l'autodiagnosi, il rimuginare, il condannarsi.

Nulla di ciò La aiuta a prendere in mano consapevolmente "il mio aspetto fisico .. e... le mie tendenze "cross-gender" si direbbe oggi, poi con il tempo sfumate e represse."

Cerchi un ambulatorio ad hoc, e presenti le tematiche in oggetto.
Probabilmente la vita è una (però è una mia opinione..);
anche per questo è meglio non perdere tempo..., non crede?

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Grazie intanto per le risposte.
Vorrei chiarire che non ho mai pensato di poter ricevere una diagnosi formale qui, ma quantomeno dei riscontri nel merito dei sintomi che ho esposto e delle cose che ho raccontato, cosa che viene spesso concessa ad altri utenti, talvolta anche al di là delle loro intenzioni.
Dottoressa, forse ho usato impropriamente il termine cross-gender, almeno nel senso di disturbo dell'identità di genere. C'è stata una fase nell'infanzia in cui avevo alcuni comportamenti e gusti propri dell'altro sesso, ma per me la cosa era naturale, erano gli altri a farmi sentire sbagliato in questo, inclusa mia madre, che manifestava disgusto e orrore per tali tendenze, e fuori di casa ero vittima di prese in giro e atti di violenza, tanto più perché non mi nascondevo, ero diventato un po' lo zimbello del paese, mi facevano sentire diverso e anormale, anche per alcune mie caratteristiche fisiche, arrivando a paragonarmi ad un animale, insomma, ero indegno di rispetto e inferiore per tutte queste cose. All'epoca reagivo con disinvoltura, mi difendevo, non m'importava, ma crescendo ho iniziato a inibirmi e ad attuare comportamenti di evitamento, limitando la mia iniziativa e la mia libertà, sentivo lo stigma e la vergogna ma compensavo con un atteggiamento spavaldo e provocatorio, spesso assumendo gli stessi atteggiamenti aggressivi da bullo che avevo subito, e al contempo reprimendo gli aspetti che avrebbero potuto scatenare le prese in giro e tentando di adeguarmi al modello eterosessuale, negandomi gli approcci e le esperienze omosessuali che desideravo per tutta l'adolescenza, terrorizzato dalle possibili conseguenze sociali e famigliari. I veri danni però li ho toccati con mano solo quando sono andato fuori per studiare e mi sono reso conto nel tempo di avere una personalità immatura e inautentica, coatta e disgregata, e una profonda e radicata sfiducia e diffidenza, oltre che un feroce disprezzo per me stesso e per gli altri, rabbia e invidia, un certo grado di dismorfofobia, il senso di essere diverso e svantaggiato, e che la vita non avesse davvero nessun senso. Da lì in poi non sono riuscito più a realizzarmi in nulla, rifugiandomi nelle droghe e nella negazione, mentre la depressione procedeva inesorabilmente. Non ho mai potuto chiedere aiuto in famiglia perché loro sono i primi ad essere incapaci di badare a se stessi (mia madre in particolare è patologica ma non si rende conto di esserlo ed è impossibile ragionare o parlare apertamente e con maturità delle cose). Mi sento fondamentalmente solo e incapace, non ho mai creduto davvero che la psicologia, la psicoterapia o la psichiatria possano aiutarmi, quello che ho perso o non ho mai avuto non può restituirmelo nessuno, proprio perché la vita è solo una e non si può tornare indietro. Grazie comunque per l'incoraggiamento e l'ascolto.
[#4]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,

condivido quando scrive che
"..quello che ho perso o non ho mai avuto non può restituirmelo nessuno, proprio perché la vita è solo una e non si può tornare indietro."

Certo, non si può tornare indietroi.
MA SI PUO' ANDARE AVANTI, E MEGLIO.
Questo è quanto si può fare attraverso la psicoterapia.

Comprendo a fondo quando Lei usa le parole
vergogna
stigma
evitamento
atteggiamento spavaldo e provocatorio
feroce disprezzo per me stesso e per gli altri,
rabbia e invidia,
un certo grado di dismorfofobia
...

Ma perchè non rivolgersi ad un "Consultorio Transgenere"
dove verificare e/o trovare accoglienza per i Suoi dubbi e disagi?
Perchè tormentarsi ulteriormente?

Se al proposito Le occorrono info, ci faccia sapere.

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
[#5]
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottoressa, ho dubbi su qualunque cosa ma non sulla mia identità di genere. Mi piacevano anche i giochi da femmina e mi identificavo anche con figure e personaggi femminili, ma non mi.sono mai sentito una donna, né ho mai vissuto il mio corpo maschile come estraneo. Semmai il problema era degli altri. Essere stato ridicolizzato e insultato e picchiato durante l'infanzia e la prima adolescenza. La dismorfofobia deriva dal fatto che mi facevano sentire brutto e diverso, non c'entra con il genere. Inoltre a casa la situazione era instabile e non mi sono mai sentito davvero sicuro e protetto, benché sicuramente viziato ma anche interdetto nell'esprimere spontaneamente pensieri ed emozioni, non potevo ad esempio raccontare del bullismo, o mostrarmi triste o prostrato o incapace o insicuro, perché la reazione di mia madre era di rabbioso e violento rifiuto e disprezzo, oltre che di paura ed esasperazione. Così ho iniziato a reprimere e a nascondere le cose, anche a me stesso. Io scrivo oggi su medicitalia per provare a capire se i sintomi che ho cominciato a presentare già da bambino quali ansia, ossessività, fobie varie, e poi instabilità umorale e difficoltà relazionali, e infine depressione possano dipendere dal mio vissuto, se ho sviluppato un disturbo di personalità, se ho bisogno di cure psichiatriche, e per cosa, dato che l'autodiagnosi non fa testo, ma finora ho ricevuto risposte discordanti (tranne che sulla necessità di farmi visitare da qualcuno). Lei che ne pensa?
[#6]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

"1. ..io scrivo oggi su medicitalia per provare a capire se i sintomi che ho cominciato a presentare già da bambino .. possano dipendere dal mio vissuto,
2. se ho sviluppato un disturbo di personalità,
3. se ho bisogno di cure psichiatriche,
4. e per cosa, .."


Gentile utente,

Sono tutte domande che hanno bisogno di una valutazione psicologica di persona,
che abbia una diagnosi (domanda 2.)
ed ipotizzi poi, in relazione alla diagnosi, eventuali terapie (3. 4.): psicoterapia? terapia farmacologica? abbinamento di entrambe?
Credo Lei possa capire che un insieme così articolato di interrogativi
online possa trovare unicamente un orientamento (fornito in #4).

All'interno di un percorso troverebbe risposta anche la domanda 1., che senza conoscenza diretta sarebbe una pura serie di inutili ipotesi.

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
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