Paranoia mai provata prima
Buongiorno, vi scrivo perché sto soffrendo molto e non posso al momento parlare con uno psicologo o psichiatra presso la ASL (conto di farlo al più presto).
Innanzitutto vi riassumo la mia storia clinica. Per molti anni sono stato male per problemi a relazionarmi con gli altri e difficoltà ad accettare il mio aspetto fisico, e ho sofferto spesso di attacchi di panico. Dopo tanto tempo di continuo e lento peggioramento decido alla fine di recarmi per la prima volta da una psicologa cognitivo-comportamentale nel maggio 2017. La diagnosi è di fobia sociale. Dalla terapia purtroppo non traggo beneficio e quindi d'accordo con la psicologa decido di interromperla.
Su suggerimento del mio medico di base mi rivolgo a uno psichiatra, il quale mi prescrive l'antidepressivo Dropaxin (paroxetina). Prima di questo, non ho mai preso altri psicofarmaci. Dopo due mesi e mezzo di assunzione decido, sempre d'accordo con il mio psichiatra, di sospenderlo perché, oltre a non aver dato gli effetti positivi sperati sull'ansia sociale, mi aveva anche aumentato considerevolmente l'apatia, invece di diminuirla, oltre a provocare una serie di fastidi minori. Devo precisare che non ho mai raggiunto la dose terapeutica consigliata (20 mg) ma mi sono fermato a 12 mg nello scalare in su, essenzialmente perché alla dose superiore ho avuto uno strano e preoccupante aumento dell'ansia che poi è andato via tornando alla dose inferiore.
Adesso sono passati tre mesi circa dall'ultima assunzione del farmaco. L'apatia non è migliorata molto, è ancora peggiore rispetto a prima di prendere il farmaco. Ma il motivo per cui vi scrivo è che da una settimana circa è comparso un nuovo sintomo molto preoccupante. Non so neanch'io bene come descriverlo. Mi sembra davvero di impazzire. Stavo guardando un film nella mia stanza e all'improvviso ho percepito un movimento nella mia visuale periferica. Questo è successo diverse volte, ma tutte le volte che mi giravo a guardare non c'era nulla. Da quel momento sono in costante ansia e mi sembra irrazionalmente di essere in pericolo, senza alcun motivo. Mi sembra di percepire movimenti o oggetti nella mia visuale periferica che devo controllare. Questo accade più spesso quando sono solo, più spesso di notte che di giorno. Ho specialmente paura a stare a casa da solo e a stare sveglio mentre i miei genitori dormono.
Faccio moltissima fatica a distrarmi da questo pensiero, e i miei hobby da introverso (leggere, guardare film) non mi consolano più, non mi ci riesco a concentrare. Oltretutto, a volte vedo dei puntini luminosi che girano, se guardo superfici chiare e luminose (ad es. il cielo).
Sono attacchi di panico? Però così brutti e con questa componente "paranoica" non li ho mai avuti, e non a casa mia, ma in altri luoghi, tendenzialmente affollati.
Che cosa è successo al mio cervello? Che cosa posso fare per ritornare a stare bene?
Innanzitutto vi riassumo la mia storia clinica. Per molti anni sono stato male per problemi a relazionarmi con gli altri e difficoltà ad accettare il mio aspetto fisico, e ho sofferto spesso di attacchi di panico. Dopo tanto tempo di continuo e lento peggioramento decido alla fine di recarmi per la prima volta da una psicologa cognitivo-comportamentale nel maggio 2017. La diagnosi è di fobia sociale. Dalla terapia purtroppo non traggo beneficio e quindi d'accordo con la psicologa decido di interromperla.
Su suggerimento del mio medico di base mi rivolgo a uno psichiatra, il quale mi prescrive l'antidepressivo Dropaxin (paroxetina). Prima di questo, non ho mai preso altri psicofarmaci. Dopo due mesi e mezzo di assunzione decido, sempre d'accordo con il mio psichiatra, di sospenderlo perché, oltre a non aver dato gli effetti positivi sperati sull'ansia sociale, mi aveva anche aumentato considerevolmente l'apatia, invece di diminuirla, oltre a provocare una serie di fastidi minori. Devo precisare che non ho mai raggiunto la dose terapeutica consigliata (20 mg) ma mi sono fermato a 12 mg nello scalare in su, essenzialmente perché alla dose superiore ho avuto uno strano e preoccupante aumento dell'ansia che poi è andato via tornando alla dose inferiore.
Adesso sono passati tre mesi circa dall'ultima assunzione del farmaco. L'apatia non è migliorata molto, è ancora peggiore rispetto a prima di prendere il farmaco. Ma il motivo per cui vi scrivo è che da una settimana circa è comparso un nuovo sintomo molto preoccupante. Non so neanch'io bene come descriverlo. Mi sembra davvero di impazzire. Stavo guardando un film nella mia stanza e all'improvviso ho percepito un movimento nella mia visuale periferica. Questo è successo diverse volte, ma tutte le volte che mi giravo a guardare non c'era nulla. Da quel momento sono in costante ansia e mi sembra irrazionalmente di essere in pericolo, senza alcun motivo. Mi sembra di percepire movimenti o oggetti nella mia visuale periferica che devo controllare. Questo accade più spesso quando sono solo, più spesso di notte che di giorno. Ho specialmente paura a stare a casa da solo e a stare sveglio mentre i miei genitori dormono.
Faccio moltissima fatica a distrarmi da questo pensiero, e i miei hobby da introverso (leggere, guardare film) non mi consolano più, non mi ci riesco a concentrare. Oltretutto, a volte vedo dei puntini luminosi che girano, se guardo superfici chiare e luminose (ad es. il cielo).
Sono attacchi di panico? Però così brutti e con questa componente "paranoica" non li ho mai avuti, e non a casa mia, ma in altri luoghi, tendenzialmente affollati.
Che cosa è successo al mio cervello? Che cosa posso fare per ritornare a stare bene?
[#1]
Gentile ragazzo
ho letto i suoi precedenti post, da lei inviati nel 2017. Il suo disturbo è molto invalidante e interferisce in maniera pesante sulla sua vita. Ma questi sintomi possono diventare suoi alleati se si farà aiutare de visu da un /una collega. Essere stanchi, arrabbiati, impauriti non è un difetto, né segno di mancanza di valore. Anzi, a volte tutte queste cose sono indici di qualcosa che vuol essere visto o che vuole far recuperare ad una persona le proprie parti più vere. Se non ha trovato giovamento con una terapia cognitivo-comportamentale provi a fare colloqui da specialisti di altro indirizzo, oppure da un'altro/a collega cognitivo-comportamentale. Non è detto che un tipo di trattamento sia utile a tutti i pazienti ed esistono studi scientifici che mostrano come molti tipi di terapia possano contrastare questo tipo di disturbo, ciò che è importante, come sosteneva Ippocrate, è che si crei una buona alleanza fra il medico (in questo caso lo psicoterapeuta) e il paziente. Questa è la prima medicina.
Fin quando non si trova la giusta alchimia con lo psicoterapeuta la "cura" non ha effetto. Incominci a crederci regalandosi una emozione positiva.
Pensi a quanto le ho detto e nel frattempo se ha voglia legga:
“Ricomincia da te” di Enrico Rolla – edizioni Gribaudi
e dia un'occhiata a questo link:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3596-tu-chiamale-se-vuoi-emozioni.html
Molti auguri, speriamo di sentirla più sereno la prossima volta
ho letto i suoi precedenti post, da lei inviati nel 2017. Il suo disturbo è molto invalidante e interferisce in maniera pesante sulla sua vita. Ma questi sintomi possono diventare suoi alleati se si farà aiutare de visu da un /una collega. Essere stanchi, arrabbiati, impauriti non è un difetto, né segno di mancanza di valore. Anzi, a volte tutte queste cose sono indici di qualcosa che vuol essere visto o che vuole far recuperare ad una persona le proprie parti più vere. Se non ha trovato giovamento con una terapia cognitivo-comportamentale provi a fare colloqui da specialisti di altro indirizzo, oppure da un'altro/a collega cognitivo-comportamentale. Non è detto che un tipo di trattamento sia utile a tutti i pazienti ed esistono studi scientifici che mostrano come molti tipi di terapia possano contrastare questo tipo di disturbo, ciò che è importante, come sosteneva Ippocrate, è che si crei una buona alleanza fra il medico (in questo caso lo psicoterapeuta) e il paziente. Questa è la prima medicina.
Fin quando non si trova la giusta alchimia con lo psicoterapeuta la "cura" non ha effetto. Incominci a crederci regalandosi una emozione positiva.
Pensi a quanto le ho detto e nel frattempo se ha voglia legga:
“Ricomincia da te” di Enrico Rolla – edizioni Gribaudi
e dia un'occhiata a questo link:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3596-tu-chiamale-se-vuoi-emozioni.html
Molti auguri, speriamo di sentirla più sereno la prossima volta
Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 22/02/2018.
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Approfondimento su Ansia
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