Rapporto con ex

Buon giorno, alcune settimana fa ho richiesto un consulto riguardo la presenza ingombrante dell’ex della mia compagna. Ho ricevuto una risposta dalla dott.ssa Potenza, che ho trovato molto utile e forse spinto anche da quelle parole ho cercato un confronto con la mia lei. Tuttavia sembra proprio non esserci comprensione reciproca, la conversazione è degenerata e proprio come i primi tempi, mi sono sentito ripetere le stesse cose..che è sempre stata chiara, che lui è fondamentale nella sua vita, che ne farà sempre parte ecc. Alla mia domanda “cosa provi per lui” mi ha risposto che è un bene profondo e incondizionato, che chi non lo prova non può capirlo, non identificabile in bene – affetto – amore. Dice che qualora capisse di essere innamorata di lui sarei il primo a saperlo. Ha ribadito la stima immensa che prova per lui e che di fisico non c’è nulla. Poi siamo passati alle accuse vicendevoli, lei dice che se anche io avessi un rapporto così con una mia ex lo capirebbe e ne sarebbe felice (ad esempio mi spinge a cercare una mia ex storica, ma non l’ultima, nei confronti della quale si dimostra gelosa).Le ho detto che percepisco questo ex come un corpo estraneo, ma lei dice che semmai sono io il corpo estraneo, dato che sono subentrato dopo. Il tutto è poi terminato facendo l’amore. (Da quello che ho capito a livello sessuale con me va meglio rispetto a come andava con lui. Tempo fa le chiesi se era ancora attratta da lui e lei mi rispose “in questo momento no”.)
Lei mi dice che forse dovrei cercare una persona più tranquilla, che non abbia i suoi squilibri emotivi. Mi dice che l’affosso, che ho un’immagine di lei deformata e imbruttita. Non se ne esce e proprio non capisco perché due persone, SE si amano, senza particolari complicanze dovute ai tanti casi della vita (es malattie di parenti o altro), non possano stare insieme senza dover forzatamente rovinare tutto. Inoltre mi sento come in un limbo, se cerco di fare come lei poi va tutto a rotoli (es sentire la mia ultima ex), spesso tengo quello che ho dentro per timore delle sue reazioni, poi quando lo esterno mi accusa di fare il “furbone”e di non dirle le cose. Mi dice di essere limpida e io no. Insomma, ho perso la bussola, dove sta la verità?
Sono deluso anche da me stesso,perché a volte mi arrabbio molto,mi dico che è finita,ma poi mi passa e si riparte e nel braccio di ferro con lei mi dimostro più debole e dipendente.
Dal suo punto di vista sono troppo insicuro, dal mio c’è qualcosa che non va (ad esempio non vuole che lo conosca,perché dice che lui ne patirebbe e che vorrei conoscerlo solo per colmare la mia insicurezza), ma mi domando, è normale che se dovessi incontrarla per strada con lui, non saprei nemmeno come comportarmi? Io che sono il compagno. Eppure trascorriamo alcune giornate come due teneri innamorati, magari poi i giorni seguenti mi dice che vede l'ex e il rapporto precipita. Se si vedono senza sesso di mezzo, che senso ha questo rapporto costante e privato con lui?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Caro Utente,

alcuni rapporti "asessuati" sono più profondi e duraturi dei rapporti che includono l'attività sessuale e forse fra la Sua compagna e l'ex di lei si è creato un rapporto di questo tipo.
(Peraltro, visto che sono stati assieme 10 anni non si può considerare il loro rapporto come asessuato tout court, ma solo come *attualmente* asessuato.)

Merita attenzione il fatto che non voglia presentarglielo non perché le debba nascondere qualcosa (anche perché mi sembra che Le stia dicendo tutto e che si senta in diritto di fare quello che fa, senza porsi il dubbio di come Lei si senta), ma perché l'ex ne soffrirebbe, visto che è un soggetto senza arte né parte - per come Lei l'ha descritto nel precedente consulto - che rimarrebbe male se La conoscesse.

E' una presenza sicuramente molto ingombrate sul piano affettivo e, mettendo insieme tutto quello che Lei ha scritto, sembra che la ragazza abbia "lasciato" l'ex per mettersi con Lei perché in Lei ha trovato quello che lui non le dava - e forse trova in lui quello che Lei non le dà.
Questo punto ovviamente può essere chiarito solo dalla ragazza, che non riterrebbe così intoccabile e imprescindibile quel rapporto se non sentisse che le dà qualcosa che non ottiene dalla vostra relazione.

Ha mai pensato ad una consulenza psicologica di coppia che vi aiuti a chiarire questa situazione?


dott.ssa Flavia Massaro
-www.serviziodipsicologia.it

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Buon giorno Dott.ssa Massaro, la ringrazio per l'attenzione posta alla mia vicenda.
"alcuni rapporti "asessuati" sono più profondi e duraturi dei rapporti che includono l'attività sessuale e forse fra la Sua compagna e l'ex di lei si è creato un rapporto di questo tipo" E' esattamente così che lo descrive lei e mi domando come possa esserci spazio per la nostra relazione. Secondo la sua esperienza di psicologa, esistono casi simili che vanno a buon fine? Questa situazione mi fa stare male e mi ferisce il fatto che la mia compagna se ne disinteressi o che tuttalpiù dica "posso immaginare che non ti faccia piacere però non ci sono alternative se non chiudere". Non so se lui sia né arte né parte, per lei è un essere superiore. Anche recentemente si è lamentata del fatto che nonostante fosse malata (nulla di serio), lui non le abbia nemmeno telefonato, mentre io ho fatto il possibile per non farle mancare nulla, eppure è intoccabile.
Anche io credo che in un certo senso abbia bisogno di entrambi, perché probabilmente le diamo cose diverse (anche se sfido a trovare qualcuno che rappresenti il 100% di ciò di cui si ha bisogno), però c'è una differenza: lui è venuto a vivere qui ma concretamente non fa nulla per tornare con lei, sembra anche non patire niente, mentre io soffro. Tendo a dare in questa relazione emotività in modo esclusivo e non viceversa, questo crea uno squilibrio che non so più come gestire. Avevo pensato di rivolgermi ad un consulente ci coppia, ma lei non aveva acconsentito.
Tutta questa vicenda a volte mi sembra "ai confini della realtà", il nostro rapporto che cresce e si consolida e il loro che diventa sempre più assiduo. Serate in cui lei è con lui e/o con una sua amica e serate in cui lei è con me e con altri nostri amici.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se la risposta che ha ricevuto è "posso immaginare che non ti faccia piacere però non ci sono alternative se non chiudere" direi che non c'è probabilmente molto spazio per recuperare la situazione, anche considerando che la Sua compagna ha rifiutato di intraprendere un percorso di coppia, segno che non vede alcun problema sul quale lavorare.

Forse a questo punto potrebbe essere utile a Lei confrontarsi di persona con uno psicologo per capire come mai si è legato ad una donna che si comporta in questo modo e non ne ha ancora preso le distanze.

Le è mai successo prima (in amore, in famiglia, con gli amici) di soffrire per essere stato posposto rispetto a qualcun altro o è una situazione del tutto nuova?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente, a volte quello che sembra assolutamente incomprensibile da una certa angolatura invece è perfettamente chiaro da un'angolatura diversa. I miei molti anni mi fanno essere piuttosto scettica sui rapporti d'amicizia "originali", "atipici ma incolpevoli", e soprattutto sulla enorme stima elargita ad un ex che ha mandato a monte la relazione per incapacità di concludere alcunché in campo lavorativo. In quali attività o quali idee sarebbe così stimabile, quest'uomo? Fra l'altro la sua donna, come ha notato anche la mia collega, manifesta insensibilità per la sua sofferenza e una brutale indifferenza per la vostra relazione, con la frase: "posso immaginare che non ti faccia piacere però non ci sono alternative se non chiudere". Basterebbe un po' d'orgoglio per risponderle: "E allora chiudiamo senz'altro". Il fatto è che a queste parole penso la sua partner le butterebbe le braccia al collo, dicendole che l'insensibile e il crudele è lei, e tutto ricomincerebbe daccapo, dopo un appassionato rapporto d'amore. Ripeto, visto che ormai vedo le cose con qualche scetticismo, non starò a citarle i casi di cronaca su certi particolari "ménages à trois", ma vorrei suggerirle di leggere un libro giallo che forse le sarà utile. Si tratta di Poirot sul Nilo, di Agatha Christie. Spesso gli scrittori, come osservò Freud, vedono sfumature della realtà che sfuggono perfino agli psicologi... però, dopo la lettura, non sarebbe male che lei ne consultasse uno. Ci faccia sapere.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buon giorno Dott.sse, vi ringrazio molto per le vs. risposte.
“Le è mai successo prima (in amore, in famiglia, con gli amici) di soffrire per essere stato posposto rispetto a qualcun altro o è una situazione del tutto nuova?”
Si, anzi, credo che sia un problema che mi porto dietro da tempo, per cui penso che buona parte di ciò che mi succede dipende innanzitutto da me stesso. Sono consapevole di essere insicuro e probabilmente trasmetto un atteggiamento bisognoso, anche se cerco di evitarlo. Anche nelle mie precedenti relazioni sentivo di avere poco mordente e di essere quello più dipendente. Mi è stato detto di tutto..che dovrei essere più stronzo o più egoista, che do troppo a prescindere ecc. In effetti la relazione di coppia, quando la vivo, per me assume un ruolo centrale e inizio a pensare a cosa potrebbe far star bene l’altra, do attenzioni, cerco di esserci senza essere opprimente. Soprattutto in questa mia ultima relazione, poiché molto innamorato, ho cercato da subito di dare il massimo, facendo un lavoro di grande comprensione, fino ad
arrivare appunto a cercare di mettermi nei suoi panni, comprendendo la difficoltà del distacco dall’ex, l’affetto che prova per lui, il bisogno di averlo nella sua vita, rispettando i suoi tempi. Al contrario però non sento realmente apprezzato questo mio sforzo, anzi, sento come se fossi sempre in “prova” e non abbastanza.
Sento che fin quando rispetto le sue regole non ci sono problemi, lei è accogliente, ma quando in qualche modo mi ribello, vengo “punito”. Anche accettando la presenza così ingombrante dell’ex e cercando di adottare contromisure (maggiore distacco e indipendenza), tutto ciò, anziché essere apprezzato, viene visto con diffidenza e rabbia.
Mia madre è morta quando ero ragazzino e mio padre mi ha sempre dato scarsa considerazione (ha responsabilizzato molto più mia sorella maggiore), per cui credo che la mia scarsa autostima dipenda anche da questo, eppure anche la mia compagna ha perso la madre da bambina, crescendo “da sola”, ma lei al contrario si dimostra più sicura di sé, più forte e autonoma.
Soprattutto mi sto rendendo conto di avere un limite di sopportazione eccessivo, come una sorta di elastico si dilata ed arrivo ad accettare quasi di tutto.
“I miei molti anni mi fanno essere piuttosto scettica sui rapporti d'amicizia "originali", "atipici ma incolpevoli", e soprattutto sulla enorme stima elargita ad un ex” Anche io non riesco ad aver piena sicurezza su questo discorso, mi pare troppo strano, eppure alcune cose mi convincono in un senso, altre in un altro. Perché se lei è così “pura” vede con malizia i miei tentativi di maggiore indipendenza?” Perché se il loro legame è così puro non mi da modo di conoscerlo?
Non so cos’abbia di così tanto speciale quest’uomo, in tre anni che la frequento, l’ho incrociato solo una volta ad un funerale. E’ come un fantasma, che lei però vede e sente costantemente. Hanno entrambi studiato filosofia (anche se lui non ha terminato gli studi), probabilmente oltre a quello affettivo li unisce anche un legame mentale che con me non ha. Di sicuro sente che loro sono superiori rispetto alla gente comune.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Sono contenta che le parole mie e della mia collega abbiano destato le sue riflessioni e i suoi ricordi. Quanto al sentirsi superiori perché si è studiata un po' di filosofia, veramente ne sorrido. Io stessa sono laureata e insegno tuttora filosofia, e questo non mi fa sentire superiore proprio a nessuno.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Soprattutto in questa mia ultima relazione, poiché molto innamorato, ho cercato da subito di dare il massimo, facendo un lavoro di grande comprensione, fino ad
arrivare appunto a cercare di mettermi nei suoi panni, comprendendo la difficoltà del distacco dall’ex, l’affetto che prova per lui, il bisogno di averlo nella sua vita, rispettando i suoi tempi"

Se il "copione" che si sta trovando a recitare adesso è quello della disponibilità totale ed è lo stesso che ha recitato nelle precedenti relazioni, avendo sempre lo stesso ruolo, significa che non ha superato qualcosa del Suo passato che La sta ancora condizionando.
Freud parlava di "coazione a ripetere", a tal proposito.

E' possibile che Lei abbia vissuto la morte di Sua mamma come un abbandono e che stia quindi facendo tutto il possibile per far contenta la Sua partner per assicurarsi che non La lasci, come ha fatto Sua madre (il Suo inconscio ragiona così, e se Lei era psicologicamente ancora un bambino quando l'ha persa se ne è sentito in qualche modo responsabile come accade a tutti i bambini, in fase di pieno egocentrismo, quando accade qualcosa di brutto attorno a loro).

Forse sente vicina la Sua compagna perchè avete entrambi questo grave lutto alle spalle, ma non ha senso che competa con lei e si ripeta che è più sicura e ha maggiore autostima: ogni storia di vita è a sè e la Sua compagna è rimasta con il padre, figura fondamentale per l'autostima dei figli, padre che probabilmente l'ha supportata, mentre Suo padre le ha mostrato sostanzialmente indifferenza (e ha trattato in tutt'altro modo Sua sorella, che immagino sia una persona più sicura e fiduciosa nelle proprie capacità).

Le suggerisco la lettura di questo libro che potrebbe darLe spunti interessanti sulla Sua situazione
"Illusioni d'amore. Le motivazioni inconsce nella scelta del partner", di Jole Baldaro Verde.

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Utente
Utente
Buon giorno Dott.ssa Massaro, la ringrazio per l’attenzione e per gli spunti di riflessione alla mia situazione che trovo molto utili. Sicuramente c’è qualche elemento del mio passato che non ho mai superato del tutto, è vero, patisco molto il distacco e penso di avere paura dell’abbandono. Forse nelle relazioni questo viene percepito, però non capisco perché una donna, se ama, debba rifuggire questo aspetto nel partner. Ho sentito parlare della “sindrome da crocerossina” che riguarda quelle donne che, se non erro, si mettono in testa di occuparsi e salvare il partner a tutti i costi. Mi sembra strano che nel mio caso, pur essendo più che autonomo ormai da anni, quando traspare questa mia fragilità “scappino” o comunque non vogliano farsene carico.
Provo anche un pizzico di invidia per quegli uomini che come l’ex della mia compagna, senza fare apparentemente nulla, ottengono una grande stima e dedizione da parte delle loro compagne, mentre a me sembra di dare il massimo ottenendo in realtà ben poco. Quella dose di “menefreghismo” che fa presa su molte donne (e anche sugli uomini credo) ma che a me purtroppo manca. La mia compagna definì il suo ex come uno che non ha bisogno di nessuno e che basta a se stesso. E’ questa la soluzione?
Mia sorella è vero, si è dimostrata una persona più sicura di sé e maggiormente realizzata. Ho trascorso l’adolescenza nel disinteresse totale per ciò che mi riguardava. Non accuso né mio padre, né mia sorella (troppo giovane ai tempi) di non avermi dato considerazione, perché ognuno è sopravvissuto al lutto come poteva però probabilmente quell’assenza ha creato in me questo bisogno affettivo che non piace alle partner. Il problema è come risolverlo, anche perché va in contrasto con il mio pensiero: io vorrei che la mia partner potesse contare su di me sul piano pratico e affettivo (e così infatti fanno e apprezzano questo mio lato), però vorrei anche io poter contare su di loro (ma di fatto così non è).
Ho avuto modo di parlare con una mia ex, con la quale ho avuto una relazione durata diversi anni. Anche in quella relazione avevo poco mordente, lei si dimostrava insofferente e lamentava di desiderare qualcuno di più brillante. A distanza di anni dalla fine di quella relazione, ora si trova a vivere una relazione intermittente con un uomo separato con due figli e lamenta la mancanza di quegli aspetti che con me aveva (presenza, attenzioni..). Parlando mi ha detto che aveva bisogno di un uomo che sentisse più forte perché lei è fragile e percepiva anche me bisognoso, ma è davvero preferibile un uomo “più forte” ma anche più disinteressato ed egoista?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Penso che il grosso equivoco sia che Lei si aspetta di risolvere i problemi del passato tramite una relazione nel presente che Le fornisca quello che non ha purtroppo potuto avere all'età giusta (e sottolineo che Suo padre, in quanto padre, aveva dei doveri verso di Lei e se non se n'è interessato ha la sua parte di colpa, anche grossa, che è inutile negare, visto che per Sua sorella è stato presente e supportivo e non era quindi completamente annientato dal lutto).

La Sua storia dimostra che a volte il masochismo prevale e il legame con chi ci fa del male è molto difficile da spezzare, perché conferma quel senso di indegnità e scarso valore che una persona come Lei ha interiorizzato negli anni della crescita.
Di solito questo succede a donne maltrattate nella famiglia d'origine, che hanno bassa autostima e, invece di un uomo che le ami e supporti, trovano un nuovo aguzzino quando instaurano un rapporto di coppia da adulte, mantenendo la relazione fino a volte a pagarne le conseguenze con la vita.
Continuano ad essere maltrattarte, ma per loro è molto difficile chiudere la relazione perchè in qualche modo collima con quello che, inconsciamente, sentono di "meritare".

Lei si lamenta del fatto che esistono donne (ma anche uomini, per la verità) considerate "crocerossine" e che quelle che ha incontrato non lo sono, ma la soluzione non è certo trovare una donna che si voti al risanamento delle ferite del Suo passato.
A questo deve lavorare con uno psicologo che l'assista, per diventare una persona più autonoma e più forte e quindi in grado di attrarre non più partner che La deludono perchè - in ultima analisi - La maltrattano emotivamente o Le danno scarso valore come accadeva in famiglia, ma partner che La apprezzino e vogliano un rapporto alla pari, privo di ambiguità e di "terzi incomodi".
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Utente
Utente
Buona sera dott.ssa, la ringrazio per la risposta.
“Suo padre, in quanto padre, aveva dei doveri verso di Lei e se non se n'è interessato ha la sua parte di colpa, anche grossa, che è inutile negare”.
Mio padre è una persona semplice e “ignorante”, sicuramente non si è comportato in questo modo per disinteresse nei miei confronti, quanto piuttosto per il fatto che non aveva i mezzi per capire. E’ una persona con bassa fiducia in sé e tale sfiducia, non so perché l’ha avuta anche nei miei confronti ma non per quanto riguarda mia sorella. Forse perché quando ero piccolo c'era una forte sintonia tra mia madre e me e tra mio padre e mia sorella.
Trovo molto interessante l’analisi fatta sul mio masochismo (in effetti mi vedo di scarso valore e cerco di dimostrare invece di averlo).
..”la soluzione non è certo trovare una donna che si voti al risanamento delle ferite del Suo passato.” Probabilmente mi sono espresso male, non sono in cerca di una madre né di una crocerossina, ma di una persona che si dimostri davvero interessata a me e che dimostri davvero di apprezzarmi, più di eventuali ex o possibili partner più “brillanti”. Mi stupisco sempre quando leggo di donne che "venerano" i loro compagni (che magari sono pessimi) o che si accontentano di fare le amanti, mi chiedo come riescano questi uomini a risultare così importanti. Emotivamente vorrei contare su un punto fermo come vorrei esserlo io per la mia compagna, non so, non mi sembra di desiderare cose così strane. Per il resto sono autonomo da anni, mi mancano probabilmente la forza e la sicurezza d’animo che hanno altri.
In ogni caso grazie ancora per tutti i suggerimenti.
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Utente
Utente
Buon giorno a tutti,
torno a scrivere della  relazione di cui ho parlato precedentemente, mi piacerebbe avere il vostro parere professionale su alcuni miei comportamenti.
Il rapporto con la mia compagna è migliorato, si è ammorbidita ed è più facile esprimere eventuali malumori. Questo cambiamento credo sia dovuto ad una maggiore conoscenza, al tempo trascorso insieme e al legame che si è rafforzato.Eppure continuo a vivere la relazione provando un'angoscia di fondo, non mi fido pienamente di lei, inoltre a volte emergono rabbia e rancore per come sono stato trattato ed è stata trattata la nostra storia. E' come se avesse avuto un percorso "innaturale" che io ho accettato, soffocando tutto il mio malessere. Sicuramente se mi fossi veramente opposto, il rapporto si sarebbe interrotto. Invece, spaventato all'idea di perderla, a tratti facevo la voce grossa, ma venivo prontamente rimesso in riga dalla sua durezza, accettando frasi molto pesanti (ad esempio sentirmi dire di essere io il corpo estraneo e non il suo ex, in quanto subentrato dopo). da qualche tempo l'ex si è fidanzato, per cui tende ad essere meno disponibile a portare avanti il loro rapporto di amicizia, lei se ne è anche risentita e ha cercato di sfogarsi con me. Io le ho fatto capire che non mi andava di ascoltare le lamentele verso una persona che mi ricorda una situazione che mi ha fatto molto male, ma lei sembra non aver capito affatto quanto disagio mi abbia procurato vivere in quella situazione e quanta insicurezza ancora stia provando. Inoltre lei per continuare a vederlo in maniera costante ed esclusiva, ha portato la nostra storia più volte al punto di rottura, soltanto il mio abbassare la testa messo di fronte al "così o si chiude" ha permesso di andare avanti e superare questo lungo momento, mentre lui, da quando è fidanzato, ha rinunciato a vederla (o a vederla molto meno). Perché lei non è stata in grado di fare lo stesso? Mi fa rabbia. Altra cosa, non riesco a fare a meno di fare il confronto, tra l' impegno profuso per conquistarla e farle capire quanto tenessi a lei e al contrario, il disinteresse di lui mostrato per tanti anni nel loro rapporto, facendomi però risultare in ogni caso "secondario".Lei mi ha detto che all'inizio del nostro legame, se lui avesse fatto qualcosa per recuperare, avrebbe riprovato con lui, ma dato che non ha fatto nulla, le ha facilitato il compito di provare a far crescere il nostro rapporto. E' come se avessi "vinto" (passatemi il termine) per abbandono dello sfidante, ma cosa accadrebbe un domani se la sua relazione con l'altra donna terminasse e volesse tornare a vederla assiduamente? come si comporterebbe la mia compagna? Non so rispondere. Emotivamente non ho mai accettato il suo bisogno viscerale di vederlo, la sensazione di non bastarle pienamente. Anche io ho mantenuto i rapporti con una mia ex, ma sicuramente non ho mai sentito il bisogno di vederla e sentirla in modo costante. So che se la relazione continuerà, dovrò convivere per tutta la vita con la presenza di questo ex, pensiero che non mi fa stare sereno. Che fare allora? Si parla di figli ultimamente e mi spaventa l'idea di infilarmi in una situazione che si potrebbe rivelare per me deleteria. Dall'altro lato riconosco che ciò che mi accade è un problema che dipende da me, perché nelle relazioni finisco per essere la parte subordinata e passiva.
Ultimamente abbiamo avuto un'accesa discussione, poich alla scoperta di un tumore ad un parente stretto, si é unito un esame lavorativo piuttosto importante per quanto mi riguarda. E' ovvio che l'importanza dei due eventi non é minimamente paragonabile, tant'é che ogni week end l'ho passato con lei (attualmente vivo a causa del lavoro a piú di 200 km di distanza da lei), chiedendole solo la possibilitá di potermi concentrare sullo studio il week end prima dell'esame. Apriti cielo..sono diventato un menefreghista insensibile, per cui, mosso dal senso di colpa sono rientrato, gesto che peró le é parso una "toppa peggiore del buco" e passando di conseguenza due giorni di litigi furiosi. Non potendo fare materialmente nulla di concreto e vivendo nell' attesa di sapere cosa avrebbero detto i dottori (su quando e come operare) credevo che avrebbe avuto comprensione, almeno per quel week end, dato che quell'esame mi avrebbe dato la possibilitá di avvicinarmi a casa. Non é stata dello stesso avviso e tuttora è dell'idea che mi sia comportato molto male, essendo ritornato solo perché costretto.
A riguardo, ció che mi fa più rabbia, é che quando sono stato trasferito per motivi di lavoro, il suo ex era ancora single, lei lo poteva vedere molto piú spesso di ora e il fatto che io non fossi presente per cause contingenti non sembrava affatto disturbarla tant'é che ho vissuto quel periodo percependo il suo disinteresse, a mio avviso dovuto anche al fatto che da un lato ne giovasse per la maggiore libertá di vederlo senza fare discussioni. Ora invece che lui impegnato, diventa improvvisamente fondamentale la mia presenza? Insomma, vivo questo rapporto attraversando fasi di rancore nei suoi confronti e soprattutto rabbia nei miei, perché mi sono umiliato, senza farmi valere, perché se l' avessi fatto, avrebbe significato rinunciare a lei. Ma tutto questo non ha fatto che alimintare il mio senso di inadeguatezza, la convinzione di non meritare una donna che si dia da fare per me. Sento che vorrei vivere una relazione con una persona piú simile a me, credo di dare molto, eppure di donne ne ho sempre attratte poche (cosa che contribuisce a rendermi insicuro). Sono pieno di dubbi. Ci sono aspetti del suo carattere che mal digerisco. Magari la sera prima é dolce e affettuosa, la mattina dopo non ti rivolge la parola o risponde male, senza che sia accaduto nulla. Poi il suo egoismo ed egocentrismo, che difficilmente la porta a considerare i miei bisogni. Peró mi dico :"se sono cosí appetibile, perché non ho la fila di donne fuori dalla porta? Perché evidentemente non é cosí, dunque questo é il massimo a cui posso ambire"
Ultimo aspetto, che mi fa provare vergogna di me stesso, è il "timore reverenziale" che vivo nei suoi confronti, fin dall'inizio. La scostanza e durezza che ha manifestano soprattutto all' inizio, mi ha in un certo senso condizionato per la paura delle sue reazioni, trascorrendo spesso del tempo a riflettere su cosa dirle e come. È imbarazzante ammetterlo, ma tuttora temo i suoi toni aspri. La comunicazione tra noi è più distesa rispetto al primo periodo del rapporto, tuttavia ancora ne sono molto condizionato. Addirittura mi autoregolo su quando chiamarla, perchè la mattina non vuole parlare e la sera dopo le 9 non vuole essere disturbata. Eppure quando sono con lei, è capitato ricevesse chiamate magari da colleghe, sia la mattina, sia la sera e che rispondesse al telefono, anche con tono cordiale. Dice che il suo compagno deve essere libero di fare e vedere chi vuole, eppure spesso è capitato che la mia autonomia nell' uscire, coincidesse con suoi atteggiamenti di freddezza, che lei mai spiegava chiaramente. Questo mi ha condizionato a tal punto, che spesso ho evitato di fare qualcosa per evitare problemi. Il mio atteggiamento mi sembra demenziale, condizionato da rabbia, rancore e paura. Non sopporto la mia passivitá nella vita, ma non riesco ad essere diverso. Il pallino lo tiene lei e questo mi fa anche comodo perché non riesco a prendere decisioni. Nei litigi ora reagisco di piú e passo dall' essere paziente a sbottare malamente, in modo cattivo e sarcastico, cosa di cui poi mi pento.
Mi scuso per essermi dilingato, vi ringrazio per l'attenzione
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente, credo che lei abbia capito da solo il punto: "Il mio atteggiamento mi sembra demenziale". Vero. Ed evidentemente lei ci si crogiola e le sta bene così.
La scusa del fatto che non può ambire a niente di meglio è falsa; l'amor proprio impedirebbe a ogni altro tipo di persona di farsi calpestare in questo modo, ma a lei piace pensare: "Non valgo niente, pestami pure e umiliami quanto vuoi, mia capricciosa signora e padrona!".
Il suo è un disturbo noto, ma visto che non desidera uscirne, non vuole vedere uno psicologo né per un percorso individuale né di coppia e non vuole seguire nessuna delle indicazioni che da sempre le abbiamo dato da qui, le suggerirei di lasciare spazio a persone che soffrono senza trarne piacere e vogliono risolvere il proprio problema.
Stia bene.
[#13]
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa, la ringrazio per la risposta. Ci terrei però a precisare alcuni punti.
La terapia di coppia gliela proposi ma non ne volle sapere, è andata individualmente dallo psicologo ma solo per poche sedute, in quanto trovò l'esperienza poco utile.
Per quanto mi riguarda invece, ho seguito eccome un vostro consiglio e ho iniziato una terapia con una psicologa che procede ormai da molti mesi, anche se non in modo costante. È utile, soprattutto per quanto riguarda l'età infantile/adolescenziale, purtroppo però restano ancora in piedi i miei problemi personali.
Non amo affatto essere maltrattato e non sto bene così, solo che la mia continua incertezza non mi è d'aiuto.
Saluti.