Relazione terapeutica

Buongiorno,

mia figlia di 12 anni è stata seguita per circa un anno da uno psicologo per "problematiche" legate ad alcune difficoltà di tipo relazionale. Ho usato le virgolette in quanto tale percorso non è scaturito da difficoltà tali di provocare un vero e proprio disagio evidente, ma da vari "suggerimenti" in tal senso risalenti sia ai tempi dell'asilo, sia al primo o secondo anno delle scuole elementari e, se vogliamo, anche da alcuni "sintomi" da noi nel tempo rilevati quali la presenza talvolta prolungata di tic nervosi, una certa paura del buio che ancora permane anche se sicuramente diminuita, etc. etc.

In altre parole la genesi di questo percorso, se vogliamo, è "nata" non certo recentemente, ed infatti mia figlia ha ricevuto nel passato alcune valutazioni psicologiche in tal senso, che però di fatto sono confluite in un vero e proprio percorso terapeutico solo un anno fa circa.

L'attuale percorso, in "accordo" con lo psicologo, si concluderà settimana prossima. Anche qui ho usato le virgolette perchè la volontà di interrompere il percorso è nata soprattutto da mia figlia, in quanto, diciamo così, tra mia figlia e lo psicologo non è mai nato un vero e proprio "feeling" reciproco, e di fatto mia figlia, scusate la crudezza, non ne vuole più sapere di andarci.

Peccato, innanzitutto perchè l'investimento (e non parlo solo economicamente) è stato notevole, ma purtroppo occorre anche accettare che a questo mondo non tutte le ciambelle riescono per forza con il buco.

La mia domanda è questa: proprio perchè il percorso è stato comunque importante (un anno!), io desidero chiedere allo psicologo una sorta di "relazione sanitaria"/"referto" etc. che documenti anche a grandi linee il percorso fatto, e che contenga, a scienza e coscienza dello psicologo, tutte le valutazioni e le conclusioni (anche parziali!) che egli avrà in animo di fare. Premetto che a valle di tutte le valutazioni psicologiche fatte nel passato da mia figlia, un documento/relazione di questo tipo mi è stata SEMPRE consegnata, e, permettetemi di aggiungere, ci mancherebbe altro.

Ovviamente il motivo della mia richiesta è esclusivamente sanitario (non c'è nessuna, ripeto, nessuna motivazione giuridica o quant'altro). Tale documento andrà a finire nel raccoglitore che contiene tutti i trattamenti che mia figlia ha ricevuto (non solo quelli psicologici), e potrà essere ovviamente necessario/utile per qualunque tipo di percorso futuro (infatti all'inizio del percorso attuale la prima cosa che ho fatto è stata il far visionare allo psicologo le relazioni precedenti).

Solo che girando un po' in rete, leggo, con estrema sorpresa, che gli psicologi, in genere, "non amano" rilasciare documentazioni di questo genere. A parte che secondo me un professionista (lo sono anch'io) dovrebbe volere lui per primo rilasciare, proprio per tutela del proprio lavoro, una documentazione oggettiva, chiedo a voi lumi in tal senso, anche di carattere deontologico.

Grazie mille
Sig. Paolo
[#1]
Dr.ssa Laura Termini Psicologo, Psicoterapeuta 40 5
Caro sig. Paolo,
mi viene da chiederle perchè una "certificazione" sia così importante per lei.
Come è cambiata la vita di sua figlia in questo anno, se è cambiata? Come i suoi comportamenti? Sua figlia sta meglio?
Le vostre relazioni in casa sono diverse? E a scuola? Con gli amici?
Forse il fatto che non sia nato un "buon feeling" tra sua figlia e il collega ha compremesso il buon esito del percorso...
Detto ciò le risposte che trova in giro sul WEB lasciano il tempo che trovano...E' nel suo diritto chiedere un parere scritto sul percorso. Lo chieda. Il collega poi valuterà e risponderà come vorrà.
Ritorno però al punto iniziale: perchè?
Il benessere di sua figlia mi pare la cosa più importante, e la buona relazione tra terapeuta e paziente è condizione sine qua non perchè ci sianobuoni risultati, per affidarsi e fidarsi.
Le relazioni non vanno forzate, soprattutto la relazione terapeutica.

Dr.ssa Laura Termini
Psicologa - Psicoterapeuta

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Termini,
grazie innanzitutto della Sua cortese risposta.

Potrei rispondere alla Sua domanda semplicemente così: è mia intenzione chiedere questo "referto" perchè ogni trattamento sanitario (e una psicoterapia lo è esattamente come gli altri) semplicemente va "refertato".

Questo "referto" andrà, come già detto, nell'archivio personale sanitario di mia figlia, al pari di tutti gli altri trattamenti sanitari, visite, esami etc. etc. (e non solo di carattere psicologico!) che mia figlia ha ricevuto finora e che presumibilmente riceverà, come noi tutti, da qui in avanti.

Quale sia l'utilità (presente e futura) di ogni "referto" è ovviamente scontato, e non voglio certo sottolinearlo in questa sede.

Come giustamente ha detto lei, l'operatore che ha effettuato il trattamento sanitario sarà libero, in scienza e coscienza, di scrivere ciò che vorrà, ma è altrettanto chiaro che un eventuale futuro operatore potrà contare su una base di partenza che, in quanto descritta da un collega, sarà sempre molto, molto meglio di una qualunque illustrazione fatta da me.

Quindi non mi sembra di "forzare" nulla, ma anzi di dire/chiedere cose che mi sembrano del tutto scontate (ed anche Lei lo ha sottolineato dicendo che è mio diritto chiedere una relazione).

Ma ora rimane la cosa più importante: mia figlia oggi sta meglio rispetto ad un anno fa?

Beh, premesso che rispondere in due righe a questa domanda è pressochè impossibile, occorre dire che stiamo parlando di una situazione che comunque non definirei "preoccupante" (può darsi che nella società di oggi le persone che hanno qualche difficoltà emotiva o relazionale superino tranquillamente il 50%!).

La sensazione è che mia figlia qualche passo in avanti l'abbia fatto, ma ho l'impressione (ripeto, l'impressione) che ciò sia avvenuto più grazie al percorso autonomo di maturazione /consapevolezza di mia figlia stessa che al rapporto terapeutico che si è instaurato (ricordo il famoso "mancato feeling").

Allora la domanda (da un milone di euro!) è: dato che l'investimento personale ed economico della famiglia in questi percorsi è ed è stato notevolissimo, come si può percepire di fatto che le cose "stanno andando bene" senza aspettare necessariamente un anno di tempo e di spese e senza affidarsi solo "alla nostra impressione"?

Infatti, e qui chiudo, in questo anno abbiamo avuto talvolta la sensazione che il tempo passasse e passasse, e questa impressione l'ha avuta anche mia figlia, che negli ultimi tempi (dopo quasi un anno di terapia) mi riferiva di un dialogo in studio, abbastanza "lento" e poco interattivo (mia figlia ha usato talvolta anche la parola "freddo").

Questa ultima affermazione potrebbe teoricamente rispondere alla domanda precedente, ma ci piacerebbe sapere se c'è un modo più tempestivo per rendersi conto della situazione, sia perchè l'investimento economico in queste cose è sempre notevole, sia (soprattutto) perchè l'età evolutiva non dura per sempre....

Cordialissimi saluti e grazie dell'attenzione
Sig. Paolo.
[#3]
Dr.ssa Laura Termini Psicologo, Psicoterapeuta 40 5
Buongiorno sig. Paolo,
lei mi sembra una persona molto razionale e puntuale, da qui il bisogno di schedare e avere misura di quanto le accade intorno, ma vede in Psicologia di solito non "refertiamo", facciamo relazioni per lo più su richieste formali da parte di un Tribunale, molto più raramente da privati. Non siamo medici e non "misuriamo temperature" per cui constatato che da un 38 si è passati a un 36 possiamo inequivocabilmene dichiarare che "non c'è più febbre!".
La "Persona", il suo malessere/benessere e le sue relazioni sono materia ben più complessa in cui paradossalmente diamo un peso ben maggiore ad "un'impressione personale" piutttosto che ad "un pezzo di carta" soprattutto quando quest'impressione appartiene ad una persona significativa nel sistema degli affetti del paziente come un padre. Certo siamo consapevoli che pur sempre di "vissuti personali" si tratta e da questo non si prescinde.
Verosimilmente il collega che si è occupato di sua figlia non era la persona migliore in quel momento per voi.
Detto ciò, non pensi più al denaro speso, nessuno glielo restituirà, non si concentri sul tempo passato, perchè anche quello è andato, viva il qui e ora della relazione con sua figlia.
Le parli, la ascolti, siate presenti. Parlo della coppia genitoriale. Sua figlia ha bisogno di sapere che voi ci siete, sempre e comunque, statele vicini ma a "distanza di sicurezza" (ovvero senza asfissiarla) vi ricordo che state per entrare nella fase adolescenziale, e parlo al plurale perchè da un punto di vista relazionale come ben saprà i rapporti genitori -figli in questa fase si complicano sempre un pò.
I miei migliori auguri
[#4]
Utente
Utente
Gentilissima Dott.ssa Termini,

innanzitutto poichè penso che la cortesia e la disponibilità siano requisiti indispensabili nell'esercizio di qualsivoglia professione (figuriamoci poi di quella dello Psicologo!), mi permetta di dirLe che se non fosse che abitiamo a circa 1000km. di distanza, mi piacerebbe proprio conoscerLa, quanto meno per poterLa ringraziare di persona.

Detto ciò non torno certo sul discorso del "referto". Ho compreso infatti perfettamente il significato della Sua affermazione :

"...in cui paradossalmente diamo un peso ben maggiore ad "un'impressione personale" piuttosto che ad "un pezzo di carta".....

che condivido ovviamente sulla fiducia (in quanto esercito un'altra professione).

Solo che sentir chiamare "pezzo di carta" una relazione scritta da un Operatore che seppur non un Medico, risulta comunque iscritto ad un Ordine Professionale riconosciuto (tra parentesi, vicinissimo a casa mia!), mi sembra abbastanza riduttivo sia nei riguardi di chi lo scrive, sia nei riguardi di chi lo riceve.

Sarà che nel mio Ordine siamo abituati in maniera diametralmente opposta, ma prendo rispettosamente atto, anche se ovviamente non cambio opinione.

Come promesso però, non aggiungo altro.

Veniamo al discorso dei "soldi". Ecco, qui io non userei la parola "soldi", ma la parola "risorse".

Una famiglia (sottolineo: una famiglia) che si imbarca in un percorso psicoterapeutico non impegna solo (tanti) soldi, ma impegna anche il proprio tempo, la propria fiducia, le proprie speranze, le proprie aspettative, etc. etc.

Quindi io non penso "necessariamente" alle risorse fin qui impegnate (anche se penso che sia più che legittimo), ma a come accorgermi in tempo, in un eventuale trattamento futuro di questo genere, se le cose "stanno marciando nella direzione giusta", ovvero senza dovere aspettare un anno o più per magari accorgermi del contrario, e senza che la responsabilità di questa percezione cada principalmente sulle spalle della mia amatissima figlia.

Un cordialissimo saluto e mille grazie
Sig. Paolo
[#5]
Dr.ssa Laura Termini Psicologo, Psicoterapeuta 40 5
Ho scelto e voluto fortemente il mio lavoro, non intendo certo sminuirlo...ho voluto solo enfatizzare l'importanza delle "impressioni", ovviamente.
Ad ogni modo, la saluto ancora e ancora le faccio i miei migliori auguri, precisandole che, se volesse, i km non sono un problema. Di seguito è indicato l'indirizzo del mio sito, il primo incontro è gratuito se volesse sarei felice di poter incontrare lei e sua figlia, via skype.
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

Lei scrive: "Ovviamente il motivo della mia richiesta è esclusivamente sanitario (non c'è nessuna, ripeto, nessuna motivazione giuridica o quant'altro). Tale documento andrà a finire nel raccoglitore che contiene tutti i trattamenti che mia figlia ha ricevuto (non solo quelli psicologici), e potrà essere ovviamente necessario/utile per qualunque tipo di percorso futuro (infatti all'inizio del percorso attuale la prima cosa che ho fatto è stata il far visionare allo psicologo le relazioni precedenti)."

INDIPENDENEMENTE dal motivo per il quale Lei chiede una certificazione allo psicologo psicoterapeuta, il professionista è tenuto a rilasciare tale documento, senza che Lei debba chiarire nulla.

Ciò è previsto anche dal nostro tariffario: la certificazione di trattamento è una delle prestazioni professionali dello psicologo!

Sinceramente non capisco come mai in rete ci siano remore a rilasciare certificati di questo tipo.

Ma non credo neppure che il professionista debba chiederLe perchè vuole un certificato: è un Suo diritto, è un documento che su richiesta dell'interessato viene rilasciato per gli usi consentiti dalla legge.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#7]
Utente
Utente
Gentilissima Dott.ssa Termini,

grazie della Sua disponibilità, parlerò in Famiglia e prenderò in considerazione tale Sua disponibilità.

Però c'è un però. Lo esprimo in maniera un po' (volontariamente) "cruda", al solo scopo di essere chiaro.

Vista l'esperienza fatta, prima di imbarcare tutta la Famiglia in un futuro percorso psicoterapeutico, io vorrei avere "a priori", ed anche solo in linea di principio, un criterio, un metodo, uno "strumento di fondo" (ovviamente condiviso) che mi faccia rispondere più o meno in tempo reale alla mia esigenza che qui riporto:

>> ... come accorgermi in tempo, in un eventuale trattamento futuro di questo genere, se le cose "stanno marciando nella direzione giusta"...

Questo "strumento condiviso" dovrebbe andare (almeno un po'!) al di là della pura impressione istintiva, della percepita simpatia reciproca, della fiducia indispensabile ma tendenzialmente passiva etc. etc., e dovrebbe essere in grado di darmi delle risposte (anche parziali) prima che sia passato (come nel caso precedente) un anno di tempo e possibilmente prima di aver avuto una spesa che ha oscillato tra le 6000 e le 7000 Euro......

Questa esigenza io l'avevo (non certo in questi termini) esposta all'Operatore sin dall'inizio, e mi sono sentito dire che non era possibile, nè in quel momento, nè successivamente, fare alcuna stima a riguardo, salvo poi dopo un anno, e di fronte alla situazione che ho descritto precedentemente, sentirmi dire che tale situazione era principalmente dovuta al fatto che i genitori non avevano interagito con l'Operatore con la necessaria frequenza (cosa non vera, ma, in ogni caso..... me lo dici dopo un anno????)

Comunque questo mi interessa fino ad un certo punto: non ho NESSUNA intenzione di esprimere giudizi sul passato, ma, ovviamente, è mio preciso dovere fare di tutto per creare le migliori condizioni per meglio operare nel futuro.

Cordialissimi saluti ed ancora grazie.
Sig. Paolo
[#8]
Dr.ssa Laura Termini Psicologo, Psicoterapeuta 40 5
Non le sto proponendo un nuovo percorso terapeutico, le sto dando la possibilità di un colloquio che più agevolmente permetta degli scambi. Vederla insieme a sua figlia mi consentirebbe di poter più facilmente esprimere un'opinione sentendo anche la voce di sua figlia oltre che la sua. Niente di impegnativo e/o vincolante.
[#9]
Utente
Utente
Gentilissima Dott.ssa Termini,

certo, certo, l'avevo capito perfettamente!

Il mio era solo un discorso generale.

Ancora cordialissimi saluti ed ancora grazie!
Sig. Paolo.
[#10]
Utente
Utente
Ringraziando tutti coloro che sono intervenuti, di fatto però vedo che alla fine "manca" ancora la risposta, anche indicativa, alla domanda più importante (la formulo estraendo dei passi dai miei post precedenti):

Esiste la possibilità di avere, non proprio a priori, ma certo non solo a posteriori

"un criterio, un metodo, uno "strumento di fondo" (ovviamente condiviso)"

e che vada al di là

"della pura impressione istintiva, della percepita simpatia reciproca, della fiducia indispensabile ma tendenzialmente passiva etc. etc"

che aiuti a capire se le cose

"stanno marciando nella direzione giusta"

e prima

"che sia passato (come nel caso precedente) un anno di tempo e possibilmente prima di aver avuto una spesa che ha oscillato tra le 6000 e le 7000 Euro......" ?

Grazie mille
Cordiali saluti
Sig. Paolo
[#11]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Certo che esiste, e si chiama contratto terapeutico.
Sul contratto terapeutico devono essere indicati, oltre all'identità delle parti, anche tutto ciò che regola la terapia stessa, come gli obiettivi terapeutici, il tipo di psicoterapia (o di trattamento che verrà erogato), la frequenza delle sedute, il costo di ogni seduta, ecc...

Per quanto riguarda la durata della psicoterapia o del trattamento, una volta fissati gli obiettivi, che devono essere sensati, percorribili, misurabili e raggiungibili in un certo TEMPO, se trascorso troppo tempo senza che vi siano risultati, il professionista deve comunicarlo al pz e, su richiesta del pz, può suggerire altri nominativi.

Non per niente è possibile fare il punto della situazione in terapia, non certo alla fine, ma verificando che tutti gli obiettivi (fissati chiaramente, non in modo approssimativo o generico) siano raggiunti.

Di solito, terapie che durano anni (anche se dipende sempre dal problema per cui si intraprende una psicoterapia) devono porci davanti a questa scelta.

Cordiali saluti,
[#12]
Utente
Utente
Egregia Dott.ssa Pileci,

mi permetta di premettere che ammiro molto la Sua chiarezza e soprattutto la Sua precisione (un vecchio ma mai desueto proverbio dice: "patti chiari, amicizia lunga....").

Potrei chiederLe (ovviamente senza alcun dato sensibile!!!!) un esempio di "contratto terapeutico" (potrei, se Lei è d'accordo, spedirle i miei riferimenti sulla Sua mail indicata su questo sito)?

Le chiedo ciò perchè io ho invece ricevuto "solo" un consenso informato che, a leggerlo, mi dà l'idea che sia uguale per tutti, ovvero privo di alcuna specificità applicabile al mio caso......

Grazie mille
Cordiali saluti
Sig. Paolo
[#13]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Sono senz'altro disponibile a fornirLe tutte le informazioni che chiede, ma -a beneficio dell'Utenza che ci legge- potrebbe dare un'occhiata qui:

https://www.opl.it/notizia/15-09-2017-Nuovo-obbligo-di-preventivo-e-Consenso-Informato

http://www.psy.it/allegati/contratto-adulti.pdf

sull'obbligo di preventivo e sul contratto terapeutico.

Sul sito www.opl.it trova in ogni caso tutte le informazioni.

Cordiali saluti,
[#14]
Utente
Utente
Grazie mille Dott.ssa Pileci, soprattutto della sua disponibilità a fornirmi ulteriori eventuali informazioni in merito.

Innanzitutto una premessa: il caso di specie riguarda un minore, ma non penso che questo modifichi più di tanto la stesura del contratto, a parte gli obblighi di legge.

Comunque, da uno sguardo dato al contratto (senza dubbio molto più particolareggiato di quello fornito a me) salvo miei errori interpretativi, e pur tenendo conto dei citati riferimenti al modello teorico, alla metodologia, alla frequenza, alla durata, alla logistica delle sedute ed ovviamente al corrispettivo, mi sembra di leggere un contratto ancora sensibilmente generico, ovvero applicabile sempre nella stessa forma a pressochè tutti i casi di specie.

Non vengono infatti dettagliati al caso di specie nè gli obeiettivi da raggiungere, nè il tempo anche approssimativo nel quale ci si ripromette di raggiungerli (e quindi una stima, anche grossolana, dell'impegno economico e personale complessivo per il paziente).

Non viene fatto riferimento ad alcun allegato che descriva il caso di specie e le sue particolari necessità (si parla ciòè di una durata da concordare con il cliente, ma in termini esclusivamente verbali e quindi molto soggetti ad interpretazione personale).

Non viene fatto riferimento ad alcun meccanismo "prestabilito" di verifica, anche periodica, degli obiettivi raggiunti e di quelli ancora da raggiungere.

Molto più senso avrebbe invece a mio parere un contratto altrettanto generico ma relativo ad un periodo di analisi preliminare (di due, tre, cinque, etc. sedute) che però poi rimandi ad un accordo successivo meno generico e sensibilmente più orientato al caso particolare.

Ovviamente si parte dal presupposto che qualunque persona di buon senso si renda e si debba rendere perfettamente conto che la psicologia non è la matematica, ma da un punto di vista strettamente contrattuale, no, non penso che un contratto del genere sia in grado di rispondere a quelli che erano i quesiti e le esigenze che avevo posto (salvo altre possibilità che qui non sono state presentate).

Quindi da questo punto di vista torniamo un po' all'inizio.

Quanto detto non vuole ovviamente dimenticare che in un rapporto psicoterapeutico conta molto di più il rapporto umano che quello contrattuale.

Ma un "buon contratto" e dei meccanismi chiari non possono che creare i migliori presupposti anche in questo senso (patti chiari, amicizia lunga....).

Quello che temo è infatti il pericolo di finire di nuovo in quella già sperimentata "zona grigia", in cui il tempo passa e passa e, al di là della indispensabile "fiducia", non si sa mai bene se si sta navigando come si deve o no........

Grazie mille dell'attenzione
Cordiali saluti
Sig. Paolo