Disturbo dissociativo
Salve,
(Ho postato anche in psichiatria). Ho 26 anni e sono una ricercatrice (in psicologia). Premetto che il mio « livello di funzionamento » è eccellente. Sul piano lavorativo, familiare e sociale.
Ho subito un abuso sessuale all’età di 4 anni. Ho vissuto altre esperienze, diciamo premature con un ragazzo molto più grande di me. Già dall'asilo avevo un « amico immaginario ». alcune volte « lui » si relazionava nel mondo. In quei momenti io ero fermamente convinta di essere un maschio e sapevo fare cose diverse, ad esempio mi trovavo meglio a scrivere con la mano sinistra invece che con la mano destra. Col passare degli anni queste mie due modalità iniziarono a comunicare fra loro (a livello di pensieri). all’inizio dell’adolescenza ho avuto episodi di autolesionismo e di dispercezioni, unitamente a paure e convinzioni « assurde » (in merito ad alieni e militari) ma indottemi da un familiare e in un certo senso alimentate da altri componenti della famiglia. successivamente, qualche anno dopo questo familiare mi ha convinto a fare un' ipnosi presso un suo amico, non psicologo o medico, con o scopo di separare anima, mente e spirito. avevo molta fiducia in questa persona. Dal giorno dopo ho iniziato ad avere incubi, a sentire «voci interne» nel senso di pensieri con una voce diversa dalla mia, a ripraticare l'autolesionismo. Tra queste c’era anche il mio «amico immaginario».
Sotto mia richiesta, sono stata in cura in un centro di NPI (Risperidone 1mg. x 2 mesi) che lasciai senza iniziare una psicoterapia, non parlai mai dell’abuso. Le diagnosi furono «sospetto disturbo dell’identità di genere» «disturbo dissociativo NAS ». In questo periodo, se riassumo il tutto, avevo identificato 4 personalità.
Dopo anni sono riuscita ad effettuare una specie di integrazione « di 3 parti su 4 ». Integrazione che è durata 3 mesi ma che è risultata in sole 2 parti, (le due modalità iniziali). Successivamente si è verificata un’altra integrazione che è stata la piu’ stabile (4,5 mesi). Facendola ho provato a concentrarmi sul fatto di mantenere « le caratteristiche » di tutti nell’integrazione. Da qualche settimana tuttavia mi sento poco stabile… come se mi polarizzassi su alcune modalità: esattamente quello che era successo alla fine di quei 3 mesi, durante il primo tentativo di integrazione. Per quanto assurde, vi pongo due domande. Per il futuro è forse meglio cercare di unire le parti senza sforzarmi di mantenere « tutto di tutti » ma semplicemente di tenere insieme le parti? potrei tentare di « tenere le caratteristiche » di 2 parti (una delle principali e l’altra, quella piu’ estroversa) su 4, così da bilanciarmi meglio e tenere piu' caratteristiche? Mi rendo conto della stranezza delle richieste. Vi chiedo cortesemente di provare a « ipotizzare » delle possibilità. Sfortunatamente non posso davvero, per ragioni pratiche, farmi seguire da uno specialista di persona. Un confronto online è l’unica possibilità al momento.
Grazie mille per il vostro tempo
(Ho postato anche in psichiatria). Ho 26 anni e sono una ricercatrice (in psicologia). Premetto che il mio « livello di funzionamento » è eccellente. Sul piano lavorativo, familiare e sociale.
Ho subito un abuso sessuale all’età di 4 anni. Ho vissuto altre esperienze, diciamo premature con un ragazzo molto più grande di me. Già dall'asilo avevo un « amico immaginario ». alcune volte « lui » si relazionava nel mondo. In quei momenti io ero fermamente convinta di essere un maschio e sapevo fare cose diverse, ad esempio mi trovavo meglio a scrivere con la mano sinistra invece che con la mano destra. Col passare degli anni queste mie due modalità iniziarono a comunicare fra loro (a livello di pensieri). all’inizio dell’adolescenza ho avuto episodi di autolesionismo e di dispercezioni, unitamente a paure e convinzioni « assurde » (in merito ad alieni e militari) ma indottemi da un familiare e in un certo senso alimentate da altri componenti della famiglia. successivamente, qualche anno dopo questo familiare mi ha convinto a fare un' ipnosi presso un suo amico, non psicologo o medico, con o scopo di separare anima, mente e spirito. avevo molta fiducia in questa persona. Dal giorno dopo ho iniziato ad avere incubi, a sentire «voci interne» nel senso di pensieri con una voce diversa dalla mia, a ripraticare l'autolesionismo. Tra queste c’era anche il mio «amico immaginario».
Sotto mia richiesta, sono stata in cura in un centro di NPI (Risperidone 1mg. x 2 mesi) che lasciai senza iniziare una psicoterapia, non parlai mai dell’abuso. Le diagnosi furono «sospetto disturbo dell’identità di genere» «disturbo dissociativo NAS ». In questo periodo, se riassumo il tutto, avevo identificato 4 personalità.
Dopo anni sono riuscita ad effettuare una specie di integrazione « di 3 parti su 4 ». Integrazione che è durata 3 mesi ma che è risultata in sole 2 parti, (le due modalità iniziali). Successivamente si è verificata un’altra integrazione che è stata la piu’ stabile (4,5 mesi). Facendola ho provato a concentrarmi sul fatto di mantenere « le caratteristiche » di tutti nell’integrazione. Da qualche settimana tuttavia mi sento poco stabile… come se mi polarizzassi su alcune modalità: esattamente quello che era successo alla fine di quei 3 mesi, durante il primo tentativo di integrazione. Per quanto assurde, vi pongo due domande. Per il futuro è forse meglio cercare di unire le parti senza sforzarmi di mantenere « tutto di tutti » ma semplicemente di tenere insieme le parti? potrei tentare di « tenere le caratteristiche » di 2 parti (una delle principali e l’altra, quella piu’ estroversa) su 4, così da bilanciarmi meglio e tenere piu' caratteristiche? Mi rendo conto della stranezza delle richieste. Vi chiedo cortesemente di provare a « ipotizzare » delle possibilità. Sfortunatamente non posso davvero, per ragioni pratiche, farmi seguire da uno specialista di persona. Un confronto online è l’unica possibilità al momento.
Grazie mille per il vostro tempo
[#1]
Gentile utente,
non sono le domande ad essere "strane" (affatto), quanto piuttosto la fiducia che interrogativi così specifici possano essere risolti on line.
Lei ci chiede
"Vi chiedo cortesemente di provare a « ipotizzare » delle possibilità."
ma on line non è proprio possibile.
Come già risposto in parallelo dallo psichiatra,
occorre proprio uno/a psicoterapeuta esperto di questa patologia, ma di persona.
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Grazie per la celere risposta,
credo di essermi espressa male, nel senso che non ripongo la mia fiducia che questi interrogativi possano essere risolti online. Né è questo ciò che cerco. Mi interessava e speravo in uno scambio di idee che potesse darmi eventuali spunti di riflessione sulla questione. Insomma ascoltare un parere diverso dal mio.
Come già spiegato nell'altra sezione, al momento non ho una stabilità geografica e mi trovo all'estero. Mi è dunque impossibile impostare un qualsiasi tipo di percorso. Inoltre c'è anche il fatto che conosco la maggior parte dei professionisti che operano in questo ambiente in quanto sarebbero colleghi e preferirei rivolgermi a persone che non mi conoscono.
Non ho veramente alternative se non quella di chiedere un consiglio online, almeno per tentare di schiarirmi le idee.
E mi creda, io sono la prima a rispondere agli utenti che mi scrivono che il 95% delle volte c'è bisogno di parlare con uno specialista di persona, solo che non mi è veramente possibile.
Confidando in una sua risposta,
la ringrazio ancora una volta per il tempo dedicatomi
credo di essermi espressa male, nel senso che non ripongo la mia fiducia che questi interrogativi possano essere risolti online. Né è questo ciò che cerco. Mi interessava e speravo in uno scambio di idee che potesse darmi eventuali spunti di riflessione sulla questione. Insomma ascoltare un parere diverso dal mio.
Come già spiegato nell'altra sezione, al momento non ho una stabilità geografica e mi trovo all'estero. Mi è dunque impossibile impostare un qualsiasi tipo di percorso. Inoltre c'è anche il fatto che conosco la maggior parte dei professionisti che operano in questo ambiente in quanto sarebbero colleghi e preferirei rivolgermi a persone che non mi conoscono.
Non ho veramente alternative se non quella di chiedere un consiglio online, almeno per tentare di schiarirmi le idee.
E mi creda, io sono la prima a rispondere agli utenti che mi scrivono che il 95% delle volte c'è bisogno di parlare con uno specialista di persona, solo che non mi è veramente possibile.
Confidando in una sua risposta,
la ringrazio ancora una volta per il tempo dedicatomi
[#3]
Lei si colloca proprio in quel 95%.
______________
Mi scusi la domanda d'obbligo:
chi sono "gli utenti che mi scrivono" a cui Lei accenna in #2?
In che veste risponde agli utenti, per poi - a Sua volta - scrivere a noi come utente?
E' forse iscritta all'Albo degli psicologi?
Saluti cordiali.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.1k visite dal 25/01/2018.
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