Depressione, scarsa autostima o disturbo della personalità
Mio figlio diciottenne da più di un anno manifesta chiusura, indecisione, poca autostima e ogni volta che si affronta l'argomento riferisce che "non è come vorrebbe essere". All'inizio pensavo a una crisi adolescenziale ma a aprile 2017 ho notato che faceva molta fatica a studiare e lamentava mancanza di concentrazione. Ne ho parlato al medico di famiglia, abbiamo fatto le analisi valori nella norma. Quest'anno fa il V liceo scientifico. Pagella primo quadrimestre ottima come sempre ma lui è sempre più cupo. Mi accorgo che non riesce a studiare: apre i libri e se ne va sul divano. Parliamo cerco di capire che cosa lo preoccupa. La risposta sempre la stessa. Cerco di tranquillizzarlo pensando all'ansia per l'esame e al suo futuro dopo il diploma. gli dico che gli vogliamo bene a prescindere da tutto e che teniamo soltanto alla sua felicità (il voto finale o la successiva scelta universitaria sono ininfluenti rispetto all'amore che abbiamo per lui).Mi abbraccia e sembra rincuorato ma sta sempre peggio non riesce a studiare. Mi dice che è arretrato in tutte le materie e che non riesce più a concentrarsi. Gli chiedo di consultare uno specialista. Lui si rifiuta. Presi dallo sconforto io e mio marito consultiamo uno psicologo psicoterapeuta cognitivo comportamentale consigliato da un' amica il quale ci riceve ma ovviamente vuole vedere mio figlio. Ritorniamo a casa e provo a convincerlo . Dopo aver di nuovo detto di no capitola. Ammette di stare male e di non avere scelte ma vuole andarci da solo. Si reca al primo appuntamento. esce poco convinto. io cerco di rassicurarlo e la sera chiamo il terapeuta per sentire un suo parere. Mi dice che si è aperto, è stato collaborativo e che effettivamente qualche problema c'è ( forse anche disturbo di comportamento) ma non può dirmi niente prima di un mese perchè lo vede una volta a settimana e deve somministrargli dei test. Intanto mio figlio sta sempre peggio. Si è innescato un circolo vizioso: non studia, vuole andare a scuola ma ha paura di essere interrogato e non vuole che i compagni o i docenti si accorgano del suo malessere. Ho provato a dirgli di parlare con la coordinatrice per allentare un pò la pressione interrogazioni ma non vuole. Gli ho proposto di lasciar perdere i libri per ora e di chiedere consiglio al terapeuta sul da farsi anche prendendo in considerazione l'idea di non fare l'esame ma non accetta l'idea. Vuole andare a scuola per non perdersi le spiegazioni ma non ci vuole andare per paura delle interrogazioni. Intanto sta sempre sul divano, dorme o gioca a play station. Io non so più che fare. Non sono tranquilla a lasciarlo solo a casa la mattina e non so se restare con lui potrebbe farlo sentire ancora più in ansia. Francamente non so se proporre uno psichiatra o continuare a seguire lo psicoterapeuta e dargli il tempo di fare una diagnosi. Ho paura di perdere tempo prezioso. Mi potete aiutare? c'è qualche centro di eccellenza a cui posso rivolgermi in Campania?
[#1]
Gentile utente,
Capisco la Sua proeccupazione di madre.
la visita psichiatrica è possibile e consigliabile,
se il ragazzo è "sufficientemente" d'accordo e quindi "sufficientemente" collabora.
Contemporaneamente si può chiedere allo psicoterapeuta (è tale, vero? cioè in grado di curare) di ravvicinare le sedute in modo da avere una diagnosi in tempi più brevi.
Se ritiene ci tenga al corrente.
Saluti cordiali.
Capisco la Sua proeccupazione di madre.
la visita psichiatrica è possibile e consigliabile,
se il ragazzo è "sufficientemente" d'accordo e quindi "sufficientemente" collabora.
Contemporaneamente si può chiedere allo psicoterapeuta (è tale, vero? cioè in grado di curare) di ravvicinare le sedute in modo da avere una diagnosi in tempi più brevi.
Se ritiene ci tenga al corrente.
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Innanzitutto grazie per la risposta. Lo psicoterapeuta a cui mi sono rivolta è uno psicologo che ha fatto il corso quadriennale di psicoterapia cognitivo comportamentale. E' in grado di curare come dice lei? O mio figlio ha bisogno di altro? era questa la mia domanda iniziale.pensavo a un centro in cui le varie figure interagiscono. Ce ne sono al sud? Inoltre nell'attesa come posso fare per stargli vicino senza soffocare e per aiutarlo dal momento che non è possibile avvicinare le sedute?
[#3]
Gentile utente,
la scelta di uno psicologo specializzato in psicoterapia è adatta.
Al momento non sembra occorrere un Centro, bensì è necessario un dialogo tra le due figure: psicoterapeuta e psichiatra.
Stargli vicino adeguatamente
significa
non farsi prendere dall'ansia
avere fiducia nelle terapie che sta facemdo
e nella sua guarigione.
Se Lei riuscirà ad avere dentro di sè questi atteggiamenti (da coltivare e far crescere)
essi traspariranno e saranno contagiosi.
Al contrario, fingere di esserlo,
manda percepibili messaggi inquietanti.
la scelta di uno psicologo specializzato in psicoterapia è adatta.
Al momento non sembra occorrere un Centro, bensì è necessario un dialogo tra le due figure: psicoterapeuta e psichiatra.
Stargli vicino adeguatamente
significa
non farsi prendere dall'ansia
avere fiducia nelle terapie che sta facemdo
e nella sua guarigione.
Se Lei riuscirà ad avere dentro di sè questi atteggiamenti (da coltivare e far crescere)
essi traspariranno e saranno contagiosi.
Al contrario, fingere di esserlo,
manda percepibili messaggi inquietanti.
[#7]
Deve chiedere allo Psicoterapeuta stesso il significato che ne ha dato parlandone:
se di termine diagnostico
oppure di uso corrente.
Sulla "personalità evitante" in senso clinico può leggere:
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/397-ansia-sociale-fobia-sociale-e-personalita-evitante.html
[#8]
Utente
Lo psicoterapeuta è stato molto sintetico. Mi ha detto : è evitante. Ho chiesto se riguardava un disturbo di personalità e lui mi ha risposto che non è ancora formata la personalità e che deve fare le sedute e non ha aggiunto altro. Da una parte capisco che lui non vuole sbilanciarsi con me perchè forse deve mantenere il rapporto con il paziente ma dall'altra penso che come mamma forse devo pure essere rassicurata.... quanto meno per capire la gravità della situazione. Detta così la cosa mi mette ansia
[#9]
Lei lo ha delegato allo specialista della situazione, come lo delega al dentista per i denti.
E' necessario tenere a bada l'ansia, perchè non migliora la situazione del figlio.
L'ansia non si placa attraverso le rassicurazioni, che continuerebbero una di seguito all'altra;
ma attraverso la fiducia verso lo psicoterapeuta
che sta facendo il proprio lavoro in scienza e coscienza.
L'ansia materna rende più difficile il percorso.
Più di questo on line non è possibile approfondire.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.5k visite dal 25/01/2018.
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