Morte
Perchè è così difficile accettare di dover morire? Che senso ha vivere in una vita in cui ci limitiamo a compiere una serie di atti meccanici mossi dagli istinti e dalle tendenze che ci impongono la società e i vari contesti in cui ci troviamo e che ci definiscono fin da quando siamo nati? E anche se non fosse così? Sono anni che progetto la mia morte, il modo in cui voglio morire con minor sofferenza possibile. Ho il disturbo borderline e sono in un oceano, senza un orientamento, una direzione, un minimo desiderio di muovermi e portarmi in salvo. Nessuno fino ad ora è riuscito vagamente ad aiutarmi, le persone mi appaiono noiose e piatte, sfogo il caos emotivo che ho dentro negli eccessi, unica cosa che mi procura piacere temporaneo ma che a lungo termine mi ha tolto tutto ciò che pensavo potessi avere di positivo. Non ho autostima, non so chi sono, vivo solo in funzione del portare avanti l'idea che le persone hanno di me, lei vive al mio posto. La psicoterapia mi sembra un sotterfugio per volersi autoconvincere che la nostra penosa condizione di esseri umani senza nessun potere reale nell'esistenza non sia quella che è. Basta una sciocchezza per toglierci in un attimo la vita e tutta la fatica fatta fino a qui e inoltre nell'eternità dell'universo noi non siamo che un frammento microscopico, pur vivendo un'intera vita ricca e soddisfacente, tra già solo centinaia di anni saremo perduti per sempre e non esisteremo più per l'eternità. Dunque che fare? Come ingannare la consapevolezza della finitezza di ogni istante in cui esisto? Ho pensato di tentare con i farmaci, nell'illusione forse che possano modificare il mio modo di percepire la realtà, ma dovrei passare necessariamente per uno psichiatra e so che farebbe una diagnosi x associata ad un farmaco x, facendomi rientrare in un nuovo ennesimo schema in cui non mi riconoscerei ovviamente, rischiando di star peggio persino ad ora. Sono in una condizione di apatia estrema, insostenibile. Pareri, idee, consigli? Grazie
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Gentile utente,
ci chiede: "Pareri, idee, consigli? ..",
ma sembra dal Consulto che Lei si sia già dato tutte le risposte.
Quando ciò accade
qualsiasi "Pareri, idee, consigli" risulta inutile,
perchè cozza contro la corazza che la persona si è creata e che in realtà intende mantenere.
Lei però ci ha scritto,
e noi Le rispondiamo.
Alle molte domande esistenziali che Lei giustamente si pone
la psicologia non dà risposte,
è la persona che trova i propri motivi per vivere.
il senso della propria vita.
Riguardo al morire
"Perchè è così difficile accettare di dover morire?",
ogni limite,
ogni interruzione del proprio progetto,
sogni,
speranze,
è di per sè altamente fastidioso.
Ma ancora più quando la persona non ha vissuto,
quando si è lasciata scorrere addosso la vita.
Rispetto alla Sua malattia (diagnosticata o auto-diagnosi?),
sembra che Lei utilizzi delle preclusioni "razionali"
per non aiutarsi e per non farsi aiutare.
Da un lato verso i farmaci e chi li prescrive,
dall'altro verso la psicoterapia,
le due strade cioè che Le potrebbero giovare.
Ma su ciò ben poco si può dire perchè
"non si può aiutare chi non vuole essere aiutato".
E' Lei stesso che può smontare le proprie gabbie se e quando lo vorrà, oppure quando ci riuscirà
rinunciando alle certezze auto-costruite.
Allora, anzichè vivere per progettare come morire,
potrebbe vivere per vivere ogni singola giornata, notte, alba,
con le sue luci ed ombre.
Come tutti noi del resto.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.9k visite dal 21/01/2018.
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