Comportarsi in coppia
Buonasera gentili dottori. Ho 34 anni,da 4 anni e mezzo sono fidanzato con una ragazza 10 anni piu giovane,ma sempre molto matura e incline alla vita di coppia. Abbiamo vissuto una relazione da far invidia al mondo,molto stretta,con sentimenti e sessualità molto forti,senza crisi,gia sapevamo dove saremmo andati a vivere e progettava lei piu di me la nostra famiglia.A settembre post laurea mi dice di andare a convivere,dico di no perché ho un padre anziano che punta su di me e lei non lavora. A quel punto continua i suoi studi,si avvicina al mondo universitario a capofitto,la relazione resta ottima ma cio crea malumore da parte mia di sentirmi trascurato. Arriviamo a inizio dicembre in cui inizia a lamentare di non sapere cosa vuole dalla vita,che lo stress universitario la distrugge,che non sa se sta facendo bene,che vorrebbe fuggire perché sta male sente una morsa al collo e sto ricadendo anche io in questo. Mi chiede di allontanarci qualche giorno che deve respirare non riesce piu a pensare per due ma sente di voler riprendersi la sua età ambizioni e progetti. Reagisco male,scrivo una lettera in cui mi scuso per il non appoggio e comprendendo la sua crescita. Dopo una settimana ci vediamo,mi dice mi ama da impazzire ma forse non basta non è tempo per vivere la quotidianità,facciamo l amore e dorme con me,con un trasporto di entrambi piu forte che mai. Da quei giorni si distacca...mi dice che mi ama ma di lasciarla riflettere. Io la presso,cado nel baratro,e lei mi dice che nn puo darmi i modi e le certezze voglio perché si ama finalmente. A quel punto ci rivediamo il 30, l ultima volta,mi saluta con un ti amo e per 2 settimane ci sentiamo solo 2 3 volte freddamente quando è lei a cercarmi per msg. 3 gg fa gli scrivo che in questo modo sto male,nn sono pronto a voler ripartire cosi freddamente.lei risponde che in queste settimane è stata serena,che forse i sentimenti sono meno forti,i riscontri di persona sono stati tutti splendidi ma ci sente lontani nel gestire la vita e le ambizioni (io nn ho mai valorizzato la carriera). Dice che l empatia e la chimica che c è tra noi non la ritroverà e insieme siamo magici,di non odiarla spera ritroveremo la complicità e mi augura il meglio ma corre il rischio di perdermi per stare serena e gestire le sue scelte sola. Io piango e sto malissimo,domani sera ceniamo insieme e non so cosa dirle. Lei è fuggita per 2 settimane da roma e dal sentirmi per poter attuare il suo pensiero razionale di fare la sua strada,perché con il cuore standomi vicino non ci riusciva. Non so se sparire,e lasciare che forse lei tra qualche mese tornerà capendo posso migliorarmi io e crescere lei,che meritiamo una chance...oppure se proporle una terapia di coppia per aiutare me,o se dirle restiamo in contatto e vediamo se senza piu ansie e muri ci ritroviamo con leggerezza partendo da zero. Non riesco ad accettare che alla prima crisi ci buttiamo via cosi.
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Gentile utente, la sua lettera, per quanto lunga, lascia alcuni punti non abbastanza chiariti. Per quel che ho capito, lei ha 34 anni, è fidanzato da quattro anni e mezzo e si è laureato solo tre mesi fa. A questo punto la sua ragazza, che immagino aspettasse questa laurea come il traguardo per cominciare una vita insieme, si sente invece opporre da lei un rifiuto "perché ho un padre anziano che punta su di me e lei non lavora". Ma in che senso suo padre punta su di lei? Non desidera anche lui che un figlio di età alquanto matura si costruisca una propria famiglia? E lei aveva detto chiaramente alla sua ragazza che tutti i bei sogni di costruire un futuro insieme erano in pratica illusioni? "Già sapevamo dove saremmo andati a vivere e progettava lei più di me la nostra famiglia". E invece lei, a 34 anni, non era ancora pronto a lasciare la casa paterna? Di fronte a questa preclusione, probabilmente inattesa, immagino che la sua ragazza abbia avuto un brusco risveglio sulla realtà, e stia cercando di raccogliere i cocci dei sogni infranti e delle speranze deluse, dando valore alla propria carriera e costruendosi un futuro possibile, per ora da sola, visto che lei un futuro di coppia glielo ha precluso. Rifletta bene, prima di fare altre promesse, su quello che davvero desidera. Se non vuole sposarsi, e preferisce una storia d'amore senza sbocchi, forse dovrebbe scegliere una partner sua coetanea che abbia già avuto una famiglia e anche dei figli, non una ragazza che queste cose le deve ancora costruire. Cordiali saluti.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
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Utente
intanto la ringrazio per la risposta dottoressa. Le puntualizzo che è la ragazza ad essersi laureata,io lavoro come impiegato da 10 anni. Purtroppo mio padre e mia madre non vanno d accordo,è parzialmente invalido e sono figlio unico. Se avessi saputo che il rimandare finché mio padre attraverso l invalidità poteva permettersi un lavoro,e che la mia fidanzata lavorasse,mi avrebbe portato a questo avrei agito diversamente. Io voglio una vita con lei,l ho capito ora. Non dormo sono inappetente e in tachicardia,sono ovattato in un limbo e non so come fare. Non concepisco che pur stando bene insieme e amandoci,razionalmente non si possa tentare ( cambiando atteggiamento anch io ) ,di provare a darci una possibilità.
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Utente
Riguardo la situazione paterna,volevo scrivere che con l invalidità avrebbe potuto contare su un aiuto esterno oltre il mio in modo da potermi sganciare. Pur amandola tanto so di non aver dato vita al nostro sogno prematuro ,e non aver dato sostegno al suo slancio di crescita. Ma sono sempre stato pronto al suo fianco amandola e ascoltandola. Come possono due mesi di incomprensioni cancellare tutto? Cosa posso fare per dimostrare che per noi c è un domani? Sembra ovattata a non sentire piu il cuore ma solo la razionalità.
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Gentile utente, mi sembra necessario invitarla ancora a fare chiarezza in sé stesso. Il vostro sogno, data l'età di tutti e due, e gli anni di fidanzamento, non era, come lei lo chiama, "prematuro". La condizione del papà sarà stata definita dall'INPS con un preciso grado di invalidità: quale? Le ricordo che solo un'invalidità del 100% può dar luogo all'accompagno; molto al di sotto ci possono essere facilitazioni di accesso a qualche lavoro, ma sicuramente suo padre, se aveva costruito una famiglia, aveva già un lavoro o la capacità di procurarselo. I suoi genitori sono separati, o no? Da tutte le sue parole mi sembra di capire che lei potrebbe essere invischiato in una visione della realtà senza sbocchi: perché mai il suo essere figlio unico di padre parzialmente invalido e in disaccordo con la propria moglie le precluderebbe di farsi una famiglia? In altre parole, mi chiedo se lei sia davvero confuso circa questa situazione, e vittima di anomale richieste familiari, o se non abbia piuttosto delle resistenze del tutto personali ad entrare nell'età adulta, con le relative scelte e responsabilità. In ogni caso, il dolore che adesso prova per aver perduto la sua ragazza dovrebbe favorire una sua presa di coscienza ("darle la sveglia", come diciamo a Roma). Chiarire i fatti con un psicologo che si occupi di problem solving potrebbe aiutarla, in prima battuta perché sarebbe il segnale che lei è davvero disposto ad orientarsi diversamente. Con molti auguri.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.9k visite dal 16/01/2018.
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