Sessualità - incontro uomini con difficoltà a letto
Buongiorno, vi scrivo per cercare di fare chiarezza in questa situazione che sto vivendo per capire, soprattutto, se sono solo sfortunata o se ho delle responsabilità in quanto mi accade.
Premetto che circa 10 anni fa ho seguito una terapia con una psicologa per un anno in quanto in quel periodo erano riemersi dei ricordi di brutti episodi della mia infanzia che mi avevano portato a sentirmi a disagio con il sesso, la cosa è stata superata e dopo un annetto la dottoressa ha ritenuto che il periodo di terapia potesse concludersi. Da allora la mia relazione col sesso è tornata ad essere improntata sul piacere: mi piace, lo vivo con gioia e serenità, non ho particolari inibizioni e la voglia non mi manca, anzi!Tuttavia mi trovo spesso a vivere rapporti deludenti, potrei dire che nonostante nella mia vita io rapporti soddisfacenti ne abbia avuti, tuttavia ho spesso a che fare con uomini che o hanno erezioni scarse e poco durature, oppure non ce l'hanno proprio (quindi mi sembra una cosa più oggettiva che soggettiva di mia percezione). Per fare un esempio, nell'ultima parte della mia ultima relazione "importante", le prestazioni per durata e qualità del mio compagno erano così scarse da farmi perdere interesse nel sesso: rendendomi conto che non avevo mai voglia, avevo dapprima ipotizzato che fossero i miei problemi che ritornavano a tormentarmi ma fermandomi a pensare mi sono risposta che io ero interessata al sesso, ma non a quello con lui in quanto i nostri rapporti erano carenti, risposta che peraltro mi ha poi confermato anche la mia psicologa, cui mi sono rivolta per aver un confronto.
In un periodo più recente, ho iniziato a frequentare un ragazzo X. che aveva continue defaillance a letto, impiegava tantissimo tempo per raggiungere l'erezione e/o una volta raggiunta, nel durante, la perdeva più o meno completamente. Ogni volta che accadeva e lui si scusava io cercavo di tranquillizzarlo per non aggravare la situazione sinchè mi ha comunicato di aver prenotato una visita specialistica, che deve ancora effettuare, in quanto ritiene di aver lui un problema. Nell' ultimo caso, quello più recente che mi ha spinto a scrivervi, con il ragazzo in questione non siamo riusciti neppure a consumare il rapporto: ha quasi subito avuto l'erezione, ma è bastato fermarsi un attimo per indossare il profilattico per perderla e non c'è stato verso di recuperarla.
Mi è capitato di confrontarmi con altre donne su questo argomento ed ho riscontrato che molte hanno avuto esperienze analoghe alla mia, ma visto che si tratta di uomini di neppure 40 anni e vista la frequenza con cui mi capita, a questo punto temo di essere io la causa di tutto, magari con il mio atteggiamento aggressivo li inibisco, benchè non mi sembri di fare la mangiatrice di uomini nè di mettere pressione (e questo l'ho chiesto esplicitamente a X che mi ha rassicurata). Non so da dover partire per appurare eventuali mie responsabilità in questa situazione.
Vi ringrazio
Premetto che circa 10 anni fa ho seguito una terapia con una psicologa per un anno in quanto in quel periodo erano riemersi dei ricordi di brutti episodi della mia infanzia che mi avevano portato a sentirmi a disagio con il sesso, la cosa è stata superata e dopo un annetto la dottoressa ha ritenuto che il periodo di terapia potesse concludersi. Da allora la mia relazione col sesso è tornata ad essere improntata sul piacere: mi piace, lo vivo con gioia e serenità, non ho particolari inibizioni e la voglia non mi manca, anzi!Tuttavia mi trovo spesso a vivere rapporti deludenti, potrei dire che nonostante nella mia vita io rapporti soddisfacenti ne abbia avuti, tuttavia ho spesso a che fare con uomini che o hanno erezioni scarse e poco durature, oppure non ce l'hanno proprio (quindi mi sembra una cosa più oggettiva che soggettiva di mia percezione). Per fare un esempio, nell'ultima parte della mia ultima relazione "importante", le prestazioni per durata e qualità del mio compagno erano così scarse da farmi perdere interesse nel sesso: rendendomi conto che non avevo mai voglia, avevo dapprima ipotizzato che fossero i miei problemi che ritornavano a tormentarmi ma fermandomi a pensare mi sono risposta che io ero interessata al sesso, ma non a quello con lui in quanto i nostri rapporti erano carenti, risposta che peraltro mi ha poi confermato anche la mia psicologa, cui mi sono rivolta per aver un confronto.
In un periodo più recente, ho iniziato a frequentare un ragazzo X. che aveva continue defaillance a letto, impiegava tantissimo tempo per raggiungere l'erezione e/o una volta raggiunta, nel durante, la perdeva più o meno completamente. Ogni volta che accadeva e lui si scusava io cercavo di tranquillizzarlo per non aggravare la situazione sinchè mi ha comunicato di aver prenotato una visita specialistica, che deve ancora effettuare, in quanto ritiene di aver lui un problema. Nell' ultimo caso, quello più recente che mi ha spinto a scrivervi, con il ragazzo in questione non siamo riusciti neppure a consumare il rapporto: ha quasi subito avuto l'erezione, ma è bastato fermarsi un attimo per indossare il profilattico per perderla e non c'è stato verso di recuperarla.
Mi è capitato di confrontarmi con altre donne su questo argomento ed ho riscontrato che molte hanno avuto esperienze analoghe alla mia, ma visto che si tratta di uomini di neppure 40 anni e vista la frequenza con cui mi capita, a questo punto temo di essere io la causa di tutto, magari con il mio atteggiamento aggressivo li inibisco, benchè non mi sembri di fare la mangiatrice di uomini nè di mettere pressione (e questo l'ho chiesto esplicitamente a X che mi ha rassicurata). Non so da dover partire per appurare eventuali mie responsabilità in questa situazione.
Vi ringrazio
[#1]
Gentile utente,
una attenzione critica al proprio modo di porsi è sempre necessaria:
".. temo di essere io la causa di tutto, magari con il mio atteggiamento aggressivo li inibisco, .."
Sarebbe interessante chiedere loro se tali defaillances le abbiano già avute anche con altre partners.
Tenga però conto che nell'ultimo decennio le problematiche sessuali maschili si sono molto modificate:
condizioni di precarietà economica/esistenziale,
ab/uso di porno on line,
masturbazione sempre condita da successo a fronte di sessualità di coppia dall'esito incerto,
crisi del desiderio,
ab/uso di sostanze tra cui l'alcol,
e moltissime altre cause
favoriscono uno stato d'animo di insicurezza
anche in ragazzi giovani
che certo non favorisce il buon funzionamento:
imprevedibile precocità, esasperante lentezza nel concludere, deficit erettili...
Nelle relazioni lunghe
talvolta lo sviluparsi della fiducia fa diminuire l'ansia,
talvolta il disturbo è cronicizzato.
Naturalmente mi riferisco unicamente all'aspetto psy, dato che siamo in quest'area; ci sarebbe da aggiungere l'aspetto organico di competenza uro-andrologica.
Due letture per approfondire:
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4909-desiderio-sessuale-maschile-assente-o-scarso-perche.html
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4810-eiaculazione-precoce-nuove-indicazioni-per-diagnosi-e-cura.html
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Al contrario, mi sembra che abbia sviluppato un dialogo interiore razionalmente plausibile che include ipotesi, nessi di causa/effetto che conducono inevitabilmente ad "appurare eventuali mie responsabilità".
In altre parole, ci fornisce gli "indizi" e le "ipotesi di reato" e lascia a noi specialisti "la sentenza".
Proviamo a fare un passo indietro:
può attribuirsi una qualche responsabilità se ha vissuto
" brutti episodi della mia infanzia che mi avevano portato a sentirmi a disagio con il sesso"?
Immagino di no, ma questo non rende insignificanti tali esperienze, non a caso tuttora anche se indirettamente, possono influenzare le modalità relazionali che sceglie quando instaura una relazione affettiva con il partner.
Un altro aspetto che mi colpisce è il seguente:
ci parla di sessualità estrapolata dal suo contesto di appartenenza: ossia la dimensione affettiva che include emozioni, stili relazionali, bisogni di sicurezza ecc.
Si tratta di vissuti esperienziali che, nel confronto con altre persone purtroppo rischiano di essere banalizzati, che meriterebbero uno spazio di elaborazione che integri e completi il percorso terapeutico avviato in passato.
In altre parole, ci fornisce gli "indizi" e le "ipotesi di reato" e lascia a noi specialisti "la sentenza".
Proviamo a fare un passo indietro:
può attribuirsi una qualche responsabilità se ha vissuto
" brutti episodi della mia infanzia che mi avevano portato a sentirmi a disagio con il sesso"?
Immagino di no, ma questo non rende insignificanti tali esperienze, non a caso tuttora anche se indirettamente, possono influenzare le modalità relazionali che sceglie quando instaura una relazione affettiva con il partner.
Un altro aspetto che mi colpisce è il seguente:
ci parla di sessualità estrapolata dal suo contesto di appartenenza: ossia la dimensione affettiva che include emozioni, stili relazionali, bisogni di sicurezza ecc.
Si tratta di vissuti esperienziali che, nel confronto con altre persone purtroppo rischiano di essere banalizzati, che meriterebbero uno spazio di elaborazione che integri e completi il percorso terapeutico avviato in passato.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Cara Utente,
può capitare - ma siamo online lo prenda quindi con le pinze - che in amore, soprattutto quando non si ha un buon rapporto con la propria sessualità, si facciano delle scelte “collusive”
Si scelgono cioè, dei partners con delle problematiche sessuologiche, ovviamente tutto in maniera inconscia, al fine di proteggere le proprie di difficoltà.
Un uomo con problemi erettivi può capitare, due anche, ma di più, non è un caso, ma una possibile scelta collusiva.
Le faccio un esempio:
Le donne vaginismiche sposano uomini con un deficit erettivo primario, e formano una coppia bianca.
L’uno protegge la problematica dell’altro.
Per il suo partner le allego una mia video intervista sull’argomento.
https://m.youtube.com/watch?v=8FfJfOPxMak
può capitare - ma siamo online lo prenda quindi con le pinze - che in amore, soprattutto quando non si ha un buon rapporto con la propria sessualità, si facciano delle scelte “collusive”
Si scelgono cioè, dei partners con delle problematiche sessuologiche, ovviamente tutto in maniera inconscia, al fine di proteggere le proprie di difficoltà.
Un uomo con problemi erettivi può capitare, due anche, ma di più, non è un caso, ma una possibile scelta collusiva.
Le faccio un esempio:
Le donne vaginismiche sposano uomini con un deficit erettivo primario, e formano una coppia bianca.
L’uno protegge la problematica dell’altro.
Per il suo partner le allego una mia video intervista sull’argomento.
https://m.youtube.com/watch?v=8FfJfOPxMak
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Utente
Buongiorno e grazie per le risposte. Ho valutato effettivamente già in passato se non possa essere io a "scegliere" partner con difficoltà per una sorta di compensazione e mi sono risposta di no: soprattutto nelle ultime frequentazioni, per esempio l'ultima, quando riscontro difficoltà sessuali nel partner e quindi l'impossibilità di concludere il rapporto, rimango profondamente delusa perchè desidero la persona e desidero vivere un rapporto soddisfacente e quando questo si rivela impossibile per la mancanza di erezione rimango appunto delusa. Nell'ultima relazione lunga invece ho "taciuto" quando il sesso ha cominciato a perdere in termini di qualità e quantità perchè ammettere che il sesso non era appagante avrebbe significato due cose: mettere in discussione il rapporto, parlare, cosa che mi spaventava perchè ho capito soltanto dopo che la comunicazione era assente fra noi, nonostante io fossi molto innamorata, e perchè si affacciava la paura che la nostra sfera intima non funzionasse più a causa mia ed a causa dei miei vecchi problemi che stavano tornando. In questo senso ho riflettuto che ho necessità di integrare la terapia per cercare di sradicare questa paura, perchè mi sono accorta che nonostante il rapporto col sesso per me sia ormai felice e naturale, una parte di me ha sempre paura che qualcosa possa di nuovo riemergere. Per quanto riguarda l'ambito sentimentale, questi incidenti di percorso mi capitano in contesti diversi fra loro, ovvero sia nell'ambito di relazioni amorose lunghe, sia nell'ambito di più semplici frequentazioni, che io sia molto innamorata o che provi solo attrazione per la persona che sto frequentando. Ho tuttavia fatto una riflessione: tranne per quanto riguarda l'episodio più recente del quale non ho parlato con il diretto interessato, con gli altri ho invece appurato che ci sono dei pregressi. Ricordo infatti che il mio ex compagno, quando finalmente abbiamo parlato della questione, aveva attribuito la sua scarsa voglia di rapporti e la carenza di erezione/durata etc a stress e stanchezza dicendo che la stessa cosa gli era già capitata con altre ex fidanzate durante periodi in cui il lavoro lo assorbiva molto. Con il partner successivo (quello che si sottoporrà ad una visita specialistica, per intenderci) ne abbiamo invece parlato immediatamente e mi ha confessato che la cosa era già accaduta anche se non con una frequenza così allarmante. Da parte sua, sostiene che il mio comportamento non c'entri, e da lì l'esigenza di chiedere un consulto medico. Seguirò comunque gli approfondimenti che mi avete proposto, vi ringrazio molto
[#5]
"ammettere che il sesso non era appagante avrebbe significato due cose: mettere in discussione il rapporto, parlare, cosa che mi spaventava perchè ho capito soltanto dopo che la comunicazione era assente fra noi, nonostante io fossi molto innamorata, e perchè si affacciava la paura che la nostra sfera intima non funzionasse più a causa mia ed a causa dei miei vecchi problemi che stavano tornando."
Condividere la proprio insoddisfazione con il partner significa "entrare in una cristalleria" nella quale è facilissimo scivolare in un gioco di recriminazioni incrociate e/o di autoaccuse, per questo molte coppie scelgono di rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto in terapia di coppia per avere uno "spazio protetto" all'interno del quale esplorare quello che può facilmente diventare un "territorio minato".
Inoltre mi colpisce l'espressione "contesti diversi" riferita a "frequentazioni occasionali" e "relazioni amorose lunghe", poiché in entrambi gli scenari i bisogni affettivi coinvolti sono i medesimi, anche se razionalmente gli attribuisce significati diversi.
La comunicazione nella coppia non passa soltanto attraverso le parole, quindi l'idea che sia assente è irrealistica e fuorviante, siamo costantemente in comunicazione con noi stessi e con l'altro, solo che l'efficacia e la funzionalità di tale processo varia continuamente e, sopratutto, c'è un margine di autoconsapevolezza che trova nella relazione terapeutica il contesto favorevole al suo sviluppo e quindi alla sua valorizzazione.
Fino a quando si resta "imbrigliati" in una sorta di "caccia alle streghe" in cui si cerca la causa/il colpevole/la soluzione si finisce per negare l'evidenza
"Da parte sua, sostiene che il mio comportamento non c'entri, e da lì l'esigenza di chiedere un consulto medico. "
ossia che sia tratta di una dimensione relazionale dalla quale l'esperienza individuale non va estrapolata e separata artificiosamente attraverso una logica di causa-effetto, altrimenti le uniche opzioni a disposizione saranno:
- colpevolizzarsi
- colpevolizzare il partner.
L'atteggiamento giudicante che rivolgiamo verso noi stessi e verso l'altro può compromettere sul nascere l'avvio di un processo di empowerment (inteso come esperienza che ci consente di identificare e utilizzare il potere personale che ci appartiene).
Condividere la proprio insoddisfazione con il partner significa "entrare in una cristalleria" nella quale è facilissimo scivolare in un gioco di recriminazioni incrociate e/o di autoaccuse, per questo molte coppie scelgono di rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto in terapia di coppia per avere uno "spazio protetto" all'interno del quale esplorare quello che può facilmente diventare un "territorio minato".
Inoltre mi colpisce l'espressione "contesti diversi" riferita a "frequentazioni occasionali" e "relazioni amorose lunghe", poiché in entrambi gli scenari i bisogni affettivi coinvolti sono i medesimi, anche se razionalmente gli attribuisce significati diversi.
La comunicazione nella coppia non passa soltanto attraverso le parole, quindi l'idea che sia assente è irrealistica e fuorviante, siamo costantemente in comunicazione con noi stessi e con l'altro, solo che l'efficacia e la funzionalità di tale processo varia continuamente e, sopratutto, c'è un margine di autoconsapevolezza che trova nella relazione terapeutica il contesto favorevole al suo sviluppo e quindi alla sua valorizzazione.
Fino a quando si resta "imbrigliati" in una sorta di "caccia alle streghe" in cui si cerca la causa/il colpevole/la soluzione si finisce per negare l'evidenza
"Da parte sua, sostiene che il mio comportamento non c'entri, e da lì l'esigenza di chiedere un consulto medico. "
ossia che sia tratta di una dimensione relazionale dalla quale l'esperienza individuale non va estrapolata e separata artificiosamente attraverso una logica di causa-effetto, altrimenti le uniche opzioni a disposizione saranno:
- colpevolizzarsi
- colpevolizzare il partner.
L'atteggiamento giudicante che rivolgiamo verso noi stessi e verso l'altro può compromettere sul nascere l'avvio di un processo di empowerment (inteso come esperienza che ci consente di identificare e utilizzare il potere personale che ci appartiene).
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.5k visite dal 09/01/2018.
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