Nictofobia

Salve,
attacchi di panico, agorafobia severa, nictofobia (specie se la luce scompare d'improvviso) ed ecofobia sono i miei problemi da risolvere. Vorrei sapere se qualcuno sa indicarmi dei trattamenti basati su tecnologia VR (headset, Oculus, etc.), di cui ci sono state sperimentazioni in Spagna, U.S.A. e credo Belgio. 'MoodGym' e 'Flow'y, sebbene siano equipaggiamenti credo da perfezionare, hanno riscosso interesse.
So che hanno parlato in Convegni e scritto in PDF e in libri sulle nuove possibilità offerte anche da queste cure basate sull'immersione in un mondo apparentemente reale, ma che può aiutare la persona a prepararsi ad affrontare tutte le paure che rendono difficilissima una vita normale, se non felice. Leggo che se n'è occupato, ed occupa, molto Albert Rizzo della 'University of Southern California'. Vi ringrazio del Vs tempo, e Vi prego di darmi qualsiasi informazione al riguardo, anche se le tecnologie sono/fossero molto costose-
saluti e grazie ancora .
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile utente ha già provato con interventi di tipo psicoterpico? e se si quali?

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Psicoterapeuta, Psicologo attivo dal 2016 al 2017
Psicoterapeuta, Psicologo
Gentile utente,
gli studi di cui lei parla sono basati sull'applicazione di tecniche di realtà virtuale a disturbi specifici come le fobie, in modo da desensibilizzare lentamente il soggetto verso oggetti o situazioni che scatenano forte angoscia.
Tale applicazione che io sappia è praticata a Milano, presso l’Istituto Auxologico Italiano, nelle residenze sanitarie di Monsignor Bicchierai. Se fa una breve ricerca su internet potrà facilmente trovare il contatto!
Cordialità
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente, per il tipo di terapia che lei desidera sperimentare visiti il sito https://www.auxologico.it/, che è quello di un centro di ricerca di Milano. I sintomi che lei descrive, tuttavia, sembrano di quelli che una terapia cognitivo/comportamentale affrontata con vera volontà di cambiamento potrebbe debellare. Auguri. Ci faccia sapere cosa ha scelto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
La cura più indicata è quella combinata:
Psicoterapia
Farmacoterapia

A diagnosi clinica effettuata - non soltanto dei sintomi - ma anche della sua struttura di personalità, dei suoi meccanismi di difesa, oltre che del significato del sintomo per la sua economia psichica

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
Grazie alle gentili repliche. in specie di Di Renzo e Potenza. Milano è tanto lontana (sono un italiano insulare), ma è bello che qualcuno in Italia segua alcuni degli studi più moderni, non dico necessariamente migliori, ma risalenti agli ultimi anni. Per rispondere al gentile interessamento di Randone e De Vincentiis, ho seguito vari psicoterapeuti e approcci terapeutici (strategica breve, cognitivo-comportamentale, e molte altre), ma alcuni specialisti delle vicinanze si sono rifiutati di seguirmi se non vado nei loro studi, quindi ho lavorato tramite webcam con vari dottori, tranne in un unico caso ma venendo a casa la parcella costava circa 200 euro (un'ora o meno). Se avessi trovato maggiori giovamenti avrei continuato le visite domiciliari o avrei continuato tramite webcam.
Se posso dare un consiglio spassionato a chi soffre di ansia: curate molto, moltissimo la maniera in cui respirate e seguite con convinzione, ma solo se il vostro tutor vi rende consapevoli dei propri sistemi e mete, chi mette prima di tutto il benessere dei propri pazienti, smontando se necessario anche i propri preconcetti o giudizi, del tipo: 'No, io sono contrario (ad es.) sempre alla realtà virtuale'.
Grazie della pazienza, e Auguri di un migliore 2018
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente, la sua ultima risposta mi ha lasciata perplessa, e le sarei grata di un chiarimento. Primo punto: usualmente la respirazione è la prima cosa che psicologi e psichiatri curano in caso di crisi di panico, così come addestrano il paziente su alcuni movimenti oculari, da molto prima che esistesse la tecnica EMDR. Di seguito -siamo al secondo punto- lei consiglia ad altri pazienti: "seguite con convinzione, ma solo se il vostro tutor vi rende consapevoli dei propri sistemi e mete". In linea generale lo specialista fa proprio questo, tutte le volte che è possibile, ma certo non può condensare una decina d'anni di studio in una sola frase per chiarire cosa ha in mente quando sceglie, per esempio, la tecnica della desensibilizzazione "in vivo" anziché quella "sistematica". Tuttavia, proprio per una sintomatologia come la sua, lo specialista cognitivo/comportamentale affianca la biblioterapia alle sedute terapeutiche (ed eventualmente all'impegno farmacologico concordato con lo psichiatra), ossia le indica la lettura di alcuni testi che possano renderla sempre più consapevole. A questo punto, l'impressione che quello che lei chiama "tutor" non renda il paziente consapevole, non potrebbe ascriversi a quelle resistenze al cambiamento che i pazienti regolarmente mettono in atto? Infine, terzo punto, lei invita gli specialisti a mettere "prima di tutto il benessere dei propri pazienti, smontando se necessario anche i propri preconcetti o giudizi, del tipo: 'No, io sono contrario (ad es.) sempre alla realtà virtuale'". Pensa che potrebbero essere efficaci degli specialisti, nel delicato ramo della psicologia, i quali non avessero prima di tutto smontato i propri pregiudizi, e non combattessero tutti i giorni contro il rischio di adottarne di nuovi? E come potrebbero nella stessa giornata ascoltare e comprendere quattro o cinque pazienti, ciascuno portatore di una diversa concezione della realtà, questa sì spesso improntata alla rigidità del pregiudizio, perché la nevrosi è proprio un irrigidimento della sfera cognitiva, di quella emotiva e di quella comportamentale? Il fatto che uno psicologo manifesti una preferenza o una preclusione, più che un pregiudizio, potrebbe essere un'idea sempre sottoposta a revisione e maturata attraverso l'esperienza, e il fatto che la manifesti apertamente, anziché celarla al paziente, fa parte di quella "trasparenza" che lei auspicava sopra: "rendere consapevole" il paziente non solo di sistemi e mete, ma anche di eventuali orientamenti e conoscenze pregresse del suo "tutor". Sperando che lei trovi presto, e segua poi con la necessaria determinazione, il metodo e lo specialista che la porterà fuori dal tunnel, le auguro ogni bene.
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Utente
Utente
Grazie Dottoressa Pazienza.
Sulla respirazione ne parlano i libri e la consigliano certo gli specialisti, ma ad es. sul movimento oculare a me non hanno detto niente. V'era invece un semplice movimento oculare da eseguire in un libro scritto da Spagnuolo-Falcone-Giannantonio (sez. 'Rilassamento progressivo'), e certo vi sarà anche in altri libri. I libri (oltre Spagnuolo et alii, Andrews-Creamer et alii preparato da specialisti australiani, e infine 'The Agoraphobia Workbook' di Pollard e Zuercher-White) li ho comprati io facendo ricerche, gli psicologi che mi hanno seguito, non me ne hanno consigliati, e non hanno detto quasi nulla quando li ho mostrati, forse perché per loro sono elementari o perché già letti. Ha ovviamente ragione che non è possibile spiegare in breve -e talvolta il paziente potrebbe non avere un bagaglio culturale adeguato - sistemi e orientamenti che hanno generato decenni di studi e talora diatribe. Infine, concordo con Lei sul fatto che uno specialista di questo genere è portato ad elasticità, e certo deve avere le sue convinzioni che magari ha lungamente maturato. Tuttavia, quando una persona ha molto bisogno, molto bisogno, e una dottoressa mi dice: '20 km per venire da lei sono troppi' senza magari aggiungere; 'sa, una parte degli psicologi lavora solo in studio per motivi etici o di orientamento', o magari 'non ha importanza se ha duri attacchi di panico, non morirà infine, e comincerà a spostarsi come tutti', beh io ho pensato forse forse non è il suo principale scopo aiutare una persona con un problema come il mio, se non vuole fare 20 km, dato che anche la missione le sarebbe stata pagata. Del resto, ripeto, ognuno decide di seguire i pazienti come crede e ha la sua professionalità. E se mi permette un'ultima considerazione, un altro specialista mi ha detto che le cure virtuali sono inutili o da evitare,ed io in quel momento ero molto contento pensando di aver trovato qualcosa di utilissimo oltre a pillole e l'orientamento comportamentale. In tal senso forse era un po' un pregiudizio - o un giudizio molto netto- quello di questo specialista. Io avrei detto 'glielo sconsiglierei per questo motivo o quel motivo'. Io mi scuso se sembra che abbia voluto dare giudizi negativi o abbia generalizzato.
Grazie per le Sue ultime righe belle e veritiere. saluti...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente, la ringrazio intanto di avermi chiarito il suo pensiero e le sue esperienze. Le suggerirei di leggere in rete qualcosa sulla psicoterapia che si chiama REBT (Rational Emotive Behavioristic Therapy), o anche RET, ed eventualmente approfondire cercando i libri relativi. Per questo tipo di orientamento, che oggi fa parte del vasto mondo dei percorsi cognitivo-comportamentali, la biblioterapia non è un optional, ma uno specifico esercizio terapeutico, come gli altri "compiti a casa" che il terapeuta REBT assegna al paziente. Altrettanto, se non di più, lo è la confutazione sistematica delle affermazioni del terapeuta, al fine di far emergere i propri desideri irrealistici, le paure e le altre "idee irrazionali", come le chiama il fondatore del metodo, Albert Ellis, proprio quelle che sottendono il sintomo nevrotico e lo tengono in vita. Ma anche al fine di capire realmente qual è il vero significato delle affermazioni del professionista. Vengo ad un esempio concreto: una psicologa le dice che non farà 20 chilometri per venirla a curare, a nessun prezzo, e lei avverte quest'affermazione come scarsa propensione a trattare problemi quali il suo. La stessa aggiunge: "Non ha importanza se ha duri attacchi di panico, non morirà infine, e comincerà a spostarsi come tutti". Ebbene, quest'affermazione, realistica e basata su statistiche, che avrebbe dovuto farle capire che di agorafobia si guarisce, fa parte di un certo percorso terapeutico spesso risolutivo. Il problema è guardare sinceramente in sé stesso e chiedersi se si vuole, da uno psicologo, la guarigione o il sostegno. Senza citare il noto proverbio sul medico pietoso e i suoi effetti, le dico che in certi casi, per problemi irrimediabili, si fa terapia di sostegno tutta la vita. La pur molteplice serie di sintomi da lei citati non rientra, a mio parere, in questo quadro. Se lei lo vuole, secondo me è guaribile. Ma deve volere la guarigione. Con molti auguri.
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Utente
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Grazie ancora dottoressa, sia per le informazioni che per l'incoraggiamento.
La saluto con stima.
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