Mi serve la terapia o sono solo viziata?

Sono già stata in terapia per un anno 3 anni fa, spinta dal mio ragazzo e dai miei genitori per risolvere la mia depressione (sicuramente non tra le più gravi). Ho sempre avuto problemi ad aprirmi anche con la terapeuta, ma le sedute mi aiutarono molto, infatti l'anno seguente ho cominciato il primo anno di università in una città vicina. Non credo che ci sia stata una vera e propria conclusione a questa terapia, nonostante anche i miei genitori mi avessero consigliato di continuare ad andare anche con una minor frequenza, ho preferito tenere il poco tempo nel weekend per passarlo con il mio ragazzo. Comunque in questi tre anni mi è capitato molte volte di sentire la voglia di tornare per chiarire alcuni problemi, e alla fine (sempre spinta dal mio ragazzo, e consigliatami dai miei durante una mia sporadica crisi di pianto) ci sono ritornata. Ne ho fatte solo due per ora e riscontro la stessa difficoltà ad esprimermi, ma se tre anni fa la terapeuta si sforzava di farmi sentire a mio agio e farmi parlare adesso non mi sembra lo stesso. Dopo la prima seduta è arrivato un senso di ansia che ho avuto tutta la settimana levandomi la voglia di studiare e di frequentare. Non ho mai avuto problemi di ansia(non così almeno). Nella prima seduta sono letteralmente scoppiata a piangere parlando del rapporto col mio ragazzo e sono stata una settimana riflettendo se è la persona per me(non era la prima volta che ci rifletto) e sia il pensiero di lasciarlo che quello di continuare la relazione mi mettevano ansia. Questi pensieri sono scomparsi quando ho passato del tempo con lui e siamo stati sereni assieme. Nella seconda seduta non ho guardato la mia terapeuta quasi per niente, c'è stato tanto silenzio ed in uno di questi momenti ho alzato lo sguardo e mi è sembrato quasi come se l'avessi colta in un momento di distrazione. Ho avuto la sensazione che in generale di me ricordasse poco o che fossi poco interessante per lei, e sono stata malissimo, sopratutto appena uscita di li, ero per strada e non volevo fare altro che piangere. Vorrei affrontare con lei problemi a livello sessuale(mancanza di desiderio e in generale su quel piano da quando ho una vita sessuale attiva ho avuto problemi), di rapporti di amicizia che trovo sempre insoddisfacenti(lego poco e solo con persone che tendono a stufarmi), ed il rapporto coi genitori praticamente inesistente, ma quando stavo li l'ultima volta pensavo che quello non era il mio posto che stavo solo facendo la viziata che vuole avere di più senza accontentarsi, questo pensiero mi è fisso dall'ultima seduta, credo di non stare male(o comunque prima di ricominciare stavo meglio ed ero funzionale) e per questo mi sento terribilmente fuori luogo. Ho bisogno di un incoraggiamento per capire se davvero ho bisogno di una terapia o no. Il pensiero dell'ultima seduta mi fa tornare il pianto. Forse la terapeuta ha sopravvalutato la cosa(mi chiedeva se avevo pensieri suicidari, ma non sono depressa!) Come faccio ad esprimermi?
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Dr.ssa Elena Scarsoglio Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4 1
Buongiorno,
leggendo la sua richiesta mi sento di suggerirle di parlare con la sua terapeuta: esprima tutti questi suoi dubbi e chiarite la situazione. Questo vi aiuterà a riallacciare la relazione terapeutica che c’era tre anni fa. Le persone cambiano in tre anni, anche i terapeuti, ma da come lei descrive la situazione mi vengono in mente alcune domande: come si era conclusa la terapia precedente? Avevate concordato di finire il percorso? Oppure lei ha deciso di interrrompere? Lo ha comunicato alla terapeuta o è “sparita” ? Probabilmente è necessario ritornare n confidenza. Buonanterapia.
www.psicologiabra.it

Dr. Elena  Scarsoglio - psicologa psicoterapeuta

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Utente
Utente
Diciamo che dopo la pausa estiva, avendo deciso di intraprendere il percorso universitario in un'altra città e avendo lezione dal lunedì al venerdi (giorni in cui lei riceve) mi è risultato impossibile continuare (ho tentato di prendere un appuntamento all'inizio ma era infattibile e un po' non volevo 'sprecare' il poco tempo nel weekend che sfruttavo per vedere il mio ragazzo) non ci è stata quindi una vera e propria interruzione concordata. Ora pero non penso di stare male come tre anni fa, ma di trovarmi in un momento a rischio. Mi sembra però esagerato il fatto che voglia farmi andare dallo psichiatra per prescrivermi un antidepressivo anche se blando come dice lei. Quanto dovrei fare affidamento a questa sua idea e quanto a cio che penso io? Ho paura che sia stata sopravvalutata la mia situazione e di peggiorare ancora di più invece di migliorare. Inoltre in generale non mi sento di avere grossi problemi psicologici, ho avuto un vita 'tranquilla' senza eventi traumatici che possano aver minato la mia sanità. E il problema più grosso e che mi sentirei stupida a dire queste cose e parlare di ciò che ho detto anche prima sul nostro rapporto dato che in generale non so parlare o esprimermi in un rapporto a proposito del rapportostesdo, magari penso cose e ne dico altre e non so neanche perche di preciso, forse perché mi sentirei tremendamente stupida. Ovviamente a proposito dello psichiatra penso 'ne parlerò con lui di come la penso', ma so che tanto andrò lì e non diró nulla perché faccio sempre cosi. Penso che farò qualcosa e fino al secondo prima ne sono convinta, ma poi nel momento di agire lascio stare come se non ci avessi mai pensato.
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Dr.ssa Elena Scarsoglio Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4 1
Per quanto riguarda il consiglio di rivolgersi ad un medico per una terapia farmacologica la decisione spetta a lei, se la terapeuta lo ha consigliato probabilmente avrà pensato che possa servirle. Parlate almeno di questo aspetto, le chieda cosa l’ha indotta a pensare che lei abbia bisogno di antidepressivi. Lo strumento della comunicazione è importante in un percorso di terapia, ma capisco che per lei non sia facile. Posso suggerirle di non sentirsi stupida, la terapeuta non la giudicherà per quello che lei dirà. Inoltre cerchi di stabilire gli obiettivi del percorso che state intraprendendo in modo chiaro. Buone feste.