Uscire dalla gabbia delle bugie

Salve a tutti gentili dottori, vi voglio raccontare, in breve, quel che è il mio problema.
Ho 26 anni e ufficialmente sono uno studente...ma ufficiosamente mi sento uno scarto della società. Sono nato in una famiglia dove entrambi i genitori sono laureati e, ovviamente, anche io dovevo laurearmi (essendo anche figlio unico). Infatti, sin da quando stavo ancora alle superiori la domanda che mi veniva sempre posta non era "cosa vuoi fare dopo il diploma?" ma "a quale facoltà ti vuoi iscrivere dopo il diploma?". Questa domanda mi veniva posta sia dai miei genitori sia da altri parenti (dando per scontato che io per forza avrei dovuto fare l'università). Arrivato al diploma (dopo una bocciatura e cinque anni di dopo scuola privato) decisi di iscrivermi a lingue, dato che erano le materie in cui andavo meglio alle superiori; Ma non mi sono iscritto perché realmente io volevo fare l'università sognavo di diventare un traduttore ma semplicemente per far felici i miei genitori e mia nonna scegliendo ciò che mi riuscisse meglio. All'inizio sembrava che andasse tutto bene, fino a quando nel 2013 ho subìto un grave lutto in famiglia (ho perso mia nonna)...e da lì le cose sono precipitate. Studiavo notte e giorno ma non rendevo...e in più mi sentivo un vuoto dentro incolmabile dato che per me mia nonna era un grande punto di riferimento (dato anche che viveva insieme a noi). Ma, purtroppo, nulla ho dato mai a vedere a casa e tutta la sofferenza che avevo l'ho tenuta per me. Poi che è successo? Che ad un certo punto ho iniziato a dire che superavo gli esami anche quando non era vero...ma non per la paura di prendermi una ramanzina ma prima per me era un fallimento e mi sentivo veramente un buono a nulla. Così un bugia tira l'altra ed ora mi ritrovo che i miei genitori sanno che a breve mi laureerò...ma nulla è vero. La verità è che se fosse stato per me, neanche le superiori avrei fatto dato che ho avuto sempre una passione per le moto...e il mio sogno era...e lo è ancora...diventare un meccanico di moto da competizione...ma non l'avrebbero mai accettato. Poi, tanto per non cambiare, ho mentito anche alla mia ragazza (che veramente è studiosa), facendo progetti che di vita insieme che mai si potranno realizzare. Non vi nascondo che più volte ho pensato di andar via da questo mondo...tanto che mi sento uno schifo...e non è per attaccamento alla vita che sto ancora qua ma perché non ho mai avuto il coraggio. La verità è che sento di vestire panni che non sono i miei...dato che montare, smontare, aggiustare etc mi è sempre piaciuto...ma mai studiare e se non ho scelto ingegneria meccanica è stato solo perché non sono mai stato bravo in matematica. Che dovrei fare ora? Mica è troppo tardi per cambiare vita ed iniziare a fare qualcosa per me e non per gli altri? E, secondo voi, è stato giusto che io miravo a ciò che volevano che io fossi i miei genitori e non su ciò che voglio essere io? Se la mia ragazza mia ama, capirà? Vi ringrazio tutti in anticipo. Saluti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente, nelle domande finali lei delinea quale può essere la strada che la porterà fuori dal tunnel. La vita è sua, le capacità e gli interessi sono i suoi, e per quanto la condizione di figlio che ancora dipende economicamente e affettivamente dai genitori possa averle imposto la simulazione di una vita come loro la volevano (o piuttosto come lei CREDEVA che la volessero), vede bene che i suoi desideri reali si sono manifestati alla fine con tanta forza da crearle un vero blocco allo studio e a qualunque altra azione costruttiva realisticamente affrontata. Nel suo caso più che mai urge l'aiuto di un professionista della psicologia che si faccia carico di aiutarla a veder chiaro nel groviglio in cui si è impantanato, ed eventualmente l'aiuti a parlare con i genitori e con la fidanzata del doloroso problema che ha creato lei stesso e che rischia di sommergerla. Vorrei invitarla a non perdere altro tempo! Auguri.
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Dr.ssa Maria Paola Graziani Psicologo 5
gentile utente, non appare nella sua narrazione l' "IO eroico" che nn è un super man ma solo la parte progettuale di ognuno. Lei racconta di progetti ma non suoiDisegna i profili completati dei suoi genitori e della sua partner. .e anche fa narrazion degli abbandoni (la nonna)...ai quali da spazi debordanti. Insomma, leggendola,appare un mondo che ancora deve crescere...e che, almeno dall'età biologica che lei dichiara, dovrebbe essere già in movimento.. Le decisioni che vorrebbe mettere in atto...sono sommerse da nebbie ...quindi non sono decisioni ma ipotesi tortuose che cercano più accettazione da parte del gruppo che soluzioni concrete. Leggendola sembra che in Lei prema ancora il bisogno di esaudire figure significative come genitori e partner, piuttosto che il suo percorso di autorealizzazione. Non innaffi ulteriormente il residuo dell'infanzia che cerca consenso. Si guardi intorno nella sua città...e ricerchi qalche ambulatorio/studio psicoterapeutico dove iniziare un percorso di scoperta e appoggio alla sua parte vera che forse preme nascosta. Non è mai troppo "tardi"..ma "prima" sarebbe meglio!!

Dr.ssa maria paola graziani

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Utente
Utente
Grazie mille per le vostre celeri ed esaustive risposte. Purtroppo la storia che vi ho raccontato (per ragione di numero massimo di parole) l'ho sintetizzata all'estremo...in realtà, da ignorante in materia, penso che i miei problemi provengano anche da altro; e per "altro" intendo molte cose che in realtà non ho mai accettato, quali: i miei genitori che entrambi ammettono di continuare a stare insieme solo per me; mio padre che rinfaccia sempre a mia madre di avermi troppo protetto; il fatto che mio padre abbia un'amante che prima, addirittura, frequentava casa nostra e mia mamma non dica niente; il fatto che mio padre per me non c'è mai stato ed ha delegato sempre tutto a mia madre (fino a qualche anno fa usciva tutte le sere e rincasava a notte fonda); l'arroganza che mio padre ha verso di me e che mi giudichi e tutta una serie infinita di ragioni per le quali non basterebbe un libro. Quindi, la domanda che mi pongo è: perché non riesco a "mandare a quel paese tutti" e farmi la mia vita? E perché, nonostante ormai sia una persona adulta, ho ancora tutta questa rabbia e questo rancore che hanno bloccato la mia vita? Io comunque cercherò di seguire i consigli che entrambi mi avete dato e vi ringrazio ancora nuovamente.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Erano già chiari dalla prima lettera rabbia e rancore paralizzanti, così come tutta la famiglia appare invischiata in un immobilismo negativo e rancoroso. Il fatto che lei ne stia prendendo chiara coscienza è il trampolino da cui tuffarsi, ma non è ancora né il tuffo, né la bella nuotata al largo, che la porterà in salvo! Ci scriva ancora, ma soprattutto agisca subito, per non annegare.
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Utente
Utente
Gentile dottoressa, il modo con cui mi risponde e mi comprende per uno come me, che parla sempre tra se e se, è commovente...e per questo io la ringrazio, ma devo confessarle che ciò che mi blocca è, alla fine, un problema pratico ed è il seguente: mettiamo che io stesso oggi confessassi tutto ed i miei genitori mi buttassero fuori di casa (cosa forse anche legittima) che faccio? Dove vado senza un soldo e senza un tetto? Perché il problema non è trovare lavoro (se uno sa accontentarsi) per mettere qualche soldo da parte per poi investirlo in ciò che una persona vuole fare...anche pulire i gabinetti o il cameriere sarei contento di fare in questo momento...ma poi dove dormo? Questo è la reale ragione che mi blocca, almenoché non ne parli con qualche amico disposto ad ospitarmi finché non trovo lavoro e una casa solo così potrei fare. Grazie mille ancora e comunque vi terrò sempre aggiornati sui prossimi “sviluppi”. Saluti.
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Utente
Utente
Salve gentili dottori,
è passato più di un mese dall'ultimo consulto ma la situazione è sempre la stessa se non peggiorata. I miei genitori stanno premendo sempre di più per sapere quando mi laureerò ed io, dal mio canto, sto continuando a mentire pur di non dire la verità. Ciò, comunque, non significhi che non sono mai stato sul punto di confessare ma, come succede sempre, mi blocco. Mai come in questo momento la mia mente non sta ferma un secondo pur di trovare la soluzione a questo guaio. Ho pensato di tutto...e l'impulso più grande, in questo momento, è la fuga...ma so che non può essere la soluzione. Di far la finita non ci penso proprio, nonostante purtroppo parecchi ragazzi l'hanno fatto, perché continuo ad amare la vita e sarei comunque troppo vigliacco. Però un'idea sensata forse ce l'ho avuta e vorrei sapere se per voi va bene, ovvero quella di scrivere una lunga lettera ai miei genitori in cui dico tutta la verità e cerco di spiegare un pò i "motivi" che mi hanno spinto a mentire per tutto questo tempo. Voi che ne pensate? Grazie in anticipo per il vostro tempo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Caro utente, aveva detto che ci avrebbe dato retta e poi non l'ha fatto, nel classico stile sotterraneamente oppositivo che caratterizza le sue azioni. In poche parole lei fa il contrario di ciò che gli altri si aspettano, ma con una ribellione non palese, bensì segreta. Le avevamo detto di rivolgersi a uno psicologo e ha fatto con noi quello che fa coi genitori e con la sua ragazza: "Oh, grazie, lo faccio subito!" e dentro di sé ha pensato invece: "Marameo, non lo farò!". Ora, lo spirito oppositivo a oltranza, segreto o palese che sia, ha il limite di mutilare o addirittura annullare l'espressione della volontà personale, facendo sprecare tutte le energie nel contraddire, nascondere, mistificare, creare falsi indizi... A questo punto lei, con molta meno fatica, poteva essersi laureato e avere anche iniziato un mestiere, forse proprio quello di riparatore di moto da competizione. La lettera di spiegazione (che le suggerirei di fare in più copie, mandandola a entrambi i genitori e alla sua ragazza e trattenendone una per sé, per il caso che chi la riceve la strappi con rabbia) può essere un'idea, ma se è una lettera in cui lei recrimina e accusa, l'avverto che può diventare un autogol. Difendersi attaccando apre la strada ad una serie di ritorsioni e malevolenze infinite. Lo psicologo che le suggerivamo poteva essere uno strumento di mediazione: dicendo ai suoi che sentiva il bisogno di andarci avrebbe già segnalato il suo disagio, dopodiché il professionista stesso avrebbe potuto convocare la sua famiglia e comunicare nella maniera più opportuna come stanno le cose. Secondo me, lei fa ancora a tempo a sentire un/una psicologo/a e a concordare i contenuti della lettera che vuole scrivere, programmando anche una chiarificante seduta di terapia familiare. Nella sua città ci sono ottimi professionisti. Se crede, scrivendo all'indirizzo email che dovrei aver messo nel mio curriculum, su questo sito e sull'Albo degli psicologi del Lazio, potrei suggerirle qualche nome. Ma l'importante è non stare più fermo ad aspettare che il cielo le caschi addosso! Auguri.
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 307 27
Gentile
In un passaggio del libro: “Alice nel paese delle meraviglie”, la stessa Alice chiede al Cappellaio Matto:”Ma uno deve crescere per forza?”
Il Cappellaio le risponde:”In due non è importante, ma uno si per forza!”
A volte nelle coppie o nelle relazioni si creano strane alchimie che non permettono ad uno dei membri o a più di uno di crescere. Questo in certe situazioni dipende un pò da tutti i componenti della relazione che forse immaginano ma temono di sapere, che forse non danno la giusta attenzione, che forse gradirebbero sapere e allo stesso suo modo, temono di fare domande. Ma, come lei c’insegna, quando uno è solo con se stesso, non può mentirsi a oltranza, tranne in rarissimi casi, ma il suo non rientra fra questi.
Sempre nel racconto di Alice si trovano tanti strani personaggi, lei cresce, rimpicciolisce in base agli eventi, poi...a un certo punto incontra uno strano coniglio e lo segue, lui la conduce davanti ad una porta piccolissima. Alice pensa che non ce la farà mai ad entrare, ma una vocetta le dice:”Nulla è impossibile!”
Le cose impossibili ci sono purtroppo, ma nel suo caso mi viene da dirle: “Nulla è impossibile se lo vuole veramente”. Non si fossilizzi troppo sulla tecnica ma si metta piuttosto sulla via e cerchi, come già le hanno consigliato le colleghe, un aiuto da un/una psicoterapeuta de visu e non aspetti oltre.
Mille auguri

Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)