Dipendenza affettiva e ansia

Gentili psicologi, sono un ragazzo omosessuale di circa 20 anni.
Vorrei discutervi di un problema che mi affligge da diversi anni, ormai molti: ovvero la dipendenza affettiva, l'ansia di perdere il partner e bassa autostima.
Sin da piccolo la mia infanzia è stata caratterizzata dall'assenza di una figura paterna e materna, essendo cresciuto prevalentemente coi nonni e con delle baby sitter. Carenza che si è poi protratta fino al raggiungimento dell'età dei primi amori.
Di amori nella mia vita ce ne sono stati, quanti di loro importanti non saprei dirlo, ma ogni volta che rimanevo solo, in me scaturivano mille pensieri e mille paranoie (compresa ipocondria), che mi hanno portato ad essere un estremo perfezionatore della vita, credendo che i miei problemi derivassero dai miei problemi estetici, quindi curo molto l'alimentazione, l'abbigliamento, l'estetica personale pensando che siano gli unici modi per conquistare l'amore della mia vita, e questo in me è stato come un piccolo analgesico per le delusioni del passato.
Attualmente frequento un ragazzo che anch'egli come me ha sofferto in passato di problemi di autostima derivati da carenze affettive e da traumi del passato. Parlandoci abbiamo capito che avevamo le stesse paure quando abbiamo iniziato a frequentarci e durante questa breve conoscenza di 1 mese circa abbiamo avuto alti e bassi dati appunto dalla paura reciproca di perdersi.
Lui attualmente sostiene di non aver paura di questa conoscenza e anche io riesco a percepire il suo modo di viverla naturalmente senza paranoie. Io ho paura invece di perderlo, che lui un giorno cerchi un altro, che io non sia abbastanza per lui, costantemente penso a lui, penso che possa tradirmi. Tutto ciò è davvero troppo brutto e in lui avverto anche un leggero distacco e cambiamento nel modo di comportarsi con me. Più e più volte avverto la necessità di sentirlo e sapere che lui mi vuole e quando ciò non avviene vado nello sconforto più totale.
Vorrei un parere su questa vicenda. Domani farò la prima seduta di psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, tutto questo lo faccio perché non voglio più nella vita essere condizionato da questi miei sentimenti, voglio essere libero di dimostrare l'affetto quando lo sento ed essere libero di accoglierlo.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Buongiorno,
ottimamente idea qialla di cominciare un possibile percorso.

La dipendenza affettiva e la fame d’amore si curano.
Speriamo si oososa trovare bene con il clinico che ha scelto.

Le allego del materiale,che potrebbe servirle

https://www.valeriarandone.it/psicologia/dipendenza-affettiva/
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6605-fame-d-amore-ansia-e-depressione-sono-correlate.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta e per le piacevoli letture.
Proprio stamani ho effettuato una prima seduta psicologica con una bellissima psicoterapeuta come lei.
Io ho cercato di esporre tutti i miei problemi e tutte le mie paure, la psicologa alla fine del percorso mi ha chiesto un responso, un'opinione sul come mi sia trovato ma oltre all'esposizione dei miei problemi non ho sortito alcun effetto, troppo presto per giudicare solo dal primo incontro?
Lo schema terapeutico che la dottoressa prevede è strutturato in una seduta a cadenza settimanale per i primi 1-2 mesi e man mano che ci si riavvicina ad un identificazione di se stessi sarà poi possibile distanziare le varie sedute.
Vorrei sapere se effettuando una visita medica, sarà possibile affiancare una terapia di supporto e se per questa ipotesi è necessario l'intervento dello psichiatra o anche del medico di base.
Attualmente sto utilizzando xanax 15 gocce sublinguali 2 volte al giorno.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Nessun effetto, come è giusto che sia.

I primi colloqui sono soltanto conoscitivi, per la terapia ci vuole del tempo.

Si, può affiancare una terapia farmacologica ma sotto supervisore medica (preferibilmente psichiatra).
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