Depressione, disturbi dell'umore
Buongiorno,
chiedo gentilmente il vostro parere su una questione delicata.
La mia ragazza è in una fase depressiva da 5/7 mesi e solamente in quest’ultimo mese si è decisa a rivolgersi a specialisti. Ha 30 anni e circa 10 anni fa’ ha avuto il primo episodio depressivo che è stato curato da uno psichiatra con psicofarmaci, dopodiché è sempre stata più o meno bene, con una ricaduta depressiva più lieve dopo qualche anno, fino ad arrivare all’episodio abbastanza invalidante di oggi.
Anche nei periodi in cui stava bene è comunque una ragazza fragile e ansiosa, ma non mi pare niente che possa essere invalidante.
Ha intrapreso solamente adesso un percorso di psicoterapia e inoltre 2 psichiatri che hanno avuto modo di visitarla le hanno prescritto antidepressivi che non ha ancora assunto.
Il secondo psichiatra sostiene che abbia una depressione e un disturbo dell’umore di origine a quanto pare genetica e che debba prendere psicofarmaci in questa prima fase, per poi assumere uno stabilizzante dell’umore a vita, continuando naturalmente la psicoterapia.
Il punto è questo:
è molto diffidente e non crede nelle diagnosi.
Da una parte mi sembra che non voglia accettare la "condizione di malata”, il fatto di avere un disturbo dell’umore e di assumere un farmaco a vita.
Dall’altra, forse giustamente, e vi chiedo qui di porre l’attenzione, ipotizza che prima di assumere farmaci, potrebbe uscirne solamente con la psicoterapia dato che è un percorso che non aveva mai intrapreso e che potrebbe aiutarla a gestire ed eliminare quei fattori esterni che le scatenano la depressione.
Il problema è che lo psichiatra le ha detto che non dipende da soli fattori esterni ma c’è una base genetica e lo psicologo, saputo questo, segue il consiglio del collega.
Lei però non si fida della sua diagnosi perché lo psichiatra ha approfondito solamente i suoi sintomi, senza indagare la sua situazione familiare, lavorativa (è in cerca di lavoro e anche questo ha inciso come causa) o eventuali traumi infantili che può avere subito, perciò non le ha dato fiducia.
In pratica la terapia farmacologica l'aveva già seguita anche 10 anni fa' e ne uscì, ma crede di avere avuto le ricadute come quella di oggi perché non aveva mai intrapreso un percorso di psicoterapia. Perciò prima di dover assumere un farmaco a vita vorrebbe capire se il suo problema può non essere genetico ma solo ambientale e quindi risolvibile modificando lo stile di vita e con la psicoterapia. MA questo psicologo però la invita ad assumere i farmaci prescritti.
La mia domanda è:
cosa le posso consigliare?
Probabilmente rimarrà diffidente in ogni caso, ma esiste un centro in Italia / Toscana / Lucca-Pisa riconosciuto più o meno universalmente per l'eccellente approccio a tali patologie?
Così la speranza è di ottenere una diagnosi e terapia il più autorevole possibile in modo da limitare la sua diffidenza e andare incontro a una guarigione il più rapida possibile dato che la vedo stare veramente male.
Vi ringrazio.
chiedo gentilmente il vostro parere su una questione delicata.
La mia ragazza è in una fase depressiva da 5/7 mesi e solamente in quest’ultimo mese si è decisa a rivolgersi a specialisti. Ha 30 anni e circa 10 anni fa’ ha avuto il primo episodio depressivo che è stato curato da uno psichiatra con psicofarmaci, dopodiché è sempre stata più o meno bene, con una ricaduta depressiva più lieve dopo qualche anno, fino ad arrivare all’episodio abbastanza invalidante di oggi.
Anche nei periodi in cui stava bene è comunque una ragazza fragile e ansiosa, ma non mi pare niente che possa essere invalidante.
Ha intrapreso solamente adesso un percorso di psicoterapia e inoltre 2 psichiatri che hanno avuto modo di visitarla le hanno prescritto antidepressivi che non ha ancora assunto.
Il secondo psichiatra sostiene che abbia una depressione e un disturbo dell’umore di origine a quanto pare genetica e che debba prendere psicofarmaci in questa prima fase, per poi assumere uno stabilizzante dell’umore a vita, continuando naturalmente la psicoterapia.
Il punto è questo:
è molto diffidente e non crede nelle diagnosi.
Da una parte mi sembra che non voglia accettare la "condizione di malata”, il fatto di avere un disturbo dell’umore e di assumere un farmaco a vita.
Dall’altra, forse giustamente, e vi chiedo qui di porre l’attenzione, ipotizza che prima di assumere farmaci, potrebbe uscirne solamente con la psicoterapia dato che è un percorso che non aveva mai intrapreso e che potrebbe aiutarla a gestire ed eliminare quei fattori esterni che le scatenano la depressione.
Il problema è che lo psichiatra le ha detto che non dipende da soli fattori esterni ma c’è una base genetica e lo psicologo, saputo questo, segue il consiglio del collega.
Lei però non si fida della sua diagnosi perché lo psichiatra ha approfondito solamente i suoi sintomi, senza indagare la sua situazione familiare, lavorativa (è in cerca di lavoro e anche questo ha inciso come causa) o eventuali traumi infantili che può avere subito, perciò non le ha dato fiducia.
In pratica la terapia farmacologica l'aveva già seguita anche 10 anni fa' e ne uscì, ma crede di avere avuto le ricadute come quella di oggi perché non aveva mai intrapreso un percorso di psicoterapia. Perciò prima di dover assumere un farmaco a vita vorrebbe capire se il suo problema può non essere genetico ma solo ambientale e quindi risolvibile modificando lo stile di vita e con la psicoterapia. MA questo psicologo però la invita ad assumere i farmaci prescritti.
La mia domanda è:
cosa le posso consigliare?
Probabilmente rimarrà diffidente in ogni caso, ma esiste un centro in Italia / Toscana / Lucca-Pisa riconosciuto più o meno universalmente per l'eccellente approccio a tali patologie?
Così la speranza è di ottenere una diagnosi e terapia il più autorevole possibile in modo da limitare la sua diffidenza e andare incontro a una guarigione il più rapida possibile dato che la vedo stare veramente male.
Vi ringrazio.
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Gentile utente,
correttamente Lei pone l'accento sulla diagnosi,
perchè le due ipotesi
- depressione proveniente da cause esterne
- depressione proveniete dall"interno" e disturbi dell'umore
sono profondamente differenti anche nella terapia, di conseguenza.
Se la Sua ragazza vuole sperimentare la psicoterapia fino in fondo (con sedute ravvicinate e impegno personale) occorre che lo faccia,
considerato l'impatto positivo della stessa, specie se abbinata ai farmaci nelle depressioni lughe o ricorrenti
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html
Ma anche perchè in fondo è lei la proprietaria della propria vita
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/7385-vivere-o-solamente-esistere.html .
E' molto importante il Suo supporto in questo tentativo.
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 30/11/2017.
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