Crisi per l’università/rapporti sociali
Sono una ragazza di 23 anni e sono in crisi per l’università.
Ho scelto una magistrale a ciclo unico e ora sto frequentando il quinto anno.
Il mio percorso universitario è stato travagliato.
Ho iniziato piena di entusiasmo ma poi tra ansie/una importante crisi amorosa/ mostri del mio passato (ho perso il papà 10 anni fa e con mia madre non ho un bel rapporto) mi mancano ben 15 esami al Traguardo.
Tre anni fa ho seguito un percorso terapeutico durato un annetto e sembrava avessi ritrovato la forza per studiare.
Il problema è che nonostante studi molto il più delle volte rimando esami per via dell’ansia e della mia poca stima. È vero, ho dato pochi esami ma ho sempre preso voti alti. Vorrei tanto tornare indietro... stando così le cose terminerò il percorso in 2 anni (e so che dovrò fare enormi sacrifici). Mi sento una fallita, temo il giudizio degli altri anche se ho sempre detto di non essere in pari. Mia mamma è conscia del mio ritardo ma sento la pressione di tutti addosso. Quando studio alterno dei momenti di determinazione ad altri di sconforto in cui mi dispero, piango, mi viene la tachicardia, non mangio, azzero la mia vita sociale.
Ho frequentato un ragazzo che si è appena laureato e io l’ho lasciato principalmente perché non voglio raccontargli di tutti questi miei fallimenti (con lui sono sempre stata molto vaga sull’università, non immagina nemmeno la mia situazione). Non sono riuscita ad aprirmi con lui e ora mi manca tanto. Mi sento un’inetta, buona a nulla, mantenuta (ho azzerato da circa due anni le mie uscite, evito di spendere soldi che dovrebbe poi darmi mia madre. Non viaggio, non compro libri...). Avevo pensato di tornare dalla psicologa ma questo richiederebbe soldi, già mia mamma ne ha spesi tantissimi per la terapia di tre anni fa.
Non so come uscire da questa situazione. Giurisprudenza è il sogno di sempre, sento di potercela fare, sono interessata allo studio ma mi rendo conto di essere lenta, di non saper gestire le mie ansie e il confronto con gli altri.
Inoltre sono terribilmente spaventata dal mondo del lavoro, in cui desidero fortemente entrare, ma so che sarà difficile perché sarò considerata “vecchia” e senza esperienza.
Mi scuso Per la confusione e l’esposizione pessima. Sono parecchio agitata.
Ringrazio chiunque risponda
Ho scelto una magistrale a ciclo unico e ora sto frequentando il quinto anno.
Il mio percorso universitario è stato travagliato.
Ho iniziato piena di entusiasmo ma poi tra ansie/una importante crisi amorosa/ mostri del mio passato (ho perso il papà 10 anni fa e con mia madre non ho un bel rapporto) mi mancano ben 15 esami al Traguardo.
Tre anni fa ho seguito un percorso terapeutico durato un annetto e sembrava avessi ritrovato la forza per studiare.
Il problema è che nonostante studi molto il più delle volte rimando esami per via dell’ansia e della mia poca stima. È vero, ho dato pochi esami ma ho sempre preso voti alti. Vorrei tanto tornare indietro... stando così le cose terminerò il percorso in 2 anni (e so che dovrò fare enormi sacrifici). Mi sento una fallita, temo il giudizio degli altri anche se ho sempre detto di non essere in pari. Mia mamma è conscia del mio ritardo ma sento la pressione di tutti addosso. Quando studio alterno dei momenti di determinazione ad altri di sconforto in cui mi dispero, piango, mi viene la tachicardia, non mangio, azzero la mia vita sociale.
Ho frequentato un ragazzo che si è appena laureato e io l’ho lasciato principalmente perché non voglio raccontargli di tutti questi miei fallimenti (con lui sono sempre stata molto vaga sull’università, non immagina nemmeno la mia situazione). Non sono riuscita ad aprirmi con lui e ora mi manca tanto. Mi sento un’inetta, buona a nulla, mantenuta (ho azzerato da circa due anni le mie uscite, evito di spendere soldi che dovrebbe poi darmi mia madre. Non viaggio, non compro libri...). Avevo pensato di tornare dalla psicologa ma questo richiederebbe soldi, già mia mamma ne ha spesi tantissimi per la terapia di tre anni fa.
Non so come uscire da questa situazione. Giurisprudenza è il sogno di sempre, sento di potercela fare, sono interessata allo studio ma mi rendo conto di essere lenta, di non saper gestire le mie ansie e il confronto con gli altri.
Inoltre sono terribilmente spaventata dal mondo del lavoro, in cui desidero fortemente entrare, ma so che sarà difficile perché sarò considerata “vecchia” e senza esperienza.
Mi scuso Per la confusione e l’esposizione pessima. Sono parecchio agitata.
Ringrazio chiunque risponda
[#1]
Gentile utente, dalle sue parole si sente quanta , troppa importanza Lei dia al giudizio degli altri.. per cui dà spazio al " persecutore interno " che è il suo peggior nemico.. Si dia dei tempi ed un certo numero di pagine da fare al giorno, come a scuola , fatte le quali si conceda anche di avere una vita , uscire, passeggiare vedere amici.. E' fondamentale che le interessi quello che studia , quindi è già a metà del cammino con questo, secondo me è sbagliato spostare gli appelli , così non è mai finita, tutto è ansiosamente perfettibile.. Faccia meglio che può senza cercare l'assoluto, un pò di sano realismo sarebbe una buona cosa.. suo padre che le manca tanto, sarebbe pragmaticamente della stessa idea. Coraggio ci vuole certo, e scriva ogni sera una pagina di diario per fare il punto sui progressi e le fatiche superate, questo aiuta moltissimo come tutta la letteratura scientifica asserisce..
Ci riscriva se crede, noi restiamo in ascolto..
Ci riscriva se crede, noi restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Lei vede questo (cito parole sue):
Ho 23 anni, finirò l'università tra due anni, sarò vecchia e senza esperienza per il mondo del lavoro, sono un'inetta, buona a nulla, mantenuta.
Io leggo invece di una ragazza che ha paura di non essere all'altezza. Una ragazza che ha paura di sbagliare e che ha bisogno dell'approvazione di sua madre, che ha paura di deluderla.
Cerchi di guardare il suo obiettivo, di riprendere a camminare, passo dopo passo, senza avere paura di cadere. È giovanissima, ha tutto il tempo per continuare e portare a termine i suoi obiettivi. Ma deve farlo adesso. Con calma, passo dopo passo, ma riprendendo a camminare ora.
E se quel ragazzo le manca davvero e lo ha lasciato per queste insicurezze, pensi se possa essere il caso di tornare da lui, permettendogli di ascoltarla e condividendo con lui le sue paure.
Ho 23 anni, finirò l'università tra due anni, sarò vecchia e senza esperienza per il mondo del lavoro, sono un'inetta, buona a nulla, mantenuta.
Io leggo invece di una ragazza che ha paura di non essere all'altezza. Una ragazza che ha paura di sbagliare e che ha bisogno dell'approvazione di sua madre, che ha paura di deluderla.
Cerchi di guardare il suo obiettivo, di riprendere a camminare, passo dopo passo, senza avere paura di cadere. È giovanissima, ha tutto il tempo per continuare e portare a termine i suoi obiettivi. Ma deve farlo adesso. Con calma, passo dopo passo, ma riprendendo a camminare ora.
E se quel ragazzo le manca davvero e lo ha lasciato per queste insicurezze, pensi se possa essere il caso di tornare da lui, permettendogli di ascoltarla e condividendo con lui le sue paure.
Dr. Antonio Di Carlo, Psicologo Clinico e della Salute
Riceve a Pescara su appuntamento.
https://antoniodicarlopsicologo.wordpress.com/
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 28/11/2017.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.