Come fidarsi dopo una bugia reiterata?
Sembra che la mia vita sia un'eterna "missione"!
Sono una laureanda in Psicologia... questa la situazione:
Il mio ragazzo ha avuto la tendenza nell'ultimo anno a mentire su diverse problematiche, la più importante riguardante la visione (in ufficio) di materiale con immagini esplicitamente sessuali. Il motivo? Aveva paura del mio giudizio, temeva che lo considerassi un pervertito (premettendo che i suoi gusti tendono al genere amatoriale, non altro.. escludiamo bondage, violenze, e altre pratiche particolari),si vergognava, pensava di essere l'unico a farlo, si sentiva solo. Ho scoperto questo sua "usanza" già a marzo... abbiamo litigato e mi ha promesso di smettere. Ho scoperto (e non mi è stato confessato da lui, se non a posteriori) che continuava (ma non con ritmo sostenuto, ovvero non c'è "dipendenza", ma solo curiosità o, forse, anche abitudine.. intendiamoci su un mese massimo 8 volte e con meno di un'ora a volta... anche 2 minuti) ad ottobre e qualche giorno fa c'è stata l'ennesima litigata. la cosa problematica è che mentiva, ma cercava allo stesso tempo di rassicurarmi (o forse cercava di rassicurare più se stesso) dicendomi che non mi stava mentendo, che sapeva che con le bugie non mi avrebbe tenuta vicina e dicendo che non aveva la benchè minima intenzione di prendermi ancora in giro nè di farmi male.
Ora: abbiamo parlato a luuuuungo. C'è stato un grande fraintendimento da parte sua, nel senso che pensava che vedere determinate cose mi provocasse una reazione sconsiderata, pensava non amassi guardare certe immagini pornografiche o certi video. credeva che provassi fastidio, rabbia et similia (seppur non me l'avesse mai chiesto perchè non ne aveva il coraggio!). Di conseguenza, avendo paura di un mio giudizio, spaventandosi di come potessi reagire ha preferito mentire piuttosto che confessarmi le sue curiosità sessuali. L'altro ieri abbiamo guardato insieme per la seconda volta quel materiale... siamo stati bene, tranquilli. Io non la vedo una cosa sporca, nè da pazzi o altro: se c'è amore alla base e due persone sono d'accordo e consenzienti nel fare e provare non c'è problema. Anzi, vi dirò, credo che tutto questo, nel nostro caso specifico, ci permetta di conoscerci più a fondo.. ci permetta di ravvivare ancor di più il rapporto, che già è molto vivo, sessualmente parlando. Lui non si è vergognato facendolo con me, non si è sentito sporco, nè "malato".
C'è da precisare una cosa: in famiglia suo padre e sua madre (caratteri forti, predominanti) l'hanno sempre mortificato abbassando la sua autostima a zero, lo considerano inadeguato, non abbastanza maturo, gestivano praticamente la sua vita e pure i suoi soldi. Da ottobre la situazione è cambiata: A. (28 anni)se n'è andato da casa, ora gestisce unicamente il suo denaro e la sua vita, i rapporti genitoriali sono da quel mese praticamente inesistenti. Discorsi riguardanti la sessualità non sono MAI stati affrontati e, anzi, dopo aver trovato, in adolescenza, un video spinto del figlio, il padre l'ha ammonito dicendo di far sparire quella robaccia.. perchè altrimenti alla madre sarebbe venuto un collasso... l'ha incolpato facendogli passare quell'argomento come una cosa sporca e vergognosa. Della serie "chissà cosa penseranno gli altri di te!". e questo andazzo c'è sempre stato: da quando aveva problemi scolastici a quando doveva trovare un lavoro. non è mai stato capito... e ne parlo perchè ho vissuto in prima persona gli insulti e le frustrazioni a cui lo sottoponevano. Frustrazione, ovviamente, che i genitori non si rendevano conto di infliggere. Vi scrivo di seguito uno stralcio di ciò che mi diceva A.: "sai cosa mi ha detto (il padre) quando mi son portato via la roba da casa?... mi ha detto che queste son le cose che fanno i bambini di 15 anni... e che io mi sto comportando come un adolescente che scrive nel diario papà è uno stronzo mamma è una troia. Io penso piuttosto che sia lui l'unico a credere che io sia ancora così...o magari preferisce pensarlo. Pensa di potermi abbindolare come ha sempre fatto con cose banali... facendo finta che i problemi non esistano. Hai capito da chi ho appreso ste cose? A casa mia non si è mai risolto nulla... tutto in sospeso... tutto a mezz'aria... tutto nascosto... tanto non è un problema. HAI CAPITO PERCHE' MI COMPORTO COSI'?.... Ti rendi conto che mi hanno rovinato con i loro modi di fare... con le loro stronzate di paure che mi hanno continuamente trasmesso fin da piccolo?... Ti rendi conto che nascondevo le cose a loro perchè loro stessi si comportavano così come me?... Papà non mi ha mai parlato dei suoi problemi... non son mai riuscito a confrontarmi con loro!.... E chi c'era a casa che mi ascoltava. Mia nonna....mio nonno. che ora sono morti. E mia mamma cosa ha fatto?!?.... voleva solamente trasmettermi l'odio per miei nonni (paterni). SOLO QUELLO!
Ed io devo perdonarli... perdonarli per cosa??!?!?....PER COSA??????.... COSA HANNO FATTO PER FARSI PERDONARE?.... ".
A. ora ha deciso spontaneamente di andare a parlare con uno psicologo, non tanto per capire perchè mentiva (già appurato), ma per cercare di risolvere delle cose, ovvero
1) cercare di evitare di guardare certo materiale in ufficio (per ovvi motivi che potete comprendere... preciso che è un programmatore informatico)
2) acquisire maggior autostima di sè stesso
3) cercare di non mentire più, di non vergognarsi, di non avere paure
4) tutto quello che di altro emergerà (anche se parliamo ogni giorno)
Il problema: IO!
Da una parte c'è la sottoscritta, la ragazza che ama profondamente il suo ragazzo, che ha particolare sensibilità, ma che allo stesso tempo è anche forte, la persona che si è sentita ferita, che per tre volte ha dato fiducia e per tre volte è stata calpestata. la ragazza che sta soffrendo ancora perchè ha paura di dare di nuovo fiducia e di risentire ancora dentro di sè quella sensazione di essere stata ingannata. la persona che ha paura di versare ancora lacrime. la persona che ha per mesi chiesto/insistito/supplicato/pregato di parlare se c'era qualche problema, ma a cui veniva risposto che era tutto apposto, la persona che teme che il proprio ragazzo non riesca a smettere nè di mentire nè di evitare di guardare certe cose da solo al lavoro (nonostante A. dica che, facendolo assieme e sentendosi libero finalmente di potersi esprimere, non sente più la curiosità e necessità di farlo da solo in ufficio). la ragazza che ha paura che, nonostante tutte le attuali promesse fatte, il ragazzo non menta più questa volta per vergogna o per timore di essere giudicato, ma che menta per paura di deludere ("ecco lo psicologo non serve a nulla, ecco lei mi ha parlato ma non serve a niente.. ecco allora sono malato, etc"), da una parte c'è questa ragazza.
Dall'altra c'è la persona che studia, che conosce certe problematiche, che capisce i processi mentali che il suo ragazzo ha percorso, la persona che è riuscita a "sbloccarlo" anche se dopo tanto tempo, la persona che in anno è come se avesse fatto una sorta di terapia inter-nos con il ragazzo, la persona che capisce tutto quello che c'è dietro.
ORA: come faccio ad unire questi due lati della mia vita? Come faccio a fidarmi di nuovo, a lasciarmi andare, a rassicurare la mia mente? Ciò che ci tiene legati è un grande amore e, alla fin fine, un grande dialogo su tutto(ora anche sulla sessualità, cosa che prima risultava problematica), ma ho molta paura di scoprire di nuovo certe cose. Studio psicologia e so che una persona può "ricadere" in certi errori nella sua vita, ma come sua ragazza non riesco e non riuscirei più ad accettare uno sbaglio di questo tipo, ovvero la reiterazione del fatto. Lui dice che ora si sente felice, libero di questo enorme peso, che non vuole mentire, che non gli serve, che mi dirà tutto anche se teme una mia reazione sconsiderata, ma mi dirà tutto.
Mi dice questo: "già ho capito molto di tutto quello che ho sbagliato. Mi dispiace di aver sbagliato sulla tua pelle. Non ho mai parlato così tanto dei miei problemi con nessuno. Chiuso in me stesso mi tenevo i problemi dentro. Ecco perchè ti dico che mi conosci meglio di chiunque altra persona. Tu sei l'unica al mondo che sia riuscita a leggermi dentro. E l'unica con cui so che posso fare tutto. Mi dispiace solo di non essermene reso conto prima. Mi sembravano tutti problemi insormontabili... mi vergognavo... pensavo che la gente potesse criticarmi. Non hai nemmeno idea di quante volte mi è stato detto (dai genitori): "E cosa penserà la gente?"..............SAI CHE TI DICO..... CHI SE NE FREGA DI COSA PENSA LA GENTE!"
Parole apprezzabili se viste da occhio esterno.. ma io che ci sguazzo dentro come posso fare? Da futura psicologa lo saprei... ma non riesco a lasciare andare di nuovo la mia mente in quanto sua ragazza... ho paura! Paura che sbagli di nuovo, paura che lo faccia da solo e alle mie spalle riprendendo a mentire, ho paura che menta anche su altre piccole cose(come già faceva e mentiva sempre per paura, vergogna e timore del giudizio). ho paura. la mattina è il momento peggiore perchè mi ritornano fuori tutte le cose passate. solo questa notte ho dormito male però (e, comunque, continuiamo a dormire assieme e sempre strettamente abbracciati anche nel sonno): ho sognato che ci lasciavamo, che lo vedevo andare via da casa mia e ci soffrivo; l'ho sognato su un treno che io non sono riuscita a prendere.. ci correvo dietro, ma il guidatore, pur vedendomi, non ha fermato le carrozze... insomma... non ho una pace interiore, questo è il punto. Il fatto che mi mentiva e mi rassicurava nello stesso tempo mi ha disequilibrato quella che è la linea tra vero e falso. temo sempre che le sue parole siano bugie...
E' una bella storia la nostra, andiamo d'accordo su tutto e se c'è qualche scontro riusciamo sempre a parlare e chiarire in modo maturo, abbiamo molti interessi comuni, abbiamo un gruppo di amici che frequentiamo, buona capacità di socializzare entrambi, siamo estroversi, non superficiali, siamo molto impegnati settimanalmente... insomma... fila tutto liscio.
a casa mia è accettato, anzi ben voluto, va d'accordo con mio padre e con mia madre (che gli ha pure parlato e ha cercato di aiutarlo nei giorni di "litigio" che c'erano stati).. ovviamente alla terza volta hanno un punto di domanda su di lui, nel senso che vogliono vedere un suo cambiamento e temono che possa essere una persona con una maschera (o due facce, come preferite). La sottoscritta, invece, è stata quasi cacciata da casa sua (o meglio dei suoi) in quanto ritenevano e ritengono presuppongo tutt'ora che io lo abbia portato via da loro, che io lo gestivo, muovevo le fila della sua vita, mi impicciavo di questioni della sua famiglia, sapevo troppe cose della sua vita (lavoro, stipendio, mutuo.. solo questo, solo materialità. i sentimenti non erano annoverati tra i problemi).. ero di impiccio.. non potevano più "gestirlo" come desideravano.. e nel momento in cui A. ha preso delle ferme e drastiche decisioni (solo sue, senza il mio aiuto o "zampino": es. quella di trasferirsi, di togliere la firma sul conto corrente al padre e la madre, smettere di avere la domiciliazione bancaria del pagamento dell'assicurazione dell'auto di famiglia che nemmeno sapeva esserci... etc...) lo hanno tacciato come debole, come persona che non sa prendere decisioni sue, ma si lascia manovrare da me... hanno cercato di metterci contro dicendo ad entrambi "vedrai vedrai cosa scoprirai di lui/lei!". ho chiesto spiegazioni a riguardo.. ma ovviamente senza risposta... in quanto la risposta non esisteva! a parte tutti questi innumerevoli "casini" ...
L'unico problema (e non da poco!) era il fatto che lui mentiva sulle questioni sopra elencate... ora spero capite e risolte, ma... IO? A. cerca di recuperare e dimostra assolutamente il suo amore, giorno dopo giorno... con regali, con parole, pensieri, parlando ancora affondo di questa situazione e di quali sono i nostri sentimenti dentro. però io ho paura... e non so come fare per lasciare andare ancora la mia mente (il cuore non ha problemi anche se ha qualche ferita). Temo che sbagli di nuovo e temo di starci ancora male da matti.
Scusate la prolissità, ma l'argomento era complesso e lungo da spiegare.
Spero potrete darmi una risposta.
Grazie mille!
Sono una laureanda in Psicologia... questa la situazione:
Il mio ragazzo ha avuto la tendenza nell'ultimo anno a mentire su diverse problematiche, la più importante riguardante la visione (in ufficio) di materiale con immagini esplicitamente sessuali. Il motivo? Aveva paura del mio giudizio, temeva che lo considerassi un pervertito (premettendo che i suoi gusti tendono al genere amatoriale, non altro.. escludiamo bondage, violenze, e altre pratiche particolari),si vergognava, pensava di essere l'unico a farlo, si sentiva solo. Ho scoperto questo sua "usanza" già a marzo... abbiamo litigato e mi ha promesso di smettere. Ho scoperto (e non mi è stato confessato da lui, se non a posteriori) che continuava (ma non con ritmo sostenuto, ovvero non c'è "dipendenza", ma solo curiosità o, forse, anche abitudine.. intendiamoci su un mese massimo 8 volte e con meno di un'ora a volta... anche 2 minuti) ad ottobre e qualche giorno fa c'è stata l'ennesima litigata. la cosa problematica è che mentiva, ma cercava allo stesso tempo di rassicurarmi (o forse cercava di rassicurare più se stesso) dicendomi che non mi stava mentendo, che sapeva che con le bugie non mi avrebbe tenuta vicina e dicendo che non aveva la benchè minima intenzione di prendermi ancora in giro nè di farmi male.
Ora: abbiamo parlato a luuuuungo. C'è stato un grande fraintendimento da parte sua, nel senso che pensava che vedere determinate cose mi provocasse una reazione sconsiderata, pensava non amassi guardare certe immagini pornografiche o certi video. credeva che provassi fastidio, rabbia et similia (seppur non me l'avesse mai chiesto perchè non ne aveva il coraggio!). Di conseguenza, avendo paura di un mio giudizio, spaventandosi di come potessi reagire ha preferito mentire piuttosto che confessarmi le sue curiosità sessuali. L'altro ieri abbiamo guardato insieme per la seconda volta quel materiale... siamo stati bene, tranquilli. Io non la vedo una cosa sporca, nè da pazzi o altro: se c'è amore alla base e due persone sono d'accordo e consenzienti nel fare e provare non c'è problema. Anzi, vi dirò, credo che tutto questo, nel nostro caso specifico, ci permetta di conoscerci più a fondo.. ci permetta di ravvivare ancor di più il rapporto, che già è molto vivo, sessualmente parlando. Lui non si è vergognato facendolo con me, non si è sentito sporco, nè "malato".
C'è da precisare una cosa: in famiglia suo padre e sua madre (caratteri forti, predominanti) l'hanno sempre mortificato abbassando la sua autostima a zero, lo considerano inadeguato, non abbastanza maturo, gestivano praticamente la sua vita e pure i suoi soldi. Da ottobre la situazione è cambiata: A. (28 anni)se n'è andato da casa, ora gestisce unicamente il suo denaro e la sua vita, i rapporti genitoriali sono da quel mese praticamente inesistenti. Discorsi riguardanti la sessualità non sono MAI stati affrontati e, anzi, dopo aver trovato, in adolescenza, un video spinto del figlio, il padre l'ha ammonito dicendo di far sparire quella robaccia.. perchè altrimenti alla madre sarebbe venuto un collasso... l'ha incolpato facendogli passare quell'argomento come una cosa sporca e vergognosa. Della serie "chissà cosa penseranno gli altri di te!". e questo andazzo c'è sempre stato: da quando aveva problemi scolastici a quando doveva trovare un lavoro. non è mai stato capito... e ne parlo perchè ho vissuto in prima persona gli insulti e le frustrazioni a cui lo sottoponevano. Frustrazione, ovviamente, che i genitori non si rendevano conto di infliggere. Vi scrivo di seguito uno stralcio di ciò che mi diceva A.: "sai cosa mi ha detto (il padre) quando mi son portato via la roba da casa?... mi ha detto che queste son le cose che fanno i bambini di 15 anni... e che io mi sto comportando come un adolescente che scrive nel diario papà è uno stronzo mamma è una troia. Io penso piuttosto che sia lui l'unico a credere che io sia ancora così...o magari preferisce pensarlo. Pensa di potermi abbindolare come ha sempre fatto con cose banali... facendo finta che i problemi non esistano. Hai capito da chi ho appreso ste cose? A casa mia non si è mai risolto nulla... tutto in sospeso... tutto a mezz'aria... tutto nascosto... tanto non è un problema. HAI CAPITO PERCHE' MI COMPORTO COSI'?.... Ti rendi conto che mi hanno rovinato con i loro modi di fare... con le loro stronzate di paure che mi hanno continuamente trasmesso fin da piccolo?... Ti rendi conto che nascondevo le cose a loro perchè loro stessi si comportavano così come me?... Papà non mi ha mai parlato dei suoi problemi... non son mai riuscito a confrontarmi con loro!.... E chi c'era a casa che mi ascoltava. Mia nonna....mio nonno. che ora sono morti. E mia mamma cosa ha fatto?!?.... voleva solamente trasmettermi l'odio per miei nonni (paterni). SOLO QUELLO!
Ed io devo perdonarli... perdonarli per cosa??!?!?....PER COSA??????.... COSA HANNO FATTO PER FARSI PERDONARE?.... ".
A. ora ha deciso spontaneamente di andare a parlare con uno psicologo, non tanto per capire perchè mentiva (già appurato), ma per cercare di risolvere delle cose, ovvero
1) cercare di evitare di guardare certo materiale in ufficio (per ovvi motivi che potete comprendere... preciso che è un programmatore informatico)
2) acquisire maggior autostima di sè stesso
3) cercare di non mentire più, di non vergognarsi, di non avere paure
4) tutto quello che di altro emergerà (anche se parliamo ogni giorno)
Il problema: IO!
Da una parte c'è la sottoscritta, la ragazza che ama profondamente il suo ragazzo, che ha particolare sensibilità, ma che allo stesso tempo è anche forte, la persona che si è sentita ferita, che per tre volte ha dato fiducia e per tre volte è stata calpestata. la ragazza che sta soffrendo ancora perchè ha paura di dare di nuovo fiducia e di risentire ancora dentro di sè quella sensazione di essere stata ingannata. la persona che ha paura di versare ancora lacrime. la persona che ha per mesi chiesto/insistito/supplicato/pregato di parlare se c'era qualche problema, ma a cui veniva risposto che era tutto apposto, la persona che teme che il proprio ragazzo non riesca a smettere nè di mentire nè di evitare di guardare certe cose da solo al lavoro (nonostante A. dica che, facendolo assieme e sentendosi libero finalmente di potersi esprimere, non sente più la curiosità e necessità di farlo da solo in ufficio). la ragazza che ha paura che, nonostante tutte le attuali promesse fatte, il ragazzo non menta più questa volta per vergogna o per timore di essere giudicato, ma che menta per paura di deludere ("ecco lo psicologo non serve a nulla, ecco lei mi ha parlato ma non serve a niente.. ecco allora sono malato, etc"), da una parte c'è questa ragazza.
Dall'altra c'è la persona che studia, che conosce certe problematiche, che capisce i processi mentali che il suo ragazzo ha percorso, la persona che è riuscita a "sbloccarlo" anche se dopo tanto tempo, la persona che in anno è come se avesse fatto una sorta di terapia inter-nos con il ragazzo, la persona che capisce tutto quello che c'è dietro.
ORA: come faccio ad unire questi due lati della mia vita? Come faccio a fidarmi di nuovo, a lasciarmi andare, a rassicurare la mia mente? Ciò che ci tiene legati è un grande amore e, alla fin fine, un grande dialogo su tutto(ora anche sulla sessualità, cosa che prima risultava problematica), ma ho molta paura di scoprire di nuovo certe cose. Studio psicologia e so che una persona può "ricadere" in certi errori nella sua vita, ma come sua ragazza non riesco e non riuscirei più ad accettare uno sbaglio di questo tipo, ovvero la reiterazione del fatto. Lui dice che ora si sente felice, libero di questo enorme peso, che non vuole mentire, che non gli serve, che mi dirà tutto anche se teme una mia reazione sconsiderata, ma mi dirà tutto.
Mi dice questo: "già ho capito molto di tutto quello che ho sbagliato. Mi dispiace di aver sbagliato sulla tua pelle. Non ho mai parlato così tanto dei miei problemi con nessuno. Chiuso in me stesso mi tenevo i problemi dentro. Ecco perchè ti dico che mi conosci meglio di chiunque altra persona. Tu sei l'unica al mondo che sia riuscita a leggermi dentro. E l'unica con cui so che posso fare tutto. Mi dispiace solo di non essermene reso conto prima. Mi sembravano tutti problemi insormontabili... mi vergognavo... pensavo che la gente potesse criticarmi. Non hai nemmeno idea di quante volte mi è stato detto (dai genitori): "E cosa penserà la gente?"..............SAI CHE TI DICO..... CHI SE NE FREGA DI COSA PENSA LA GENTE!"
Parole apprezzabili se viste da occhio esterno.. ma io che ci sguazzo dentro come posso fare? Da futura psicologa lo saprei... ma non riesco a lasciare andare di nuovo la mia mente in quanto sua ragazza... ho paura! Paura che sbagli di nuovo, paura che lo faccia da solo e alle mie spalle riprendendo a mentire, ho paura che menta anche su altre piccole cose(come già faceva e mentiva sempre per paura, vergogna e timore del giudizio). ho paura. la mattina è il momento peggiore perchè mi ritornano fuori tutte le cose passate. solo questa notte ho dormito male però (e, comunque, continuiamo a dormire assieme e sempre strettamente abbracciati anche nel sonno): ho sognato che ci lasciavamo, che lo vedevo andare via da casa mia e ci soffrivo; l'ho sognato su un treno che io non sono riuscita a prendere.. ci correvo dietro, ma il guidatore, pur vedendomi, non ha fermato le carrozze... insomma... non ho una pace interiore, questo è il punto. Il fatto che mi mentiva e mi rassicurava nello stesso tempo mi ha disequilibrato quella che è la linea tra vero e falso. temo sempre che le sue parole siano bugie...
E' una bella storia la nostra, andiamo d'accordo su tutto e se c'è qualche scontro riusciamo sempre a parlare e chiarire in modo maturo, abbiamo molti interessi comuni, abbiamo un gruppo di amici che frequentiamo, buona capacità di socializzare entrambi, siamo estroversi, non superficiali, siamo molto impegnati settimanalmente... insomma... fila tutto liscio.
a casa mia è accettato, anzi ben voluto, va d'accordo con mio padre e con mia madre (che gli ha pure parlato e ha cercato di aiutarlo nei giorni di "litigio" che c'erano stati).. ovviamente alla terza volta hanno un punto di domanda su di lui, nel senso che vogliono vedere un suo cambiamento e temono che possa essere una persona con una maschera (o due facce, come preferite). La sottoscritta, invece, è stata quasi cacciata da casa sua (o meglio dei suoi) in quanto ritenevano e ritengono presuppongo tutt'ora che io lo abbia portato via da loro, che io lo gestivo, muovevo le fila della sua vita, mi impicciavo di questioni della sua famiglia, sapevo troppe cose della sua vita (lavoro, stipendio, mutuo.. solo questo, solo materialità. i sentimenti non erano annoverati tra i problemi).. ero di impiccio.. non potevano più "gestirlo" come desideravano.. e nel momento in cui A. ha preso delle ferme e drastiche decisioni (solo sue, senza il mio aiuto o "zampino": es. quella di trasferirsi, di togliere la firma sul conto corrente al padre e la madre, smettere di avere la domiciliazione bancaria del pagamento dell'assicurazione dell'auto di famiglia che nemmeno sapeva esserci... etc...) lo hanno tacciato come debole, come persona che non sa prendere decisioni sue, ma si lascia manovrare da me... hanno cercato di metterci contro dicendo ad entrambi "vedrai vedrai cosa scoprirai di lui/lei!". ho chiesto spiegazioni a riguardo.. ma ovviamente senza risposta... in quanto la risposta non esisteva! a parte tutti questi innumerevoli "casini" ...
L'unico problema (e non da poco!) era il fatto che lui mentiva sulle questioni sopra elencate... ora spero capite e risolte, ma... IO? A. cerca di recuperare e dimostra assolutamente il suo amore, giorno dopo giorno... con regali, con parole, pensieri, parlando ancora affondo di questa situazione e di quali sono i nostri sentimenti dentro. però io ho paura... e non so come fare per lasciare andare ancora la mia mente (il cuore non ha problemi anche se ha qualche ferita). Temo che sbagli di nuovo e temo di starci ancora male da matti.
Scusate la prolissità, ma l'argomento era complesso e lungo da spiegare.
Spero potrete darmi una risposta.
Grazie mille!
[#1]
Gentile utente
Che l'argomento sia complesso e lungo da spiegare, in realtà non ha molta importanza. Perché anche se fosse riuscita a descrivere ogni più piccola sfumatura della sua situazione, non sarebbe in ogni caso stato possibile fare alcunché, da qui.
La cosa importante, e a mio avviso già sufficiente, ritengo l'abbia detta già nella primissima riga: lei è una missionaria. Anzi, forse, per essere più precisi, lei è una crocerossina. E la sua vita ruota intorno alla convinzione di dover redimere questa persona con la quale sta insieme.
Se lei si è scelta con le sue mani un ragazzo problematico, se ne è innamorata e continua a soffrire per lui, qualcosa vorrà pur dire. Ho letto anche l'altra richiesta che aveva fatto l'anno scorso, e mi pare anch'essa sullo stesso tema.
Mi perdoni se glielo dirò in modo così franco, ma credo che non faccia nemmeno molta differenza se lei è iscritta o meno a psicologia. Credo invece che dei colloqui con uno psicologo potrebbero aiutare molto anche lei, non necessariamente insieme al suo ragazzo. Anzi, probabilmente sarebbe meglio se ci andasse da sola.
Cordiali saluti
Che l'argomento sia complesso e lungo da spiegare, in realtà non ha molta importanza. Perché anche se fosse riuscita a descrivere ogni più piccola sfumatura della sua situazione, non sarebbe in ogni caso stato possibile fare alcunché, da qui.
La cosa importante, e a mio avviso già sufficiente, ritengo l'abbia detta già nella primissima riga: lei è una missionaria. Anzi, forse, per essere più precisi, lei è una crocerossina. E la sua vita ruota intorno alla convinzione di dover redimere questa persona con la quale sta insieme.
Se lei si è scelta con le sue mani un ragazzo problematico, se ne è innamorata e continua a soffrire per lui, qualcosa vorrà pur dire. Ho letto anche l'altra richiesta che aveva fatto l'anno scorso, e mi pare anch'essa sullo stesso tema.
Mi perdoni se glielo dirò in modo così franco, ma credo che non faccia nemmeno molta differenza se lei è iscritta o meno a psicologia. Credo invece che dei colloqui con uno psicologo potrebbero aiutare molto anche lei, non necessariamente insieme al suo ragazzo. Anzi, probabilmente sarebbe meglio se ci andasse da sola.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Gentile Santonocito,
la mia era una frase assolutamente ironica in cui intendevo indicare che molto spesso mi capita di immergermi in situazioni che non prevedevo e nelle quali mi capita di riuscire a "sbloccare" qualcuno da una determinata condizione... senza peccare di presunzione, intendiamoci... Le assicuro che era assolutamente ironica la mia frase e non aveva significati reconditi. Lei ha affermato che la mia vita ruota attorno al desiderio di "redimere" questa persona, ma così non è. Il mio non è nè un tentativo di cambiarlo, nè di plasmarlo a mio piacimento, nè di trasformarlo, nè di togliergli peccati compiuti e tantomeno di permettergli di "confessarsi". Nella vita non si può sapere a priori se una persona è problematica o meno.. lo si sa con il tempo. Ritengo che ognuno di noi sia "problematico" a suo modo, comunque, chi più chi meno.
Se necessario andrò a parlare con qualcuno.. ma la mia domanda era una: come riuscire a fidarsi di nuovo di una persona che ha mentito? Come lasciarsi andare di nuovo dopo aver fatto tanto per lui e aver ricevuto bugie e rassicurazione nel medesimo tempo?
Avrò lo spirito della crocerossina? può essere... ma è difficile, per me, tagliare i ponti con una persona che si ama e con cui si desidera risolvere i problemi..
la mia era una frase assolutamente ironica in cui intendevo indicare che molto spesso mi capita di immergermi in situazioni che non prevedevo e nelle quali mi capita di riuscire a "sbloccare" qualcuno da una determinata condizione... senza peccare di presunzione, intendiamoci... Le assicuro che era assolutamente ironica la mia frase e non aveva significati reconditi. Lei ha affermato che la mia vita ruota attorno al desiderio di "redimere" questa persona, ma così non è. Il mio non è nè un tentativo di cambiarlo, nè di plasmarlo a mio piacimento, nè di trasformarlo, nè di togliergli peccati compiuti e tantomeno di permettergli di "confessarsi". Nella vita non si può sapere a priori se una persona è problematica o meno.. lo si sa con il tempo. Ritengo che ognuno di noi sia "problematico" a suo modo, comunque, chi più chi meno.
Se necessario andrò a parlare con qualcuno.. ma la mia domanda era una: come riuscire a fidarsi di nuovo di una persona che ha mentito? Come lasciarsi andare di nuovo dopo aver fatto tanto per lui e aver ricevuto bugie e rassicurazione nel medesimo tempo?
Avrò lo spirito della crocerossina? può essere... ma è difficile, per me, tagliare i ponti con una persona che si ama e con cui si desidera risolvere i problemi..
[#4]
Gentile utente
Dicendo che: "molto spesso mi capita di immergermi in situazioni che non prevedevo e nelle quali mi capita di riuscire a 'sbloccare' qualcuno da una determinata condizione" non fa altro che confermare, seppur con ironia, proprio ciò che le stavo suggerendo e che lei stessa ha dichiarato fin dall'inizio.
Come certamente starà imparando all'università, l'ironia è un ottimo mezzo per esprimersi su qualcosa di vero ma sgradevole o che non si sa come fare a cambiare.
Mi perdoni, ma dal mio punto di vista la risposta più sensata alla sua domanda presuppone un'altra domanda, che viene prima: quanto si è disposti ad abbassarsi per perdonare qualcuno che ci ha mentito?
Per perdonare qualcuno che ci ha mentiti, è sufficiente tenere molto a quella persona oppure tenere poco a se stessi. Oppure entrambe le cose. È tutto qui.
Cordiali saluti
Dicendo che: "molto spesso mi capita di immergermi in situazioni che non prevedevo e nelle quali mi capita di riuscire a 'sbloccare' qualcuno da una determinata condizione" non fa altro che confermare, seppur con ironia, proprio ciò che le stavo suggerendo e che lei stessa ha dichiarato fin dall'inizio.
Come certamente starà imparando all'università, l'ironia è un ottimo mezzo per esprimersi su qualcosa di vero ma sgradevole o che non si sa come fare a cambiare.
Mi perdoni, ma dal mio punto di vista la risposta più sensata alla sua domanda presuppone un'altra domanda, che viene prima: quanto si è disposti ad abbassarsi per perdonare qualcuno che ci ha mentito?
Per perdonare qualcuno che ci ha mentiti, è sufficiente tenere molto a quella persona oppure tenere poco a se stessi. Oppure entrambe le cose. È tutto qui.
Cordiali saluti
[#5]
Utente
Il problema, questa volta, è proprio quello da Lei esposto: quanto si è disposti ad abbassarsi per perdonare qualcuno che ci ha mentito reiteratamente? E la risposta è che non lo so.
Questa volta mi sento lontana chilometri, fredda, distaccata, nom mi sento rispettata, quasi tradita, se si può usare questo termine, nelle promesse che mi erano state fatte e tradita in quell'amore che pensavo fosse sincero. Mi dico che non aveva il diritto di comportarsi così sapendo che, se fosse venuto fuori, mi avrebbe procurato molto dolore.. ma allo stesso tempo mi chiedo se è necessario capire quanto la vergogna, la paura e il timore di essere giudicati possano bloccare una persona nelle relazioni con gli altri. Ne faccio della mia storia un caso clinico da un lato, ma dall'altro mi rendo conto di esserci io come ragazza, come donna. E questa volta darmi una risposta non è semplice. So cosa provo dentro al cuore, ma, purtroppo, in tale circostanza prevalgono la mente e la ragione. Quello che mi spaventa anche è che lui ha sempre confessato le cose una volta scoperto, ma mai di sua spontanea volontà. Mi ha detto che voleva cercare di risolvere queste sue vergogne, paure, etc. da solo per non farmi del male, ma non ci è riuscito e invece di tutelarmi, mi ha allontanata chilometri su chilometri. Mi sento ferita... questa è l'unica verità che ho dentro. So anche che ci tengo a lui e molto. Ma in questo momento non riesco a pesare le priorità. Lo so che l'unica a darmi una risposta posso essere io, ma.. mi sento persa, confusa, fredda. Sono in una situazione di stasi in cui sento la necessità di "parare il colpo" come si usa dire.
Questa volta mi sento lontana chilometri, fredda, distaccata, nom mi sento rispettata, quasi tradita, se si può usare questo termine, nelle promesse che mi erano state fatte e tradita in quell'amore che pensavo fosse sincero. Mi dico che non aveva il diritto di comportarsi così sapendo che, se fosse venuto fuori, mi avrebbe procurato molto dolore.. ma allo stesso tempo mi chiedo se è necessario capire quanto la vergogna, la paura e il timore di essere giudicati possano bloccare una persona nelle relazioni con gli altri. Ne faccio della mia storia un caso clinico da un lato, ma dall'altro mi rendo conto di esserci io come ragazza, come donna. E questa volta darmi una risposta non è semplice. So cosa provo dentro al cuore, ma, purtroppo, in tale circostanza prevalgono la mente e la ragione. Quello che mi spaventa anche è che lui ha sempre confessato le cose una volta scoperto, ma mai di sua spontanea volontà. Mi ha detto che voleva cercare di risolvere queste sue vergogne, paure, etc. da solo per non farmi del male, ma non ci è riuscito e invece di tutelarmi, mi ha allontanata chilometri su chilometri. Mi sento ferita... questa è l'unica verità che ho dentro. So anche che ci tengo a lui e molto. Ma in questo momento non riesco a pesare le priorità. Lo so che l'unica a darmi una risposta posso essere io, ma.. mi sento persa, confusa, fredda. Sono in una situazione di stasi in cui sento la necessità di "parare il colpo" come si usa dire.
[#6]
Mi permetta, il problema è sempre stato *quello*, sin dalla sua prima riga. Non ce ne sono altri. Il problema è che lei permette a questa persona di ferirla perché, molto probabilmente, lei non rispetta abbastanza se stessa per impedirglielo. Molte volte, ci attacchiamo alle persone per motivi che poco hanno a che fare con l'amore, se non in apparenza.
Le confermo che, dal mio punto di vista, lei ha bisogno di parlare di queste cose con un professionista, nella vita reale. Quando lo avrà fatto, vedrà che tutto si ridimensionerà e le apparirà più chiaro.
Cordiali saluti
Le confermo che, dal mio punto di vista, lei ha bisogno di parlare di queste cose con un professionista, nella vita reale. Quando lo avrà fatto, vedrà che tutto si ridimensionerà e le apparirà più chiaro.
Cordiali saluti
[#7]
Utente
Mi scusi, ma dicendo che non mi rispetto molto e gli permetto di farmi del male implica che, secondo Lei, così mi pare di leggere tra le righe, dovrei allontanarmi da questa persona? provo del sentimento e vorrei risolvere la situazione.. non crede sia possibile che, andando come sta già facendo da uno specialista, risolva questi suoi timori, paure, vergogne (già in parte sbloccati) e, dimostrandomelo, io possa essere più sicura e fidarmi nuovamente?
[#8]
La decisione di lasciare o continuare a stare con il suo ragazzo può solo essere lei stessa a prenderla. Lo psicologo non può dare consigli di questo genere, ma aiuta invece la persona a decidere da sola.
Se lei rilegge accuratamente tutto ciò che le ho scritto noterà che non le ho mai suggerito di lasciare il suo ragazzo. Ho cercato, invece, di spiegarle che per poter prendere buone decisioni bisogna prima essere sereni. E non solo lei non mi pare si possa definire serena, in questo momento, ma mi pare anche che la sua non serenità non abbia a che fare tanto con ciò che le fa il suo ragazzo, ma piuttosto con lei che glielo lascia fare.
Quindi, la cosa migliore che lei può fare è richiedere un consulto da un collega innanzitutto. Poi, quando avrà ritrovato la tranquillità potrà decidere cosa fare del suo legame con questa persona, in tutta autonomia. Non speri che siano prima gli altri a cambiare per poter far star meglio lei.
Anche perché, cambiando, le persone a volte iniziano a dare importanza a cose diverse.
E adesso devo lasciarla, per dare spazio anche alle risposte di altri utenti.
Cordiali saluti e molti auguri
Se lei rilegge accuratamente tutto ciò che le ho scritto noterà che non le ho mai suggerito di lasciare il suo ragazzo. Ho cercato, invece, di spiegarle che per poter prendere buone decisioni bisogna prima essere sereni. E non solo lei non mi pare si possa definire serena, in questo momento, ma mi pare anche che la sua non serenità non abbia a che fare tanto con ciò che le fa il suo ragazzo, ma piuttosto con lei che glielo lascia fare.
Quindi, la cosa migliore che lei può fare è richiedere un consulto da un collega innanzitutto. Poi, quando avrà ritrovato la tranquillità potrà decidere cosa fare del suo legame con questa persona, in tutta autonomia. Non speri che siano prima gli altri a cambiare per poter far star meglio lei.
Anche perché, cambiando, le persone a volte iniziano a dare importanza a cose diverse.
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Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 20.6k visite dal 18/12/2008.
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