Come affrontare un viaggio in aereo in caso di attacchi di panico?
Salve dottori, sono una ragazza di 26 anni e tra un mese prenderò un volo per Londra. Vi scrivo perchè in passato ho sofferto di attacchi di panico molto forti ma dopo la psicoterapia ho imparato ad essere più padrona di me stessa, tuttavia il fatto di dover prendere l'aereo mi preoccupa. Non è la mia prima volta, ho preso l'aereo 6 volte seppur sempre per viaggi brevi e prima che cominciassi a soffrire di ansia o panico ma come sintomo già mi si presentava la derealizzazione (avevo 17/18 anni). Inoltre fino ad un anno fa ciò che mi procurava gli attacchi di panico più forti era trovarmi in un treno molto affollato senza la possibilità di poter scendere nel momento del bisogno ed è questo che mi preoccupa per il viaggio che dovrò fare. Quando sto per avere una crisi di panico molto forte comincio prima a sentirmi fortemente derealizzata, cosa che poi mi provoca tachicardia e panico vero e proprio insieme alla necessità di scappare. Quindi non vi chiedo solo un consiglio per fronteggiare i sintomi fisici ma anche per affrontare la forte derealizzazione che mi prende e mi fa sentire scollegata dal presente e dalla situazione che vivo, come se i secondi che passano non avessero continuità tra loro. Devo dire che sono tranquilla, in passato non avrei mai avuto il coraggio di organizzare un viaggio in aereo o un viaggio lungo in auto ma questa estate ad esempio ho viaggiato in auto per 6 ore senza il minimo problema. Quindi, avete qualche consiglio nel caso provassi derealizzazione/claustrofobia/panico?
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>>> in passato ho sofferto di attacchi di panico molto forti ma dopo la psicoterapia ho imparato ad essere più padrona di me stessa,
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In tal caso è rimasto ancora del lavoro da fare. In che senso si è più padroni di se stessi, se non si riesce a viaggiare senza provare ansia?
Il consiglio che le serve è scontato: deve tornare in terapia e di preferenza che sia una psicoterapia specifica per l'ansia, che lavori cioè per obiettivi.
Tenga a mente che la psicoterapia non funziona in regime di pronto soccorso. Lo psicoterapeuta non dà "consigli" al bisogno, perché se lo facesse colluderebbe con l'ansia del paziente: l'urgenza è sempre collegata all'ansia e quindi se davvero desidera uscirne, deve mettere in conto di fare il lavoro che serve in anticipo, cioè prima di averne bisogno.
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In tal caso è rimasto ancora del lavoro da fare. In che senso si è più padroni di se stessi, se non si riesce a viaggiare senza provare ansia?
Il consiglio che le serve è scontato: deve tornare in terapia e di preferenza che sia una psicoterapia specifica per l'ansia, che lavori cioè per obiettivi.
Tenga a mente che la psicoterapia non funziona in regime di pronto soccorso. Lo psicoterapeuta non dà "consigli" al bisogno, perché se lo facesse colluderebbe con l'ansia del paziente: l'urgenza è sempre collegata all'ansia e quindi se davvero desidera uscirne, deve mettere in conto di fare il lavoro che serve in anticipo, cioè prima di averne bisogno.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
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Ex utente
Gentile dr. Santonocito, innanzitutto la ringrazio per la celere risposta. Non sono in alcun modo intenzionata a riprendere la psicoterapia e le spiego perchè: ho speso veramente tanti soldi, ogni risparmio che avevo o soldo guadagnato per diversi dottori. Quelli dell'asl (per i ticket da pagare), due psicologi, psichiatra, e due psicoterapeuti. Ovviamente con ognuno di loro sono stata per diverso tempo in terapia, dai 4 ai 6 mesi che non sono pochi per capire se il terapeuta ti sta aiutando davvero. E se questa estate ho affrontato un viaggio molto lungo in auto (prima non resistevo neanche un'ora) e ho avuto una vacanza molto bella dopo anni non è stato per l'aiuto di nessun dottore ma solo quello che ho dato io a me stessa. Non so spiegarle come mai, nessuno di loro mi ha mai fornito aiuto concreto se no le solite frasi e discorsi di cui anche internet è pieno. Ho anche fatto una cura farmacologica con Lorazepam e Cipralex e in treno stavo male uguale. Ho ascoltato tutto ciò che mi diceva il mio psicoterapeuta e in treno/macchina stavo male uguale. In macchina sono stata bene non ascoltando nessuno ma solo me stessa quindi non butterò più soldi. Quello che chiedevo a voi era qualche consiglio pratico, magari una tecnica di respirazione o un trucco per rilassarsi invece che la solita risposta standard "vada a curarsi".
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Quindi, mi perdoni, spendendo un sacco di soldi e girando vari specialisti non sarebbe venuta a capo del suo problema, ma spera di riuscirci ricevendo qualche "consiglio" online da qualcuno che nemmeno la conosce?
La risposta standard "vada a curarsi" è la sola possibile, molto spesso, quando è evidente che le aspettative dell'utente sono troppo alte.
Ci pensi un attimo. Se dopo tanto tempo, soldi e tanti specialisti il problema è ancora là, significa che non è stato così semplice da risolvere. Ciò può essere dipeso da vari motivi, ma che non è possibile capire a distanza, E quindi non servirebbe assolutamente a nulla dirle per email "faccia questo" o "faccia quest'altro". Servirebbe invece un ciclo di terapia focalizzata sul problema, anche di poche sedute, ma dove le istruzioni le riceva di persona.
L'ansia si può curare presto e bene, ma occorre il contesto adatto. In altre parole il terapeuta deve prima rendersi conto di come "funziona" il paziente per potergli assegnare le istruzioni più adatte a lui. Questo almeno in un'ottica strategica.
La risposta standard "vada a curarsi" è la sola possibile, molto spesso, quando è evidente che le aspettative dell'utente sono troppo alte.
Ci pensi un attimo. Se dopo tanto tempo, soldi e tanti specialisti il problema è ancora là, significa che non è stato così semplice da risolvere. Ciò può essere dipeso da vari motivi, ma che non è possibile capire a distanza, E quindi non servirebbe assolutamente a nulla dirle per email "faccia questo" o "faccia quest'altro". Servirebbe invece un ciclo di terapia focalizzata sul problema, anche di poche sedute, ma dove le istruzioni le riceva di persona.
L'ansia si può curare presto e bene, ma occorre il contesto adatto. In altre parole il terapeuta deve prima rendersi conto di come "funziona" il paziente per potergli assegnare le istruzioni più adatte a lui. Questo almeno in un'ottica strategica.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 7.5k visite dal 17/10/2017.
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