Senso di frustrazione quitidiano

Buonasera,
sono una ragazza di 22 anni alle prese con gli ultimi esami della laurea triennale. Ho iniziato un percorso di psicoanalisi quasi un anno fa per un sottofondo di insoddisfazione legato alle aspettative di mia madre rispetto ai miei studi, ma sento l'esigenza di cambiare/comprendere anche più aspetti di me. Sicuramente io mi conosco di più rispetto all'inizio della psicoterapia, tuttavia continuo a far scorrere la gran parte della giornata (dalla mattina alle 18 più o meno) senza fare nulla: sono mesi che rimando un esame molto significativo e questo vedermi inerme di fronte ai miei impegni e conseguentemente delusa da me e dal mio non fare nulla continua a distruggermi. Mi fa sentire in colpa con mia madre e con me, dato che il suo super io, nel corso di una vita, è diventato il mio. Chiedo aiuto un po' spaesata perche non capisco come dopo un anno non si affacci in me, la mattina, la minima energia per studiare e per vedere cosa succederà il giorno che andrò finalmente a dare quest'esame: il mio analista dice infatti che la mia paura, nella vita, è quella di vedere "cosa ci sia dopo": ho paura del vuoto, del poter scegliere, dice. Ma perché in me continua a non cambiare niente? Ciò che è cambiato grazie alla terapia (che è comunque più uno studio continuato che un risultato raggiunto) comunque non si attiene a questo problema dell'esame, che per me è il più pressante. Odio alzarmi dal letto all'ora di pranzo e odio le giornate sempre uguali che mi costringo a trascorrere. Tuttavia, non ho né la forza né la volontà di cambiare attivamente qualcosa.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
A volte andando in terapia s'impara a conoscersi molto bene, eppure il disagio rimane. Non è cambiato niente perché probabilmente, come molti pazienti, hai bisogno di ricevere istruzioni precise su cosa fare o smettere di fare, per innescare un cambiamento.

Se il tuo problema attiene alla mancanza di motivazione, magari indotta dalla paura di affrontare gli esami, ti suggerisco di rivolgerti a un terapeuta che lavori per obiettivi e che ti dia istruzioni specifiche.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Grazie del parere, tuttavia devo dire che questo stato di insoddisfazione per la terapia è cosa recente. Fino a un mese fa credevo molto in essa e sono rimasta sempre fiduciosa: se penso a cosa è successo un mese fa in effetti mi viene in mente che è come se io abbia smesso di amare il mio terapeuta. Poco prima della pausa estiva ho cominciato ad avvertire delle sensazioni fortissime nei suoi confronti (volevo sedurlo, coglievo ogni sua frase come maliziosa, facevo tesoro dei suoi complimenti, mi innamoravo ogni volta del tono di voce o del sorriso, mi prendeva la tachicardia quando entravo nel suo studio ad inizio seduta) e queste sensazioni hanno avuto l'effetto di una febbre molto alta, in poco tempo me ne sono innamorata e non facevo altro che parlare di lui a tutti i miei amici. Poi, non so bene dire in seguito a cosa, da un giorno all'altro, dall'oggi al domani veramente, ho smesso di provare queste cose che tuttavia non mi hanno lasciato vuota o triste (prima, quando "ero innamorata", la mia vita procedeva meravigliosamente, era la primavera del mio spirito), solo malinconica quando mi accorgo che non ne parlo più, che lo penso meno. Ho raccontato questo perché stavo pensando che forse questo stato di insoddisfazione al momento deriva dalla perdita di interesse per il terapeuta e mi spaventa non essere stimolata dall'analisi a prescindere dall'analista. Con lui non ho mai parlato apertamente di questi sentimenti, tuttavia credo ne sia a conoscenza dati i molti discorsi sulle mie infatuazioni per uomini più grandi che sembrano "giocare" con me o trattarmi alla pari (infatti lui si sentì di dire:"Tra queste figure mi ci metto anch'io, data l'età").
Può avere un ruolo in qualcosa tutto questo discorso?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Probabilmente no. Il processo di innamoramento e disinnamoramento è abbastanza comune in psicoterapia, specie nelle terapie analitiche, molto meno in quelle di tipo comportamentale/strategico. E il fatto che l'innamoramento alla fine si risolva di solito è positivo. Segna una nuova tappa nello sviluppo dell'individuo.

Quello che ti resta ora è risolvere il tuo senso di delusione/demotivazione, basato probabilmente sulla paura che ti sta impedendo di superare l'esame di cui parlavi. Ma è una cosa diversa.

Per questo ti suggerivo un nuovo percorso terapeutico mirato, anche breve, di poche sedute, che ti aiuti a superare l'esame.