Infrazione codice deontologico o no?

Gentili Psicologi di medicitalia,
vorrei porre una domanda riguardo il codice etico deontologico degli psicoterapeuti.
Non essendo io implicato, non sono a conoscenza di dettagli (riguardantii, ad esempio, eventuali accordi tra le parti - psicoterapeuta e paziente -) ma solo dei dati fattuali.
Una paziente, insegnante in una scuola, è in cura da anni da uno psicoterapeuta più volte a settimana. Dopo qualche anno la paziente mette in contatto il proprio terapeuta con la scuola in cui insegna per dare avvio ad un progetto a pagamento di sostegno psicologico. La paziente si cura di promuovere la cosa in più modi e di gestire e fare da tramite.

Ovviamente il terapeuta ne trae vantaggio in termini di conoscenza ed economici. Quello che mi chiedo è se questa dinamica
1- non possa inficiare il rapporto terapeutico, poiché di fatto, pur continuando, diventa parallelamente anche un rapporto lavorativo
2 - non possa creare problemi sul piano transferale
3 - il terapeuta non abbia sfruttato la sua posizione di potere per un vantaggio personale.

Grazie,
distinti saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Partiamo dal 3° punto.

Dalle informazioni che fornisce non ci sono elementi per rilevare un infrazione al codice, mi pare. L'articolo 28 recita: "Allo psicologo è vietata qualsiasi attività che, in ragione del rapporto professionale, possa produrre per lui indebiti vantaggi diretti o indiretti di carattere patrimoniale o non patrimoniale".

Nel caso in questione non si tratta di un indebito vantaggio patrimoniale, ma di un nuovo rapporto professionale iniziato grazie alla conoscenza della paziente. Ma questo non è un vantaggio indebito. Se lo fosse, allora sarebbe indebito anche il paziente che, rimasto contento del rapporto con il proprio psicologo o psicoterapeuta, lo raccomandasse a un amico o a un parente. In altri termini, riferire un professionista capace ad altre persone è prassi comune, non vedo perché non dovrebbe valere anche per lo psicologo, psicoterapeuta o meno.

Anche riguardo al punto 1. nulla impedisce che possa sussistere un rapporto professionale di tipo terapeuta/paziente e al contempo un secondo rapporto, presso la scuola dove lavora la paziente, senza compromettere la qualità del primo. Sta al terapeuta mantenere le cose su piani diversi e gestirle in modo appropriato.

Infine, riguardo al punto 2., forse le potrà interessare sapere che il concetto di transfert non è utilizzato in modo generale in terapia, ma solo negli approcci di tipo psicoanalitico/psicodinamico. Molti terapeuti lavorano in modo diverso e in ultima analisi una corretta gestione della relazione terapeutica può far sì che non si creino problemi in situazioni simili a quella che ha descritto.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Grazie per la cortese risposta, Dottor Santocino. Sì sì, del transfert so, parlavo con consapevolezza.