Non accetto la mia sessualità.

Uomo 44 anni.

Da sempre se una donna mi piace non riesco a farci sesso subito.
Ci sono sempre voluti diversi (a volta anche molti) appuntamenti a seconda del caso per lasciarmi andare all'intimità.

In gioventù ho vissuto malissimo questa situazione poiché ho sempre preteso da me una sessualità diversa: un vero uomo dovrebbe avercelo sempre duro! Lo pensavo io di me ed ovviamente lo proiettavo nella mente delle mie partner.
Quindi vai di eiaculazione precoce, libido ed erezioni in fuga, scuse strategiche, finzioni, confusione e tanta tanta frustrazione.

Col tempo e maturando ho imparato ad accettare almeno in parte questa parte di me e a confessarla (sempre con meno vergogna) di volta in volta alle mie partners, ed oggettivamente (almeno nelle situazioni in cui ero ricambiato) devo ammettere che non solo non sono mai stato rifiutato, anzi la confessione risolveva l’empasse praticamente immediatamente e metteva le basi per un importante rafforzamento del legame.

Oggi sono single e non so se davvero vorrei un'altra relazione al momento.

Il problema così si ripropone nelle situazioni da cui vorrei solo sesso.
Vuoi perché comunque mi piace la persona davanti a me (e ritorno nel giro di prima solo che non mi sento di confessare il mio “problema”), vuoi perchè “NON LO SO perchè”, non riesco a mettermi nella serenità d’animo necessaria per divertirmi di quel momento e fare sesso in maniera libera e disinibita come quando ho superato le mie remore e mi sblocco (che poi, a timori superati, il bello è che divento molto molto disinibito passando da un eccesso all’altro poi).

Comunque dicevo di nuovo frustrazione poiché vorrei spegnere il cervello, portarmi un “trofeo” a casa dato che solitamente sono sempre donne particolarmente belle (tanto narcisismo in questo) senza dover per forza condividere le mie paranoie col mondo.

C’è poi un terzo scenario scoperto solo da qualche anno, una situazione particolare in cui sono riuscito (con mia grande sorpresa) a vivere il sesso con una “sconosciuta” in maniera liberissima e serena: la prostituta. La transazione economica esorcizza evidentementei miei blocchi e riesco a vivere la persona davanti a me come una estranea consenziente (mai comunque un oggetto) senza aspettative. Si ride, si scherza, si tromba.

Ultimamente però ho conosciuto una prostituta con cui ho empatizzato e di nuovo stesso empasse. Vorrei solo avere voglia di avere voglia e basta (e vista la confidenza che si è creata so che sarebbe anche dell’ottimo sesso) invece mi ritrovo a pagare per chiacchierare…

Cosa c’è di così radicato da crearmi questo blocco (sessuale/affettivo/emotivo)?
Se è così radicato perché non accetto quello che sono e provo tutta questa frustrazione?
Perché vorrei poter fare sesso subito?
Perché sono arrivato a 44 anni prima di scrivere questa richiesta?

Grazie a chiunque possa darmi degli spunti di riflessione e consigliarmi eventualmente il tipo di percorso più adatto.
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Caro Utente,

se lei necessita da sempre di entrare in confidenza con una donna per riuscire ad avere rapporti sessuali, quando "empatizza" con una prostituta (rendendo vano il distacco che la transazione economica crea) si ritrova ad avere a che fare con una persona che non sente diversa dalle altre e di nuovo il "problema" (che lei considera tale, ma che si potrebbe anche non considerare così) si ripresenta .

Senza sapere nulla di lei non è possibile spiegare quello che le succede, ma di certo ha un immaginario piuttosto rigido e direi anche stereotipato su come "dovrebbe essere" un uomo, mentre nella realtà le persone - anche dello stesso sesso - sono molto diverse fra loro e vivono in tanti modi differenti il rapporto con il/la partner.

Ipotizzo che lei possa aver paura di essere rifiutato o che possa soffrire di una certa ansia da prestazione che si stempera quando ha creato un'adeguata conoscenza e confidenza con la donna che frequenta: su questo può sicuramente riflettere.

Le consiglio di parlarne di persona con un mio collega per far valutare la situazione e approfondire la cause di questa possibile difficoltà di relazione, basata o meno sull'ansia, ma anche del suo possibile perfezionismo e delle aspettative che ha elaborato su come "dovrebbe" essere in quanto uomo.
In particolare le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico/psicoanalitico.

Mi faccia sapere,
un caro saluto

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dottoressa la ringrazio e le confermo che ha centrato il punto. Non è il "problema" il vero problema...
Per esperienza pensa possa essere più semplice per me relazionarmi con un medico uomo e donna?

Grazie ancora.
Utente 465813
[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Questo è molto soggettivo, ci sono pro e contro per entrambe le scelte.
Direi che l'importante sia che trovi un/una professionista con cui si senta a suo agio, e questo si potrà verificare solo quando inizierà a farsi seguire.
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