Studio psicologia ma vivo in un contesto che mi fa male...

Buongiorno. Sono una ragazza di 28 anni. Inizio il terzo anno anno alla facoltà di psicologia. Mi sono infatti iscritta soltanto 2 anni fa! Dopo aver mollato giurisprudenza, dopo aver capito che una vita da giurista non faceva affatto per me... Non volevo una vita infelice! E ho voluto inseguire il mio vero sogno. Premetto che ho la fortuna di vivere in una famiglia benestante che non mi ha mai fatto mancare nulla... E sicuramente è grazie ai miei che io abbia potuto intraprendere questa nuova carriera universitaria, dal momento che ho lavorato ma soltanto per alcuni periodi.
Non posso comunque vivere la mia vita universitaria con serenità... Mio padre spesso mi fa sentire una fallita per il fatto che alla mia età sono ancora all'Università. Il problema per me è che il troppo stroppia davvero... Vuole che io entri nella nuova società di cui ha preso parte... Vorrebbe che io lavorassi 8 ore al giorno in questa fabbrica! Nel contempo laurearmi al più presto. Io capisco che sono una fallita per lui e probabilmente anche io lo penso di me.. Ma sono abbastanza intelligente da conoscere i miei limiti! Non riuscirei mai a conciliare così tanto lavoro e lo studio... Tirocinio e vari corsi obbligatori ecc... Voglio però chiarire che io sto cmq anche cercando lavoro... Un part time come commessa... Ma ogni volta che vede che vado a portare un curriculum si arrabbia che io vada a cercare un lavoro.. Insomma.. Vivo in un contesto molto confuso.. Che purtroppo mi rendo conto non riesco a spiegare in questo piccolo ma prezioso spazio... Vivo in un contesto pieno di contraddizioni.. Ho un padre molto difficile... Ci ho messo molti anni ha costruirmi autostima... Sono diventata una donna forte già molto forte per come sono stata cresciuta... E ho imparato a conoscermi... Ma queste dinamiche nella mia famiglia a volte mi abbattono... E devo essere sempre più forte... Sono una ragazza fortunata e ne sono consapevole. Ringrazio mio padre che mi paga le rate universitarie... Ma la stima non la si da solo così a una figlia... Inoltre volevo aggiungere che ho sofferto di pensieri ossessivi.. Con varie ricadute... Superati anche con farmaci... Ma non voglio ricascarci... Credo sia l'esito di tanta rabbia tenuta dentro... Non so... Io cmq vi ho scritto perché ho bisogno come di una pacca sulla spalla... Di qualcuno che mi incoraggi... Pur essendo consapevole che sono fortunata e non mi manca niente... Sostegno economico... Fortuna... Sono anche consapevole di essere una brava e bella ragazza... Ma non voglio crollare... Sono consapevole anche dei miei limiti! Purtroppo non riesco a essere la figlia super che mio padre vorrebbe! Pur sottolineando che io sono la prima che vorrebbe un lavoro... Un part time che cmq è molto difficile da trovare. Ma a volte ho pure paura e vergogna di mio padre quando vado a portare i CV! Si arrabbia sempre! Questa è sono una piccola anteprima del contesto in cui vivo...Vi ringrazio per l'attenzione, miei (spero!) futuri colleghi!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Ci ho messo molti anni ha costruirmi autostima... Sono diventata una donna forte già molto forte per come sono stata cresciuta... E ho imparato a conoscermi
>>>

Forse non è ancora una donna così forte e sicura di se stessa come dice. Forse il fatto che ancora vive in famiglia e soprattutto dipenderne economicamente la rende più vulnerabile alle pretese di suo padre.

>>> Non so... Io cmq vi ho scritto perché ho bisogno come di una pacca sulla spalla... Di qualcuno che mi incoraggi
>>>

Infatti, sentire il bisogno di pacche sulle spalle può essere tutto meno che un segno di forza. Non c'è nulla di male ad aver bisogno d'incoraggiamento, ogni tanto, ma quando il problema è strutturale, nel manico come si dice, ciò di cui si ha bisogno non è di momentanee rassicurazioni, ma di istruzioni e di un modo per imparare a uscirne. Avendo sofferto d'ansia in passato capirà cosa intendo.

Le suggerisco di leggere intanto quest'articolo con un occhio scanzonato, specie la sezione "Autoinganni e psicologi":

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2394-la-volpe-e-l-uva-autoinganni-e-dissonanza-cognitiva.html

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Grazie mille per la risposta. Io comunque non mi sono affatto iscritta a psicologia per aiutare me stessa... Assolutamente. Ci tenevo a dirlo...per il resto è vero, probabilmente non sono ancora abbastanza forte... Ma non è facile esserlo in un contesto in cui quasi ogni santo giorno vieni demolita da un padre... Probabilmente è già tanto che sono quella che sono...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Potrebbe non essere consapevole di voler studiare psicologia per aiutare se stessa. Anche questa sarebbe una forma di autoninganno come altre. Ma è solo un'ipotesi.

Tuttavia, se ha sofferto di ossessioni, il sentirsi intrappolata in un vicolo cieco, una certa visione tunnel che impedisce di vedere alternative e una certa difficoltà nel distinguere gli effetti dalle cause potrebbero ancora essere presenti.

Ad esempio, se non è facile essere forte in un contesto in cui quasi ogni santo giorno si viene demoliti da un padre, non è così scontato che si debba essere forte (forte, come?). O che si debba continuare a dar troppa soddisfazione ai genitori a 28 anni. O che l'immagine di se stessi debba dipendere da ciò che gli altri, anche i genitori, pensano di noi o dei progetti che loro avrebbero per noi. O al limite che si debba ancora vivere con la propria famiglia. Capisce cosa intendo? Non può esserci speranza di cambiamento se prima non si è disposti a riconoscere alternative diverse da quella in cui ci troviamo.

Ma per fare questo sarebbe opportuno che si rivolgesse a uno psicoterapeuta, meglio se ad approccio strategico o comportamentale.
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Utente
Utente
Io purtroppo ora non ho la possibilità di vivere da sola. E anche questo mi fa sentire una fallita. Farò il possibile per riuscire a vivere da sola e essere indipendente soprattutto in vista della specialistica che faró nonostante il parere dei miei... Purtroppo l' iscrivermi così tardi ha comportato questo mio essere indietro con la vita che tanto mi pesa... Io voglio laurearmi il più in fretta possibile ma soprattutto perché lo voglio io! Non per i miei. Amo la materia. Sono convinta di studiare ciò perché è quello che amo. Non credo proprio sia per aiutare me... E se così fosse invece, amo proprio quello che studio... Mollare non ci penso neanche. Ma so anche che 8 ore di lavoro al giorno (nemmeno molto vicino a casa) non mi permetterebbero di raggiungere la laurea in fretta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le possibilità quando non esistono bisogna crearsele. Con tempo, tenacia e pazienza. Questa è una lezione di vita che si impara strada facendo, crescendo. È una situazione fin troppo comune vedere nei ragazzi la difficoltà di lasciarsi alle spalle il passato da figli e intraprendere la strada dell'età adulta. Non è un rimprovero, badi bene, solo una constatazione di quanto le abitudini possano essere dure a morire. In questo caso l'abitudine potrebbe essere: loro sono i miei genitori, quindi dovrebbero essere più comprensivi riguardo ai miei bisogni.

Solo che non è così. Da una certa età in poi sta a noi imparare a fare (anche) a meno dei genitori e soprattutto a non aspettarci che debbano avallare le nostre aspirazioni. Solo perché siamo figli loro. Le nostre aspirazioni soltanto noi abbiamo il potere di legittimarle o delegittimarle.

Ma queste cose potrà capirle meglio rivolgendosi a un collega, di persona.

Le faccio molti auguri