Difficoltà a lasciare da sola mia madre vedova e fragile

Buongiorno, sono una ragazza di 20 anni, mio padre è morto quasi due anni fa e mi ritrovo a dover convivere con una madre decisamente inadatta alla vita in solitudine. È piena di paure e non riesce a badare correttamente a se stessa. Sono infatti io il suo appoggio, fondamentalmente faccio io più la sua mamma che lei la mia. Io non so come definire le difficoltà enormi che ha, in ogni caso è una persona poco istruita, non molto ingenua dopotutto, forse anche meno di me, incapace di viaggiare da sola proprio per il semplice motivo che se tu la metti per dire su un treno lei non ha la minima idea di come comportarsi, di dove andare, quando scendere... Ha proprio bisogno costantemente (in casi del genere) di una guida.

Detto questo noi abitiamo al sud, e io in questi giorni dovrei partire per frequentare al nord l'università, ma mi rendo conto che lasciar sola una persona del genere significa permettere che si autodistrugga. Ultimamente abbiamo saputo che è ipertesa, ed essendo già ipocondriaca si sentirà segnata da una grave malattia con questa novità. Lei debolmente mi ha qualche volta detto che preferirebbe che andassi a studiare un po' più vicino, ma io sento che è arrivato il momento di pensare a farmi una vita! Uscire da questo paesino e ottenere un po' di indipendenza! Continuare a vivere qui sarebbe una prospettiva buia non poco per me, dopo tutte queste speranze di nuova vita e nuovi posti. Tutti i miei parenti sanno com'è lei, e sebbene riconoscano che io "abbia ragione", mi ripetono che non posso far finta che lei non ci sia e lasciarla da sola, viste le sue condizioni. Lei dice che ha paura a stare sola la notte, ha paura di sentirsi male di notte (per la pressione) e che non ci sia nessuno. Ma lo so che la spaventa anche il pensiero di dormire da sola per ben altre ragioni (sinteticamente la paura dei... Fantasmi). Insomma avete capito un po' che tipo è. Non ha la patente tra le altre cose, non so se fosse facilmente deducibile, ma ha paura anche di guidare. Quello che mi distrugge è vedere che non mi vieta di andarmene. Purtroppo soldi per mandarla in qualche struttura in cui si prendano cura di lei non ce ne sono. Qui vicino c'è suo fratello e la moglie da cui può dormire qualche notte, ma non possono tenerla per mesi. Stessa cosa dalle sue altre sorelle e da alcune vicine. Io entro il 2 dovrei essere necessariamente a Torino, e lei aspetta di farsi delle analisi del sangue perché dice che si stanca quando fa gli scalini o si sforza un po'. Vorrei aspettare l'esito di queste analisi e poi decidere di conseguenza, ma mi sa che coi tempi non ci arrivo più! Adesso io penso che potrei anche rinunciare alla mia carriera universitaria per lei, ma se un giorno morisse mi ritroverei io sola, senza laurea e senza aver mai lavorato in vita mia! Io mi sento in una situazione senza via d'uscita, o ci rimetto io o ci rimetto lei. Vorrei leggere i consigli e le considerazioni di persone competenti, vi ringrazio.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara utente,

non è giusto nè utile che lei rinunci ai suoi studi per stare vicino a sua mamma che ha problemi che non può essere lei a risolvere:

"Sono infatti io il suo appoggio, fondamentalmente faccio io più la sua mamma che lei la mia".

Si informi sulle strutture pubbliche presenti in zona, cioè Consultorio familiare e Centro di salute mentale, che si possono occupare di sua mamma aiutandola a curare gli eventuali disturbi d'ansia e dell'umore dai quali potrebbe essere affetta.

Al tempo stesso la incoraggi a trovare degli interessi e degli ambienti che le piacerebbe frequentare (corsi, palestra, parrocchia, volontariato, ...), in modo tale che possa fare altre conoscenze e contare anche su altre persone oltre che su quei parenti che sembra pensino che la soluzione sia semplicemente che lei resti attaccata alla mamma, invece che perseguire l'autonomizzazione di sua mamma e la sua crescita psicologica (che probabilmente si è arrestata, se non riesce a fare cose che ci si aspetterebbe che un adulto facesse in autonomia).

Le faccio tanti auguri,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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