Psicoterapia psicodinamica e orari inflessibili del terapeuta, è corretto questo comportamento?

Buongiorno dottori.
Ho iniziato 2 anni fa una psicoterapia psicodinamica a causa di un episodio psicotico acuto che ha scombussolato la mia vita.
Ero molto chiuso in me stesso e non avevo nessuna relazione, non studiavo e non facevo nulla nella vita.
Premetto che prima di questa terapia ne ho fatta un altra che però è finita con un abbandono da parte della terapeuta (era una terapia sistemica individuale) e con delle parole da parte sua che mi hanno offeso e che hanno aumentato il senso di angoscia che provavo.
Attualmente prendo anche dei farmaci, 1,5 mg di risperidone, 300 mg di gabapentin e 25 mg di lamictal (ho anche problemi di umore).
La questione che pongo è questa. All' inizio della terapia il mio terapeuta mi aveva proposto vari orari, e avevamo degli orari fissi che però io avevo scelto tra gli orari che mi aveva proposto lui.
Un anno fa però ha cambiato studio medico (spostandosi da un altra parte) e da allora gli orari che propone sono praticamente solo tre, e io come scelta ho solo quella di accettare gli orari oppure non fare la terapia.
Facendo tre sedute a settimana capirete che praticamente non ho nessuna scelta.
Gli orari sono il lunedi mattina, il martedi pomeriggio e il giovedi pomeriggio.
Io studio a Bologna (sono in appartamento li) e il martedi e il giovedi devo tornare nella mia città che è Rovigo perchè di sera (quindi dopo la terapia) ho degli impegni.
Il problema è che avendo la terapia il martedi e il giovedi, e essendo impegnato la sera degli stessi giorni in cui ho la terapia, io devo fare due viaggi avanti e indietro solo per fare la terapia. Praticamente il martedi dopo la terapia vado a Rovigo, e torno per fare la terapia del giovedi, per poi tornare a Rovigo per la sera, e poi ritornare di nuovo a Bologna dove studio (sono in appartamento li).
Quello che chiedo è, ma considerando che comunque la psicosi che ho avuto ha a che vedere con problematiche di tipo (per usare un termine tecnico) masochistico o comunque di sottomissione e adattamento alla volontà degli altri, è corretto questo suo comportamento (offrire solo tre orari in stile ''prendere o lasciare'') e soprattutto, mi è utile adattarmi a questi orari oppure potrebbe essere qualcosa di controproducente per il mio benessere psicologico?
Ci tengo a sottolineare che con questa terapia ho fatto dei progressi e che mi è utile. Quello che dico però è, giunto a questo punto, non è che il maggior ostacolo ai miei progressi sia il terapeuta che mi ''impone'' (de facto, poichè se rifiuto questi orari lui non ne ha altri disponibili e quindi da come ho capito dovrei rinunciare alla terapia) questi orari?
Io vorrei tornare a Rovigo il martedi dopo la terapia e restare li fino a giovedi, ed eventualmente tornare per fare la terapia il venerdi.
Ma lui non ha posti disponibili il venerdi, in questo modo non abbiamo deciso insieme gli orari.
Inoltre io pago già abbastanza di terapia e quei 15 euro di autostrada per andata e ritorno darebbero troppi.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
"Ci tengo a sottolineare che con questa terapia ho fatto dei progressi e che mi è utile"

Buon pomeriggio,
Se il suo terapeuta non ha altri spazi, non credo sia colpa sua.
Se si trova bene, gli faccia presente le sue necessità, ed appena si libera uno spazio gli chieda di sistemarle l'orario.

Credo che nel te,lo qusto sia possibile.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
Buongiorno, grazie per la risposta.
Al di là delle colpe, quello che mi domando è se questa cosa di adattarmi ai suoi orari (considerando che la mia problematica è principalmente un inibizione soprattutto sociale che mi mette spesso nella condizione di adattarmi senza discutere alle pretese degli altri) non possa essere controproducente e d' ostacolo alla riuscita della terapia.
So che il terapeuta probabilmente non può, e non ha altri orari. Ma ho comunque il dubbio che abbia rifilato a me quegli orari perchè sono tra i suoi pazienti l' unico disposto ad accettarli pur se problematici.
Naturalmente non posso essere certo di questo, è una deduzione, ma in ogni caso quello che penso è che mi sono iperadattato alla terapia.
Anche perchè io sono a Bologna praticamente quasi solo per la terapia.
Se non avessi la terapia, potrei non stare in appartamento a Bologna e tornare dai miei a Rovigo.
L' unica cosa che mi lega a Bologna è la terapia, anche perchè mi mancano 4 esami per finire e ho già frequentato tutte le lezioni, devo solo dare gli esami.
Quello che mi chiedo è se non potrebbe essere che magari in questa fase della vita sono pronto a fare progressi per conto mio e se la terapia non sia qualcosa che (perlomeno in questo momento, non nego sia stata utile anzi utilissima) mi sta limitando.
Sono stressato, a causa dei continui spostamenti da Bologna a Rovigo, e inoltre tutta questa cosa mi sta costando tantissimo perchè spendo molto per l' appartamento e oltre a ciò ho poco tempo libero e causa degli spostamenti non posso fare cinque giorni di palestra come vorrei (a Rovigo) ma al massimo tre.
Mi chiedo se tutto questo mio adattamento al contesto della terapia non sia in realtà qualcosa di controproducente.