Senso di insoddisfazione

Buongiorno dottori,
Sono una ragazza di 26 anni nel pieno della vita: ho un fidanzato da moltissimi anni con cui ho intrapreso una convivenza e con cui abbiamo in progetto di sposarci nel
2019, che sta andando molto bene; una famiglia unita che mi vuole bene e mi sostiene; delle amiche su cui contare sempre ed un tirocinio nel settore lavorativo in cui penso di aver trovato la mia strada.
Eppure, nonostante tutto ciò, ogni tanto provo un senso di insoddisfazione in quello che faccio, penso di aver sbagliato tutto e sento l'imputato irrefrenabile di andare altrove, viaggiare, vedere nuovi posti.
Le volte in cui mi capita di più questa sensazione è quando a lavoro passa il "periodo caldo" del mese, almeno per me; nel senso che, mentre vedo i miei colleghi indaffarati per tutta la giornata, io passo parecchio tempo se non giornate interne a non aver nulla da fare. Cerco di studiare, visto che dovrò affrontare un esame di Stato l'anno prossimo, ma mi deconcentro e tutto questo tempo "morto" mi fa sentire agitata per averlo sprecato quando avrei potuto impiegarlo appunto nello studio. Chiedo al tutor che dovrebbe seguirmi o alle colleghe se posso fare qualcosa, ma spesso mi sento dire di studiare un po' oppure mi danno dei compiti che in poco tempo sono fatti.
Tutto questo è associato anche al clima che c'è in ufficio: all'apparenza rose e fiori, ma poi a ben vedere è tutto uno sparlarsi e mettere in cattiva luce gli altri, tant'è che una mia collega venerdì sera a fine lavoro mi ha caldamente consigliato di cercare altrove perché con il mio tutor e la collega che lo affianca non sarò mai nessuno e non farò ma nulla di buono.
Io al momento sono qui per imparare, anche se ogni tanto vengo lasciata per conto mio ad arrangiarmi per capire le cose, però gi molta ansia per il mio futuro, non mi sento all'altezza dei colleghi e ho sempre paura di fallire.
In più, il mio carattere è di quelli che deve avere tutto programmato (basti vedere l'esame di Stato nel 2018 e il matrimonio nel 2019) e non aiuta, perché se "fallisco l'obiettivo" mi fa stare peggio.
Vorrei avere un Vostro parere su come poter gestire questi complessi che mi faccio.
Grazie.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Utente,

spesso si scambiano le circostanze oggettivamente positive e di successo con motivazioni sufficienti a sentirsi soddisfatti, ma quando così non è:

"nonostante tutto ciò, ogni tanto provo un senso di insoddisfazione in quello che faccio, penso di aver sbagliato tutto e sento l'imputato irrefrenabile di andare altrove, viaggiare, vedere nuovi posti"

significa a volte che la persona ha altre aspirazioni e desideri che non ha ascoltato fino a quel momento e che quello che ha non corrisponde a ciò che realmente vorrebbe per la propria vita.

Forse è un po' in crisi al pensiero che si sposerà e magari ritiene che dopo il matrimonio non potrà più fare quello che vorrebbe, o forse quello che non va nel luogo in cui sta svolgendo il tirocinio sta esasperando un'insoddisfazione che altrimenti sarebbe così contenuta da non essere nemmeno percepibile chiaramente.

Le suggerisco di meditare seriamente su quello che desidera per la sua vita, prima di fare scelte definitive e di prendere strade che potrebbero non corrispondere pienamente alle sue aspirazioni.

Se concludesse che in realtà ciò che ha è ciò che vuole (anche se ha già evidenziato che le piacerebbe fare altre cose che non ha avuto finora occasione di dare) potrà ragionare su come si potrà conciliare quello che le piacerebbe fare (come i viaggi) con il lavoro e con il matrimonio.
E' importante che ci pensi adesso e che ne parli anche con il suo fidanzato, per non avere l'impressione di essersi infilata in una strada senza uscita che le precluderà troppe possibilità alle quali tiene.

Se anche facendo questo si sentisse insoddisfatta potrebbe essere presente un lieve disturbo depressivo (o ansioso) che andrà valutato di persona da uno psicologo.

Un caro saluto,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,
Grazie per la risposta.
Con il mio fidanzato ho affrontato la questione, e entrambi siamo concordi che il matrimonio sarà celebrato quando io avrò raggiunto il mio obiettivo, cioè superare l'esame di Stato. E mi ritengo fortunata perché capisce le mie esigenze e mi appoggia molto.

Io sono una persona molto determinata e quando mi pongo un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo; è stato così per la laurea, dove mi sono impegnata per finire gli esami nel periodo che mi ero prefissata.
Il mio "problema" é che io devo sempre avere qualcosa da fare, se no mi sembra di sprecare il mio tempo, ma nonostante ciò in ufficio non riesco a studiare quando c'è poco da fare per me; è per questo che sento questo bisogno di evadere e di essere altrove, perché quando il lavoro c'è ed è tanto questa smania non la sento così forte. La mia paura è che da qui alla fine del tirocinio ci va ancora un bel po', e se anche dopo sarà così sto valutando seriamente di rivolgermi altrove, in uno studio magari più piccolo dove il lavoro non manca a nessuno.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Il mio "problema" é che io devo sempre avere qualcosa da fare, se no mi sembra di sprecare il mio tempo"

L'iperattività e l'ansia di riempire ogni minuto del giorno, per non sentire il vuoto e il disagio che ne consegue, è spesso un segno della presenza di un disturbo depressivo.

Può cambiare sede di tirocinio e trovare un ufficio nel quale non le manchi mai qualcosa da fare, ma se quando si annoia le vengono pensieri come quelli che ha riferito ("penso di aver sbagliato tutto e sento l'imputato irrefrenabile di andare altrove, viaggiare, vedere nuovi posti") le suggerisco di parlare comunque con un mio collega, per evitare di nascondere eventuale "polvere" sotto il tappeto.
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Utente
Utente
Grazie mille!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Mi aggiorni quando vuole,
un caro saluto