Apatia

Salve,
ho bisogno di un vostro consiglio per quello che, per me, è diventato un'enorme problema. Sono una ragazza di 25 anni a cui manca davvero poco per la laurea. I miei problemi sono cominciati a Gennaio di questo anno, ovvero dall'improvvisa chiamata di lavoro che il mio fidanzato, con cui sto da nove anni, ha ricevuto e la sua immediata partenza(il venerdì è stato chiamato e il giorno dopo è andato via) che mi ha lasciata da sola per 5 mesi. Abbiamo la stessa età e prima di allora non eravamo mai stati una giornata senza vederci, quindi è stato davver un trauma per me, in quanto mi sono sentita completamente da sola. Da quel giorno non mi riconosco più, non sono più me stessa e non riesco a fare nulla per cambiare. Sono diventata totalmente apatica: non riesco più a studiare, la mattina mi sveglio tardi e, nonostante abbia dormito molto, mi sento sempre stanca. Durante il giorno, dato che non riesco a studiare, mi innervosisco e mi butto sul letto a non fare nulla, con la sola voglia di sprofondare e con l'unico pensiero di non essere in grado di fare nulla, di essere solo un peso per tutti, di essere una nullità. Nessuno sa di questa cosa, anzi a tutti dico che va tutto bene, mento al mio fidanzato che ora è ritornato, dicendo che lo studio va alla grande, che tutto è perfetto, ma non è così. Ogni santo giorno vado a dormire convincendomi che domani andrà meglio, ma mento solo a me stessa. Da un paio di giorni la situazione è peggiorata: non vado più alle prove di teatro che è il mio unico hobby (faccio parte di una compagnia), ho sempre mal di testa con capogiri e problemi alla pancia, piango in continuazione e sono davvero molto irritabile. Purtroppo non ho amicizie, ho solo il mio fidanzato che cerca di aiutarmi in tutti i modi possibili, ma ora sta cercando di tornare a lavorare al nord e, a causa dei miei genitori molto severi, non ho nemmeno la possibilità di poterlo vedere nei fine settimana andando da lui. Ieri sera parlavamo del nostro futuro e mi ha davvero fatta stare male dicendomi che non prevede di costruire a breve una nostra famiglia me che se ne parlerà tra una quindicina di anni perché non ci sono le condizioni economiche necessarie. Questa è stata l'ennesima batosta che mi ha fatta stare ancora più male. Mi sento isolata da tutto e tutti, come se la gente mi evitasse e sento di dare fastidio alle persone. In questo momento scrivo e piango e ho un macigno enorme sullo stomaco che mi distrugge. Ho pensato di parlare con uno psicologo ma la mia famiglia non crede in questo tipo di aiuto e io non ho le condizioni economiche necessarie per potermene permettere uno e nella mia zona non ci sono consultori a cui potermi rivolgere. Sto davvero male e forse qualcuno di voi potrebbe capire cosa mi sta succedendo e come posso fare per calmarmi. Siete la mia unica speranza. Grazie.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile ragazza,
ci sono veramente molti elementi da analizzare nella sua lettera per cui pensare di poterle dare un valido aiuto da qui mi sembra davvero difficile.

Ad es. come mai se il suo fidanzato lavora dovrebbero passare 15 anni prima di formare una famiglia? Mi sembrano eccessivi.
Le manca poco alla laurea, se riuscisse a laurearsi la vostra situazione potrebbe cambiare.
I suoi genitori non credono all'aiuto psicologico? Dovrebbero documentarsi: la psicoterapia è riconosciuta dal SSN; se non fosse efficace non lo sarebbe.
Ad ogni modo può rivolgersi al medico di base che gliela può prescrivere, di modo che possa seguirla presso l'ASL; a volte basta andare di persona al DSM anche senza prescrizione del medico.
Il suo sembra uno stato depressivo, meritevole perciò di trattamento. Gli stati depressivi rispondono molto bene alla psicoterapia e alla terapia breve, spesso risolvendosi in pochissimo tempo.
cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Sarebbe il caso di far valutare primariamente la situazione da uno psichiatra anche per l'esclusione di condizioni diagnostiche differenziali concomitanti.


Dr. F. S. Ruggiero

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