Perdita di interesse verso ogni cosa
Salve gentili dottori
Provo ad esporre il mio problema, premettendo sin da subito che quello che sto per dirvi andrebbe comunque meglio contestualizzato alla luce di elementi accessibili, come credo, nei vecchi consulti.
Credo di aver perso interesse verso la vita, in quasi tutti i suoi aspetti (sociali, relazionali, universitari, familiari). A pelle, nonostante abbia sofferto di depressione e tanti altri problemi di natura clinica, non sento però di collocare queste sensazioni nell’ambito della patologia, nel senso stretto del termine. Non mi sento depresso, così come non avverto particolari effetti collaterali relativi ai farmaci che assumo per trattare la mia condizione. Mi sembra un problema esistenziale piuttosto che medico, conscio comunque del fatto che non è possibile operare una suddivisione netta tra le aree di competenza.
Ho sempre avuto tratti di personalità ossessivi e perfezionistici. Si tratta di un perfezionismo piuttosto pervasivo, comprendente non soltanto aspetti accademici, ma che andava a coinvolgere anche il lato ludico della vita. Solitamente le persone sono affascinate da qualcosa e poi, in un secondo momento, cercano eventualmente di approfondire la conoscenza in modo più tecnico (penso ad esempio a chi si appassiona all’uso di uno strumento oppure ad un genere di film, e soltanto secondariamente magari decide di approfondire la conoscenza attraverso lo studio sistematico della musica o del cinema, rispettivamente). Io ho invece quasi sempre operato un meccanismo inverso, che ora riconosco essere innaturale: dovevo prima cercare di capire, scomporre, razionalizzare, e soltanto dopo permettermi il lusso di godere di qualcosa. Parallelamente, ho quasi sempre messo da parte me stesso per aiutare gli altri. Sono stato per più di 4 anni con una ragazza, alla quale cercavo di offrire tutto il supporto possibile. Cercavo di assecondare i suoi interessi, piuttosto che i miei. Da alcuni mesi la nostra relazione è finita, e mi sono ritrovato in questa condizione. E’ come se si fosse creato un gap, una frattura tra le mie naturali inclinazioni e lo sfogo delle stesse, così che oggi mi ritrovo nel corpo di un 25enne che non ha però attraversato alcuni step della vita. Non mi appassiona nulla. Ho provato a scavare, a cercare delle risposte sia nel silenzio sia attraverso l’azione. Non si tratta di incanalare le mie naturali inclinazioni verso qualcosa, ma piuttosto del fatto che queste inclinazioni sembrano scomparse dopo quella sorta di frattura di cui ho parlato. Ho provato anche a forzarmi in tal senso, ma non è la stessa cosa che essere travolto in qualcosa che naturalmente ti appaga e da un senso alla tua vita. Spero possiate capire e magari fornirmi un quadro di lettura che possa aiutarmi. Ho avuto buoni risultati con la psicoterapia su tanti altri aspetti, ma non su questo, motivo per cui ho ritenuto opportuno chiedere un nuovo consulto. Grazie per l'attenzione.
Provo ad esporre il mio problema, premettendo sin da subito che quello che sto per dirvi andrebbe comunque meglio contestualizzato alla luce di elementi accessibili, come credo, nei vecchi consulti.
Credo di aver perso interesse verso la vita, in quasi tutti i suoi aspetti (sociali, relazionali, universitari, familiari). A pelle, nonostante abbia sofferto di depressione e tanti altri problemi di natura clinica, non sento però di collocare queste sensazioni nell’ambito della patologia, nel senso stretto del termine. Non mi sento depresso, così come non avverto particolari effetti collaterali relativi ai farmaci che assumo per trattare la mia condizione. Mi sembra un problema esistenziale piuttosto che medico, conscio comunque del fatto che non è possibile operare una suddivisione netta tra le aree di competenza.
Ho sempre avuto tratti di personalità ossessivi e perfezionistici. Si tratta di un perfezionismo piuttosto pervasivo, comprendente non soltanto aspetti accademici, ma che andava a coinvolgere anche il lato ludico della vita. Solitamente le persone sono affascinate da qualcosa e poi, in un secondo momento, cercano eventualmente di approfondire la conoscenza in modo più tecnico (penso ad esempio a chi si appassiona all’uso di uno strumento oppure ad un genere di film, e soltanto secondariamente magari decide di approfondire la conoscenza attraverso lo studio sistematico della musica o del cinema, rispettivamente). Io ho invece quasi sempre operato un meccanismo inverso, che ora riconosco essere innaturale: dovevo prima cercare di capire, scomporre, razionalizzare, e soltanto dopo permettermi il lusso di godere di qualcosa. Parallelamente, ho quasi sempre messo da parte me stesso per aiutare gli altri. Sono stato per più di 4 anni con una ragazza, alla quale cercavo di offrire tutto il supporto possibile. Cercavo di assecondare i suoi interessi, piuttosto che i miei. Da alcuni mesi la nostra relazione è finita, e mi sono ritrovato in questa condizione. E’ come se si fosse creato un gap, una frattura tra le mie naturali inclinazioni e lo sfogo delle stesse, così che oggi mi ritrovo nel corpo di un 25enne che non ha però attraversato alcuni step della vita. Non mi appassiona nulla. Ho provato a scavare, a cercare delle risposte sia nel silenzio sia attraverso l’azione. Non si tratta di incanalare le mie naturali inclinazioni verso qualcosa, ma piuttosto del fatto che queste inclinazioni sembrano scomparse dopo quella sorta di frattura di cui ho parlato. Ho provato anche a forzarmi in tal senso, ma non è la stessa cosa che essere travolto in qualcosa che naturalmente ti appaga e da un senso alla tua vita. Spero possiate capire e magari fornirmi un quadro di lettura che possa aiutarmi. Ho avuto buoni risultati con la psicoterapia su tanti altri aspetti, ma non su questo, motivo per cui ho ritenuto opportuno chiedere un nuovo consulto. Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gent.le Utente,
come ti ha scritto lo specialista che ti ha risposto nell'area di psichiatria la condizione che descrivi può derivare dagli effetti collaterali della terapia farmacologica in corso, quindi l'approccio più corretto è fa riferimento allo psichiatra che l'ha prescritta.
"Ho avuto buoni risultati con la psicoterapia su tanti altri aspetti, ma non su questo, motivo per cui ho ritenuto opportuno chiedere un nuovo consulto. "
Sarebbe opportuno parlarne con lo psicoterapeuta che ti segue condividendo esplicitamente la tua insoddisfazione ed eventualmente affrontare le resistenze che fanno sempre parte di un processo di cambiamento.
come ti ha scritto lo specialista che ti ha risposto nell'area di psichiatria la condizione che descrivi può derivare dagli effetti collaterali della terapia farmacologica in corso, quindi l'approccio più corretto è fa riferimento allo psichiatra che l'ha prescritta.
"Ho avuto buoni risultati con la psicoterapia su tanti altri aspetti, ma non su questo, motivo per cui ho ritenuto opportuno chiedere un nuovo consulto. "
Sarebbe opportuno parlarne con lo psicoterapeuta che ti segue condividendo esplicitamente la tua insoddisfazione ed eventualmente affrontare le resistenze che fanno sempre parte di un processo di cambiamento.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta. Purtroppo, a causa di motivi che non sto a spiegare, dovrò trasferirmi per circa un anno nella mia città di residenza ed abbandonare quindi per tale periodo la psicoterapia, rispetto alla quale non è stato chiaramente possibile, per questioni temporali, affrontare tutti gli aspetti che ho riportato (immagino che anche a questo sia dovuto l'effetto parziale).
Parlerò comunque anche con lo psichiatra che mi segue.
Grazie ancora e cordiali saluti.
Parlerò comunque anche con lo psichiatra che mi segue.
Grazie ancora e cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.1k visite dal 10/09/2017.
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