Depressione ricorrente e blocco

Buonasera gentili Dottori

Mi sento come se vivessi da quasi un anno come un vegetale: non sono capace di vivere, di pensare, di formulare pensieri postivi e di concentrarmi. A giorni dovrei affrontare un duro esame ( uno dei 2 che mancano) ma praticamente nell'ultimo mese non ho concluso quasi nulla e passo le giornate disteso sul letto a rimuginare su tutto il fallimento della mia vita. Non mi riesco minimamente a concentrare o a ricordare nulla di quanto letto o ripetuto, trovo persino difficile articolare le parole per "ripetere". Praticamente ogni volta scatta un meccanismo per il quale mi isolo del resto del mondo per lungo tempo prima di un esame, ma poi i giorni effettivamente di studio risultano pochi e fatti solo all'ultimo. Subentra però un ansia tale da impedirmi di fare qualsiasi cosa: non esco mai dalla mia camera se non per mangiare e mi riduco ad uno straccio. Questo è successo praticamente sempre prima di ogni esame, salvo rarissime eccezioni. Il primo anno, l'anno dell'"abbandono" e quest'anno tali fasi sono durate mesi, mi hanno portato a rompere i rapporti con i conoscenti ed a prendere decisioni "radicali" nei primi 2 casi. Da quest'anno poi sono comparsi vari crolli nervosi, crisi di pianto e attacchi isterici. Dopo un periodo abbastanza positivo,Tale fase era incominciata nel novembre scorso come forma d'ansia per esami che sarebbero arrivati mesi dopo, ho incominciato ad ingrassare a vista d'occhio e abbandonato l'attività sportiva. A gennaio e febbraio si è trasformata in blocco totale per lo studio. A Marzo sono comparsi gli attacchi di panico (del tutto immotivati), ad Aprile gli attacchi isterici. A metà Maggio la situazione si è stabilizzata, tanto che pensavo che la fase peggiore fosse dietro passata. Ad Agosto, in maniera del tutto immotivata, è comparso un nuovo blocco nello studio ed un azzeramento dei rapporti sociali. Odio la materia che sto studiando Ogni volta le fasi di dipresso diventano più lunghe delle fasi "normali. Ho paura che questa dinamica non finisca con gli studi ma che tutta la mia vita sarà un alternarsi di riprese "brevi" e ricadute rovinose che mi trascineranno sempre più a fondo. Da che può dipendere?
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Caro Utente,

visto che dice questo:

"Odio la materia che sto studiando"

non ha senso che dica anche questo:

"Ad Agosto, in maniera del tutto immotivata, è comparso un nuovo blocco nello studio".

Se sta facendo una cosa che odia mi sembra il minimo che non stia bene.
Se poi questo "non stare bene" si limiti ad una comprensibile reazione verso una situazione per lei molto sgradevole, o se ci sia anche dell'altro, non ci è dato sapere, dal momento che online non si può approfondire a sufficienza la conoscenza di una persona e non è quindi possibile porre diagnosi.

Certo è che se la situazione è progressivamente peggiorata non può più permettersi di stare a guardare e sperare che tutto passi, ma è necessario che si rivolga di persona ad uno psicologo.
Potrebbe essere opportuno anche il consulto con un medico psichiatra, perchè se il suo malessere è intenso come lo descrive è probabile che sia necessario ricorrere anche ad un supporto farmacologico.

Come mai non l'ha fatto prima d'ora?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentile dott.ssa Massaro
Mi sono rivolto 2 anni fa ad uno psicoterapeuta per un periodo continuato di più di 6 mesi. Al tempo avevo abbandonato l'Università e stavo moto meglio. Ma poi i miei genitori mi convinsero a reiscrivermi. Lo specialista mi aveva prima consigliato di abbandonare, in quanto continuare gli studi non era più possibile. Successivamente, dopo che li avevo ripresi, mi disse "si lasci trasportare", in merito alle mie lamentele sul fatto che avessi sbagliato a ricominciare.
Oggi sto malissimo, vorrei abbandonare e sopratutto ho paura del post laurea, quando tutti si aspetteranno da me qualcosa che io non sono più in grado di dare loro, perché odio la materia ed in passato ho fatto scelte ben precise in merito. D'altra parte non vorrei aver buttato ulteriori anni.
Lo stress che mi metteva e mette lo studio è tale che io blocco tutte le normali funzioni vitali e sociali mesi e mesi prima, pur non concludendo nulla per la maggior parte del tempo. Sono arrivato 26enne non laureto, con pochissime esperienze di vita, pochissima vita sociale e senza mai aver avuto rapporti di nessun genere con l'altro sesso. SI sta facendo strada in me la consapevolezza che non avrò mai nulla e non riesco ad accettarlo.
E' una situazione della quale non so come uscire.
[#3]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Inoltre attualmente non saprei a quale psicologo rivolgermi, considerando che non ho intenzione di rivolgermi a quello da cui andavo in precedenza.
So però che è necessario che io mi rivolga quanto prima ad uno specialista, solo che ho paura di indirizzarmi nuovamente verso una strada che non porta a nulla.
[#4]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Il commento laconico che il mio collega ha esternato è probabilmente dipeso dal fatto che lei non ha seguito il suo consiglio: si aspettava che avrebbe avuto grosse difficoltà, ma sperava lo stesso che magari potesse farcela.

Se non vuole tornare da lui non penso che rivolgersi ad un altro psicologo non porterà a nulla: quando è stato seguito la prima volta dice di essersi ristabilito, quindi l'intervento le è servito.
Lei dice anche di aver ricevuto per l'appunto un'indicazione che non ha seguito, trovandosi di conseguenza nella situazione che descrive: il problema è quindi non che lo psicologo non l'ha aiutata, ma che ha ricominciato un percorso di studi che forse avrebbe fatto meglio ad abbandonare.

Posso chiederle di quale corso di laurea stiamo parlando?
[#5]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentile dott.ssa Massaro
Frequento la specialistica in Economia e Commercio.
Iniziai con giurisprudenza, da fuorisede, mi trovai malissimo e passai ad Economia (che mi interessava da sempre), in una facoltà vicino casa. Dopo qualche difficoltà iniziale riuscii a laurearmi col massimo dei voti e nei tempi, fui inoltre ammesso, dopo un test d'ingresso molto selettivo, a frequentare la specialistica in una notissima Università del Nord Italia. Una volta trasferitomi vissi un periodo terribile in cui non riuscivo ad alzarmi dal letto e ha studiare. Da li partii una riflessione su tutta la mia vita passata, e decisi in pochi mesi di tornare a casa mia e abbandonare gli studi. Ci pensai mesi, fu una scelta ragionata: io non ero portato per quella vita e inoltre avevo deciso di impegnarmi nell'attività commerciale dei miei genitori. Fui supportato dallo specialista che mi seguiva per tutto il tempo (segua il treno, mi disse). Disse che si era trattato di burnout e "meglio averlo a 24 anni che a 50".
La mia era una scelta che, al momento in cui fu formulata, non doveva prevedere ripensamenti:abbandonare quel corso di laurea nell'università X significava aver dato un calcio a moltissime opportunità future e poteva aver senso solo cambiando "vita". In pochi mesi mi ripresi ed ero un altro: lavoravo, uscivo spesso di casa, riuscì a rimettermi in forma fisicamente, facevo sport e sopratutto cominciavo a capire che senza Università si può sopravvivere. A fine Agosto di quell'anno cominciarono tutta una serie di manovre di genitori, amici e compagni di corso per farmi reiscrivere nella vecchia Università. Io mi sentivo in colpa per l'anno e per i soldi buttati e alla fine cedetti. In quel periodo c'è da dire che mi sentivo psicologicamente molto meglio. Sapevo pure che sarebbero stati altri anni buttati e che ogni giorno crei fatto paragoni con l'Università X. Poco tempo dopo mi fu detto "si lasci trasportare". Lui pensava che non avrei avuto grosse difficoltà e che avendo messo da parte le "ambizioni di carriera" mi lasciassi trasportare appunto dalla nuova situazione intesa come "situazione assolutamente mediocre e paradossale in cui era meglio non mettersi" della quale lamentavo l'enorme differenza con l'Università X. Lui riteneva che mi dovessi conformare a una certa mediocrità di fondo
La vecchia Università mi ha definitivamente azzerato l'autostima e ho incontrato pure difficoltà in alcune materie, impensabili prima. C'è da dire che adesso ci metto il doppio del tempo di prima a studiare e non ho più la passione di una volta. Ogni giorno in università mi ricordo dell'errore fatto ( e ma quelli dell'Università X fanno questo, hanno quell'altro ecc..) e mi rendo conto che ci sarà sempre una "diversità di opportunità" tra le 2 situazioni. Tale "diversità di opportunità" ovviamente si sentirà enormemente nel post laurea con opportunità lavorative inesistenti nell'attuale Università.
Sarà una vita di rimpianti, tutti si aspettano da me che "sfrutti la laurea" ma io ormai odio la materia e ho "vissuto" davvero molto poco per poter passare una vita col mal di stomaco dalla rabbia (ogni paragone sarà inevitabile rimanendo nello stesso "settore").
Ci sarebbe un'altra opportunità, in quanto i miei sono anziani ed hanno un'attività ottimamente avviata. Però è escluso a priori in quanto "i laureati seguono la loro strada". Seguire la strada con una laurea "debole" presa tardi significa passare una vita di precariato, tra l'altro economicamente non conveniente. Quindi nella logica dei miei servono almeno altri 5-6 anni di "farsa" e se proprio non si trova niente di decente potrò essere riammesso nell'attività. Attività che peraltro non mi piace ma ormai è una soluzione comoda e non è più tempo di fare lo schizzinoso.
Una volta liberatomi dell'Università vorrei appendere la laurea nella camera dei miei genitori e non servirmene mai più. Ormai sono "bruciato" mentalmente e professionalmente.
D'altra parte lavoro da laureato o lavoro nell'attività dei miei mi sentirei ormai comunque sconfitto. Preferisco sinceramente fare la fame e allontanarmi da tutto e tutti.
Mi scuso per essermi dilungato e mi rendo conto che la situazione non è chiara, ma ho perso 7 anni dietro l'Università e sono molto confuso. Ho rinunciato all'opportunità "della vita" per poi trovarmi col sedere per terra, senza nulla in mano e in preda all'esaurimento nervoso.

La ringrazio se avrà pazienza di leggermi.
[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se lei si è laureato alla triennale con il massimo dei voti e ha superato un difficile test d'ingresso per la specialistica significa che la materia che studia non le è poi così "aliena".
Sottolineerei piuttosto il fatto che è entrato in crisi quando si è allontanato da casa:

"Una volta trasferitomi vissi un periodo terribile in cui non riuscivo ad alzarmi dal letto e ha studiare".

Si sentiva solo?
Cosa provava nell'essere in un ambiente del tutto nuovo?
[#7]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentile dr.ssa Massaro

Nella nuova città ero solo e non sono riuscito a farmi nuove amicizie. L'ambiente che trovai all'università era parecchio ostile e molto competitivo, c'è da dire che io ho sempre trovato difficile fare nuove amicizie. Ero completamente solo.
Già il primo anno di Università avevo vissuto una situazione simile, ma mi trovavo in casa con persone che conoscevo. Nonostante questo abbandonai pure in quel caso.
Negli ultimi 2 anni sono pure stato fuorisede, ma tornavo tutti i finesettimana ed ero in casa con un mio amico di vecchia data.
Che io non voglio stare fuori casa è chiaro.
La situazione paradossale è che io nella nuova città, pur di non stare da solo dentro casa, uscivo abbastanza spesso. Adesso praticamente sono mesi che esco pochissimo.
C'è poi da dire che il corso scelto attualmente, l'unico appetibile che l'università offrisse, non è di alcun interesse, anzi è un incubo. Attualmente sono a casa mia, avendo terminato i corsi, non è più necessario che frequenti. Non dovrei incontrare tutti questi problemi, ma ci sono lo stesso.
Però il problema si ripresenterà: dove vivo io di opportunità per laureati ce ne sono pochissime. Avevo già detto di non volermi servire della laurea, ma buttare al vento 7 anni di sofferenze mi pare brutto.
Praticamente con l'abbandono della "prestigiosa" università ci ho solo rimesso: ho buttato al vento una grossa opportunità per non conseguire nessun risultato apprezzabile, neanche in termini di vita privata o accademica-professionale. L'unica cosa fatta è aver macchiato indelebilmente il mio curriculum da studente.
Non riesco a capire il comportamento dei miei genitori: tanto lassisti prima nel permettermi di sbagliare senza fare opposizione, tanto insistenti dopo nel farmi continuare a studiare, quando il danno era fatto.
[#8]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Il tipo di laurea che sta conseguendo le apre potenzialmente molte possibilità, se deciderà di servirsene, perchè è oggettivamente spendibile in molti ambiti, dal lavoro dipendente, alla libera professione, all'auto-impiego in un'attività creata da lei, magari assieme ad altri.

Non si tratta di studi particolarmente settoriali come potrebbero essere quelli che conducono inevitabilmente ad un unico sbocco professionale.

Può anche decidere di non utilizzare la sua laurea per cercare lavoro, ma quello che ha imparato ha un valore e un ruolo nella sua formazione che nessuna successiva scelta cambierà.

I suoi genitori tengono molto al fatto che consegua la laurea specialistica?
E' il primo laureato in famiglia?

Per quanto riguarda l'attività che possono lasciarle, il tipo di studi che sta seguendo le consentirebbe di sicuro di renderla più moderna, di modificarla, di migliorarla, di sentirla più sua.
Non escluda poi la possibilità, se quest'attività proprio non le interessa, di cederla e aprire qualcosa che rispecchi maggiormente le sue inclinazioni, magari assieme ad altri per non sobbarcarsene il rischio da solo.

Le possibilità sono più d'una e forse, a ben pensarci, le può venire in mente qualche soluzione alla quale non ha pensato prima.
[#9]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentile dott.ssa Massaro
La ringrazio molto per la risposta e gli incoraggiamenti che in fornisce, che sono davvero preziosi.
Conosco bene le opportunità della mia laurea, ma conosco ancora meglio le opportunità alle quali ho rinunciato ai tempi dell'abbandono. Si tratta inoltre di opportunità per le quali l'età è una discriminante fondamentale. A 27 anni si è già vecchi per molte aziende, rimarrebbe solo la professione, che escludo perché di studiare altri 3 anni non me la sento.
Il motivo per qui abbandonai è che lo studio mi causa una mole abnorme di stress e non riesco a pensare ad altro, tralasciando tutti gli aspetti della vita. Sta di fatto che ho buttato 3 anni dopo la triennale, più quelli che verranno (mancano 2 esami e tesi) per una cosa nella quale non credo più, per poi per forza di cose finire a fare il lavoro dei miei, per i quali la terza media sarebbe stata più che sufficiente.
Si sono il primo laureato in famiglia (una famiglia dove i non laureati se la passano enormemente meglio rispetto ai laureati). Ma i miei hanno insistito per un diverso motivo: ritenevano che io fossi poco portato per il lavoro "pratico" e molto portato per quello "teorico". Da li la mia disgrazia, non mi sarei mai potuto salvare dall'università.
Mi sentivo molto più preparato a 19 anni, rispetto ad oggi, molto più in grado di riuscire a concludere qualcosa. Paradossalmente ero più adulto di oggi. Oggi sono un bambino irascibile, che non scende a compromessi e non ha voglia di fare nulla. Mi sento completamente inservibile sotto ogni punto di vista.
Questi 2 anni mi sono costati davvero molto sotto il profilo dell'autostima e della motivazione e oramai non si può "ricostruire" più nulla.
Vorrei tuttora abbandonare gli studi, anche se è questione di mesi, si tratterebbe comunque di tempo impiegato meglio: ogni giorno riguadagnato alla vita è per me più importante di anni di università.
[#10]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Nelle ultime 24 ore sono decisamente peggiorato. E' da ieri sera che ho crisi di panico, respiro affaticato e pensieri costanti di non farcela a finire gli studi. Sto malissimo, sono fortemente tentato di abbandonare.
[#11]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
" A 27 anni si è già vecchi per molte aziende"

Questo è vero solo in parte e solo per alcune aziende, perchè per molti ruoli un 27enne è considerato al contrario ancora un ragazzino e quindi troppo giovane.

In fondo le manca poco per finire e se si accontenterà di passare i 2 esami che le mancano con voti anche non alti potrà concludere in fretta e poi ragionare sul da farsi - sempre senza ritenersi troppo vecchio, perchè così non è.

Le suggerisco nuovamente di valutare sia il ricorso ad un supporto farmacologico, sia a quello di un diverso psicologo, perchè mi sembra piuttosto chiaro che non si possa aspettare di uscire da questa impasse senza un aiuto esterno.