Disturbo ossessivo compulsivo consiglio sulla situazione mia e di mia figlia

buongiorno, scrivo per avere un giudizio obiettivo, mia figlia dall'età di 15 anni soffre di DOC da contaminazione: lavava le mani di continuo, voleva che i suoi abiti venissero lavati e stesi in un certo modo e se un capo cadeva a terra doveva essere rilavato, spesso non tollerava che io li toccassi o che venissero a contatto con i nostri, stessa cosa per le stoviglie e il bagno del quale voleva l'uso esclusivo, a questo si aggiungeva il rifiuto di qualsiasi contatto fisico con me e il padre. Purtroppo anche la sua vita di relazione ne ha risentito e in una fase, quella adolescenziale che è già problematica di per se,
E stata subito seguita, ma purtroppo la prima psicologa che l' ha presa in cura non è stata in grado di entrare in empatia con lei, successivamente con un'altra psicoterapeuta a seguito un percorso di circa due anni con il quale a fatto notevoli progressi.
Oggi lei ha 21 anni e da circa 2 ha voluto interrompere la psicoterapia in quanto, dopo il diploma ora frequenta con profitto l'università, ha ripreso a fare attività sportiva e frequenta un corso di teatro e le sue compulsioni sono notevolmente migliorate.
Il problema pero è che in ambito famigliare continuano i problemi e le liti, lei ha un bagno per conto suo, ma se noi lo usiamo si arrabbia, se raccolgo i suoi abiti dallo stendino e li appoggio sul divano scatta e mi accusa di essere stupida e di non attenermi alle sue regole, si arrabbia con me anche quando chiudo il portone blindato perchè sono un'incapace e se anche ho dato quattro mandate lei torna indietro a controllare, stessa cosa quando chiude la macchina e tira tre o quattro volte la maniglia. la sua vita sociale è quasi inesistente, poche amiche e non ha mai avuto un ragazzo. Io sono contenta dei suoi progressi, ma sono anche molto preoccupata perchè il problema non è risolto e secondo me rischia di diventare cronico, vorrei quindi che lei riprendesse la terapia, magari provando anche la terapia strategica breve.
Lei è contraria e dice che quella che ha bisogno di cure sono io, vi chiedo se veramente sono troppo apprensiva soprattutto quando penso, come può avere un rapporto con un ragazzo o con nuove amicizie se non accetta neanche di essere abbracciata da mamma e papà.
Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Signora,

premessa necessaria è che il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è una patologia complessa, che richiede cure lunghe e spesso il ricorso anche a psicofarmaci (che non so se sua figlia abbia assunto).
E' di conseguenza plausibile che non abbia risolto del tutto il suo problema, se ha ancora certe richieste.
Ha voluto interrompere lei la terapia?

Da quanto riferisce sembra inoltre che vostra figlia usi la propria patologia per "comandarvi" e permettersi atteggiamenti da dittatrice: è così?
Quello che riporta è un quadro in cui la ragazza si premette tranquillamente di infuriarsi e insultarla ad ogni occasione:

"lei ha un bagno per conto suo, ma se noi lo usiamo si arrabbia, se raccolgo i suoi abiti dallo stendino e li appoggio sul divano scatta e mi accusa di essere stupida e di non attenermi alle sue regole, si arrabbia con me anche quando chiudo il portone blindato perchè sono un'incapace".

Francamente non escluderei la possibilità che questi atteggiamenti e queste pretese rappresentino quello che in psicoanalisi è definito "vantaggio secondario della malattia", cioè un insieme di circostanze favorevoli al paziente che sono presenti unicamente per il fatto che è malato, e che possono disincentivarlo a guarire.

Nel vostro caso la ragazza soffrendo di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo pensa di poter essere maleducata, insultare, fare scenate e avere privilegi basati su un quadro clinico che è mutato rispetto a 7 anni fa.
Sempre dal punto di vista psicoanalitico le faccio presente che tutti i Disturbi Ossessivi rappresentano una via di scarica dell'aggressività inconscia, perciò non mi meraviglia che la ragazza mostri così tanta rabbia nei vostri confronti e non tenga in minimo conto tutto quello che avete presumibilmente passato per aiutarla.
Si può pensare che abbia una quota di aggressività inconscia non riconosciuta, non analizzata e non elaborata, che continua ad alimentare sia il disturbo, sia le liti con voi.

Che tipo di psicoterapia ha effettuato?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Gentile dottoressa
grazie per la risposta
mia figlia non ha mai preso psicofarmaci e la terapia che ha seguito e la cognitivo comportamentale ed e stata lei a voler interrompere con l'assenso della psicoterapeuta dal momento che dimostrava disagio e si sentiva diversa dai suoi coetanei perchè era in terapia, inoltre i miglioramenti erano evidenti e anche il suo impegno nel ritornare alla normalità. Ho poi dimenticato di dire che il disturbo si è scatenato in seguito ad atti di bullismo e anche questo aspetto è stato trattato.
Gli accordi però prevedevano la richiesta di supporto alla terapeuta se ci fossero state ricadute o se persistevano i conflitti tra noi, ma lei non è voluta ritornare. La sua rabbia e il suo atteggiamento si manifestano anche perchè non ammette i suoi problemi.
come posso convincerla a riprendere la terapia facendole capire che il problema diventerà cronico e le condizionerà la vita per sempre.
vorrei avere un parere anche sulla terapia strategica breve che potrebbe impegnarla per un lasso di tempo inferiore.
grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Le terapie cosiddette brevi (che personalmente ho visto diverse volte diventare lunghe, specie quando il problema è serio) in genere si focalizzano sui sintomi, come la Terapia Cognitivo-Comportamentale: dato che la ragazza ha già effettuato anni di TCC, ciò che le suggerirei sarebbe piuttosto di percorrere tutt'altra strada e di rivolgervi a uno psicoterapeuta psicodinamico/psicoanalitico, viste le difficoltà di relazione molto evidenti che riporta.
Francamente penso che anche una buona psicoterapia sistemica familiare, che vi coinvolga tutti 3, sarebbe di grande utilità.

Se la ragazza rifiuta categoricamente qualsiasi ulteriore intervento le suggerisco di essere lei a rivolgersi ad uno psicologo che la aiuti a gestire la situazione e a modificare i rapporti in casa, perché non è utile a nessuno che questo status quo si mantenga ulteriormente inalterato.

Quali difficoltà incontra nell'opporsi alle richieste di sua figlia e nel farsi rispettare da lei?
Si sente in colpa per il suo disturbo?
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Utente
Utente
io sono stata in terapia per problemi legati ad attacchi di panico causati da ipertiriodismo, durante il mio percorso sono stata aiutata anche nell'affrontare i problemi di mia figlia e quando è stato necessario anche mio marito è stata coinvolto. Dovremmo fare in modo di non assecondare le sue fobie e di condurre un menage familiare quanto piu' possibile normale, inoltre davanti ai suoi scatti d'ira o accuse dovrei cercare di ignorarla e aspettare che si calmi. Purtroppo non sempre ci riusciamo, soprattutto io che non mi sento in colpa, ma impotente e dispiaciuta di non essere in grado di aiutarla e finiamo con il litigare o cedo per quieto vivere. mi crea molto dolore il tempo che passa e il problema che ristagna, speravo che maturando avesse preso maggiore coscienza e cercato di risolvere vedendo in noi degli alleati e non dei nemici.
Lei cosa direbbe a mia figlia per convincerla a curarsi e cominciare a vivere serenamente i suoi 20 anni visto che ha già rinunciato ad una adolescenza spensierata?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

dal momento che non ha ricevuto ulteriori risposte alle Sue domande, mi permetto di intervenire.

Innanzitutto, Lei scrive: "... mi accusa di essere stupida e di non attenermi alle sue regole...", riferendosi a Sua figlia.
Non credo che questo sia un problema esclusivamente di relazione, nè che Sua figlia ce l'abbia con Lei, quanto un problema relativo allo stesso DOC. Non è semplice stare accanto alle persone che soffrono a causa di questa patologia, ma tenga presente che per le persone che soffrono di tale patologia il ricontrollo di una porta chiusa, il rilavarsi costantemente le mani, ecc... sono azioni che abbassano il livello d'ansia (apparentemente) molto.
Poi, è chiaro che il problema in questo modo non viene gestito ma solo amplificato e le ossessioni peggiorano, perchè le ansie aumentano non appena le rassicurazioni perdono il loro potere.
Quindi, se Lei accidentalmente dimentica e appoggia i vestiti di Sua figlia dove dal punto di vista di Sua figlia non "dovrebbe", ecco che si scatena una lite, che è legata al disturbo stesso. Per le persone con tale disturbo diventa ingestibile e molto doloroso, difficilissimo non attuare le compulsioni. E' come se io Le dicessi "Devo per forza lavarmi le mani, è più forte di me". Razionalmente so che le mie mani sono pulite, ma non si sa mai, potrei correre dei rischi.

Ciò che è importante fare in una psicoterapia è proprio spezzare questo meccanismo. Di solito, i parenti dei pz. tendono a rafforzare alcuni atteggiamenti, a volte ingenuamente, tante altre volte perchè anche essi diventano sofferenti e comunque non sanno come fare.

Detto ciò, le terapie quali la cognitivo-comportamentale e la breve strategica sono d'elezione per questo tipo di problemi, come Lei stessa ha visto, dal momento che Sua figlia ha avuto molti miglioramenti.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Lei cosa direbbe a mia figlia per convincerla a curarsi e cominciare a vivere serenamente i suoi 20 anni visto che ha già rinunciato ad una adolescenza spensierata?"

Cara Signora,

come le dicevo, se sua figlia ha diversi benefici dal mantenimento del suo disturbo è difficile che decida di curarsi sul serio, rinunciando al privilegio del bagno personale, alla possibilità di tiranneggiare e insultare la mamma, all'idea di avere più diritti degli altri perchè "malata".

In questo senso, a mio avviso, se dopo diversi anni di terapia Cognitivo-Comportamentale, al netto dei miglioramenti, la situazione è ancora questa, sarebbe bene che cambiasse approccio psicoterapeutico (se mai volesse farsi di nuovo seguire) e sarebbe forse ancora meglio se iniziaste tutti insieme una terapia familiare, perchè è possibile che il problema sia diventato sistemico e non sia più solo un disturbo individuale.

La fuga della terapia dopo anni che sono stati utili, ma non risolutivi, è una fallimento, se oggi la situazione è ancora patologica e sta provocando sofferenza a tutta la famiglia.

In questo senso le suggerivo pensare ad altre soluzioni, non ultima quella di chiedere lei per sè stessa un sostegno psicologico che le consenta di cambiare atteggiamento, rifiutare i ricatti di sua figlia e percepire più chiaramente che merita rispetto come madre e come persona.
Il fatto che si senta impotente nell'aiutarla implica di per sè un senso di colpa/inadeguatezza, anche se non se ne rende conto, che è proprio quello che le fa mancare la fermezza necessaria per contrapporsi alla ragazza quando questo dev'essere fatto.