Ritorno dell'ansia , segno positivo o negativo ?
salve , volevo gentilmente chiedere un parere riguardo ad alcuni sintomi che sto riscontrando in questi giorni . Proverò a riassumere brevemente la mia storia clinica . Da bambina ho sempre sofferto di ansia paralizzante che generalmente si presentava nei pomeriggi d'estate dopo il sonno pomeridiano , non ho mai trovato la causa scatenante . Nel 2016 ho ricevuto la diagnosi di sclerosi multipla , la maggiore conseguenza è stata una forte depressione . Ho deciso dopo alcuni mesi di rivolgermi allo psichiatra la cui diagnosi è stata :" disturbo di depressione maggiore , disturbo ossessivo compulsivo ( compulsione incentrata sull'amore che provavo per il mio ragazzo) " , il trattamento prescrittomi è stato EFEXOR 150mg al mattino e REMERON 15mg alla sera . Dopo alcuni mesi le compulsioni si sono diradate e anche i fenomeni di angoscia e depressione , l'unica cosa che ha continuato ad essere constate è un senso di appiattimento emotivo e lieve derealizzazione e continui incubi ricorrenti che mi destabilizzano durante il giorno . Negli ultimi due giorni sto sperimentando nuovamente un senso di ansia , che si accentua se dormo il pomeriggio , non so se considerarla un segno positivo ( inteso come un risveglio da questo incubo vissuto negli ultimi anni ) ?oppure come un segnale che potrebbe presagire un ritorno della depressione? . Devo ammettere che pur cercando di capire la natura quest'ansia non riesco proprio a risalire alle cause che la provocano , ho ipotizzato che gli incubi notturni influiscano molto sul mio stato d'animo , come posso sconfiggere questi sogni angoscianti ? Vi ringrazio anticipatamente per le delucidazioni e le vostre risposte . Cordiali saluti .
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Gentile utente,
se l'ansia che adesso sta sperimentando, possa essere o meno un fenomeno positivo o un prodromo di ricaduta depressiva, online è impossibile anche solo ipotizzarlo. 3 i motivi principali:
1) via web non abbiamo l'opportunità di valutare i sintomi ansiosi ed eventualmente correrarli con una successiva insorgenza legata a deflessione del tono dell'umore;
2) la sintomatologia che avverte andrebbe "portata" all'attenzione del suo medico psichiatra.
3) nelle malattie croniche, non di rado, si determina un circolo vizioso disfunzionale tra sintomi fisici e psicologici che si auto-alimentano e si alimentano a vicenda determinandone proprio un circolo vizioso in cui i sintomi fisici slatentizzano emozioni negative e queste ultime, a loro volta, esacerbano la sintomatologia fisica.
oltretutto, proprio per quanto detto sopra, il trattamento maggiormente indicato in caso di patologie croniche degenerative, dovrebbe essere preferibilmente combinato: farmacologico e psicologico. Una diagnosi di sclerosi a placche, comunemente determina
- cambiamenti nel modo di percepirsi,
- alterazioni della propria identità personale;
- inevitabili mutamenti e "riformulazioni" dello stile di vita.
Ha mai pensato, anche rispetto a quanto detto, di avvalersi dell'aiuto specialistico di un/una collega psicologo psicoterapeuta? Spesso i farmaci non sono sufficienti e un percorso, non necessariamente lungo, di psicoterapia mirata le consentirebbe di:
- inquadrare il suo funzionamento cognitivo (pensieri e emozioni) e comportamentale;
- comprendere l'origine delle sue emozioni più sgradevoli;
- avere maggiore consapevolezza di esse;
- imparare a gestirle sia ai fini del suo benessere e qualità di vita, sia per prevenire eventuali ricadute.
Le allego un articolo in proposito http://www.stateofmind.it/2016/11/intervento-psicologico-malattie-croniche/
cordiali saluti
Molti auguri per tutto!
se l'ansia che adesso sta sperimentando, possa essere o meno un fenomeno positivo o un prodromo di ricaduta depressiva, online è impossibile anche solo ipotizzarlo. 3 i motivi principali:
1) via web non abbiamo l'opportunità di valutare i sintomi ansiosi ed eventualmente correrarli con una successiva insorgenza legata a deflessione del tono dell'umore;
2) la sintomatologia che avverte andrebbe "portata" all'attenzione del suo medico psichiatra.
3) nelle malattie croniche, non di rado, si determina un circolo vizioso disfunzionale tra sintomi fisici e psicologici che si auto-alimentano e si alimentano a vicenda determinandone proprio un circolo vizioso in cui i sintomi fisici slatentizzano emozioni negative e queste ultime, a loro volta, esacerbano la sintomatologia fisica.
oltretutto, proprio per quanto detto sopra, il trattamento maggiormente indicato in caso di patologie croniche degenerative, dovrebbe essere preferibilmente combinato: farmacologico e psicologico. Una diagnosi di sclerosi a placche, comunemente determina
- cambiamenti nel modo di percepirsi,
- alterazioni della propria identità personale;
- inevitabili mutamenti e "riformulazioni" dello stile di vita.
Ha mai pensato, anche rispetto a quanto detto, di avvalersi dell'aiuto specialistico di un/una collega psicologo psicoterapeuta? Spesso i farmaci non sono sufficienti e un percorso, non necessariamente lungo, di psicoterapia mirata le consentirebbe di:
- inquadrare il suo funzionamento cognitivo (pensieri e emozioni) e comportamentale;
- comprendere l'origine delle sue emozioni più sgradevoli;
- avere maggiore consapevolezza di esse;
- imparare a gestirle sia ai fini del suo benessere e qualità di vita, sia per prevenire eventuali ricadute.
Le allego un articolo in proposito http://www.stateofmind.it/2016/11/intervento-psicologico-malattie-croniche/
cordiali saluti
Molti auguri per tutto!
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.5k visite dal 03/09/2017.
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