Consulto per dag ancora non pienamente risolto
Buongiorno, cercherò di esporre con chiarezza e sintesi la mia situazione perchè ci terrei ad avere un vostro parere in merito al mio percorso psicoterapeutico finora intrapreso. Nel 2011 sono diventata mamma e dopo 3 mesi dalla nascita del bambino ho iniziato ad avere disturbi gastrointestinali (nausea mattutina, scarso appetito) e stanchezza. Dopo varie analisi ed esami, tutti negativi, il medico mi ha consigliato di rivolgermi a uno psicoterapeuta, con il quale ho intrapreso un percorso di circa due anni. In questi due anni ho avuto anche esperienza di attacchi di panico (per la verità, 2 o 3 episodi). Non ho mai assunto psicofarmaci. Dal 2013 al 2015 ho avuto un periodo di grande benessere e non ho avuto bisogno di andare in terapia. A fine 2015 nasce il mio secondo figlio e dopo pochi mesi si ripresentano i precedenti problemi gastrici, associati a un senso maggiore di angoscia, ansia, timore che mi possa accadere qualcosa di brutto e non riesca quindi a seguire i miei splendidi bambini. Inizio a preoccuparmi quando mio marito deve assentarsi per lavoro (se mi succede qualcosa quando lui non c'è?). Non temo di avere un attacco di panico, ma proprio che possa accadermi un malore. Rifaccio varie analisi (gastroscopie, eco, analisi del sangue, cardiologo, neurologo...). Sempre tutto perfetto. Torno dallo psicoterapeuta a inizio 2016. Il neurologo nel frattempo mi prescrive alprazolam al bisogno e sereupin. Diagnosi, avvallata dal terapeuta: DAG. Il sereupin non lo tollero (continua sonnolenza, mal di stomaco, ecc). Quindi, in accordo con il medico di base, sospendo il sereupin e prendo al bisogno soltanto 3-5 gocce di ansiolitico. Ma la volontà mia è di essere lucida e capire la ragione del mio disagio. Quindi dopo poche settimane sospendo le gocce e lavoro con il terapeuta e inizio a stare sempre meglio. Lascio un lavoro che non mi piace più e che mi fa soffrire, cerco di costruirmi un'identità differente da quella costruita da mia madre, lavoro sul mio perfezionismo e controllo. Seguo un sogno e ora sta per diventare il mio lavoro (tra 1 mese): aprire una libreria. Sono migliorata tanto, non mi sento apprensiva (lo ero ad esempio per la salute dei figli), non sono preoccupata per il mio futuro lavoro... ma nelle ultime settimane sono tornate forti le solite ipocondrie (un po di stanchezza e pressione bassa mi fanno pensare a chissà quale patologia e quindi mi agito di nuovo) e un po' di angoscia al mattino. Non accetto di sentirmi così, vorrei godermi questo momento particolare, così come vorrei essere più spensierata, come un tempo. Fino a 31 anni non avevo mai avuto problemi di questo genere. Ho come la paura che possa accadere qualcosa che non mi permetta di portare avanti i miei progetti e di veder crescere i miei figli. Piango dalla rabbia e dalla frustrazione. Ho ricontattato il mio terapeuta (a maggio aveva sospeso e anche io ero serena) e ci andrò a breve. Vorrei consigli su queste fasi altalenanti e situazione mai risolta.
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Gentile utente,
Verosimilmente (siamo online e non possiamo fare altro che ipotizzare), le sue ansie potrebbero scaturire da novità che si presentano nella sua vita e dalla credenza che lei non possa essere in grado di gestirle come vorrebbe (entrambi i post-gravidanza e adesso l'apertura della libreria)
Quindi, un ulteriore lavoro su controllo, perfezionismo, senso di scarsa autoefficacia e vulnerabilità e tolleranza dell'incertezza (...) "Ho come la paura che possa accadere qualcosa che non mi permetta di portare avanti i miei progetti e di veder crescere i miei figli"(...) le tornerebbe probabilmente utile al fine di migliorare la sua qualità di vita.
Molti auguri per tutto!
Verosimilmente (siamo online e non possiamo fare altro che ipotizzare), le sue ansie potrebbero scaturire da novità che si presentano nella sua vita e dalla credenza che lei non possa essere in grado di gestirle come vorrebbe (entrambi i post-gravidanza e adesso l'apertura della libreria)
Quindi, un ulteriore lavoro su controllo, perfezionismo, senso di scarsa autoefficacia e vulnerabilità e tolleranza dell'incertezza (...) "Ho come la paura che possa accadere qualcosa che non mi permetta di portare avanti i miei progetti e di veder crescere i miei figli"(...) le tornerebbe probabilmente utile al fine di migliorare la sua qualità di vita.
Molti auguri per tutto!
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#2]
Utente
Grazie mille per il riscontro. Quanto mi dice effettivamente non mi giunge nuovo, anzi è qualcosa sul quale ho riflettuto e del quale ho preso coscienza. Aggiungo anche che sento molto il peso delle responsabilità alle quali sono sempre stata sottratta. Sono cresciuta in una famiglia con genitori molto protettivi, forse perché anziani. Non ho mai avuto responsabilità particolari, nel senso che il mio dovere era studiare e terminare gli studi. Non ho mai seguito lavori in casa, non ho mai lavorato mentre studiavo... mi divertivo con gli amici, ero serena e tranquilla. Senza dubbio con la genitorialità, una casa, un lavoro, i figli, un marito, il lavoro con varie difficoltà... poi la morte di mio padre (a 84 anni per tumore cerebrale), alcuni problemi legali, ecc. Tutto questo mi ha fatto sentire una sorta di peso. Vorrei delegare alcune cose, sento la necessità di alleggerirmi ma non riesco a farlo. Mia mamma ha quasi 80 anni e mi aiuta come può con i bimbi. I suoceri sono lontani, non ho fratelli o sorelle. Insomma, sento anche il peso della solitudine. Vorrei essere più forte, sentirmi più sicura. Ma stento a esserlo. Insomma credo di dover fare ancora un certo percorso.
[#3]
Sì, come le ho scritto nel consulto precedente, credo anch'io che ci sarà da lavorare in terapia. Però, diciamo, che non è questione di essere forte e/o più sicura di sé stessa ma di assumere la consapevolezza emotiva (perché molto probabilmente quella razionale c'è) di poter gestire nuove responsabilità/novità che la vita inevitabilmente le pone di fronte; invalidando quindi l'idea che lei non sia in grado di farlo. Molto probabilmente (non conosco dettagliatamente la sua storia di vita), la de-responsabilizzazione in età evolutiva avrà avuto il suo peso nelle sue credenze attuali e nella slatentizzazione, che ne deriva, dell'ansia.
Ma il fatto stesso che lei è consapevole di questo e che è determinata a proseguire il lavoro psicoterapico, sono -senza dubbio- punti a suo favore e importanti risorse che ha!
Ma il fatto stesso che lei è consapevole di questo e che è determinata a proseguire il lavoro psicoterapico, sono -senza dubbio- punti a suo favore e importanti risorse che ha!
[#4]
Utente
La ringrazio per la cortesia e la consulenza. Spero di riuscire, oltre ad acquisire la consapevolezza emotiva, anche a evitare somatizzazioni che mi pesano molto. Per fortuna i problemi gastrici sono ampiamente superati da quasi un anno, ma a volte rimane il senso di agitazione mattutino, calore al volto, un po' di debolezza.
Spero di riuscire a stare sempre meglio.
Grazie!
Spero di riuscire a stare sempre meglio.
Grazie!
[#6]
Utente
Una delle mie difficoltà sta nel comprendere se questi sintomi sono dovuti a fattori emotivi o no. O meglio, a rimanere tranquilla quando si manifestano. Ho fatto dei controlli circa 6 mesi fa (esami sangue, neurologo, cardiologo) ed era tutto a posto. Ma quando si ripresentano, essendo ipocondriaca, temo ci possa essere altro.
Grazie per l'incoraggiamento!
Grazie per l'incoraggiamento!
[#7]
dal suo racconto emerge come la sintomatologia che la preoccupa, sì espliciti prevalentemente nell'immediatezza di un cambiamento nella sua vita.
Ciò depone a favore di una eziologia psicologica della stessa.
Legga questo link. Probabilmente le tornerà utile https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2649-professione-ipocondriaco-l-arte-di-crearsi-malattie.html
Ciò depone a favore di una eziologia psicologica della stessa.
Legga questo link. Probabilmente le tornerà utile https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2649-professione-ipocondriaco-l-arte-di-crearsi-malattie.html
[#8]
Utente
Indubbiamente mi ritrovo molto in tommy, il protagonista di questo articolo. Credo che sia il talento di noi ipocondriaci.
Penso di aver lavorato poco con il mio psicoterapeuta su questo punto. Oppure ci abbiamo lavorato senza che io lo sapessi.
indubbiamente la situazione è migliorata un po' perché almeno ora il dubbio che sia ipocondria e non un'altra malattia mortale mi viene! Prima invece non ne ero consapevole. Ma ho ancora strada da fare. Non capisco poi il perché emergano queste ansie sulle malattie quando c'è un cambiamento importante nella mia vita. Forse per tutta la questione legata alla perfezione, controllo, ecc?
La terapia sistemico-relazionale (specializzazione del mio terapeuta) va bene per questi disturbi? Io mi fido molto di lui e mi dispiacerebbe cambiare. Però se l'obiettivo è stare bene, posso valutare un altro professionista.
Penso di aver lavorato poco con il mio psicoterapeuta su questo punto. Oppure ci abbiamo lavorato senza che io lo sapessi.
indubbiamente la situazione è migliorata un po' perché almeno ora il dubbio che sia ipocondria e non un'altra malattia mortale mi viene! Prima invece non ne ero consapevole. Ma ho ancora strada da fare. Non capisco poi il perché emergano queste ansie sulle malattie quando c'è un cambiamento importante nella mia vita. Forse per tutta la questione legata alla perfezione, controllo, ecc?
La terapia sistemico-relazionale (specializzazione del mio terapeuta) va bene per questi disturbi? Io mi fido molto di lui e mi dispiacerebbe cambiare. Però se l'obiettivo è stare bene, posso valutare un altro professionista.
[#9]
"Non capisco poi il perché emergano queste ansie sulle malattie quando c'è un cambiamento importante nella mia vita. Forse per tutta la questione legata alla perfezione, controllo, ecc? ". Si. Potrebbe starci: la novità, la espone ad un controllo maggiore e ad una minore tolleranza dell'incertezza. Il controllo che lei mette in atto, potrebbe riguardare proprio il timore delle malattie. Ma attenzione! Queste sono solo ipotesi che stiamo facendo online... Quindi sarebbe il caso dì comprenderne il motivo reale, all'interno del rapporto/relazione reale con il suo terapeuta.
Legandoci a ciò, se lei si trova bene con il suo terapeuta ed è consapevole che sta facendo importanti passi curativi, perché pensare ad un altro orientamento?
Guardi, un po' per tutti arriva il momento di mettere in discussione la validità della terapia che si segue. Ma in questo caso, lei stessa dice che è probabile che abbiate lavorato poco sull'aspetto legato al timore sullo stato di salute. Quindi perché non proporre al collega un lavoro mirato su questo? Se ne trarrà benefici, sarà un bene per lei. Altrimenti potrà prendere in considerazione la possibilità di variare orientamento psicoterapico.
Ma non abbia fretta. Ne parli serenamente con il suo terapeuta.
Eventuali decisioni, verranno da lei in accordo con il collega.
Legandoci a ciò, se lei si trova bene con il suo terapeuta ed è consapevole che sta facendo importanti passi curativi, perché pensare ad un altro orientamento?
Guardi, un po' per tutti arriva il momento di mettere in discussione la validità della terapia che si segue. Ma in questo caso, lei stessa dice che è probabile che abbiate lavorato poco sull'aspetto legato al timore sullo stato di salute. Quindi perché non proporre al collega un lavoro mirato su questo? Se ne trarrà benefici, sarà un bene per lei. Altrimenti potrà prendere in considerazione la possibilità di variare orientamento psicoterapico.
Ma non abbia fretta. Ne parli serenamente con il suo terapeuta.
Eventuali decisioni, verranno da lei in accordo con il collega.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 997 visite dal 27/08/2017.
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