Agorafobia e ansia
Salve a tutti, volevo richiedere un consulto riguardo ad un disturbo che mi accompagna da circa tre anni.
Volevo promettere che da sempre sono stato un ragazzo ansioso, e avevo manifestato degli attacchi di panico diversi anni fa, ma erano singoli episodi che ho poi superato da solo e ho continuato a vivere normalmente. Successivamente, anni dopo, le cose sono cambiate,e vorrei provarle a riassumerle così, anche cronologicamente:
- Estate 2014= In seguito a svariati sintomi e malesseri (Ansia acuta, spaesamento, debolezza, dolori vari ecc..), il mio medico mi ha mandato dal neurologo, il quale dopo avermi visitato ha appurato che si trattassero di disturbi d'ansia, e mi ha prescritto un antidepressivo (Entact) che ho preso praticamente per un anno. Ero arrivato sul punto di non uscire più di casa, di stare sempre a letto, di avere paura costante per ogni cosa, e anche quando riuscivo ad uscire non mi allontanavo mai molto. Durante il periodo dell'assunzione del farmaco i miglioramenti sono stati netti, e dopo un paio di mesi ho ricominciato a viaggiare in bus per andare all'Università per frequentare le lezioni, e a fare un pò tutto quello che facevo prima, anche uscire fuori paese (anche se comunque molto raramente).
-Inverno/primavera 2016= In questo periodo, d'accordo con il mio neurologo, con cui ero in contatto telefonicamente, ho sospeso dopo più di un anno, gradualmente, l'assunzione del farmaco. Inizialmente tutto procedeva normalmente, ma, credo anche in seguito a un evento traumatico (lutto) e all'ansia causata dal periodo immediatamente precedente alla mia laurea, in cui avevo paura di non arrivarci, ho ricominciato a stare male, e il neurologo mi ha consigliato nuovamente l'assunzione del farmaco, anche se mi sono accorto che i miglioramenti non sono stati così netti come nella prima terapia.
-Estate 2016/Estate 2017= Nell'arco di quest'ultimo anno, dopo essermi laureato, ho rinunciato a fare la specialistica per questi miei problemi, a fare vacanze con gli amici, uscire fuori paese, e a molte altre cose. Il farmaco l'ho interrotto, e ho deciso di rivolgermi ad uno psicologo, da Febbraio 2017.
Quello che ormai ho capito è che il disturbo invalidante che sto vivendo è legato all'agorafobia. Sono stato io stesso a dirlo allo psicologo. Il non riuscire a viaggiare, ad andare in bus, ad affrontare viaggi in macchina, frequentare posti affollati o comunque grandi, poichè ho dei disturbi terribili: il cuore me lo sento in gola e il battito lo percepisco debole, tremo, mi sembra di non avere contatto fisico col pavimento, e anche se molto raramente, mi è capitato di essere sul punto di svenire. Secondo voi è opportuno che intraprenda una cura farmacologica? Vorrei iscrivermi ad una laurea magistrale, tornare a viaggiare, e fare tutto quello che facevo, ma non ci riesco.
Il mio psicologo non sembra aver capito a fondo il mio problema.
Mi scuso per non essere stato sintetico.
Volevo promettere che da sempre sono stato un ragazzo ansioso, e avevo manifestato degli attacchi di panico diversi anni fa, ma erano singoli episodi che ho poi superato da solo e ho continuato a vivere normalmente. Successivamente, anni dopo, le cose sono cambiate,e vorrei provarle a riassumerle così, anche cronologicamente:
- Estate 2014= In seguito a svariati sintomi e malesseri (Ansia acuta, spaesamento, debolezza, dolori vari ecc..), il mio medico mi ha mandato dal neurologo, il quale dopo avermi visitato ha appurato che si trattassero di disturbi d'ansia, e mi ha prescritto un antidepressivo (Entact) che ho preso praticamente per un anno. Ero arrivato sul punto di non uscire più di casa, di stare sempre a letto, di avere paura costante per ogni cosa, e anche quando riuscivo ad uscire non mi allontanavo mai molto. Durante il periodo dell'assunzione del farmaco i miglioramenti sono stati netti, e dopo un paio di mesi ho ricominciato a viaggiare in bus per andare all'Università per frequentare le lezioni, e a fare un pò tutto quello che facevo prima, anche uscire fuori paese (anche se comunque molto raramente).
-Inverno/primavera 2016= In questo periodo, d'accordo con il mio neurologo, con cui ero in contatto telefonicamente, ho sospeso dopo più di un anno, gradualmente, l'assunzione del farmaco. Inizialmente tutto procedeva normalmente, ma, credo anche in seguito a un evento traumatico (lutto) e all'ansia causata dal periodo immediatamente precedente alla mia laurea, in cui avevo paura di non arrivarci, ho ricominciato a stare male, e il neurologo mi ha consigliato nuovamente l'assunzione del farmaco, anche se mi sono accorto che i miglioramenti non sono stati così netti come nella prima terapia.
-Estate 2016/Estate 2017= Nell'arco di quest'ultimo anno, dopo essermi laureato, ho rinunciato a fare la specialistica per questi miei problemi, a fare vacanze con gli amici, uscire fuori paese, e a molte altre cose. Il farmaco l'ho interrotto, e ho deciso di rivolgermi ad uno psicologo, da Febbraio 2017.
Quello che ormai ho capito è che il disturbo invalidante che sto vivendo è legato all'agorafobia. Sono stato io stesso a dirlo allo psicologo. Il non riuscire a viaggiare, ad andare in bus, ad affrontare viaggi in macchina, frequentare posti affollati o comunque grandi, poichè ho dei disturbi terribili: il cuore me lo sento in gola e il battito lo percepisco debole, tremo, mi sembra di non avere contatto fisico col pavimento, e anche se molto raramente, mi è capitato di essere sul punto di svenire. Secondo voi è opportuno che intraprenda una cura farmacologica? Vorrei iscrivermi ad una laurea magistrale, tornare a viaggiare, e fare tutto quello che facevo, ma non ci riesco.
Il mio psicologo non sembra aver capito a fondo il mio problema.
Mi scuso per non essere stato sintetico.
[#1]
Gentile Utente,
capita non di rado che i risultati ottenuti assumendo psicofarmaci per l'ansia scompaiano quando se ne sospende l'assunzione, e che riprendere in seguito lo stesso medicinale non consenta di recuperare i risultati raggiunti in precedenza.
Questo accade soprattutto quando il farmaco è l'unica risposta che si dà a un malessere di natura psicologica e quindi non organica, ma dipendente dalle dinamiche psichiche sulle quali un farmaco non può intervenire.
Avrebbe fatto meglio a rivolgersi subito anche ad uno psicologo, ma l'importante è che abbia comunque preso questa decisione alcuni mesi fa.
Ha iniziato un percorso terapeutico specifico?
Con quale cadenza hanno luogo le sedute?
Che diagnosi ha ricevuto dallo psicologo?
Gli ha detto che le sembra che non abbia compreso la situazione?
capita non di rado che i risultati ottenuti assumendo psicofarmaci per l'ansia scompaiano quando se ne sospende l'assunzione, e che riprendere in seguito lo stesso medicinale non consenta di recuperare i risultati raggiunti in precedenza.
Questo accade soprattutto quando il farmaco è l'unica risposta che si dà a un malessere di natura psicologica e quindi non organica, ma dipendente dalle dinamiche psichiche sulle quali un farmaco non può intervenire.
Avrebbe fatto meglio a rivolgersi subito anche ad uno psicologo, ma l'importante è che abbia comunque preso questa decisione alcuni mesi fa.
Ha iniziato un percorso terapeutico specifico?
Con quale cadenza hanno luogo le sedute?
Che diagnosi ha ricevuto dallo psicologo?
Gli ha detto che le sembra che non abbia compreso la situazione?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Innanzitutto grazie per la risposta.
La cadenza degli incontri con lo psicologo è di una volta alla settimana; l'ultimo mese non ci siamo visti a causa delle ferie o altre inconvenienze varie, ma il prossimo appuntamento è fissato tra una settimana.
Lo psicologo è veramente una persona molto tranquilla, che mi ascolta, più che altro ho paura che non sono riuscito io a spiegarmi benissimo.
Lui insiste dicendo che devo cercare di tenermi impegnato sempre, magari fare palestra in modo da riprendere pure contatto con la sfera sociale, prendere la patente, ecc ecc, e spinge moltissimo su questo, ma il problema è appunto che la mia agorafobia non mi fa allontanare più di tanto, ed avere rapporti sociali al di fuori della mia famiglia e dei miei amici (pur essendo io un ragazzo molto socievole), è una cosa che mi fa soffrire proprio fisicamente!
Lo psicologo appunto capisce che il mio problema è l'insoddisfazione, la mancanza di stimoli, il fatto che non sto facendo nulla che mi danneggia sempre di più.
Qualche miglioramento c'era stato, ma adesso vedo dei bruschi peggioramenti.
La cadenza degli incontri con lo psicologo è di una volta alla settimana; l'ultimo mese non ci siamo visti a causa delle ferie o altre inconvenienze varie, ma il prossimo appuntamento è fissato tra una settimana.
Lo psicologo è veramente una persona molto tranquilla, che mi ascolta, più che altro ho paura che non sono riuscito io a spiegarmi benissimo.
Lui insiste dicendo che devo cercare di tenermi impegnato sempre, magari fare palestra in modo da riprendere pure contatto con la sfera sociale, prendere la patente, ecc ecc, e spinge moltissimo su questo, ma il problema è appunto che la mia agorafobia non mi fa allontanare più di tanto, ed avere rapporti sociali al di fuori della mia famiglia e dei miei amici (pur essendo io un ragazzo molto socievole), è una cosa che mi fa soffrire proprio fisicamente!
Lo psicologo appunto capisce che il mio problema è l'insoddisfazione, la mancanza di stimoli, il fatto che non sto facendo nulla che mi danneggia sempre di più.
Qualche miglioramento c'era stato, ma adesso vedo dei bruschi peggioramenti.
[#3]
Sa se sta effettuando una psicoterapia specifica?
Riceve dei "compiti" da eseguire a casa nella vita di tutti i giorni?
Ha detto allo psicologo che le sembra che non abbia capito la sua situazione?
E' ovvio che se soffre di agorafobia non le si può chiedere di impegnarsi in attività fuori casa fino a quando non avrà risolto il problema con la terapia o "tamponato" con i farmaci il suo malessere.
Il mio consiglio è quello di riprendere un supporto farmacologico e nel frattempo ragionare su quanto le sembra utile il percorso che sta effettuando, perchè potrebbe essere il caso di cambiare.
Riceve dei "compiti" da eseguire a casa nella vita di tutti i giorni?
Ha detto allo psicologo che le sembra che non abbia capito la sua situazione?
E' ovvio che se soffre di agorafobia non le si può chiedere di impegnarsi in attività fuori casa fino a quando non avrà risolto il problema con la terapia o "tamponato" con i farmaci il suo malessere.
Il mio consiglio è quello di riprendere un supporto farmacologico e nel frattempo ragionare su quanto le sembra utile il percorso che sta effettuando, perchè potrebbe essere il caso di cambiare.
[#4]
Utente
I compiti da fare sono sempre quelli di impegnarmi in qualsiasi cosa, dalle faccende domestiche allo sport, dalle attività di gruppo a tutto quello che mi porta a non stare fermo, in modo da sentirmi gratificato. Secondo lui è questo il principale problema. E devo sforzarmi anon concentrarmi sui miei malesseri pensando che non mi può succedere nulla, anche se io mi sento male davvero e a volte credo davvero che rischio mi succeda qualcosa (malore, svenimento ecc..)Solitamente in questi casi quale percorso terapeutico viene intrapreso?
[#5]
Mi sembra che quelli che riceve siano consigli generici e difficili da seguire, se non viene fatto un adeguato lavoro per consentirle di essere nelle condizioni di farlo.
Le suggerirei una psicoterapia psicodinamica o ipnotica, che utilizzano strumenti diversi, ma sono entrambe molto utili nei casi di eccessiva ansia e paure immotivate.
Le suggerirei una psicoterapia psicodinamica o ipnotica, che utilizzano strumenti diversi, ma sono entrambe molto utili nei casi di eccessiva ansia e paure immotivate.
[#6]
Utente
Ho pensato anche io che mi sembrano dei consigli un po' troppo generici. C'è da dire che è vero che il mio problema è il non sentirmi gratificato, poiché mi sono fermato un anno con lo studio e ho paura di non riuscire nemmeno il prossimo anno, poiché la mia agorafobia ed ansia mi impediscono di fare tante cose, dalle vacanze al mare, al viaggiare, e quindi sono divorato dalla monotonia, oltre a non essere appagato dal punto di vista sessuale e al non avere stimoli e pensieri positivi per il futuro. Immediatamente dopo ogni incontro con lo psicologo io mi sento rigenerato, ma poi riesco a mettere pochissime cose in pratica di quello che mi viene detto.
[#8]
Utente
D'accordo, intanto illustrerò la situazione al mio psicologo. Se posso un'ultima cosa: in questi giorni sono parecchio preoccupato perché ho delle vere e proprie crisi che passano e riappaiono in continuazione, nel senso che inizio ad avere oltre a una fortissima ansia anche un senso di profonda angoscia, paura di avere un esaurimento nervoso, e sento che non c'è niente che possa farmi sentire meglio, ho una sorta di dolore di testa, di peso, che mi accompagna tutta la giornata. Infine ho il terrore del suicidio, una sorte di ossessione: ho paura che possa perdere il controllo e in preda alla disperazione faccia qualche gesto grave. Non credo che io voglia farlo, ma ho paura che non vedendo soluzioni o cose che mi possano far star meglio io possa perdere il controllo. Mi era successo qualche mese fa per qualche giorno prima di attenuarsi sensibilmente.
[#12]
Utente
La contatto a distanza di qualche giorno per dirle che ho spiegato meglio le mie problematiche allo psicologo, e sono andato ad un incontro con lo psichiatra, il quale mi ha anch'egli consigliato di iniziare una terapia di tipo diverso, ossia psicanalitica. Inoltra mi ha prescritto la Paroxetina, associata allo Xanax rp. Ho però letto su Internet che secondo alcuno studi che l'efficacia della Paroxetina è molto inferiore a quella dell'Escitalopram, e che presenta minore tollerabilità.
Voi, pur essendo psicologi, conoscete questi farmaci? Se si, cosa mi può dire al riguardo?
Voi, pur essendo psicologi, conoscete questi farmaci? Se si, cosa mi può dire al riguardo?
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 3.2k visite dal 25/08/2017.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.