Un amore (a distanza) finito?
Gentili dottori,
scrivo in cerca di una chiarezza che dentro di me non trovo.
Ho 27 anni e sono fidanzata da 6 con un uomo di 37.
Prima di lui non mi ero mai innamorata, non ero mai stata travolta da quei sentimenti, con quella forza e con quella gioia.
La nostra storia si è sviluppata tra alti e bassi, come è normale, ma dopo ogni crisi ho sempre sentito rinascere il sentimento, che è diventato sempre piú forte, maturo, rispettoso dell´altro e delle sue differenze.
Il problema è che io, dopo la laurea, mi sono trasferita all´estero per lavoro, per seguire sogni e ambizioni di una carriera che nella cittadina di provincia italiana in cui sono nata e cresciuta sento difficile realizzare. Lui mi ha lasciato andare sereno, ci siamo detti proviamo per qualche mese e poi vediamo. Da un anno e mezzo portiamo quindi avanti una relazione a distanza, cercando di vedersi qualche weekend e durante le ferie.
Da molti mesi sento forte l´esigenza di fare il salto successivo, di andare finalmente a convivere e iniziare a concretizzare ad un futuro a due e a una famiglia. Ci siamo scontrati su questo, ci siamo confrontati ma un compromesso ancora non c´è e viene continuamente rimandato. Il mio compagno in Italia è precario e lavora solo saltuariamente, io invece ho un lavoro con cui non guadagno ancora molto ma fisso, che mi stimola e mi da grandi opportunitá di crescita professionalitá.
Lui non vuole comunque trasferirsi da me, in un paese di cui non conosce la lingua e dove dovrebbe ritrovare nuovo equilibrio e nuove prospettive lavorative. Capisco le sue ragioni e non voglio forzarlo.
Io d´altro canto non desidero ancora rientrare, perché qui mi sento viva, realizzata, con amici ed interessi e mi spaventa davvero molto il rientro nel mercato del lavoro in Italia. Perché amo la mia vita qui, in questa grande città europea.
Sono quindi tristissima, paralizzata dal senso di colpa e dalla sensazione di dover scegliere tra il mio amore e il futuro che vorrei per me e che sento a portata di mano. Terrorizzata al pensiero di perdere una storia in cui entrambi abbiamo investito tanto tempo ed energie. Schiacciata dal senso di colpa per le scelte fatte, per non essere in grado di fare il primo passo e per pensare anche solo queste cose quando lui continua a ripetermi che una soluzione si troverá. Una soluzione però pare non arrivare mai.
Alterno momenti in cui è forte la tentazione di addossare tutta la colpa al mio compagno e al suo modo di essere, in cui vorrei lasciarlo e finirla li, ad altri in cui mi chiedo se non dovrei rientrare a casa e mettere da parte un pezzetto di me per vivere a pieno un amore che non tutti hanno la fortuna di avere, se in fondo non sarei felice anche in Italia, vicino a lui e alla mia famiglia.
Sto lí, nel limbo, piango, oscillo e non so cosa fare.
Grazie per aver raccolto il mio sfogo e i consigli che verranno.
Un saluto
scrivo in cerca di una chiarezza che dentro di me non trovo.
Ho 27 anni e sono fidanzata da 6 con un uomo di 37.
Prima di lui non mi ero mai innamorata, non ero mai stata travolta da quei sentimenti, con quella forza e con quella gioia.
La nostra storia si è sviluppata tra alti e bassi, come è normale, ma dopo ogni crisi ho sempre sentito rinascere il sentimento, che è diventato sempre piú forte, maturo, rispettoso dell´altro e delle sue differenze.
Il problema è che io, dopo la laurea, mi sono trasferita all´estero per lavoro, per seguire sogni e ambizioni di una carriera che nella cittadina di provincia italiana in cui sono nata e cresciuta sento difficile realizzare. Lui mi ha lasciato andare sereno, ci siamo detti proviamo per qualche mese e poi vediamo. Da un anno e mezzo portiamo quindi avanti una relazione a distanza, cercando di vedersi qualche weekend e durante le ferie.
Da molti mesi sento forte l´esigenza di fare il salto successivo, di andare finalmente a convivere e iniziare a concretizzare ad un futuro a due e a una famiglia. Ci siamo scontrati su questo, ci siamo confrontati ma un compromesso ancora non c´è e viene continuamente rimandato. Il mio compagno in Italia è precario e lavora solo saltuariamente, io invece ho un lavoro con cui non guadagno ancora molto ma fisso, che mi stimola e mi da grandi opportunitá di crescita professionalitá.
Lui non vuole comunque trasferirsi da me, in un paese di cui non conosce la lingua e dove dovrebbe ritrovare nuovo equilibrio e nuove prospettive lavorative. Capisco le sue ragioni e non voglio forzarlo.
Io d´altro canto non desidero ancora rientrare, perché qui mi sento viva, realizzata, con amici ed interessi e mi spaventa davvero molto il rientro nel mercato del lavoro in Italia. Perché amo la mia vita qui, in questa grande città europea.
Sono quindi tristissima, paralizzata dal senso di colpa e dalla sensazione di dover scegliere tra il mio amore e il futuro che vorrei per me e che sento a portata di mano. Terrorizzata al pensiero di perdere una storia in cui entrambi abbiamo investito tanto tempo ed energie. Schiacciata dal senso di colpa per le scelte fatte, per non essere in grado di fare il primo passo e per pensare anche solo queste cose quando lui continua a ripetermi che una soluzione si troverá. Una soluzione però pare non arrivare mai.
Alterno momenti in cui è forte la tentazione di addossare tutta la colpa al mio compagno e al suo modo di essere, in cui vorrei lasciarlo e finirla li, ad altri in cui mi chiedo se non dovrei rientrare a casa e mettere da parte un pezzetto di me per vivere a pieno un amore che non tutti hanno la fortuna di avere, se in fondo non sarei felice anche in Italia, vicino a lui e alla mia famiglia.
Sto lí, nel limbo, piango, oscillo e non so cosa fare.
Grazie per aver raccolto il mio sfogo e i consigli che verranno.
Un saluto
[#1]
Buongiorno,
É lo stesso compagno che soffre di disturbi dell'umore?
https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/536923-compagno-con-ciclotimia-disturbi-dell-umore.html
Ha risolto? Se si, con quale terapia?
Un trasferimento è un atto simbolico, obbliga a parecchi cambiamenti ed assunzioni di responsabilità.
Si chieda se questo amore regge proprio perché è a distanza.
Talvolta capita.
Le allego un mail scritto sugli amori a distanza e sulle loro dinamiche e sofferenze.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6358-amore-pendolare-le-coppie-lat-costo-zero-o-impegno-infinito.html
É lo stesso compagno che soffre di disturbi dell'umore?
https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/536923-compagno-con-ciclotimia-disturbi-dell-umore.html
Ha risolto? Se si, con quale terapia?
Un trasferimento è un atto simbolico, obbliga a parecchi cambiamenti ed assunzioni di responsabilità.
Si chieda se questo amore regge proprio perché è a distanza.
Talvolta capita.
Le allego un mail scritto sugli amori a distanza e sulle loro dinamiche e sofferenze.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6358-amore-pendolare-le-coppie-lat-costo-zero-o-impegno-infinito.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
grazie per la sua risposta e per l´articolo, molto interessante.
Sí, il compagno é lo stesso e sí, direi che ha risolto il problema con terapia psicologica e meditazione.
Rimane peró una sua incapacitá di fondo di fare dei passi avanti concreti, di cambiare non solo l´interioritá ma anche cose piú concrete, siano un lavoro, una famiglia, etc.
Sono consapevole che il mio trasferimento, oltre ad essere dettato da un´aspirazione che ho fin da bambina, sia stata anche una strategia difensiva, un modo per andare avanti con la mia vita e realizzarmi, per forzare la mano a un uomo che, per quanto mi ami, sembra non decidersi mai.
A livello razionale mi rendo conto di tutto questo, i sentimenti e l´emotivitá sono purtroppo un´altra cosa.
grazie per la sua risposta e per l´articolo, molto interessante.
Sí, il compagno é lo stesso e sí, direi che ha risolto il problema con terapia psicologica e meditazione.
Rimane peró una sua incapacitá di fondo di fare dei passi avanti concreti, di cambiare non solo l´interioritá ma anche cose piú concrete, siano un lavoro, una famiglia, etc.
Sono consapevole che il mio trasferimento, oltre ad essere dettato da un´aspirazione che ho fin da bambina, sia stata anche una strategia difensiva, un modo per andare avanti con la mia vita e realizzarmi, per forzare la mano a un uomo che, per quanto mi ami, sembra non decidersi mai.
A livello razionale mi rendo conto di tutto questo, i sentimenti e l´emotivitá sono purtroppo un´altra cosa.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.1k visite dal 23/08/2017.
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