Perdita di senso e inutilità

Gentili dottori,
vi contatto perchè ho bisogno di un vostro parere. Non sono più giovanissima, sono una donna, ma mi sembra di vivere in una perenne adolescenza sentendomi,d’altra parte, vecchia sia fuori che dentro.
Sono cresciuta in una zona periferica della mia città avendo difficoltà nello spostamento per raggiungere inizialmente la scuola, e successivamente l’università. La mia famiglia è molto chiusa e per me è sempre stato difficile uscire. Durante l’adolescenza le uscite inizialmente erano proibite.Non entravo a scuola per poter vedere "cosa ci fosse” fuori da casa mia. Non mi sono mai messa nei guai né frequentavo ragazzi, andavo in giro per la città per il puro gusto di conoscerla oppure mi recavo in libreria per leggere libri o ascoltare cd al reparto musica. Poi,per evitare problemi a scuola e con i miei, smettevo di fare assenze, mi concentravo sullo studio e mi proponevo volontariamente alle interrogazioni. Sfuggivo così dall’ambiente di casa mia ed alle insinuazioni, spesso pesanti, di mia madre ogni volta che incontravo qualche compagna di classe. Per lei le compagne di classe, erano un tramite per sentire qualche ragazzo al telefono o una scusa per vedere qualcun altro. Non ero bella,ero “obbligata” ad indossare abiti maschili o informi, le volte in cui mi capitava di uscire ero ansiosa per via dell’atteggiamento dei miei. Le cose migliorarono con l'università. Dopo 2scelte sbagliate, trovai un corso di laurea che mi motivava.A volte non andavo a lezione passare i i pomeriggi a leggere libri in biblioteca. Frequentavo studenti con i quali avevo in comune la passione per l'arte e avendo altri interessi artistici frequentavo corsi di queste discipline. Non ero costante sia per questioni di tempo, che per questioni economiche. Trovavo lavoretti per finanziare queste attività e per acquistare i libri per lo studio. Essendo fuori corso,mi sentivo un alieno fra i colleghi più seri. Andai comunque avanti, con buoni risultati nelle materie che più mi piacevano e mi laureai con l'intenzione di andare via dalla mia città, ma la mia famiglia non mi sostenne. Decisi di specializzarmi,con i migliori propositi, ma a causa di problemi familiari e "grazie" ad un lavoro precario, affittai una stanza per due anni e smisi di studiare. A 32 anni, tornai a casa dei miei riprendendo gli studi con demotivazione. Adesso vivo col rimorso di aver buttato la mia vita.Mi sento poco seria perché nonostante la mia età e la mia inconcludenza penso a quanto stavo bene quando mi dedicavo ad attività non remunerative,ma che non mi stancavo di praticare e che riprenderei volentieri, cosa di cui mi vergogno. Aggiungo che il mio ambito di studi mi piace, ma l’ambiente universitario adesso mi trasmette una vera e propria ansia. Ho perso vitalità, mi sento vecchia per intraprendere qualunque cambiamento. Da quando sono tornata in questa casa mi considero inutile, priva di capacità, addirittura malata.Vorrei sapere se c'è qualcosa che non va in me.
Distinti Saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
" Ho perso vitalità, mi sento vecchia per intraprendere qualunque cambiamento. Da quando sono tornata in questa casa mi considero inutile, priva di capacità, addirittura malata.Vorrei sapere se c'è qualcosa che non va in me."


Gentile Utente,

se proprio vuole trovare qualcosa che non va, credo sia il senso di impotenza che avverte ora, che non Le permette di credere in se stessa e di cambiare.

Intanto, ha un progetto ben chiaro da mettere in pratica?
Quali potrebbero essere le criticità del Suo progetto?
Che cosa Le impedisce di attuarlo, oltre al Suo stato d'animo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Ciò che mi impedisce di attuare i miei progetti è il doverli realizzare quasi di nascosto perchè il farmi vedere impegnata in qualcosa ha sempre suscitato collera nei miei familiari. Prima lottavo e cercavo di non farmi influenzare andando avanti. Adesso mi sento invischiata, non riesco a concentrarmi serenamente su di me ed il mio progetto, innanzitutto quello di portare a termine gli studi.
[#3]
Utente
Utente
Ritengo di non aver mai trascurato gli affetti familiari. Ho sempre collaborato in casa e non sono miei venuta meno agli impegni familiari. Ma questo non basta. Cambiamenti improvvisi di umore, silenzi carichi di tensione o scenate che nascono per pretesti banali sono episodi che da sempre si ripetono quando mi dedico anche a ciò che mi impegna fuori casa, compreso il lavoro.
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Utente
Utente
In periodi come questo, in cui non lavoro e sto a casa, tutto va bene. Ma ho un malessere continuo dovuto al fatto che mi sembra di non vivere, ma vegetare. In più, quando mi impegno in qualcosa o cerco di coltivare la mia vita sociale mi ritrovo in preda ai sensi di colpa. I problemi oggettivi, quali le risorse economiche o la difficoltà a spostarmi, li ritengo superabili.

La ringrazio per l'attenzione
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