Ansia, apatia, solitudine, rabbia, tristezza, depressione
Gentili dottori, sono un ragazzo di 29 anni e vi scrivo perchè è da un po' che le cose nella mia vita non vanno bene.
Al liceo e all'università ero circondato da amiche (in tutti i sensi), amici e da tantissime distrazioni. Non sono certo mancati periodi di vera e propria crisi, tra il non sentirsi sempre accettato (sono sempre stato uno precoce oppure capitare con compagnie non indicate come succede a tutti) e periodi di passaggio dovuti allo stress. Tuttavia avevo sempre quel gruppo di gente su cui contare e con cui svagarmi, divertirmi, suonare, fare casino, condividere molto e confidarsi altrettanto.
Adesso è finito tutto. Anche quell'unica relazione sentimentale seria che son riuscito a procurarmi e terminata molto molto tragica sul piano emotivo. Ho cercato di reinventarmi facendo un paio di cose dopo la mia laurea, ho cambiato città, ho viaggiato un po', ho anche stretto qualche nuova amicizia.
Ora mi sento arrivato al punto di non ritorno. È come se avessi perso gli amici, che non mi considerano più come prima, se non quasi per niente. Mi sento solo e i giorni li trascino, spesso fisicamente da solo. Non riesco a capire cosa fare della mia vita, l'egoismo che vedo nella gente mi reprime e spesso mi chiedo cosa abbia che non va. Quando mia madre prova a parlarmi per indirizzarmi a fare qualcosa, capita che le risponda in maniera aggressiva, e giuro che domani mi scuserò con lei di questo; con mio padre il rapporto non è mai veramente sbocciato, anche se ci parliamo e in famiglia non ci sono problemi.
Sono troppo sensibile e questa troppa sensibilità mi sta schiacciando. A questo si aggiunge il sonno sfasato. Capita quasi sempre che mi svegli nel cuore della notte, senza riuscire a prendere sonno e sensazioni di vuoto e solitudine mi fanno salire l'ansia. I miei soli rifugi sono la musica (mi piace molto suonare), scrivere e, quando riesco, i pianti di sfogo. Sono preoccupato per me stesso e spesso ho paura di sprecarmi oppure mi sento un fallito.
Credo di avervi detto tutto. Ho bisogno di capire come risolvere questo "trip". Potreste consigliarmi cosa fare? In seconda istanza, mi serve davvero uno psicologo/farmaci/altro?
Al liceo e all'università ero circondato da amiche (in tutti i sensi), amici e da tantissime distrazioni. Non sono certo mancati periodi di vera e propria crisi, tra il non sentirsi sempre accettato (sono sempre stato uno precoce oppure capitare con compagnie non indicate come succede a tutti) e periodi di passaggio dovuti allo stress. Tuttavia avevo sempre quel gruppo di gente su cui contare e con cui svagarmi, divertirmi, suonare, fare casino, condividere molto e confidarsi altrettanto.
Adesso è finito tutto. Anche quell'unica relazione sentimentale seria che son riuscito a procurarmi e terminata molto molto tragica sul piano emotivo. Ho cercato di reinventarmi facendo un paio di cose dopo la mia laurea, ho cambiato città, ho viaggiato un po', ho anche stretto qualche nuova amicizia.
Ora mi sento arrivato al punto di non ritorno. È come se avessi perso gli amici, che non mi considerano più come prima, se non quasi per niente. Mi sento solo e i giorni li trascino, spesso fisicamente da solo. Non riesco a capire cosa fare della mia vita, l'egoismo che vedo nella gente mi reprime e spesso mi chiedo cosa abbia che non va. Quando mia madre prova a parlarmi per indirizzarmi a fare qualcosa, capita che le risponda in maniera aggressiva, e giuro che domani mi scuserò con lei di questo; con mio padre il rapporto non è mai veramente sbocciato, anche se ci parliamo e in famiglia non ci sono problemi.
Sono troppo sensibile e questa troppa sensibilità mi sta schiacciando. A questo si aggiunge il sonno sfasato. Capita quasi sempre che mi svegli nel cuore della notte, senza riuscire a prendere sonno e sensazioni di vuoto e solitudine mi fanno salire l'ansia. I miei soli rifugi sono la musica (mi piace molto suonare), scrivere e, quando riesco, i pianti di sfogo. Sono preoccupato per me stesso e spesso ho paura di sprecarmi oppure mi sento un fallito.
Credo di avervi detto tutto. Ho bisogno di capire come risolvere questo "trip". Potreste consigliarmi cosa fare? In seconda istanza, mi serve davvero uno psicologo/farmaci/altro?
[#1]
Caro Utente,
in un consulto del 2012 un Collega medico le ha risposto che probabilmente soffriva di un marcato disturbo d'ansia.
Non ha pensato che potesse essere utile rivolgersi a uno psicologo?
Sono passati 5 anni e oggi lei riporta sintomi più estesi, che includono senso di vuoto, disperazione, isolamento, insonnia: posto che da qui non è possibile formulare alcuna diagnosi certa, non è da escludere che il suo malessere sia peggiorato in questi anni portandola a stare decisamente peggio di prima, come riferisce.
La risposta alla sua domanda è quindi che sì, è necessario che si faccia seguire di persona e che non si trascini più in questa situazione perchè non ha senso che lo faccia.
Le consiglio di rivolgersi in prima battuta ad uno psicologo, con il quale valuterà se sia il caso di chiedere anche un supporto farmacologico ad un medico psichiatra.
Non so cosa sia accaduto con i suoi amici, ma forse ha idealizzato quella compagnia e si è in parte illuso di far parte di un gruppo coeso che non ha invece retto ai cambiamenti del tempo e dell'età.
In ogni caso quando recupererà un atteggiamento più aperto e fiducioso nei confronti delle altre persone farà sicuramente nuove amicizie e si dimenticherà di quelli dai quali è stato deluso.
Tanti cari auguri per il suo futuro,
in un consulto del 2012 un Collega medico le ha risposto che probabilmente soffriva di un marcato disturbo d'ansia.
Non ha pensato che potesse essere utile rivolgersi a uno psicologo?
Sono passati 5 anni e oggi lei riporta sintomi più estesi, che includono senso di vuoto, disperazione, isolamento, insonnia: posto che da qui non è possibile formulare alcuna diagnosi certa, non è da escludere che il suo malessere sia peggiorato in questi anni portandola a stare decisamente peggio di prima, come riferisce.
La risposta alla sua domanda è quindi che sì, è necessario che si faccia seguire di persona e che non si trascini più in questa situazione perchè non ha senso che lo faccia.
Le consiglio di rivolgersi in prima battuta ad uno psicologo, con il quale valuterà se sia il caso di chiedere anche un supporto farmacologico ad un medico psichiatra.
Non so cosa sia accaduto con i suoi amici, ma forse ha idealizzato quella compagnia e si è in parte illuso di far parte di un gruppo coeso che non ha invece retto ai cambiamenti del tempo e dell'età.
In ogni caso quando recupererà un atteggiamento più aperto e fiducioso nei confronti delle altre persone farà sicuramente nuove amicizie e si dimenticherà di quelli dai quali è stato deluso.
Tanti cari auguri per il suo futuro,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Salve, dottoressa, e grazie sin da ora per avermi risposto.
Il disturbo di cui ho già scritto è stato affrontato poi col mio medico di base, che mi ha spiegato si trattava di attacchi di panico dovuti alla somatizzazione dello stress. In poche parole non sfogavo e tenevo tutto dentro, lasciandomi danneggiare da queste cose. Di somatizzazione parlava anche il Suo collega su questo sito nel consulto precedente.
Con un paio di semplici accorgimenti - assolutamente lontani da farmaci e consulti - la cosa è andata decisamente meglio, per fortuna, fino a riprendermi.
Sul discorso amicizia forse mi sono espresso male. Purtroppo sono stati gli eventi della vita ad allontanarci, perchè si sa che i tempi sono questi e ognuno va dove trova. Tuttavia coi miei amici ci sentiamo e (le rarissime volte che si riesce) ci vediamo pure. Mi sfogavo per la nostalgia di quei tempi e quindi per la difficoltà che vivo oggi, per come si è messa la mia vita.
Appunto vorrei proprio quello che dice nell'ultima parte della Sua risposta, dottoressa: più apertura e fiducia negli altri e, perchè no, perdermi meno nelle inutili paranoie mentali che posso farmi sulle cose. Vivere più tranquillamente, insomma. Le ansie che mi vengono trasmesse dai miei genitori, la difficoltà nel trovare lavoro e le amicizie sparpagliate non aiutano moltissimo.
Il disturbo di cui ho già scritto è stato affrontato poi col mio medico di base, che mi ha spiegato si trattava di attacchi di panico dovuti alla somatizzazione dello stress. In poche parole non sfogavo e tenevo tutto dentro, lasciandomi danneggiare da queste cose. Di somatizzazione parlava anche il Suo collega su questo sito nel consulto precedente.
Con un paio di semplici accorgimenti - assolutamente lontani da farmaci e consulti - la cosa è andata decisamente meglio, per fortuna, fino a riprendermi.
Sul discorso amicizia forse mi sono espresso male. Purtroppo sono stati gli eventi della vita ad allontanarci, perchè si sa che i tempi sono questi e ognuno va dove trova. Tuttavia coi miei amici ci sentiamo e (le rarissime volte che si riesce) ci vediamo pure. Mi sfogavo per la nostalgia di quei tempi e quindi per la difficoltà che vivo oggi, per come si è messa la mia vita.
Appunto vorrei proprio quello che dice nell'ultima parte della Sua risposta, dottoressa: più apertura e fiducia negli altri e, perchè no, perdermi meno nelle inutili paranoie mentali che posso farmi sulle cose. Vivere più tranquillamente, insomma. Le ansie che mi vengono trasmesse dai miei genitori, la difficoltà nel trovare lavoro e le amicizie sparpagliate non aiutano moltissimo.
[#3]
Probabilmente i "semplici accorgimenti" che ha adottato su consiglio del suo medico di base sono stati utili nell'immediato, ma non hanno avuto effetto per quanto riguarda quelle questioni di base che influenzano il suo rapporto con gli altri.
In questo senso direi che un aiuto psicologico sarebbe utile e indicato per aiutarla a modificare il suo atteggiamento e i vissuti depressivi che riporta.
In questo senso direi che un aiuto psicologico sarebbe utile e indicato per aiutarla a modificare il suo atteggiamento e i vissuti depressivi che riporta.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.5k visite dal 19/08/2017.
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Approfondimento su Ansia
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